"Manca
solo la riforma delle pensioni" Berlusconi: "Una Finanziaria senza precedenti" Tremonti: "Nel 2003 crescita al 2,3% e indebitamento netto all'1,5%" ROMA -
"Una Finanziaria senza precedenti per la gente che
lascia più soldi nelle tasche di milioni di famiglie in
modo che possano consumare di più". Cosi Silvio
Berlusconi, attorniato a palazzo Chigi dal suo vice
Gianfranco Fini e dai ministri Giulio Tremonti, Rocco
Buttiglione, Roberto Maroni, presenta il risultato delle fatiche notturne del governo. Una
lunga notte di trattative che Berlusconi derubrica a
"discussione vivace" e che alla fine trova un
punto di arrivo che soddisfa tutti. E, non a caso, per
dare il segno dell'unità attorno al tavolo della
conferenza stampa c'erano un ministro per ogni pezzo
della coalizione. Una Finanziaria "che ci permette
di mantenere le promesse" e che fissa l'obiettivo
del 2,3% di crescita per il 2003 e dell'indebitamento
netto all'1,5%. |
30.09.2002 L'opposizione già
pronta a mobilitarsi contro la «Finanziaria degli
inganni» di Red. La situazione dei conti pubblici, così come si prospetta anche dopo la presentazione della manovra Finanziaria è «poco meno che catastrofica» per Vincenzo Visco (Ds), ex ministro delle Finanze. «La vera novità è un innalzamento del debito netto a 2,1% e considerando che l'obiettivo era dello 0,5% è evidente che la situazione appaia quasi catastrofica», ha commentato parlando con i giornalisti in una pausa del direttivo dei Ds. «Bisogna anche considerare che il 2,1% deriva dal fatto che sono state aumentate le tasse sulle imprese dello 0,3-0,4%. Inoltre l'Eurostat aveva spostato da un anno all'altro un altro 0,3%. Se si considera tutto questo - ha spiegato Visco - quest'anno si andrebbe al 2,7%. Questa situazione disastrosa deriva esclusivamente dal fatto che in questi 15 mesi sono state fatte leggi completamente prive di copertura finanziaria e spesi soldi che non c'erano. Senza queste scelte avremo potuto chiudere sotto l'1%. Invece di un risultato disastroso vicino al 2,6%. Per l'anno prossimo sperano di raggiungere l'1,5% ma andranno sopra il 2%». Visco lancia una stoccata polemica al governo anche per quel che riguarda la dichiarazione di Tremonti secondo il quale con la manovra Finanziaria è stata messa in atto la più grande riduzione Irpef mai fatta. «Voglio sottolineare che questa riduzione è uguale a quella fatta dal governo dell'Ulivo nel 2000 ed è pari a circa la metà di quella da noi realizzata nel 2001», dice Visco. Come è possibile il taglio delle tasse previsto, considerando il quadro economico finanziario generale? «È possibile ridurre le tasse - risponde Visco - con i soldi che già avevamo messo noi in previsione. Se si fanno i conti degli ultimi due anni, le riduzioni messe in atto dall'attuale governo corrispondono a quelli messi in previsione dal centrosinistra». Quello che fa il governo, dunque, «è pura propaganda. Le cose vanno male, annaspano e cercano di manipolare l'opinione pubblica». Anche a proposito del rispetto del Patto di Stabilità Visco ha da aggiungere qualcosa. «Riusciranno a ridurre il disavanzo strutturale solo nella misura in cui riusciranno a mettere fuori bilancio attraverso le infrastrutture o altri marchingegni come quello trasformazione delle agevolazioni alle imprese in contributi in conto capitale, almeno 5-6 miliardi di euro». Ancora, «i tagli di spese sono solo virtuali e i proventi da condono irrealistici, tenendo conto che gran parte dei contribuenti si è già messo a posto. A meno che il governo non voglia esercitare una vera e propria minaccia in caso di mancata adesione». Insomma, «questi sono giocatori di poker che sperano nella mossa successiva solo che prima o poi qualcuno andrà a vedere». Infine, per quanto riguarda il congelamento dell'Irpef addizionale per gli enti locali, Visco osserva che si tradurrà in minor servizi e minor assistenza. «Incidentalmente - conclude il parlamentare Ds - va detto che poiché la manovra sull'Irpef è fatta in modo tale che una parte della popolazione ci rimetterebbe, c'è una clausola di salvaguardia che si tradurrà, per i contribuenti, nella necessità di tener conto di due diversi calcoli dell'Irpef e quindi in ulteriori costi per la presentazione dei redditi». Alle parole di Visco si uniscono quelle di Marco Rizzo, capogruppo dei comunisti italiani, che definisce la finaziaria «un gigantesco inganno che colpirà pesantemente i redditi dei cittadini italiani». «Il calo dell'irpef - afferma Rizzo - è una presa in giro: il governo con una mano dà un pò di briciole, con l'altra taglia massicciamente i traferimenti alle Regioni e agli enti locali, taglia i fondi alla scuola e alla sanità pubblica. I costi di questa operazione graveranno pesantemente nel potafoglio delle famiglie italiane». Negativo anche il giudizio di Dario Franceschini, coordinatore nazionale della Margherita, «non solo perchè non vengono mantenute le promesse elettorali come "meno tasse per tutti" o l' elevazione delle pensioni minime, ma si va esattamente in direzione opposta con una aumentata pressione fiscale. Tutto questo le famiglie italiane lo stanno capendo». di Piergiorgio Liberati |
Ecco quanto
pesa la mancata restituzione del fiscal drag di Raul Wittenberg Cala
lIrpef per i redditi medio bassi con un complesso
incrocio fra riduzioni del reddito su cui si deve pagare
(deduzioni) e rimodulazione delle aliquote in vista della
loro riduzione a due. Lentità della manovra
sullimposizione alle persone fisiche - 5,5 miliardi
- non si allontana da quella prevista dal governo Amato
per oltre 4 miliardi di euro dal 2002. E quindi
effettivamente lanno prossimo, sui redditi 2002, si
verseranno meno imposte. Per i contribuenti però, a
cominciare dai lavoratori dipendenti, pesa la mancata
restituzione del drenaggio fiscale per oltre 1,5 miliardi
di euro in due anni, le retribuzioni ferme ad una
inflazione programmata lontana da quella reale, la
maggiore partecipazione alla spesa sanitaria,
linevitabile peggioramento dei servizi resi dagli
enti locali. La norma inizia con il nuovo
sistema di deduzioni (riduzione dellimponibile
rispetto a quel che si guadagna) che - come previsto
dalla riforma fiscale - dovranno sostituirsi al
meccanismo delle detrazioni (riduzione dellimposta
che si sarebbe dovuto pagare su un certo reddito
imponibile). E qui il semplificatore delle norme fiscali,
come ama definirsi il ministro dellEconomia Giulio
Tremonti, cade in un ginepraio inestricabile con una
formulazione talmente complicata che farà la fortuna dei
commercialisti: nessuno sarà in grado di farsi la
dichiarazione dei redditi. La vulgata del ministero
spiega che la trasformazione delle detrazioni esistenti
in deduzioni per le categorie lavoratrici avviene con
laggiunta alle deduzioni esistenti (mutui, premi
assicurativi, certe spese sanitarie ecc.) avviene con
laggiunta di una nuova deduzione uguale per tutti
di 3.000 euro. Ulteriori indicazioni determinano una
«deduzione complessiva» di 7.500 euro per i lavoratori
dipendenti, 7.000 per quelli da pensione e di 4.500 per i
lavoratori autonomi. Si introduce poi una formula
matematica per assicurare la progressività
dellimposta con laumentare del reddito, per
cui nella sostanza le deduzioni complessive saranno
decrescenti al crescere del reddito e tenderanno ad
annullarsi per i redditi oltre i 26.000 euro. Quindi la soglia di esenzione sale di 1.300 euro. La norma prosegue indicando la deduzione di base (3.000 euro) e le aggiunte differenziate per lavoratori dipendenti (4.500 euro) ai quali restano assimilati i collaboratori fino allattuazione della delega previdenziale; per i pensionati (4.000 euro); per i lavoratori autonomi (1.500). Risparmiamo al lettore la formula matematica con cui si perviene alla progressività, e che fa perno proprio sul reddito di 26.000 annui oltre quali non cè deduzione. Ma se guardiamo al reddito medio da lavoro dipendente, pari a 22.000 euro annui, limponibile si ridurrebbe di 3.317 euro a 18.683 euro. Una volta stabilito il reddito imponibile, ecco le nuove aliquote: 23% fino a 15mila euro, da 15mila a 29mila il 29% che diventa il 31 per i redditi da 29mila a 32.600 e del 39% per quelli da 32.600 a 70mila euro. Laliquota massima, il 45% per i redditi sopra i 70mila euro. La norma prevede la sospensione degli aumenti delle addizionali Irpef comunali e regionali in attesa della legge sul federalismo fiscale. LIrpeg scende dal 36 al 34%, si riduce lIrap. Imprese e lavoratori autonomi potranno accedere sia al concordato preventivo di tre anni, e per il pregresso su importi non inferiori a 3.000 euro per le persone fisiche e a 9.000 euro per gli altri. Oltre i 5.000 (persone fisiche) o i 10.000 euro (gli altri) la maggiore imposta sulla parte eccedente si dimezza.
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30.09.2002
Più danni per tutti di Guglielmo Epifani La Finanziaria varata dal Consiglio dei ministri è contro lItalia. Perché contemporaneamente non è in grado di fare rigore, nè di determinare condizioni di sviluppo nella fase di forte rallentamento delleconomia e non rispetta nemmeno criteri di equità sociale. Il governo non fa rigore perché i conti sono approssimativi. Dopo mesi di propaganda ottimistica, lesecutivo ha dovuto guardare in faccia una realtà totalmente diversa. Ma oggi i numeri sugli introiti previsti sono assolutamente aleatori e il concordato fiscale oltre a essere iniquo dal punto di vista morale è del tutto sovrastimato rispetto alle possibilità reali. La Finanziaria non assicura sviluppo perché taglia agevolazioni e investimenti ai settori produttivi e soprattutto al Mezzogiorno, il limite del Patto per lItalia si trova così confermato come la Cgil aveva più volte denunciato: non cè nessuno strumento di intervento a breve per sostenere gli investimenti. Un imprenditore che volesse investire oggi nel Sud non può farlo perché non sa quale quadro di agevolazioni e convenienze ha a disposizione. Con il rallentamento delleconomia mondiale e le gravi difficoltà, evidenti a tutti, del nostro sistema, il Mezzogiorno corre il rischio di perdere quelle possibilità di ripresa che negli anni scorsi si erano verificate. La Finanziaria, inoltre, non è equa perché la riduzione del peso fiscale arriva tardi ed è lanticipo di una nuova manovra fiscale tutta spostata a favore dei redditi medio-alti. Non controllando linflazione e i prezzi, quello che i lavoratori a reddito più basso riceveranno lo pagheranno due volte. E, soprattutto, tagliando i trasferimenti agli enti locali nei settori della scuola e della sanità, il governo costringerà i cittadini, in particolare i giovani e gli anziani, a non avere più le prestazioni che fino ad oggi erano garantite e li costringerà a pagarsele da soli. Questa, poi, è una Finanziaria che ripristina una grande centralizzazione delle decisioni di spesa, unassoluta discrezionalità di Roma a danno di Comuni e Regioni che vedono fortemente limitata la propria autonomia e i propri poteri. Si chiude così, con questo intervento pericoloso e dannoso per il Paese, il quadro degli attacchi avviato dal governo Berlusconi in materia di diritti con la minaccia allarticolo 18 e con la delega sul lavoro, e tutto questo non fa che confermare e rafforzare le ragioni dello sciopero generale indetto dalla Cgil per il prossimo 18 ottobre. Non a caso labbiamo chiamato «Uno sciopero per lItalia», per lItalia dei diritti, dello sviluppo con la qualità, per un Paese fondato sulla coesione sociale e istituzionale. |
30.09.2002 La Finanziaria del sorriso, che taglia un po' di tasse ma tanta scuola, sanità, salario di Marcella Ciarnelli Quando
definisce «di ferro» il suo governo, Silvio Berlusconi
si sente molto Margaret Thatcher, uno dei suoi modelli
preferiti. Sul far della sera, a Palazzo Chigi, in una
sala Verde stipata allinverosimile, il premier si
esibisce nella sceneggiata «finanziaria che non toglie
ma dà» dividendo la scena con un rappresentante per
ogni partito della coalizione. Non necessariamente
esperto in economia. Ma testimonial di una maggioranza
che a tutti i costi vuol far credere di essere unita e
coesa. Fini alla sua destra, Tremonti alla sinistra,
Buttiglione e Maroni alle ali. Ascoltano assorti e forse
un po assonnati data la notte in bianco trascorsa
per cercare di mettere daccordo le diverse esigenze
che sui ministri qualche traccia lha lasciata, come
ci tiene a sottolineare Berlusconi lo stakanovista, che
si scusa per la mancanza di sintesi di alcuni dei suoi
colleghi. Una manovra del sorriso a tutti i costi. Anche se i mercati crollano solo allipotesi che possa scoppiare la guerra che tanto piace al suo amico Bush. Anche se non va a genio alla maggioranza del sindacato, ai sindaci e i presidenti di Regioni che, ne è sicuro il premier, alla fine si ricrederanno «perché una gestione più attenta che nel passato è dovuta. Ce lo chiedono i cittadini e gli esperti: dobbiamo diminuire la spesa pubblica ed operare riforme strutturali» in modo da innestare un circolo virtuoso che in questo momento vedono solo lui e i suoi. I dettagli della Finanziaria di
Robin Hood il premier li ha lasciati alla complicata
dialettica di Giulio Tremonti, gran maestro del celare
dietro termini termini tecnici, preferibilmente inglesi,
le fregature messe insieme per gli italiani. Lo fa con
imbarazzo mascherato da stanchezza. Ma il premier in
persona ci ha tenuto a confermare che nella manovra
definita allalba non è prevista nessuna riforma
delle pensioni. «Su questo argomento sta lavorando
lEuropa per aumentare letà pensionabile».
Come la pensa lui è cosa nota: «Non credo sia giusto
far gravare un cittadino per altri trentanni sulle
spalle dei più giovani». Sulla lunga notte dei tagli ai ministeri solo notizie rassicuranti. «È stata una discussione vivace» conferma il premier che sullevidenza non può mentire. «Bene hanno fatto i ministri nel difendere le proprie posizioni ma altrettanto bene ha fatto il premier -sottolinea Berlusconi parlando in terza persona -a contenere certe richieste». Nellelenco degli scontenti in testa ci sono Letizia Moratti, Girolamo Sirchia, Beppe Pisanu e Lucio Stanca. Medaglia doro ad Antonio Marzano che si era illuso di gestire i fondi per il Mezzogiorno. Niente da fare. Il premier si è accaparrato un altro interim. I fondi per il Sud li gestirà Berlusconi in persona tra un viaggio allestero, un vertice e un incontro da premier. |