IL SOLE 24 ORE.

A Parigi il pareggio
di bilancio può attendereChirac e Raffarin preferiscono dare la priorità alla sicurezza, alla giustizia e alla difesa, oltre che alla lotta contro
la disoccupazione. Tanto più che sono nella invidiabile posizione di avere un debito totale inferiore al 60% del Pil.di Piero Fornara

Il governo di centro-destra guidato da Jean-Pierre Raffarin ha presentato il 25 settembre un progetto di bilancio che relega la lotta contro il disavanzo pubblico in secondo piano per concentrare le forze sulla lotta alla disoccupazione e ai problemi di sicurezza, giustizia e difesa. Tra le misure adottate per stimolare la crescita e favorire l'occupazione, vi sono abbattimenti fiscali per 4,1 miliardi di euro, che ridurranno il prelievo fiscale dall'attuale 44,6 al 44,3 per cento.

La finanziaria francese del 2003 si basa su un'ipotesi di crescita del 2,5%, un tasso ritenuto troppo ottimista dagli economisti, un'inflazione all'1,2%, e un rapporto deficiti/Pil attestato allo stesso livello del 2002, e cioè al 2,6 per cento. PIL. La crescita del 2,5% è solo indicativa, «un obiettivo quanto una previsione» ha subito precisato il ministro dell'Economia e delle Finanze, Francis Mer, convinto però che si tratti di un tasso di crescita «realistico».

La decisione di non tirare la cinghia della spesa pubblica
permetterà di consacrarsi con più mezzi alla battaglia contro
la disoccupazione, che è dall'anno scorso in costante ripresa e che, secondo le previsioni del governo, dovrebbe continuare ad aumentare nei prossimi mesi. Per Jacques Chirac il primo bilancio della sua seconda presidenza «conferma la scelta di una politica ambiziosa per dinamizzare l'occupazione, favorire la crescita economica e assicurare la solidarietà nazionale».

Per sostenere i consumi, considerati il pilastro della
crescita che nel 2002 non supererà l'1,2%, Raffarin ha deciso
un ulteriore taglio delle imposte sul reddito dell'1%, dopo
quello del 5% per l'anno in corso, e alleggerimenti degli oneri
fiscali delle aziende per 2,8 miliardi. Il governo ha anche
deciso di non dimenticare i francesi meno abbienti, consacrando altri 200 milioni di euro ai sussidi ai salari più bassi.

Secondo alcuni analisti, la finanziaria si basa su dati
troppo ottimisti che mettono a rischio l'obettivo di un
disavanzo pubblico al 2,6 per cento. Dubbi sul progetto sono statiespressi non solo dall'opposizione di sinistra, ma anche dal Medef, la Confindustria francese. Per il "Patronat" non solo l'ipotesi di crescita è irralistica, ma il controllo delle
spese è insufficiente e le misure fiscali a favore delle
aziende sono «marginali».

Da Bruxelles la Commissione europea ha fatto sapere di essere "preoccupata" dai target di bilancio annunciati dal Governo francese nella Finanziaria 2003. «Sono particolarmente rammaricato - ha dichiarato il
commissario Ue agli Affari economici e monetari Pedro Solbes all'indomani della presentazione del piano - dall'assenza di un chiaro miglioramento nella posizione di bilancio strutturale nel 2003: ciò non appare in linea con i precedenti impegni del governo francese». Solbes si è dichiarato anche preoccupato che nemmeno nel 2006 sia previsto il pareggio di bilancio. E un ulteriore elemento negativo è che «un deficit nominale del 2,6% rispetto al Pil resta pericolosamente vicino alla soglia del 3,0% fissata dal Patto di stabilità e crescita. Tutto ciò - ha aggiunto Solbes - dimostra chiaramente che dobbiamo rafforzare il meccanismo di coordinamento delle politiche di bilancio nella
zona euro».

30 settembre 2002

GLI SCENARI DELL'ECONOMIA

Azienda Italia: la difficile scommessa del 2003Pil +2,3%, inflazione all'1,4%, deficit all'1,5% con manovra correttiva di 20 miliardi: è il quadro macroeconomico della Relazione previsionale e programmatica e della Legge finanziaria. Crescita a +0,6% e deficit oltre il 2% sono l'eredità negativa del 2002. Le linee guida del documento governativo.di Michele De Gaspari

A meno di tre mesi dal varo del Documento di programmazione economico-finanziaria (Dpef) 2003-2006 il Governo si trova ad aggiornare uno scenario congiunturale che non solo è cambiato in peggio, ma è ancora ben lontano da una situazione assestata. Di qui le difficoltà nell'interpretare i mutamenti in atto, adeguandovi le azioni della politica economica. La ripresa, innanzitutto, appare rinviata nel tempo - forse alla primavera del 2003 - le tensioni internazionali si sono fatte più acute e i mercati finanziari continuano a fluttuare disordinatamente.

In questo inizio autunno 2002 il quadro di riferimento della Relazione previsionale e programmatica per il 2003 - il documento che delinea gli scenari macroeconomici della Legge finanziaria in via di approvazione - rischia, dunque, una serie di riscritture per poter essere aggiornato a una realtà sempre più composita e sfuggente. Il contesto economico in cui viene messa a punto la seconda Finanziaria dell'attuale legislatura è, infatti, molto diverso da quello atteso nel maggio 2001, quando il programma del nuovo Governo aveva come primo obiettivo il rilancio della crescita attraverso la riduzione del carico fiscale, la realizzazione di grandi infrastrutture, le riforme in materia di lavoro e di previdenza sociale.

Il Dpef 2002-2006 varato nel luglio 2001, a Governo appena insediato, annunciava così il passaggio dal declino allo sviluppo e delineava, di conseguenza, un'ambiziosa riforma fiscale (un punto percentuale in meno per ciascun anno nel rapporto fra le entrate tributarie e il Pil), accompagnata da una riduzione della spesa corrente di pari entità, a sua volta resa possibile dalle riforme strutturali. Il solo effetto annuncio delle azioni da intraprendere avrebbe, poi, innescato il circuito virtuoso della crescita economica.

Uno scenario preoccupante
A distanza di poco più di un anno l'azione del Governo appare, tuttavia, caratterizzata da notevoli incertezze in materia di riforma fiscale, di previdenza e mercato del lavoro, così come nelle decisioni di realizzare i grandi progetti di infrastrutture. Nel frattempo, si è registrato il temuto sensibile rallentamento dell'economia internazionale, ulteriormente accentuatosi con l'emergenza terrorismo dopo l'11 settembre 2001.

In Europa, in particolare, la domanda interna (per consumi e investimenti) si è di nuovo indebolita nel corso degli ultimi mesi, mentre quella estera appare insidiata dall'apprezzamento dell'euro. Borse azionarie e propensione al consumo hanno messo in evidenza una discesa parallela; l'inflazione, per contro, non dà segno di deciso rientro, come ci si potrebbe attendere in un contesto di domanda fiacca, a causa delle pressioni sui prezzi al dettaglio (soprattutto nei servizi) provenienti dall'effetto changeover, percepito in termini allarmanti dalla gran parte dei consumatori.

I bilanci pubblici, inoltre, sono entrati in sofferenza quasi ovunque, quale riflesso della dinamica declinante degli incassi tributari, frenati dalla bassa crescita economica, a cui si contrappone la sostanziale rigidità delle spese correnti (la loro tendenza è, semmai, al rialzo).

La revisione degli obiettivi
L'ultimo Dpef, presentato lo scorso 5 luglio, ha rivisto in misura significativa gli obiettivi del Programma di stabilità per il 2002, sia di crescita del Pil - corretta al ribasso dal 2,3% all'1,3% - sia il deficit e il debito pubblico, i cui rapporti nei confronti Pil sono indicati in rialzo all'1,1% e al 108,5% rispettivamente (a fronte dello 0,5% e del 104,3% originari). Ma anche gli obiettivi ridimensionati sono apparsi di difficile conseguimento già nel corso dell'estate.

La crescita del Pil è oggi stimata, per quest'anno, in appena lo 0,5-0,6%, mentre il deficit di bilancio dovrebbe collocarsi poco sopra 2% - ma si teme un dato peggiore, molto vicino al 3% - e il debito pubblico al 110% del Pil, senza far segnare alcun progresso nei confronti dei deludenti risultati del 2001.

I due obiettivi fondamentali ai fini del programma economico della legislatura sono, infatti, l'accelerazione del tasso di sviluppo e la diminuzione del rapporto fra debito pubblico e Pil. Ma su entrambi i fronti le prospettive appaiono oggi tutt'altro che favorevoli: da un lato, il ristagno dell'economia internazionale condiziona pesantemente le possibilità di ripresa nel breve termine di quella italiana; dall'altro, la tendenza al peggioramento dei conti pubblici, complice la negativa congiuntura, sta spingendo il fabbisogno di cassa del settore statale oltre il 3% del Pil, con evidenti riflessi sull'ammontare del debito.

I numeri della manovra correttiva
La Relazione previsionale appena presentata rivede al rialzo, invece, il rapporto deficit/Pil (indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, diverso dal fabbisogno di cassa) dall'1,1% al 2,1% nel 2002, e all'1,5% per il 2003 a fronte dello 0,8% già previsto nel Dpef di luglio. L'andamento tendenziale dei conti pubblici nel prossimo anno indica, per contro, un disavanzo verso i 30 miliardi di euro, a fronte del nuovo obiettivo programmatico di poco superiore, nei valori assoluti, ai 17 miliardi. Lo scostamento potrebbe essere ancora più rilevante, se si tiene conto sia del costo dei diversi programmi governativi, sia della probabile minore crescita del Pil rispetto alle attuali previsioni.

La manovra correttiva necessaria è, dunque, pari a circa 20 miliardi di euro, un po' superiore alla correzione netta, che dovrebbe ammontare a 12-13 miliardi, equivalenti a un punto percentuale di Pil. La cifra totale potrebbe, peraltro, salire di alcuni miliardi, qualora si decidesse di rafforzare le misure di sostegno all'economia, persistendo il ciclo congiunturale negativo.

Componenti fondamentali della manovra contabile prevista nella Legge finanziaria sono l'avvio della riforma fiscale, con minori imposte sulle persone fisiche e le imprese (Irpef, Irpeg e Irap) per circa 7,5 miliardi, la stretta sulla spesa delle amministrazioni pubbliche (8 miliardi), il concordato/condono fiscale (8 miliardi), le nuove cartolarizzazioni e dismissioni (4 miliardi). Agli investimenti nelle grandi opere infrastrutturali si farà fronte, poi, con le due nuove società per azioni create dal ministero dell'Economia (Patrimonio spa e Infrastrutture spa), rispettivamente al fine di valorizzare il patrimonio pubblico e sostenere le nuove spese per investimenti.

Sotto il peso del debito
Il quadro della finanza pubblica in deterioramento getta un'ombra sulle prospettive del 2003, in cui difficilmente si potrà contare su una sollecita ripresa economica, necessaria per avvicinare gli obiettivi del Patto di stabilità europeo, che dovrebbero essere raggiunti in ogni caso nel 2006, grazie al rinvio di due anni deciso proprio nei giorni scorsi dalla Commissione di Bruxelles. Il pareggio di bilancio, innanzitutto, sembra slittare a tempo indeterminato, non essendo stata in pratica intaccata negli ultimi tre-quattro anni la soglia del 2% nel rapporto deficit/Pil, che si sta rivelando un punto di resistenza molto duro da scalfire, una volta esaurita la riserva contabile proveniente dal calo della spesa per interessi.

Questo disavanzo sta, infatti, mostrando caratteristiche strutturali, legate alla grande rigidità delle principali componenti di spesa e di entrata; e il nodo non può certo essere risolto insistendo sulle manovre finanziarie basate su operazioni "una tantum", di natura straordinaria, che generano introiti non ripetibili e, di conseguenza, aggiustamenti solo transitori nei conti pubblici. Di qui la necessità di manovre strutturali, indicate dalla Commissione europea in almeno lo 0,5% del Pil per ciascun anno, da attuarsi con riduzioni permanenti di spesa - al di là dei condoni e delle cartolarizzazioni - soprattutto se si vuole perseguire la diminuzione del carico fiscale.

Ma il capitolo più preoccupante nel percorso di risanamento della finanza pubblica è rappresentato dal debito, la vera anomalia italiana in Eurolandia. Il processo di rientro nel rapporto fra debito e Pil, in atto dal 1995, si interrotto nel corso di quest'anno, sotto il peso del crescente fabbisogno di cassa e dei mancati nuovi introiti delle operazioni di privatizzazione e dismissione del patrimonio pubblico.

Una risalita nel rapporto debito/Pil - e va considerato che il dato italiano è ancora quasi doppio (110% contro 60% circa) di quello medio Ue, Italia esclusa - ne mette in dubbio la sostenibilità nel lungo termine e crea ulteriori allarmi a livello di autorità istituzionali europee (Commissione e Bce).

Relazione previsionale, Dpef e Finanziaria
La Relazione previsionale e programmatica per il 2003, approvata dal Governo e presentata al Parlamento dal ministro dell'Economia e delle Finanze, è il documento annuale che contiene il quadro macroeconomico di riferimento per la Legge finanziaria e l'eventuale manovra correttiva. Insieme all'analisi di preconsuntivo dell'economia italiana per l'anno in corso (2002), il testo comprende le previsioni macroeconomiche degli aggregati dell'economia reale e della finanza pubblica per l'anno successivo (2003) e per il medio termine (2004-2007).

La Relazione aggiorna e amplia, in altre parole, il Documento di programmazione economico-finanziaria (Dpef) dello scorso luglio alla luce dell'effettiva evoluzione della congiuntura e delle più recenti previsioni, facendo da supporto analitico sia della Finanziaria che della politica di bilancio a medio termine. Insieme alla Relazione previsionale il Governo diffonde, inoltre, la Nota di aggiornamento al Dpef 2003-2006, che comprende le nuove stime alla base della manovra correttiva sui conti pubblici, così come previsto dalla Legge finanziaria.

30 settembre 2002

Irpef
Parte il primo modulo della riforma fiscale progettata da Tremonti e ora all’esame del Senato per l’approvazione della delega. La trasformazione delle detrazioni da lavoro in deduzioni dal reddito, l’introduzione di una cosiddetta "no tax area" e la rimodulazione di scaglioni e aliquote, consentono al Governo di utilizzare quei 5,5 miliardi di euro previsti dal Patto per l’Italia a favore dei cittadini con redditi medio bassi (da 0 a 26 mila euro). Nella sostanza le attuali detrazioni per redditi da lavoro dipendente, autonomo o da pensione sono trasformate in deduzioni modulate in funzione della tipologia di reddito. A tutti i soggetti con redditi fino a 26mila euro è riconosciuta una deduzione di 3mila euro (la "no tax area") che diventa di 7.500 per i lavoratori dipendenti, di 7mila euro per i pensionati e di 4.500 per i lavoratori autonomi e le imprese minori. Ma attenzione, la "no tax area" diminuirà in misura proporzionale con l’aumentare del reddito fino ad annullarsi del tutto per i redditi superiori a 26mila euro. L’importo, però, deve essere calcolato al netto delle deduzioni spettanti.

L’introduzione della "no tax area" si accompagna alla rimodulazione di aliquote e scaglioni Irpef, al fine di assicurare la progressività del prelievo sulle persone fisiche.

Ecco le nuove aliquote e i nuovi scaglioni:

REDDITI ALIQUOTA
   
fino a 15 mila euro 23%
da 15mila a 29mila 29%
da 29mila a 32.600 31%
da 32.600 a 70mila 39%
Oltre 70mila 45%

Ai fini della determinazione dell’imposta dovuta entrano comunque in gioco, senza aver subito modifiche, gli altri oneri deducibili e le detrazioni d’imposta per carichi di famiglia, spese sanitarie, mutui prima casa e polizze vita.

La manovra, comunque, introduce contestualmente una clausola di salvaguardia: i contribuenti, ai fini della determinazione dell’Irpef, potranno applicare, se più favorevoli, le regole in vigore al 31 dicembre 2002. Non si ricorrerà alla clausola di salvaguardia per redditi particolari, come quelli, ad esempio, assoggettati a tassazione separata, a ritenuta alla fonte o a imposta sostitutiva, in quanto per queste tipologie di reddito la modalità di tassazione, diversa da quella ordinaria, non è influenzata dal nuovo sistema di deduzioni e detrazioni.

Federalismo fiscale
Confermato lo stop agli aumenti per le addizionali Irpef comunali e regionali 2003 in attesa della legge quadro sul federalismo fiscale. Dunque per il prossimo anno resteranno in vigore le attuali aliquote. La definizione di un avviso comune tra Stato, regioni ed enti locali sui meccanismi strutturali del federalismo fiscale è affidata a una nuova "Alta commissione di studio" che, nell’operare, dovrà tener conto dei principi generali di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario.

Irpeg
Dal periodo d’imposta in corso al 1° gennaio 2003 l’aliquota Irpeg scende al 34 per cento. Contestualmente la norma prevede la modifica della misura del credito d’imposta per gli utili distribuiti dalle società e dell’ammontare delle imposte virtuali.

Irap

Come previsto dall’articolo 8 del disegno di legge di riforma del sistema fiscale sono sostanzialmente modificate le regole dell’imposta regionale sulle attività produttive. L’obiettivo principale è quello di ridurre l’incidenza del costo del lavoro sulla base imponibile da assoggettare a Irap. Tra le modifiche da segnalare l’esclusione a regime dall’imponibile Irap degli importi erogati per borse di studio e assegni esenti dall’imposta sul reddito, nonché la piena deducibilità delle spese sostenute per il personale assunto con contratti di formazione e lavoro. Attualmente queste spese sono deducibili solo al 70 per cento. Altra importante novità riguarda l’Irap per le imprese di autotrasporto, che potranno dedurre le indennità di trasferta previste contrattualmente per la parte che non concorre a formare il reddito del dipendente.

L’altra modifica sostanziale per l’imposta riguarda la determinazione del valore della produzione netta: con la Finanziaria l’importo da portare in deduzione sale da 5mila a 7.500 euro se la base imponibile non supera i 180.759,91 euro.

Per le piccole imprese è riconosciuta, inoltre, una deduzione dall’imponibile Irap di 2mila euro per ogni dipendente impiegato fino a un massimo di cinque. Ai fini del calcolo del numero dei lavoratori dipendenti per i quali spetta lo "sconto" non si dovrà tener conto degli apprendisti e del personale assunto con contratti di formazione e lavoro.

Concordato preventivo

Arriva il concordato preventivo, istituto che consente a imprese e lavoratori autonomi di definire la base imponibile Irpef e Irap per un triennio successivo a quello in corso al momento della definizione. In sostanza, gli imponibili oggetto del concordato varranno per un triennio e non sono modificabili e, dunque,le imposte non potranno né aumentare, né essere ridotte. La possibilità di accedere al concordato, comunque, è consentita a quei contribuenti che nel periodo di imposta precedente a quello in corso alla data della definizione hanno conseguito ricavi o compensi non superiori a 5 milioni di euro. Per la definizione delle categorie bisognerà attendere un decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze.

Concordato per il pregresso

Ritorna il concordato di massa del ’94: i contribuenti che hanno prodotto redditi d’impresa e di lavoro autonomo e gli imprenditori agricoli potranno definire automaticamente i redditi relativi alle annualità per le quali non sono scaduti i termini per l’accertamento (1997-2000). In pratica l’Agenzia delle entrate propone, per ciascuna annualità, gli importi, prendendo in considerazione la distribuzione dei contribuenti per fasce di ricavi o compensi non superiori a 10 milioni di euro e le risultanze degli studi di settore. La definizione automatica deve essere perfezionata tramite il pagamento delle somme entro il 30 giugno 2003. Gli importi proposti non potranno comunque essere inferiori a 3mila euro per le persone fisiche e a 9mila euro per gli altri soggetti. Inoltre le maggiori imposte contenute complessivamente nelle proposte di definizione automatica si riducono del 50% per la parte eccedente i 5mila euro in caso di persone fisiche e di 10mila euro per gli altri soggetti. Gli importi eccedenti questi due limiti potranno essere versati anche in due rate uguali entro il 30 giugno 2004 e il 30 giugno 2005.

Con il versamento di 300 euro per ciascuna annualità potranno mettersi al riparo da qualsiasi tipo di accertamento anche quei soggetti che hanno dichiarato ricavi e compensi applicando gli studi di settore o nei confronti dei quali non sono riscontrabili anomalie negli indici di coerenza economica. Lo stesso ticket potrà essere versato anche dai contribuenti che hanno dichiarato ricavi e compensi in linea con i parametri.

Infine il contribuente se dovesse riscontrare anomalie o imperfezioni nella proposta formulata dall’Agenzia delle entrate potrà chiedere una riformulazione della definizione automatica anche mediante autocertificazione. Con l’adesione alla proposta i contribuenti potranno dire addio alle scritture e alla documentazione contabile relativa all’annualità concordata. Resta sempre l’obbligo di tenuta dei registri Iva.

Rottamazione del magazzino

Con il pagamento di un’imposta sostitutiva del 10% sarà possibile per i titolari di reddito d’impresa che aderiranno al concordato per gli anni pregressi procedere all’adeguamento delle esistenze iniziali relative al periodo d’imposta in corso al 30 settembre 2002. L’adeguamento può essere effettuato mediante l’eliminazione di esistenze iniziali di quantità o valori superiori a quelli effettivi nonché mediante l’iscrizione di esistenze iniziali omesse. In caso di eliminazione della rimanenze sarà comunque dovuta l'Iva.

Contenzioso fiscale

Chiusura delle liti fiscali di importi al di sotto dei 20mila euro pendenti innanzi alle Commissioni tributarie al 29 settembre 2002. Si potrà stringere la mano al Fisco mettendo una pietra sul contenzioso versando 150 euro se la lite è di importo fino a 2mila euro o il 10% del valore del contenzioso per gli importi in discussione superiori a 2mila e fino a 20mila euro. La partita si chiude con il versamento entro il 28 febbraio 2003 e con la presentazione, prima del 15 marzo 2003, di una distinta domanda di definizione in carta libera, secondo le modalità che saranno definite con un apposito provvedimento del direttore dell’Agenzia il cui ufficio è parte del giudizio.

Attenzione, la norma definisce nel dettaglio cosa si intende per lite fiscale, per lite pendente e che cosa è il valore della lite.

Proroghe

Raffica di proroghe per alcuni benefici destinati al settore agricolo. In particolare, per le imprese agricole e le cooperative della piccola pesca potranno usufruire dell’aliquota Irap dell’1,9% fino al 31 dicembre 2002. Solo nel 2003, per questi soggetti, si applicherà l’aliquota del 3,75 per cento.

Ancora per tutto il 2003 via libera al regime speciale Iva in agricoltura. Sconto anche per il prossimo anno del 36% dell’Irpef per gli interventi di manutenzione e salvaguardia dei boschi. Per le coltivazioni in serra, infine, scatterà l’esenzione da accisa sul gasolio utilizzato.

Scudo fiscale

Riapre lo scudo fiscale: potranno godere dei benefici fiscali previsti dall’emersione di attività detenute all’estero anche le operazioni di rimpatrio e regolarizzazione effettuate tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2003. Fissata al 4% dell’importo dichiarato la somma da versare per accedere allo scudo. Il pagamento va effettuato esclusivamente in denaro.

Per il nuovo modello di dichiarazione riservata si dovrà attendere il 10 gennaio 2003, mentre entro il 15 gennaio prossimo sarà reso noto il tasso di cambio per la determinazione del controvalore in euro delle attività finanziarie e degli investimenti rimpatriati o regolarizzati.

La razionalizzazione della spesa

Sul fronte delle disposizioni in materia di spesa la parola d'ordine è razionalizzare le uscite dello Stato, imbrigliando, in particolare le spese delle amministrazioni pubbliche, eliminando gli sprechi. In particolare, viene stabilito che per l'anno 2003 il complesso delle spese delle pubbliche amministrazioni non possa aumentare del 3,95% rispetto al consuntivo 2001. Riduzione del 10% delle dotazioni iniziali delle previsioni dei ministeri per l'anno finanziario 2003, concernenti spese per consumi intermedi che non hanno natura obbligatoria. Stessa riduzione per le spese di funzionamento nei bilanci degli enti previdenziali pubblici. Massima trasparenza, poi, negli acquisti di beni e servizi.

Innovazione tecnologica
Istituito il Fondo per il finanziamento dell'innovazione tecnologica nelle pubbliche amministrazioni e nel Paese: dotazione 100 milioni di euro per il 2003. Al finanziamento di questa dotazione concorrono la riduzione dell'8% degli stanziamenti per l'informatica e una quota parte delle riduzioni per consumi intermedi. Sempre sul fonte delle nuove tecnologie buone notizie arrivano per la carta d'identità elettronica e la carta nazionale dei servizi. Le pubbliche amministrazioni interessate, infatti, nel quadro di un programma nazionale approvato dai ministri dell'Innovazione, dell'Economia, della salute e dell'Interno sono autorizzate a reperire i finanziamenti stipulando apposite convenzioni con istituti di credito. Sono ammesse anche forme di sponsorizzazione.

Patto di stabilità per gli enti teritoriali
Gli enti territoriali, compresi i comuni con popolazione superiore a 5mila abitanti, concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2003-2005 in relazione agli obblighi assunti dallo Stato italiano in sede comunitaria. In particolare, viene previsto che le regioni a statuto ordinario possono estendere le regole del patto di stabilità interno nei confronti dei propri enti strumentali. Inoltre il disavanzo finanziario di ciascuna provincia e di ciascun comune con popolazione superiore a 5mila abitanti non potrà essere superiore a quello del 2001 aumentato del 3,6 per cento: altro obbligo per il 2004 e il 2005 quello di contenere il disavanzo finanziario nei limiti di quello registrato nell'anno precedente incrementato del tasso d'inflazione programmato indicato dal documento di programmazione economico-finanziaria. Chi non consegue gli obiettivi non può procedere ad assunzioni di personale, non può avvalersi di deroghe in proposito e non può ricorrere all'indebitamento per gli investimenti. Le spese per l'acquisto di beni e servizi devono, inoltre, essere ridotte del 10 per cento.
Nei due successivi articoli (articoli 17 e 18) il disegno di legge fissa disposizioni ad hoc per contenere e razionalizzare la spesa di regioni, province e comuni, nonché disciplinare i trasferimenti erariali per l'anno 2003. In particolare, viene spostato al 30 giugno 2003 il termine per la determinazione definitiva delle aliquote e delle compartecipazioni Iva, Irpef e accise sulle benzine. Per quanto riguarda i trasferimenti agli enti locali è previsto un contributo di 300 milioni di euro per il 2003, di cui il 50% destinato a incrementare il fondo ordinario di questi enti e il restante 50 agli enti sottodotati.

Pubblico impiego
Si punta sull'incentivazione del personale incrementando le risorse per la contrattazione collettiva con 570 milioni di euro. Arrivano anche 208 milioni di euro per miglioramenti retributivi al personale statale in regime di diritto pubblico, di cui 185 per i trattamenti economici e l'incentivazione delle Forze armate e dei corpi di polizia. Gli oneri derivanti dai rinnovi contrattuali per il biennio 2002-2003 del personale di enti pubblici non economici, regioni e autonomie locali, Servizio sanitario nazionale, istituzioni e enti di ricerca e sperimentazione, università sono a carico delle amministrazioni di competenza nell'ambito della disponibilità dei rispettivi bilanci.
Nella rideterminazione delle dotazioni organiche le amministrazioni pubbliche dovranno tener conto dei processi di riforma che le vedono coinvolte e dei trasferimenti di funzioni alle regioni. Per questo le dotazioni organiche sono provvisoriamente individuate in misura pari ai posti coperti al 29 settembre 2002. Sono però compresi i posti per i quali siano in corso procedure di reclutamento, di mobilità o di riqualificazione del personale. Divieto di assunzioni a tempo indeterminato per il 2003 nelle amministrazioni pubbliche, Forze armate, corpi di polizia e vigili del fuoco compresi. Piccolo spiraglio solo per "effettive, motivate e indilazionabili esigenze di servizio". Le graduatorie per assunzioni presso le pubbliche amministrazioni che per il 2003 sono soggette a limitazioni delle assunzioni di personale sono prorogati di un anno. Possibili, ma con precisi limiti, assunzioni a tempo determinato, convenzioni o contratti di collaborazione coordinata e continuativa. Sospese fino al 31 dicembre 2003 anche le procedure di conversione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato dei contratti di formazione e lavoro scaduti nel 2002 o in scadenza nel 2003. Il personale interessato alla predetta conversione potrà comunque contare sulla proroga del rapporto fino alla fine del 2003. Sempre fino al 31 dicembre del prossimo anno i ministeri della Salute, della Giustizia, dei Beni culturali e dell'Agenzia del territorio potranno contare ancora sull'apporto dei cosiddetti "giubilari", ovvero gli assunti a tempo determinato per il Giubileo.

Scuola
Razionalizzata l'organizzazione scolastica. Anche per il triennio 2003-2005 le cattedre costituite con orario inferiore a quello obbligatorio sono ricondotte a 18 ore settimanali.
Prevista la riduzione del personale ausiliario, tecnico e amministrativo in conseguenza della rivisitazione dei parametri per la determinazione degli organici relativi ai collaboratori scolastici, della restituzione ai compiti istituzionali del personale Ata e delle modifiche apportate al collocamento fuori ruolo di questo personale.
Addio ai bidelli: è prevista la possibilità per le istituzioni scolastiche di affidare in appalto i servizi di pulizia dei locali previa riduzione del personale adibito a questa funzione.


Previdenza
Adeguamento dei trasferimenti dovuti dallo Stato agli enti previdenziali. Nelle casse dell'Inps arriveranno 532,59 milioni di euro, di cui 426,75 a titolo di adeguamento Istat dei trattamenti pensionistici già assunti a carico dello Stato e 105,84 milioni di euro in favore del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, a integrazione della quota pensioni e della gestione di artigiani e commercianti.
In sostanza l'integrazione prevista per la spesa assistenziale risulta essere pari a 353 milioni di euro per il 2003, 794 per il 2004 e 1.323 milioni di euro per il 2005. Viene previsto, inoltre, che le economie pari a 516 milioni di euro annui previste per il 2003 a seguito delle attività di accertamento sui soggetti disagiati percettori di pensioni saranno destinati in parte a finanziare il pensionamento anticipato dei lavoratori esposti all'amianto.
Il passaggio dell'Inpdai all'Inps e la relativa iscrizione degli assicurati del primo istituto al Fondo pensioni lavoratori dipendenti con linea contabile separata sarà controllato da un Comitato di integrazione triennale.
Addio al divieto di cumulo: la totale cumulabilità tra pensione e reddito da lavoro sia dipendente sia autonomo sarà estesa ai titolari di pensione di anzianità che al pensionamento siano in possesso del requisito congiunto di 58 anni di età e 37 di anzianità contributiva. Stessa regola potrà essere adottata dagli enti previdenziali privatizzati, sempre nel pieno rispetto dei principi di autonomia.
Per quanto riguarda il fondo nazionale per le politiche sociali gli stanziamenti che vi affluiscono non dovranno avere vincolo di destinazione. La ripartizione sarà decisa annualmente dal ministro del Lavoro di concerto con quello dell'Economia e d'intesa con la Conferenza unificata, assicurando prioritariamente l'integrale finanziamento degli interventi che costituiscono diritti soggettivi.

FINANZIARIA 2003

La manovra punto per puntodi Nicoletta Cottone e Marco Mobili

La notte porta consiglio. Dopo una riunione fiume terminata all’alba di oggi il Consiglio dei ministri ha varato la manovra finanziaria per il 2003. Pil +0,6% nel 2002 e + 2,3% per il prossimo anno, aumento dell’occupazione dell’1,3%, inflazione programmata che si dovrà attestare all’1,7% quest’anno e all’1,4% nel 2003: questi gli obiettivi affidati al disegno di legge, che sarà presentato oggi pomeriggio dal premier Silvio Berlusconi e che farà il suo ingresso ufficiale in Parlamento per l’approvazione definitiva entro la fine dell’anno.
In tre mosse il Governo punta a incassare 20 miliardi di euro:
· 8 di razionalizzazione della spesa pubblica;
· 8 da nuove entrate che puntano soprattutto sul concordato e sulla chiusura del contenzioso fiscale pendente;
· 4 da dismissioni e valorizzazioni del patrimonio pubblico.