21.04.2002
Il sonno della ragione
di Siegmund Ginzberg

Si dirà che è stato il giorno in cui la Francia s’è distratta. Che alle presidenziali francesi il presidente uscente Jacques Chirac finisca in ballottaggio con l’ultrà Jean-Marie Le Pen, uno degli esponenti più impresentabili di tutta la destra europea, simbolo della xenofobia e dell’intolleranza fascisteggiante, oltreché dell’antieuropeismo, anziché con l’esponente della "sinistra plurale" Lionel Jospin, è come se gli elettori si siano addormentati e abbiano fatto deragliare la loro democrazia.
Il sonno della ragione spesso produce mostri. Per scacciarli bisogna innanzitutto svegliarsi. E su questo, per fortuna, non c’è il minimo dubbio: tra due settimane gli elettori francesi si risveglieranno dall’incubo e manderanno per la seconda volta all’Eliseo il gollista Chirac, probabilmente con un risultato pressoché plebiscitario. Tutta la sinistra fa già sapere che voteranno per Chirac. Le prime stime danno Chirac eletto con l’80% al secondo turno, Le Pen fermo Al 20%, i voti che ha preso stavolta più quelli del suo dissidente Bruno Megret. La grande differenza è che i voti per il candidato di sinistra e quelli per il presidente gollista (più complesso che "di destra") sono combinabili, quelli di Le Pen assolutamente incombinabili. Glie lo consente il loro sistema elettorale. Il sistema a due turni ha mostrato in questo caso la corda, ma garantisce che, qualunque cosa succeda al primo turno, al secondo non passano gli errori.
Resta da spiegare il colpo di sonno. Il fatto più evidente è che la Francia si era presentata a questo appuntamento elettorale terribilmente stanca. Alla vigilia i sondaggi davano ben un 72% di elettori incerti, cosa senza precedenti. Confermata da un astensionismo record, per loro e buona parte del resto dell’Europa: oltre il 28%. Forse erano stanchi anche della "solita politica", osserva qualcuno; no stanchi della politica spettacolo e dei suoi riti, della sua solita rissosità a scapito dei contenuti, ribattono altri. Ci sono già state analisi su questo, ce ne saranno altre. Un’altra ragione potrebbe essere che al primo turno, a differenza di quel che avverrà al secondo, avevano troppe scelte, dispersive. Persino nell’analisi del marketing gli esperti sono arrivati alla conclusione che poche scelte , diciamo quattro o cinque, consentono di "scegliere" meglio di cento scelte disparate... Un’altra ragione da prendere in considerazione potrebbe essere che ai francesi, dopo tutto, andava bene una "coabitazione" tra un presidente di destra e un premier di sinistra, o viceversa, piuttosto di un monopolio. Nessuno può oggi escludere che dalle successive legislative riesca una maggioranza di sinistra ad equilibrare un presidente di destra all’Eliseo.
Il grande sconfitto è certo il socialista Lionel Jospin. Ha già detto che ne trarrà le conseguenze e si ritirerà dalla vita politica. La sua è una sconfitta personale, che va oltre la sconfitta di tutta la sinistra. Battuta dalla sue divisioni, prima ancora che dal vento di un pendolo politico che sembra puntare verso destra in tutta Europa (compresa la Germania). Salta immediatamente all’occhio che avrebbe potuto arrivare anche primo con il 10 per cento e più che hanno sommato gli altri candidati di sinistra, dal socialista nazionalista Jean-Pierre Chevenement, alla pasioniaria di Lutte Ouvriere Arlette Laguillere, al comunista Robert Hue. Questa sconfitta Jospin non la meritava. Aveva governato bene. Era assolutamente "pulito". Non era impegolato negli "affaires" di corruzione. E forse questa è stata una debolezza. Qualche commentatore potrà tirare in ballo forse gli "infortuni della virtù". Altri hanno messo l’accento sulla preponderanza che ha avuto il tema della "sicurezza", la sensazione di essere indifesi dalla criminalità. Di tutto questo discuteranno. Ma accanto alle ragioni del "sonno", discuteranno certamente anche quelle del "risveglio".
Ci sono dei precedenti. Nel 1994, alle elezioni europee, il Partito socialista era andato ancora più a fondo di ora. E parimenti era stato miserabile il risultato di tutta la coalizione di centrodestra, raccolta nella lista Baudis. I vincitori erano stati i candidati outsider: Le Pen, con un risultati prossimo a quello di ieri, il barone "vendeano" De Villers, il populista di sinistra Bernard Tapie, che poi finì in prigione per bancarotta. Si erano già addormentati. Poi riuscirono a risvegliarsi.