E ancora.

Il regime e’ un regime democratico eccetera eccetera, pero’ quella acculturazione quella omologazione che il fascismo non e’ riuscito assolutamente ad ottenere il potere di oggi, cioe’ il potere della civilta’ dei consumi, riesce ad ottenere perfettamente. Distruggendo le varie realta’ particolari e questa cosa e’ avvenuta talmente rapidamente che non ce ne siamo resi conto. E’ avvenuto tutto in questi ultimi cinque sei sette dieci anni. E’ stato una specie di incubo, abbiamo visto l’Italia sparire e adesso risvegliandosi forse da questo incubo e guardandoci intorno ci accorgiamo che non c’e’ piu’ niente da fare.

Perche’ e’ stato ucciso Pier Paolo Pasolini ? le ipotesi restano aperte.

E’ stato ucciso dal solo Pelosi, oppure e’ stato ucciso da altri che volevano dare una lezione ad uno come lui – omosessuale e di sinistra da attirare in una trappola ?

Dira’ Nico Naldini poeta –

Ma che dietro il decesso di Pasolini ci sia stato un complotto, non ci credo, ho sempre pensato che fosse uno dei tanti incidenti di manifestazione e di violenza dell’ambiente omosessuale. Quello che mi sorprende e’ che Pasolini e’ stato il primo teorico che ha descritto minuziosamente come sarebbe scattata la violenza giovanile e come questa violenza si fosse maturata sul cinismo delle classi egemoni. E sotto questo affarismo e cinismo ci sarebbero state delle manifestazioni di violenza nelle persone prive di cultura e specialmente nel popolo. Pasolini e’ rimasto vittima di questa violenza da lui teorizzata.

Ricordiamo il reportage fatto da pasolini che va in giro a chiedere ai bambini se sanno come nascono...

E QUESTO REPORTAGE – FILM – E’ STATO GIRATO IN TUTTA ITALIA – SOPRATTUTTO NEL SUD. VIENE CONSIDERATO UN REPORTAGE SCANDALO.

PIU’ VOLTE ERANO STATI MASSACRATI CON LA CENSURA E LA REPRESSIONE POLITICA GLI ULTIMI REGISTI CHE AVEVANO INVENTATO – CREATO IL NEORALISMO. UNO DEGLI ULTIMI FU PROPRIO VITTORIO DE SICA – AL QUALE VENNE CENSURATO UMBERTO D – PERCHE’ RACCONTAVA TROPPO E BENE UN’ITALIA CHE NON DOVEVA ESSERE RACCONTATA.

REGISTI COME DINO RISI – COMINCIARONO ALLORA AD ITALIANIZZARE LA CULTURA DEL CINEMA AMERICANO E DIETRO TUTTE QUESTE CENSURE PER UN’ITALIA CHE DOVEVA ESSERE RAPPRESENTATA IN ALTRO MODO – E L’ARRIVO DELL’AMERICANISMO CINEMATOGRAFICO – C’ERA SEMPRE LUI ANDREOTTI.

POI DOPO QUESTA OPERAZIONE CHE MASSACRO’ - RIPETIAMO - UN REGISTA COME VITTORIO DE SICA – VENNE – DOPO ANNI – PIER PAOLO PASOLINI – CHE RICOMINCIO' A RACCONTARE DI UNA ITALIA REALE CHE IN MOLTI NON VOLEVANO VISIBILMENTE RAPPRESENTATA.

QUELLA DELLE PERIFERIE E DEI DIMENTICATI. CONTINUIAMO POI A DIRE CHE PASOLINI PARLAVA DI SESSO CON TUTTA LA TRANQUILLITA’ E L’INNOCENZA DI UN GRANDE POETA... MA LA CHIESA NON POTEVA CAPIRE LA POESIA – NON L’HA MAI CAPITA – ALLA CHIESA PREME SOLO REPRIMERE E CONTROLLARE IL SESSO LASCIANDO CHE ESSO NON SI VIVA ATTRAVERSO IL PECCATO O IL MALE – CIO’ CHE LEI PUO’ GOVERNARE TEOLOGICAMENTE E GOVERNANDOLO PUO’ AVERE CONTATTI - ATTRAVERSO LA RACCOLTA DEI VOTI DEI FEDELI - CON IL POTERE POLITICO.

Pasolini – sentiamo un po cosa sanno dirmi questi malandrini... senti te sai dirmi come nascono i bambini ?

E il bimbo – dalla pancia... no no dal fiore.

Il film era COMIZI D’AMORE.

Sono interviste fatte in tutta l’italia, a gente di tutti i generi e classi sociali, operai, studenti, militari, prostitute, su argomenti allora scabrosi come l’educazione sessuale il divorzio l’omosessualita’.

Pasolini – chiede ad un ragazzo – tu pensi che una donna debba arrivare vergine al matrimonio oppure no ?

Il ragazzo – eee vergine nciaarriva mai.

Poi una donna anziana – lomo un po’ piu’ de libberta’ la debba avere.

Pasolini – e perche’ ?

E la signora anziana – perche’ e’ omo.

E poi ancora studenti

Secondo me la donna piu’ che altro e’ evangelica.

Pasolini – non capisco...

Studente – una donna e’ piu’ che altro angelicata intesa come la intendeva Dante, per noi calabresi.

E ad una signora chiede

Pasolini – il matrimonio per lei a risolto definitivamente il problema del sesso ?

Signora – si ... ne sono soddisfattissima. E lo rifarei a tutte l’ore sa ?

Continua Pasolini in altra occasione

Sono direttamente interessato a quelli che sono i cambiamenti storici la mia vita consiste, tutte le sere e tutte le notti, ad avere rapporti immediati con tutta questa gente che io vedo che sta cambiando questo fa parte della mia vita intima, della mia vita quotidiana e privata... e’ un problema mio.

Ecco – cerchiamo di imitarlo – per quanto non siamo all’altezza di farlo, cerchiamo di seguirne le tracce di quella passione che fino alla fine ci ha lasciato... cerchiamo di far diventare l’idea di Pasolini – il problema e la capacita’ di porsi domande – la sua poesia e amore nei confronti degli altri – anche un nostro problema.

ARTICOLO UNO

L'uomo condannato per il delitto rievoca, stasera su Raitre,
quella tragica notte di trent'anni fa all'Idroscalo di Ostia


Pasolini, rivelazione di Pelosi
"Non sono stato io a ucciderlo"

"Pino la rana" riapre il caso: altri tre ragazzi lo massacrarono
di GIOVANNI MARIA BELLU

Pier Paolo Pasolini


ROMA - Trent'anni dopo Pino Pelosi, noto come "la rana", il ragazzo di vita che uccise Pasolini, cambia versione. "Non sono stato io l'assassino", dice a Franca Leosini che lo intervista per "Le ombre del giallo" (il programma sarà trasmesso su Rai 3 stasera alle 23,20) e accusa tre sconosciuti, tre giovani che parlavano "con un accento del Sud". Furono quei tre, la notte del 2 novembre del 1975, a pestare a sangue, in un piazzale sterrato dell'Idroscalo di Roma, lo scrittore, il regista, il poeta, il più coraggioso e anticonformista degli intellettuali italiani.

E' una "notitia criminis" che, con tutta probabilità, determinerà l'apertura di un nuovo fascicolo. E', soprattutto, la conferma di quanto in molti hanno sempre pensato e sostenuto. Nel processo di primo grado, lo stesso tribunale dei minori che condannò Pelosi per omicidio "in concorso con ignoti". Poi la sentenza d'appello individuò in "Pino la rana" l'unico responsabile. Ma i dubbi restarono. Non sembrava possibile che quel ragazzo di 17 anni avesse potuto compiere da solo un omicidio così feroce.

Ma Pino Pelosi, nella sua nuova versione, non si limita ad accusare i tre sconosciuti. Descrive un vero e proprio agguato che aveva come obiettivo Pier Paolo Pasolini in quanto intellettuale, in quanto "sporco comunista". E' quanto gridavano i tre mentre pestavano selvaggiamente l'autore de "I ragazzi di vita". Gridavano: "sporco comunista", "fetuso", pezzo di merda".

TRE UOMINI DEL SUD – FETUSO – LA MANOVALANZA DEL SUD E’ STATA SEMPRE LEGATA AGLI AMBIENTI MAFIOSI – E LA MAFIA IN QUEL PERIODO E’ ORAMAI COSA CERTA – E’ STATA SEMPRE LEGATA ALLA DEMOCRAZIA CRISTIANA. MA PELOSI NON RACCONTA TUTTO ED E‘ EVIDENTE.

COSI’ COME E’ POCO CHIARO CHE IN QUESTO PERIODO STORICO – IN CUI LA DEMOCRAZIA CRISTIANA CERCA DI RISALIRE LA CHINA SGANCIANDOSI DA FORZA ITALIA – VENGANO FUORI FATTI COME QUESTI – IL RACCONTO DI PELOSI CIOE’ – E ALTRI. MA E’ PROPRIO IN QUESTO MOMENTO IN CUI POLITICAMENTE DUE POTERI SI MORDONO – CHE SI DEVE E SI PUO’ ANCHE IN BASE A QUESTA NUOVA TESTIMONIANZA – INDAGARE ANCORA SUL DELITTO PASOLINI.

Poi andarono via, in macchina, e "Pino la rana" rimase solo. Da questo momento in poi il nuovo racconto coincide con quello conosciuto da tempo. Disperato e impaurito, Pelosi salì sulla macchina, la mise in moto, inavvertitamente passò sopra il corpo di Pasolini agonizzante determinandone la morte.

Identica anche la prima parte della storia. E cioè l'incontro tra il ragazzo di vita e lo scrittore nei pressi della stazione Termini di Roma, la sosta in pizzeria, il viaggio sino all'Idroscalo, quel rapporto sessuale consumato velocemente in macchina.

Ma non c'è più la lite, non c'è più "Pino la rana" che, da solo, colpisce Pasolini. In quel momento compaiono i tre misteriosi individui. Sbucano dal buio. Uno dei tre immobilizza Pelosi, gli ordina di non muoversi. Gli altri due estraggono lo scrittore dalla macchina e lo picchiano con violenza bestiale.

Nello studio televisivo, durante la registrazione della puntata, erano presenti gli avvocati Guido Calvi e Nino Marazzita, all'epoca giovani penalisti e difensori di parte civile dei familiari dello scrittore. La confessione di Pelosi è stata una sorpresa anche per loro. Sono rimasti di stucco. Soddisfazione, certo, perché fin da allora avevano sostenuto che Pelosi non poteva aver agito da solo, ma anche amarezza. "E' un'amara constatazione - ha detto Marazzita - poter dire oggi: avevamo ragione". E Calvi: "Pelosi ha ricostruito i fatti esattamente come li illustrai nella memoria conclusiva che poi fu recepita dal tribunale dei monomeri di Roma". Tra gli ospiti della puntata di "Ombre del giallo" ci sarà anche Carlo Alfredo Moro, autore di quella sentenza.

Non ci sono più molti di quelli che nel 1975 sostennero che Pasolini era rimasto vittima di un agguato. E che, come tanti altri in quegli anni, furono accusati di voler ad ogni costo vedere il complotto per negare la banalissima realtà di un omicidio maturato nel mondo degli omosessuali. Non c'è più Alberto Moravia, né Laura Betti.

Sostennero che "Pino la rana" non era stato che uno strumento di un piano criminale per eliminare un intellettuale scomodo. E' quanto ha detto Pino Pelosi, pur presentandosi come strumento inconsapevole. Non conosceva gli autori dell'aggressione, non sapeva che erano là. Li vide per la prima volta quella sera. Lo minacciarono di fare del male alla sua famiglia se avesse parlato. E lui, semplicemente, si adeguò. Oggi può dirla tutta, ha sostenuto, perché entrambi i suoi genitori sono morti.

E' un uomo di 47 anni che vive d'espedienti alla periferia di Roma. E' entrato e uscito dal carcere più volte. Franca Leosini, che lo intervistò nel 1994 per "Storie maledette," è convinta della sincerità del nuovo racconto: "La conferma viene dagli atti del processo. Solo adesso molte incongruenze, molte assurdità, trovano spiegazione. Credo che Pelosi con queste ultime dichiarazioni abbia veramente riscritto una pagina fondamentale di questo mistero".

ARTICOLO DUE

I giudici non credono alle rivelazioni di Pelosi
I legali della famiglia: obbligatorio intervenire
Pasolini, la procura dice no
alla riapertura dell'inchiesta

di ELSA VINCI


Pino Pelosi


ROMA - La procura non gli crede. "Nulla di concreto, non abbiamo tempo da perdere". L'intervista a Rai Tre di Pino Pelosi, condannato per l'omicidio di Pier Paolo Pasolini, non convince i magistrati romani che già nel 1995 riaprirono un fascicolo sulla morte del regista-scrittore, ucciso all'Idroscalo di Ostia il 2 novembre 1975. E' scontro con gli avvocati che al processo rappresentarono le parti civili, la madre e la famiglia del poeta. Guido Calvi, adesso senatore ds, e Nino Marazzita sostengono che nell'ultima confessione di "Pino la rana" ci sia "l'elemento preciso della notizia criminis" per la riapertura delle indagini.

"Non fui io ad ucciderlo, erano in tre, io lo difesi". Trent'anni dopo Pelosi cambia versione. Accusa altri ma non fa nomi. "Parlavano con accento meridionale". Gridavano: "Sporco comunista", "fetuso", "pezzo di merda". Descrive un vero e proprio agguato. Il resto della storia coincide con quanto ricostruito dai giudici nei due processi di merito e nell'ultimo in Cassazione: l'incontro tra il ragazzo di vita e lo scrittore-regista vicino alla stazione Termini a Roma, la cena in pizzeria, il viaggio fino all'Idroscalo.

"Pelosi nella sua intervista alla Rai - spiegano in procura - si limita a dire di non essere l'autore del delitto e chiama in causa altre persone. Di queste però non rivela i nomi né fornisce elementi utili alla identificazione. A trent'anni dai fatti, l'unico condannato di questa vicenda decide di tornare allo scoperto aggiungendo che forse i veri responsabili sono morti. L'intervista, così com'è, non basta per riaprire l'inchiesta".

"Pino la rana" dice di avere parlato soltanto ora perché i suoi genitori ormai non ci sono più e non ha "più paura" di ritorsioni e vendette. "Ho vissuto per trent'anni nel terrore", afferma.

Gli avvocati Calvi e Marazzita parlano di "dovere morale" per la magistratura di accertare la verità. "C'è l'obbligo di riaprire il caso - insistono - Pelosi parla di un complotto contro Pasolini, le sue parole coincidono con la tesi da noi sostenuta al processo. Fu un esecuzione organizzata". Queste affermazioni provocano un po' di irritazione in procura, dove si ricorda che proprio su esposto di Marazzita nel 1995 furono riaperte le indagini. Il procuratore aggiunto Italo Ormanni si precipitò in ufficio rientrando dalle ferie. Non si arrivò a nulla.

C'è chi solleva analogie con il rogo di Primavalle. Dopo le nuove dichiarazioni di Achille Lollo la magistratura romana ha riavviato un'indagine. Ma Lollo, osservano in procura, ha fatto una chiamata di correità, ha chiamato in causa altri facendo dei nomi e accusando se stesso, ecco perché su Primavalle è stato aperto un nuovo fascicolo.

"Le dichiarazioni di Pelosi - dice il sindaco di Roma, Walter Veltroni - riaccendono interrogativi e dubbi che gli amici del poeta, molti intellettuali e una buona parte dell'opinione pubblica hanno sempre avuto su quel che accadde davvero quella notte".

I familiari di Pier Paolo Pasolini non si lasciano sedurre dalla nuova confessione. Nico Naldini, uno dei cugini dello scrittore, afferma: "Spero che la procura non perda tempo e non faccia perdere soldi al contribuente. La figura di Pelosi va commisurata come valore morale alla sua fedina penale".

(
8 maggio 2005)

ARTICOLO TRE

ED ECCO FINALMENTE UN GRANDE INTERVENTO CHE CHIARISCE TUTTA LA STORIA DI PASOLINI.

Io ho visto chi lo ricattava

Il regista Citti: Pasolini, ecco chi guidò gli assassini.
Sergio Citti, uno dei migliori amici di Pier Paolo Pasolini, racconta la sua verità su ciò che accadde la notte in cui il poeta fu ucciso:

« Quella notte, Pelosi era insieme ad altre quattro persone e quelle persone erano lì per uccidere Pier Paolo. Pier Paolo era scomodo. Scriveva cose scomode, anche sul Corriere. No, non fu una lite: fu giustiziato. Qualcuno aveva deciso che dovesse morire».

Citti racconta che Pasolini fu adescato da Pelosi con la promessa di restituzione delle «pizze» del film Salò , che erano state rubate.

«Un tale che si chiamava Sergio P. e gestiva un traffico di prostitute mi disse di avere lui le pellicole del film — dice ancora Citti —. Ma il ricatto era una scusa, quelli picchiarono per uccidere».


DAL NOSTRO INVIATO FIUMICINO ( Ostia) — Sergio Citti era uno dei migliori amici di Pier Paolo Pasolini, era forse il più talentuoso dei suoi ragazzi di vita e adesso che sta fermo su una sedia a rotelle, adesso che tossisce, si tocca il cuore e che per fargli una domanda bisogna scrivergliela su un pezzo di carta, sordo com'è —

« dillo pure, a bbbello... so' sordo come ' na campana »

adesso è interessante ascoltare la sua, personale verità su ciò che accadde, nella notte tra il primo e il 2 novembre del 1975, a Ostia, su un campetto sterrato dell'Idroscalo.


« Quella notte, Pelosi era insieme ad altre quattro persone e quelle persone erano lì per uccidere Pier Paolo. Pier Paolo era scomodo. Scriveva cose scomode, anche sul Corriere . No, non fu un incidente, una lite: Pier Paolo fu giustiziato. Qualcuno aveva deciso che Pasolini dovesse morire »


Non casualmente, Sergio Citti parla nel sabato pomeriggio che precede, di poche ore, la messa in onda della trasmissione televisiva di Rai 3 Ombre sul giallo , alla quale Giuseppe Pelosi, detto « Pino la rana » , il diciassettenne arrestato poche ore dopo il delitto mentre sfrecciava sul lungomare di Ostia a bordo dell'Alfa Romeo 2000 Gt di Pasolini, ha affidato le sue confidenze.
Pelosi sostiene di « non aver ucciso Pasolini » . Soprattutto, spiega di non essere stato da solo, quella notte. « C'era un gruppo di picchiatori, volevano dargli una lezione » . Ci sono dettagli che quasi si sovrappongono: c'è un nuovo senso generale della storia che, in qualche modo, pare avere punti in comune. Sergio Citti ha 72 anni e, nonostante il male che lo aggredisce, le gambe che non rispondono, ha mantenuto una lucidità sorprendente, un piglio forte:

« Vorrei avere un confronto, con Pelosi. Un contraddittorio. Io e lui, davanti a un magistrato e alle telecamere. Pelosi si ostina a non raccontare tutto... ».

E CITTI HA RAGIONE – E LO SOSTENIAMO ANCHE NOI CHE PELOSI NON RACCONTA TUTTO – MA VIENE FUORI NUOVAMENTE E STRUMENTALMENTE USATA FORSE LA TESTIMONIANZA.

PELOSI RACCONTA UNA MEZZA VERITA’ – NON TUTTA LA VERITA’ – E CIOE’ CHE LUI FACEVA PARTE DEL PIANO E CHE QUINDI DEVE CONOSCERE PER FORZA I MANDANTI E CHI QUEL PIANO LO MISE IN ATTO.


Sergio Citti è un bravo regista ( Casotto ,Mortacci ,I Magi randagi ), ha collaborato anche con Federico Fellini, con Mauro Bolognini, con Bernardo Bertolucci e ora che « sento il mio corpo molto stanco, credo di dover raccontare la verità. O, almeno, la cospicua porzione di verità che penso di conoscere sulla morte del mio amico Pier Paolo ».


Sergio Citti parla in una cucina al piano terra di un villino. Seduto al tavolo — e annuisce, e batte i pugni indignato — c'è anche il fratello Franco, l'attore. Il profumo di alici e quello del mare:

« Certe volte, al mattino presto, si sentono le trombe dei pescherecci che rientrano in porto » .

Alle pareti, tre fotografie in bianco e nero di Pasolini.


« Per lui, a quel tempo, ero come un figlio — racconta Sergio Citti — Questo si sapeva in giro, e lo sapeva pure un certo Sergio P., uno che gestiva un traffico di prostitute, avrà avuto l'età mia, sui quarant'anni e un giorno me lo ritrovo davanti, che scende dalla sua Mercedes, e mi fa: " Ce l'abbiamo noi la pellicola originale del film Salò o le 120 giornate di Sodoma ... Al tuo amico devi dire che se le rivuole, deve sganciare due miliardi di lire ».

CHI INVIO’ QUESTO SERGIO P. DA SERGIO CITTI ? IN QUESTO GIRO - NEL GIRO DELLA PROSTITUZIONE - SOLO LA FUTURA BANDA DELLA MAGLIANA POTEVA AVERE - COME DIRE - CONTATTI CHE DOVEVANO ESSERE RISPETTATI - E ORDINI CHE DOVEVANO ESSERE ESEGUITI. MA IN ALTRA OCCASIONE VI DIREMO COME SI COSTITUI' LA BANDA DELLA MAGLIANA - CHE VENNE SOLO DOPO L'UCCISIONE DI PIER PAOLO - E QUALI ERANO I COMPONENTI CHE LA FORMAVANO - CONTATTI - E CHI LI AVVICINAVA DA PARTE DELLO STATO.


«Io sapevo che le pellicole erano state rubate a Cinecittà e così andai dal produttore del film, Alberto Grimaldi. Ma quello mi rispose che più di 50 milioni non era disposto a tirare fuori».


Citti ricorda di aver visto un paio di volte il ricattatore:

« E una volta, in moto, mi portò davanti a un bar che poi riconobbi in certe immagini televisive successive al delitto: era il bar frequentato da Pelosi...».


Ecco, Pino Pelosi. Come c'entra, in questa storia?

« C'entra perché avevano bisogno di un'esca per Pier Paolo e lo sapeva tutta Italia che a Pier Paolo piacevano i ragazzetti.Ma prima di arrivare a lui, all'esca, devo riferire ciò che Pier Paolo mi disse a Ostia, l'ultima volta che lo vidi, a cena » .

Cosa le disse?

« Che aveva trovato da solo un contatto per riavere le pellicole del film, che nonostante lui potesse montare ugualmente il film con alcuni spezzoni di pellicola, a lui interessavano gli originali. Mi disse che aveva un appuntamento ad Acilia, la sera del primo novembre » .

A PASOLINI NON SERVIVA L’ESCA SESSUALE – ERA STATO ADESCATO ARTISTICAMENTE – ECCO PERCHE’ RIMASE TOTALMENTE CONFUSO.

Quella sera, però, Pasolini — dopo aver cenato con Ninetto Davoli e la moglie e due figlioletti da « Pommidoro » , un ristorante del quartiere San Lorenzo — passò alla stazione Termini: dove, secondo la ricostruzione ufficiale, adescò Pino Pelosi.

« Invece fu quasi il contrario. Pelosi, con Pier Paolo, aveva una sorta di appuntamento. Era lui che doveva condurlo ad Acilia... e siccome volevano essere sicuri che Pier Paolo ci arrivasse davvero ad Acilia, scelsero un ragazzo di vita minorenne, un tipetto come piacevano a Pier Paolo, riccio, moro, muscoloso...».


Sergio Citti indugia:
« Due riflessioni. La prima: Pier Paolo aveva già cenato e si fermò in un altro ristorante, il " Biondo Tevere", sulla via Ostiense, perché doveva aspettare la mezzanotte »

QUINDI ECCO CHE L’IPOTESI DELL’ INCONTRO PRE STABILITO E’ ORAMAI CHIARA – PELOSI DOVEVA PORTARE PASOLINI IN UN LUOGO PRECISO – DOVE AD ATTENDERLO C’ERANO I SUOI CONOSCENTI ASSASSINI.

PELOSI FACEVA PARTE DEL PIANO – PERCHE’ L’ANELLO – RICORDATE ? – ERA IL SUO E FU MESSO ACCANTO AL CORPO DI PASOLINI PER ATTRIBUIRSI LE COLPE – E GIUSTAMNTE PELOSI AFFERMA CHE NON HA PRESO PARTE ALL’UCCISIONE DI PASOLINI – MA SI E' SOLO RESO COMPLICE E QUINDI CONOSCE ANCHE IL RESTO DELLA COSI’ DETTA BANDA PERCHE’ L’ASSASSINIO ERA STATO PREMEDITATO E PROGETTATO.

DUBITIAMO CHE ALL’ULTIMO MOMENTO IN QUELL’INFERNO CHE STAVA PER ACCADERE – CONVINCONO PELOSI A METTERE IL SUO ANELLO A PRENDERSI LE COLPE E A CORRERE CONTRO MANO PER FARSI ARRESTARE. QUESTO E’ UN PROGETTO PRECISO CHE NON PUO’ ESSERE COSTRUITO IN QUEL FRANGENTE.

La seconda? « Se Pier Paolo avesse davvero rimorchiato " Pino la rana", se lo sarebbe portato lì vicino...
sui prati della Tiburtina, ai monti del pecoraro ... e non sarebbe certo arrivato fino a Ostia » . 

E SERGIO DICE UN’ALTRA VERITA’ – CHE SUCCESSIVAMENTE SVELA.

Ma Pasolini, dice Citti, aveva un appuntamento:

« Ad Acilia. Dove lo sequestrarono. Poi lo condussero a Ostia, all'Idroscalo.E lì ci fu il massacro. Il ricatto delle pellicole del film Salò era una scusa. Picchiarono per uccidere, professionisti. Ho sempre pensato che, quei quattro, potessero essere anche poliziotti o agenti segreti. Pier Paolo era scomodo. Aveva attaccato la Democrazia cristiana... ».

E FINALMENTE LA VERITA’ VIENE FUORI – IN PARTE – VIENE FUORI. LA COLLABORAZIONE DEI SERVIZI SEGRETI CON LA MANOVALENZA DELL’ESTREMA DESTRA PRIMA – E POI SUCCESSIVAMENTE CON LA POSIZIONE MAFIOSA DEL SUD – E’ ANCHE QUESTA E' STORIA.


Sergio Citti, senta: questa sua verità, ora, solo ora. Perché?

« Perché si stavo ancora aspettà er magistrato ... » .

( ha collaborato Alessandro Fulloni )

la Repubblica, 8 maggio 2005

"So io chi ammazzò Pier Paolo, non mi hanno mai voluto sentire"


di Anna Maria Liguori, la Repubblica 8 maggio

"Pino Pelosi ha detto tante bugie, bisogna riaprire l'inchiesta. Per fargli dire la verità, tutta fino in fondo, dovrebbe rispondere alle mie domande. Vorrei un confronto con lui. Io so, con esattezza, come sono andati i fatti".

Sergio Citti, 72 anni, amico fraterno e stretto collaboratore di Pier Paolo Pasolini, è da anni molto malato. La sua mente però è lucida e al telefono si commuove più volte mentre racconta la sua versione dei fatti "quella che - dice - doveva venir fuori trent'anni fa". 

Perché è così sicuro che Pelosi mente?


"Ho parlato con Pier Paolo l'ultima sera, prima che uscisse. Mi disse che andava alla stazione Termini perché aveva appuntamento con un gruppo di ragazzi, non con tre com'è stato detto, ma con cinque come ho appurato dopo. Non mi nominò mai Pelosi, non disse "vedo un amico" come sempre faceva. Non c'erano segreti tra noi. Queste cose avrei voluto dirle ai giudici ma non sono stato mai chiamato a testimoniare. A quel tempo la cosa che si temeva di più era fare chiarezza..." 

La colpa secondo lei è di chi ha fatto le indagini?


"I giudici hanno fatto un processo disonesto. Nessuno ha voluto cercare la verità. Io ho filmato i posti dove dicono sia avvenuto il delitto, ho ricostruito minuto per minuto quello che è successo in quelle ore. Avevo una "gola profonda". Parlavo con una persona che mi ha raccontato di quella sera. Una testimonianza di prima mano, vera, attendibile. Lui ha visto. Io a Pelosi direi solo un nome, quello di questa persona, e lui sarebbe costretto a dire finalmente quel che sa". 

Qual è la verità che secondo lei non è mai stata svelata?


"Pino Pelosi era solo un ragazzo. Ha fatto da esca a quei cinque. Non erano amici suoi, questo è da sottolineare. Lui non conosceva neppure i loro nomi. L'hanno solo usato, serviva qualcuno a cui accollare il delitto. Pelosi è dovuto stare al gioco di questa gente, gente 'rispettabile' che aveva ordinato l'omicidio. Il ragazzo non aveva nessuna possibilità di ribellarsi, anche se avesse voluto. Pier Paolo è stato ammazzato sulla Tiburtina e poi è stato portato a Ostia dove lo ha trovato la polizia. Sono stati gli altri a metterlo in macchina e a trasportarlo fin lì".

PINO PELOSI NON POTEVA RIBELLARSI - PERCHE' AD ORGANIZZARE IL TUTTO ERA STATA FORSE LA MALAVITA ROMANA - QUELLA CHE POI ORGANIZZANDOSI DIVENNE LA BANDA DELLA MAGLIANA - CHE UCCIDEVA E MASSACRAVA CHIUNQUE E TRANQUILLAMENTE SE I PATTI NON VENIVANO RISPETTATI E GLI ORDINI NON ESEGUITI.

NATURALMENTE LA BANDA AVEVA POI AGGANCI CON COLORO CHE RICHIEDEVANO QUESTI ORDINI - SI PARLA DI STATO - E CHIESA - CHE INSIEME FANNO LA DEMOCRAZIA CRISTIANA DEL 1975. INOLTRE LA BANDA AVEVA CONTATTI CON CAMORRA E MAFIA - COLORO CHE PARLAVANO COME GENTE DEL SUD.

E TUTTO COSI’ COMBACIA – ED E’ PERFETTO – BISOGNA ASSOLUTAMENTE VEDERE QUEI FILMATI DI SERGIO – BISOGNA ASSOLUTAMENTE CAPIRE E SENTIRE LA SUA RICOSTRUZIONE

È la tesi del complotto che gli inquirenti hanno scartato.

"E hanno commesso un errore. La sua morte è convenuta a tante persone. A chi aveva paura della sua mente, del suo spirito e della sua capacità di essere libero. L'Italia deve molto a Pasolini. Eppure per lui la maggior parte della gente, ora come allora, non prova né odio né amore ma solo morbosità. Nessuno lo conosce davvero. All'estero sì, lo studiano, sanno chi è, ne ammirano la grandezza e ce lo invidiano. E io prima di morire vorrei che si facesse luce sulla sua assurda morte". 

PURTROPPO - IMMEDIATAMENTE DOPO QUESTE DICHIARAZIONI - SERGIO CITTI CI HA LASCIATI...MA IL CASO PASOLINI – E’ EVIDENTE – DEVE ESSERE RIAPERTO – VOGLIAMO VEDERE LA RICOSTRUZIONE DI SERGIO CITTI – GLIE LO DOBBIAMO A LUI – A PASOLINI – E A TUTTA L’ITALIA ONESTA E STUFA DI ESSERE CALPESTATA DALLA VECCHIA BALENA BIANCA PRESENTE PASSATA E FUTURA.

nel giorno in cui Giulio Andreotti riceveva dalla Procura di Palermo un avviso di garanzia per "attivita' mafiosa", tre lanci di agenzie informavano che il senatore democristiano si sarebbe ricreduto sulle posizioni di Pasolini, con cui aveva polemizzato aspramente nel '75 per quelle che giudicava estremistiche prese di posizione contro il "palazzo". "Gli chiedo scusa ora per allora" scrive Andreotti in una nota che sara' pubblicata sul secondo numero del mensile "lettere romane".

E QUANDO ANDREOTTI SI MUOVE – LA PENTOLA BOLLE... ACCUSATO PER MAFIA – CHIEDE SCUSA A PASOLINI ? ... E’ STRANO – MOLTO STRANO – ALMENO CHE A DARE UNA LEZIONE A PASOLINI FURONO PROPRIO I MAFIOSI – E ANDREOTTI HA PAURA CHE ANCHE PER QUEL TREMENDO ASSASSINIO POSSA ESSERE TIRATO IN BALLO – AVVERTE CHE LA PRIMA REPUBBLICA STA CADENDO – CHE LA DEMOCRAZIA CRISTIANA E’ SOTTO ACCUSA – E PER PROTEGGERSI PER COMPRENDERE DOVE TENTANTO DI ARRIVARE – CERCA DI ANTICIPARE ?

SCRIVEVA ALLORA PASOLINI :

A loro toccherebbe "processare Andreotti, Fanfani, Rumor e una mezza dozzina di potentati democristiani (compreso per corretteza qualche presidente della Repubblica) come Nixon anzi no, come è stato per Papadopulos". Segnerebbe la fine di un periodo di "potere gestito in maniera chierico-fascista, sostanzialmente una continuità con il regime del ventennio". I capi d'accusa: "indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con petrolieri, banchieri, mafiosi, distruzione paesaggistica e urbanistica dell'Italia, uso illegale dei servizi segreti e collaborazione con la Cia, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna (anche soltanto per incapacità di punirne gli esecutori)". E ancora: "responsabilità per la condizione disastrosa di scuole e ospedali e della delittuosa stupidità della televisione, del decadimento della Chiesa". Gli italiani hanno il diritto di sapere "tutte queste cose insieme" e conoscerne i responsabili.

PERCHE’ E DA CHI E’ STATO UCCISO PIER PAOLO PASOLINI ? ... NOI NON CE LO DOMANDIAMO PIU’ – VOGLIAMO SOLO CHE LA VERITA’ SI CONOSCA - E NON E' CERTO UNA VERITA' LEGATA AGLI AMBIENTI DELLA PROSTITUZIONE OMOSESSUALE ROMANA.

GIORNALE NAMIR.

 

 

 

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