NON E' LA
ROSA. Non è la
"rosa nel pugno" il punto. La questione è,
invece, assai più
complessa, e riguarda il problema del rapporto tra etica
ed economia.
Esistono in Italia alcuni nodi strutturali che vanno
sciolti, senza che,
tuttavia, esista la volontà politica di farlo.
L'evasione fiscale, in
primis. Sul fronte del welfare, il problema più
rilevante è costituito
dall'inefficienza della spesa. A livello sanitario, ad
esempio, siamo di
fronte ad una politica che, in tutti i modi, tenta di
disincentivare la
diffusione del farmaco generico, piuttosto che passare
sopra alla spudorata
connivenza tra aziende, attraverso la loro rete di
informatori, e la classe
medica. C'è poi la lobby dei farmacisti che, nonostante
l'atomizzazione
dell'offerta, è riuscita a vanificare il decreto Storace
sulla concessione
di sconti per certe classi di medicinali. Provate, poi, a
dovervi rivolgere
al servizio pubblico per ottenere una certa visita o
esame specialistico:
una follia. E qui, siamo ad una materia le cui competenze
sono in larga
parte decentrate alle regioni.
Vogliamo parlare dei comuni? All'assistenza ai meno
fortunati si destinano
risorse irrisorie, mentre certe opere faraoniche aiutano
a supportare, come
dire, l'immagine. E qui, i colori sono i più disparati,
non c'è solo la
destra.
Vogliamo parlare di liberalizzazione del comparto
energetico? Di banche? Di
giustizia? Di politica industriale? La crisi strutturale
della vecchia
Europa parte agli inizi degli anni novanta. Ci vogliamo
mettere tutto l'arco
costituzionale nel "calderone"? E la demagogia
europeista? Lo vogliamo dire
che l'Europa sta andando a destra e che continua a
lamentarsi
dell'insufficienza dei provvedimenti regolatori sul
mercato del lavoro in
Italia?
L'avete letto il protocollo di Lisbona? Questa parte è
tratta dalla
comunicazione della commissione del 2/2/05, disponibile a
questo indirizzo.
http://europa.eu.int/growthandjobs/pdf/COM2005_024_it.pdf
"Gli Stati membri e le parti sociali devono
migliorare la capacità di
adeguamento dei lavoratori e delle imprese e la
flessibilità dei mercati del
lavoro per contribuire al processo di adattamento
dellEuropa alla
ristrutturazione e alle trasformazioni del mercato".
è l'europa che, seppur velatamente, ha premuto per
l'abolizione dell'art.18.
e poi:
"La riduzione dei costi superflui, la rimozione
degli ostacoli alla
flessibilità e
allinnovazione, nonché una legislazione più
favorevole alla concorrenza e
alloccupazione contribuirebbero a creare condizioni
più propizie alla
crescita economica e alla produttività. Ciò comporta
ladozione di misure,
come la semplificazione e il miglioramento della
legislazione e la volontà
di
ridurre gli oneri amministrativi. Un quadro normativo
adeguato può anche
accrescere la fiducia dei consumatori e quindi aiutarli a
contribuire alla
crescita. Vincoli normativi gravano in modo
sproporzionato sulle PMI, che
generalmente dispongono di risorse limitate per far
fronte agli adempimenti
che la normativa generalmente comporta".
Questo non l'ho inventato io: lo potete trovare nel sito
segnalato, il sito
ufficiale della UE. Lo sapate cosa sono i vincoli
normativi che gravano in
modo sproporzionato sulle PMI? Su, un po' di fantasia...
Nel bel paese sono tutti pronti a sbraitare per le
leggimi ad personam del
buon Silvio. Una schifezza, certo. Ma che dire di tutto
il nero che è
rientrato in Italia (legge sul rientro dei capitali) alla
sontuosa aliquota
del 2%? E del ladrocinio che si fa intorno alla
formazione o alla ricerca
universitaria? E del supercartello bancario che resiste
da tempo
immemorabile?
Potete tacciarmi di qualunquismo, ma se devo scegliere
chi promuovere tra
due studenti, uno da zero spaccato (Silvio) e l'altro da
4--, beh, direi che
il criterio di ordinalità in questo caso non vale: sono
da bocciare
entrambi.
saluti.
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