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Nel numero di maggio 1996 alle pagg.
53-56 è stato pubblicato un articolo intitolato:
La guida degli additivi alimentari che riporto in
questa pagina grazie all'autorizzazione ricevuta
a mezzo fax il giorno 6 maggio 1998 dal direttore
responsabile signora Nadia Gelmi.
Riprendo la tabella creando una riga per ogni
additivo ed integrando i nomi. La lettera a
fianco del numero di codice indica il giudizio.
Ne riporto una legenda in questa stessa pagina.
Nell'articolo viene indicato in quali
alimenti si possono trovare gli additivi e quali
effetti possono produrre. Riporto i dati
<http://users.iol.it/rpozzi/add_aut22.htm>
in una ulteriore tabella.
Ringrazio la signora Gelmi, direttrice
di Top Salute, per l'autorizzazione che mi ha
concesso.
Nome
e categoria Codice Giudizio
------------
COLORANTI ------------ -------------
Curcumina
E 100 | A
Lattoflavina
(Vitamina B2) E 101 | C
Tartrazina
E 102 | A
Giallo
di chinolina E 104 | C
Giallo
arancio S E 110 | A
Cocciniglia
E 120 | C
Azorubina
E 122 | A
Amaranto
E 123 | A
Rosso
cocciniglia A E 124 | A
Eritrosina
E 127 | E
Blu
patent V E 131 | A
Indigotina
E 132 | C
Clorofilla
E 140 | C
Verde
acido brillante BS E 142 | C
Caramello
E 150 | A
Nero
Brillante BN E 151 | A
Carotene
alfa, beta gamma E 160a | A
(Annatto)
E 160b | A
(Capsanthin)
E 160c | A
(Lycopene)
E 160d | A
(Beta-apo-8-carotenal)
E 160e | A
(Ethil
ester of beta-apo-8-car.) E 160f | A
Xantofille
E 161a | A
[Bixin]
E 161b | A
[Cryptoxanthin]
E 161c | A
[Rubixanthin]
E 161d | A
[Violoxanthin]
E 161e | A
[Rhodoxanthin]
E 161f | A
(Canthaxanthin)
E 161g | A
Rosso
di barbabietola - Betanina E 162 | A
Antociani
- Antocianine E 163 | A
Pigmento
rosso E 180 | C
-----------
CONSERVANTI ----------- -------------
Acido
sorbico E 200 | A
Sorbato
di sodio E 201 | A
Sorbato
di potassio E 202 | A
Sorbato
di calcio E 203 | A
Acido
benzoico E 210 | C
Benzoato
di sodio E 211 | C
Benzoato
di potassio E 212 | C
Benzoato
di calcio E 213 | C
Paraidrossibenzoato
di etile,... E 214 | C
|
(Sodium salt) E 215 | C
|
(Propybaraben) E 216 | C
|
(Propy-14Hydroxybenzoate) E 217 | C
|
(Methylparaben) E 218 | C
|
(Methy-14Hydroxybenzoate) E 219 | C
Anidride
solforosa E 220 | E
Sodio
solfito E 221 | E
Bisolfito
di sodio E 222 | E
Metabisolfito
di sodio E 223 | E
Metabisolfito
di potassio E 224 | E
Solfito
di calcio E 226 | E
Bisolfito
di calcio E 227 | E
Potassio
solfito acido E 228 | E
Difenile
E 230 | C
Ortofenil
fenolo E 231 | C
Ortofenil
fenato di sodio E 232 | C
Tiabendazolo
E 233 | C
Esametilen
tetramina E 239 | E
Acido
borico (aldeide formica) E 240 | E
Nitrito
di potassio E 249 | E
Nitrito
di sodio E 250 | E
Nitrato
di sodio E 251 | E
Nitrato
di potassio E 252 | E
Acido
acetico E 260 | A
|
propionico E 261 | A
|
(Sodium acetate/diacetate) E 262 | A
| E
263 | A
----------
ANTIOSSIDANTI ---------- -------------
Acido
L-ascorbico (Vitamina C) E 300 | A
Sodio
ascorbato E 301 | A
Calcio
ascorbato E 302 | A
Acido
diacetil L-ascorbico E 303 | A
Palmitato
di ascorbile E 304 | C
Tocoferolo,
naturale (Vitamina E) E 306 | A
Tocoferolo,
di sintesi E 307 | A
| E
308 | A
| E
309 | A
Gallati
(Propyl gallate) E 310 | C
|
(Octyl gallate) E 311 | C
|
(Dodecyl gallate) E 312 | C
BHA
Butil idrossi anisolo E 320 | E
BHT
Butil idrossi toluolo E 321 | E
Lecitina
di soia E 322 | A
------
Regolatori di acidita' ----- -------------
Lattato
di sodio E 325 | A
Lattato
di potassio E 326 | A
Lattato
di calcio E 327 | A
Acido
citrico E 330 | A
|
(Sodium citrate) E 331 | A
|
(Potassium citrate) E 332 | A
|
(Calcium citrate) E 333 | A
Acido
L-tartarico E 334 | A
|
(Sodium tartrates) E 335 | A
|
(Potassium Tartrates) E 336 | A
|
(Sodium potassium tartrate) E 337 | A
Acido
ortofosforico E 338 | E
[Sodium
dihydrogen ortophosphate] E 339a | E
[Disodium
hydrogen orthophosphate] E 339b | E
[Trisodium
orthophosphate] E 339c | E
(Potassium
orthophosphate) E 340a | E
[Dipotassium
hydrogen orthophosph.] E 340b | E
[Tripotassium
orthophosphate] E 340c | E
[Calcium
tetrahydrogen diorthophosp.E 341a | E
[Calcium
hydrogen orthophosphate] E 341b | E
[Tricalcium
diorthophosphate] E 341c | E
-----
Addensanti, Emulsionanti ----
----
Gelificanti, Stabilizzanti --- -------------
Acido
alginico E 400 | A
|
(Sodium alginate) E 401 | A
|
(Potassium alginate) E 402 | A
|
(Ammonium alginate) E 403 | A
|
(Calcium alginate) E 404 | A
|
(Propylene glycol alginate) E 405 | A
Agar-agar
E 406 | C
Carragenine
E 407 | C
Farina
di semi di carrubbe E 410 | A
Farina
di semi di guar E 412 | A
Gomma
adragante E 413 | C
Gomma
arabica E 414 | C
--------
Additivi vari ------------ -------------
Pectina
E 440 | A
Polifosfati
E 450 | E
----
ESALTATORI DI SAPIDITA' ------ -------------
Glutammato
monosodico E 620 | E
Maltolo
E 636 | C
Etilmaltolo
E 637 | C
legenda.
A = Prodotto non tossico e senza alcun
pericolo per la salute. -
C = Attenzione! Prodotto sospetto che
puo' essere leggermente tossico.
E = Pericoloso! La sostanza puo', in
forti dosi, essere - per effetto cumulativo e nel
corso degli anni - eventualmente responsabile di
disturbi e malattie gravi. -
I = Stessa descrizione della riga
precedente
NOTARE LA DIZIONE DI NON PERICOLOSITA PER
LACIDO ACETICO E LA TABELLA SEGUENTE:
|
|
COMUNITA EUROPEA.
SCHEDA DI SICUREZZA Prodotti da
Germania
Distribuiti
da Velp Scientifica srl Via
Stazione, 16 - Tel. 039/628811 e-mail:
inse@velp.it 22040 Usmate (MI) - Fax. 039/6288120
http://www.velp.it Codice Articolo: 918 64
Data: 26 Aprile, 1995 Revisione: 1.
Identificazione del preparato e della Società
produttrice 1.1 Identificazione delle
sostanze/del preparato:
Acido
acetico
96% Caratterizzazione Comunità Europea: vedere
paragrafo 15 Numero Comunità Europea: 200-580-7
N° indice: 607-002-00-6 1.2. Produttore:
MACHEREY-NAGEL GmbH & Co.KG. Casella postale
101352 D-52313 Düren. Telefono dallItalia:
0049-2421-969-0 Telefax: 0049-2421-969199 Nome
commerciale: NANOCOLOR® reattivi in provetta
Nitrati 50 (R2) Informazioni fornite da:
MACHEREY-NAGEL GmbH & Co.KG. Düren. Germania
1.3. Numero di telefono per emergenza (vedere elenco
completo allegato): Centro antiveleni, Ospedale
Cà Granda Piazza Ospedale Maggiore, 3 - MILANO -
Telefono: 02/66.10.10.29 - Telefax: 02/6444 2768
2. Composizione/informazioni sugli ingredienti
2.1 Caratterizzazione chimica/formula di
struttura: Acido acetico 96% (CH3-COOH) Sostanza
pericolosa: CAS N°: 64-19-7 (Chemical Abstract
Service) Acido acetico: Dichiarazione secondo CEE
88/379/C.E.E.: >
25% C; >
10-25% Xi GefStoffV (Germania): >
25% C; >
10-25% Xi Classe di tossicità (Svizzera): 3 2.2
Simboli di pericolo 2.3 Frasi di rischio (frasi
R) R 10 Infiammabile R 35 Provoca gravi ustioni
2.4. Consigli
di prudenza (frasi S) S 1/2 Tenere sotto chiave e
fuori dalla portata dei bambini S 23 Non
respirare i vapori S 26 In caso di contatto con
gli occhi, sciacquare immediatamente con molta
acqua e chiedere consiglio medico S 45 In caso di
incidente o se non ci si sente bene, chiedere
subito consiglio medico mostrando
letichetta se possibile 2.5 Descrizione di
ulteriori proprietà chimiche: Lacido
acetico attacca metalli quali il ferro, lo zinco,
il magnesio, in modo particolare se in soluzione
acquosa, con sviluppo di idrogeno. In forma
concentrata può reagire energicamente, in alcuni
casi in modo esplosivo, con agenti ossidanti
quali il dicromato in acido solforico,
lossido di cromo, il perossido di sodio, il
nitrato dammonio, lacido nitrico,
lacido perclorico ed il 2-amminoetanolo.
Anche in piccole quantità induce la
polimerizzazione esotermica
dellacetaldeide. Forma miscele azeotropiche
con molti solventi organici ma non con
lacqua. 3. Identificazione dei pericoli 3.1
Possibile pericolosità: Provoca gravi ustioni
sulla pelle, gli occhi e le mucose. Forte odore
tipico. Se ingerito può provocare avvelenamento
da assorbimento, oltre alle ustioni. 3.2. Effetti
negativi sulla salute delluomo/sintomi: 4.
Misure di primo soccorso 4.1. Consigli per il
primo soccorso: In seguito ad inalazione
assicurarsi che il paziente respiri aria pulita e
tenere libero il tratto respiratorio. Appena
possibile somministrare uno spray di dexametasone
(Deltafluorene), glucocorticoide
antiinfiammatorio. Tenere il paziente quieto e al
caldo. Praticare respirazione artificiale. Se vi
è pericolo di svenimento mantenere e
trasporrtare il paziente adagiato su un fianco in
posizione stabile. Se si osserva respirazione
frequente mantenerlo in posizione semi seduta. A
seguito di contatto con gli occhi lavarli con
acqua corrente per diversi minuti mantenendo le
palpebre ben aperte. Somministrare un collirio
antiinfiammatorio e applicare un bendaggio
leggero. Far riferimento ad una oculistica al
più presto possibile. A seguito di ingestione
far bere immediatamente molta acqua. Utilizzare
del solfato di sodio (un cucchiaio in un
bicchiere dacqua) con molto carbone attivo
come lassativo. Per il
medico: Dopo inalazione di
grandi quantità iniziare e proseguire il
trattamento con dexametasone (Deltafluorene),
glucocorticoide antiinfiammatorio. Adottare
profilassi generale contro lirritazione del
tratto respiratorio. In caso di gravi ustioni
alla pelle, tener conto di possibili effetti
sistemici. In caso di ingestione somministrare
preparati a base di ossido di alluminio.
Considerare la possibilità di emolisi. In casi
gravi provvedere al trasporto in ospedale.
Alleviare lo schock. 4.2. Ulteriori cure mediche:
da parte di un medico 4.3. Mezzi specifici di
trattamento che dovrebbero essere disponibili sul
posto di lavoro: Bottiglie per lavaggio oculare.
5. Misure antincendio 5.1 Mezzi di spegnimento
adatti: Coperte antiincendio, estintori con
CO2/polvere o getti dacqua. Incendi più
importanti dovrebbero essere combattuti con
schiuma o getti dacqua interessando tutti i
recipienti e gli altri oggetti situati in
vicinanza del fuoco possibilmente rimuovendoli.
Laumento di pressione dovuto al calore può
provocare lo scoppio dei recipienti. Restare
sempre sopravvento rispetto al fuoco. Abbattere i
vapori con getti dacqua nebulizzata.
Utilizzare solo attrezzature protette contro lo
esplosioni. 5.2. Mezzi di spegnimento che non
devono essere utilizzati: 3. Particolari pericoli
di esposizione, prodotti di combustione, gas
prodotti: vedere paragrafo 2.5. 5.4.
Equipaggiamento di protezione speciale: In caso
di incendio grave usare autorespiratori ed
indumenti di protezione contro gli aggressivi
chimici e accuratamente allacciati e chiusi.
6. Misure in
caso di fuoruscita accidentale 6.1. Precauzioni a
livello personale: Informare regolarmente tutte
le persone presenti nella zona sulle condizioni
di rischio e sulle misure protettive. Accertarsi
che tutto il personale sia completamente
informato sulle prescrizioni adottate dalla
società. 6.2. Prevenzione a livello ambientale:
6.3. Metodi per ripulitura: Diluire il liquido
sparso con molta acqua e neutralizzarlo con
bicarbonato di sodio, calce o calcare macinato.
7.
Manipolazione e stoccaggio 7.1. Manipolazione:
Vedere le istruzioni per il Test 64 NANOCOLOR®
7.2. Stoccaggio: Durante il deposito mantenere i
contenitori (alluminio, politene, o vetro) ben
chiusi e in un ambiente ben ventilato. Non tenere
grandi quantità direttamente nei locali di
lavoro. Aprire le chiusure con cautela. Non
conservare insieme a grandi quantità sostanze
che possono dare reazioni pericolose o con
sostanze infiammabili. Livello massimo di
riempimento 95%. Quando si trasportano in
recipienti di vetro usare adatti contenitori
esterni. Conservare i reattivi in modo che non
possano essere raggiunti da persone non
autorizzate. Conservare possibilmente sopra i
17°C. 8. Controllo dellesposizione ed
equipaggiamento di protezione individuale 8.1.
Misure precauzionali per minimizzare
lesposizione del lavoratore: 8.2. Misure
tecniche precauzionali: 8.3. Protezione personale
Protezione respiratoria: Protezione degli occhi:
x Protezione della pelle: Protezione delle mani:
x Consigli igienici: Tenere lontano da alimenti.
Lavarsi le mani ed il viso con acqua e sapone.
Usare pomate protettive. Non mangiare, non bere o
fumare nellarea di lavoro.
9. Proprietà
fisiche e chimiche Liquido incolore, limpido,
miscibile con acqua, molto igroscopico e
corrosivo con odore penetrante caratteristico. I
vapori sono più densi dellaria e formano a
temperatura elevata miscele esplosive con
laria. Reagisce in modo violento con
sostanze fortemente ossidanti e con le basi. 9.1.
Stato fisico: liquido 9.2. Colore: incolore 9.3.
Odore: acido penetrante 9.4. pH della sostanza /
del preparato tal quale: 9.5. pH di soluzioni
acquose: 2 (a 100 g/l in acqua) 9.6. Cambiamenti
di stato fisico: Punto o intervallo di fusione:
16,6°C Punto o intervallo di ebollizione: 118°C
9.7. Punto di flash: 100% a 40°C 9.8.
Infiammabilità (solido, gas): 100% a 485°C 9.9.
Tensione di vapore in mbar: 16 (a 20°C) 9.10.
Densità relativa: (a 20°C) 1,06 kg/m3 9.11.
Solubilità: solubilità in acqua: (a 20°C)
miscibile g/l solubilità nei grassi: (a °C) g/l
12. Coefficiente di ripartizione 9.13. Altre
informazioni: Massa molare 60,05 g/mole, MAK 10
ml/M3; limiti di esplodibilità: 4 - 17% in
volume. Limiti di percepibilità olfattiva: 2,5 -
< 50 mg/m3. Soglia di irritabilità 25 mg/m3.
Numero di evaporazione 24. Concentrazione di
saturazione a 20°C: 30 g/m3.
10.
Stabilità e reattività 10.1. Condizioni da
evitare: vedere paragrafo 2.5. 10.2. Materiali da
evitare: 10.3. Composti di decomposizione
pericolosi: Idrogeno 11. Informazioni
tossicologiche 11.1. Effetti tossici:
Lacido acetico ha un effetto fortemente
irritante e sugli occhi anche per concentrazioni
di 25 ml/m3, senza provocare danni permanenti.
Grazie a questi sintomi allarmanti sono noti
pochi casi di danni da un uso normale. E
possibile unassuefazione alla sostanza. A
seguito di inalazione di concentrazioni maggiori
sono possibili faringiti, tracheiti, bronchiti e
bronchioliti, in casi estremi edema ostruttivo
dei polmoni. Lacido provoca gravi ustioni
sulla pelle e sulle mucose con formazione di
cicatrici nerastre. Il contatto con gli occhi
provoca dolorose congiuntiviti e ustioni alla
cornea. Dopo ingestione anche solo di pochi
millilitri vengono prodotte dolorose ustioni alle
mucose, nausea, vomito e schock circolatorio.
Sono possibili estesi effetti sistemici. 20-50 g
di acido puro mettono in pericolo la
sopravvivenza. 11.2. Effetti nocivi sulla salute:
vedere paragrafo 3.1. 11.3. Dati tossicologici:
DL 50 ratto orale 3310 mg/kg; DL 50 coniglio cute
1060 mg/kg. 12. Informazioni ecologiche 1.
Valutazione di effetti possibili: Un pericolo per
le acque potabili sussiste solo quando grandi
quantità vengono immesse in acque di falda o
superficiali. In caso di incidente informare le
autorità preposte. Sono possibili pericoli
ambientali se forti quantità vengono rilasciate
nellatmosfera. Se necessario provvedere
allevacuazione del personale. 12.2.
Proprietà più importanti che possono
determinare ripercussioni sullambiente:
13.
Considerazioni sullo smaltimento Rispettare le
prescrizioni delle Leggi n° 319/1976 e n°
650/1979 e dei regolamenti regionali.
14.
Informazioni sul trasporto 14.1. Trasporto su
strada ADR/RID (Europa) Classe ADR/RID: 8 Numero
marginale: 2801a* Definizione: Acido acetico 96%
*quantità
non soggetta ad ADR Segnali di attenzione: U.N.
n°: 2789 14.2. Trasporto su acque interne
ADN/ADNR (Europa) Classe/numero/lettera: 2801a*
14.3. Trasporto via mare: IMDG (Internazionale)
Classe IMDG: 8 U.N. n°: 1830 Gruppo di
imballaggio: II EmS: MFAG: 14.4. Trasporto via
aerea: ICAO-IATA e IATA-DGR (internazionale)
Classe IATA/ICAO: 8 U.N.-/ID n°: ID 8004 PAX 912
CAO 912 Gruppo di imballaggio: II Nome tecnico:
Reattivi per analisi 14.5. Altre informazioni:
15.
Informazioni sulla regolamentazione 15.1.
Identificazione secondo le norme CEE: Componente
che determina il pericolo: Acido acetico n° CEE:
200-580-7 Codice: C Frasi R: R10-35 Frasi S: S
1/2 - 23 - 26 - 45 15.2. Regolamenti tedeschi:
Classe di pericolo per le acque: 0 15.3. Altri
regolamenti nazionali: Classe di tossicità
(Svizzera) 3 16. Altre informazioni Questa scheda
di sicurezza utilizza le informazioni fornite
dalla fonte bibliografica che segue. Una singola
confezione di reagenti Macherey-Nagel rappresenta
un pericolo potenziale molto basso. 16.1.
Riferimento bibliografico: KUHN,
BIRETT: Merkblätter
Gefährliche Arbeitstoffe
(Schede Merck sui composti pericolosi usati nelle
lavorazioni). Le informazioni sono riportate al
meglio delle nostre attuali conoscenze ed
esperienza accumulata. I passaggi non necessari
sono stati omessi per risparmiare spazio.
Centri
antiveleno: BOLOGNA
Medicina durgenza, Pronto Soccorso,
Ospedale Maggiore Tel. 051-333333 CATANIA Centro
di Rianimazione, Ospedale Garibaldi Tel.
095-254409 CESENA Servizio di Anestesia e
Rianimazione, Ospedale Maurizio Bufalini Tel.
047-352612 CHIETI Centro di Rianimazione,
Ospedale Santissima Annunziata Tel. 0871-345362
GENOVA Centro di Rianimazione, Ospedale San
Martino Tel. 010-352808 LA SPEZIA Servizio
Anestesia e Rianimazione, Ospedale Civile
SantAndrea Tel. 0187-533296 LECCE Centro di
Rianimazione, Ospedale Vito Fazzi Tel.
0832-685374 MILANO Ospedale Niguarda
CaGranda Tel. 02-66101029 - Fax 02/64442768
NAPOLI Istituto di Farmacologia e Tossicologia I
Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università
degli Studi Tel. 081-459802 PORDENONE Centro di
Rianimazione, Ospedale Civile Tel. 0434-399335
REGGIO CALABRIA Centro di Rianimazione, Ospedale
Riuniti Tel. 0965-811624 ROMA Policlinico
A.Gemelli Tel. 06-3054343 TRIESTE Servizio di
Pronto Soccorso Pediatrico, Istituto per
lInfanzia I.R.C.C.S. Tel. 040-3785373
|
Dopo
aver letto la scheda precedente non viene più voglia di
condire linsalata: Aceto e Acido acetico sono
parenti?
Interrogando ancora sulle
intolleranze alimentari ho trovato quanto segue:
SOVRAPPESO, OBESITA', CEFALEE,
IPERTENSIONE...
L'INTOLLERANZA
ALIMENTARE
è la reazione su base immunologica dell'organismo
all'ingestione di un alimento o di un additivo. Si
evidenzia con effetti tardivi, subdoli, insidiosi, come
una specie di veleno che si accumula e che provoca
sintomi non immediatamente riferibili alle sostanze
responsabili.
Gli alimenti più frequentemente responsabili sono: il
lievito di birra, il latte, lo zucchero, la farina,
l'uovo, e i cosiddetti cibi nascosti (additivi alimentari
ed emulsionanti) che si trovano nelle preparazioni
industriali, quali per esempio: lecitina di soia (in
tutti i prodotti da forno), etil vanillina (nei biscotti
e nei generi alimentari che contengono grassi vegetali),
farina di carrube, ecc.
Questa pagina è stata
visitatavolte.
I casi di intolleranza alimentare
disturbano oggi una persona su due
L'esistenza di una
intolleranza alimentare comporta una sistematica azione
di disturbo sul sistema immunitario con la conseguente
caduta di tutte le capacità difensive dell'organismo ed
una maggiore suscettibilità quindi ad ammalare.
Il soggetto andrà incontro a:
- malattie dell'apparato respiratorio con
cronicizzazione;
- malattie dell'apparato gastrointestinale con diarrea;
- maggiore frequenza di malattie autoimmuni;
- sindromi atipiche tra le più svariate.
TEST D'INTOLLERANZA ALIMENTARE
Assumendo quindi
cibi ai quali il nostro organismo è intollerante, si
possono riscontrare disturbi di vario genere ed
attribuirli spesso ad altri fattori estranei, trascurando
la potenziale "incompatibilità" che questi
alimenti potrebbero avere con il nostro organismo.
Scoprire quindi gli alimenti che ci fanno male può
realmente risolvere grossi problemi che ci portiamo
avanti da tempo.
Il WEGA TEST ci permette di smascherare le sostanze
incriminate, e in modo molto semplice.
per
informazioni e appuntamenti:
Dott. LUIGI EMILIO
RICCI
Medico Chirurgo
Scuola Internazionale di Medicina Estetica
Medicina Generale - Medicina Estetica - Medicina
Omeopatica
Firenze - Roma- Brescia - Taranto - Brindisi
Tel:0337.327535
e-mail: riccil@iol.it
ALLORA ANDIAMO VERSO I CIBI BIOLOGICI
|
Come bio comanda
di
Sabrina Giannini
<http://www.report.rai.it/2liv.asp?c=a&q=3 >
Tratto dalla puntata di:
domenica 26 novembre 2000 ore 23 - Rai 3
Agricoltura biologica,
questa sconosciuta. Perfino i consumatori di
biologico conoscono poco le regole del settore e
il fatto e' abbastanza sorprendente se si pensa
che il sistema alimentare biologico e' l'unico
controllato garantito e che si puo' definire
"sicuro". Infatti tutta la filiera (dal
seme al piatto) e' certificata da uno dei nove
enti di certificazione italiani o da tutti gli
europei che per il principio della reciprocita'
valgono anche in Italia (anche alcuni non europei
sono accettati automaticamente dalla UE). Per
esempio un alimento con piu' ingredienti (come un
biscotto) ha una certificazione per ogni
ingrediente e quando non si usa un ingrediente
biologico si deve specificare (la normativa
consente di definire biologico un prodotto con
almeno il 95 per cento di ingredienti, nel caso
in cui la percentuale di ingredienti biologici
sia al di sotto del 95 per cento va specificata
in etichetta la percentuale esatta). E' chiaro
che l'etichetta "biologica" e'
trasparente ma soprattutto consente la
"rintracciabilita'", ovvero di risalire
all'origine di tutta la filiera. Questo e' di
fondamentale importanza. Per capire l'importanza
della "rintracciabilita'" prendo ad
esempio la carne convenzionale, sotto accusa in
questo periodo, dove e' difficile risalire a
tutti i passaggi (allevamento dove il capo nasce,
dove cresce, dove ingrassa, dove viene macellato
e non e' per nulla possibile risalire al mangime
con il quale e' stato alimentato). Nel sistema
biologico tutti i passaggi sono certificati,
inclusi gli alimenti e garantiti da un
certificatore diverso che si prende le
responsabilita' della certificazione. Poiche' il
sistema alimentare "modello" e' quello
biologico, per trasparenza e sicurezza, ci siamo
chiesti perche' la maggior parte delle persone
ignori tutto cio'. La risposta e': mancanza di
informazione. Eppure, nonostante l'assenza di
informazione, e' in atto una rivoluzione nel
mondo dei consumi che vede un aumento
esponenziale del numero di consumatori che
acquistano biologico (l'uno per cento in Italia,
ma perche' si tiene conto della media nazionale
penalizzata dalla quasi totale assenza di consumi
al Sud). Un direttore di un supermercato del
naturale ha dichiarato che dopo lo scandalo dei
polli alla diossina gli introiti sono aumentati
del 20 cento. L'alimentazione biologica cresce
sull'onda dell'emotivita' e non per una reale
conoscenza del metodo di coltura. E questo
permette una serie di speculazioni. ATTENZIONE
ALL'ETICHETTA E ALLA DISINFORMAZIONE Le parole
"naturale", "ecologico" sono
tra le piu' abusate in pubblicita' e sulle
etichette. Questo penalizza il settore
"veramente" biologico e consente una
serie di speculazioni a danno di chi non riesce a
districarsi nella giungla del
"naturale". Naturale non vuole dire
niente, ecologica neppure. Quasi tutte le grandi
distribuzioni vendono prodotti che evocano una
agricoltura "naturale", ma non sono
certificate e neppure biologiche quindi non si
spiega perche' devono costare di piu'. La
Novartis (multinazionale della chimica e della
biotecnologia) ha creato una linea biologica (ma
non sempre), La Ce'real. Tra alcuni prodotti
alcuni sono certificati secondo la legge come
biologici, altri riportano sulla scatola la
scritta "cereali non trattati"
(definizione alquanto ingannevole ma che non
vuole dire nulla), ma se si telefona al numero
verde disposto dalla Novartis al servizio dei
consumatori viene dichiarato che sono biologici,
ma e' un falso poiche' non vi e' nessuna conferma
o certificazione che provi che cio' sia vero. E'
un diritto della Novartis avere una linea
biologica ma non e' un suo diritto confondere le
idee sull'unico sistema alimentare che bandisce
la chimica e gli organismi geneticamente
modificati. C'e' da fare attenzione anche ad
alcuni prodotti in commercio che riportano in
etichetta la scritta "bio" (un nota
marca di yogurt francese, un parmigiano, un sale,
per esempio). L'Unione Europea ha deciso di
recente che i prodotti che riportano in etichetta
la parola "bio" senza esserlo possono
continuare a farlo fino al 2006 se hanno
depositato il marchio prima del 1991 (devono
farlo subito se hanno depositato il marchio dopo
il 1991, anno dell'entrata in vigore del
regolamento CEE sull'agricoltura biologica), in
alternativa dovranno diventare davvero biologici.
Inoltre vanno fatte alcune precisazioni: lotta
integrata e' un sistema che non elimina i
pesticidi ma li riduce cercando di adottare un
metodo che si pone a meta' strada tra la lotta
biologica e quella chimica. L'alimentazione
biologica e' soltanto una, quella certificata, e
ha una etichetta trasparente che deve riportare
le seguenti scritte: "da agricoltura
biologica", "regime di controllo
CEE", il codice dell'azienda produttrice,
varie autorizzazioni ministeriali e il marchio
dell'ente di certificazione (per esempio BIOS,
CODEX, AIAB, ECOCERT Italia, QC&I, IMC
(Istituto Mediterraneo di Certificazione), Suolo
e Salute, CCPB (Consorzio per il Controllo dei
Prodotti Biologici), Bioagricert, inoltre per la
sola provincia autonoma di Bolzano e' stato
riconosciuto l'ente di certificazione BIOZERT
(che e' tedesco). Una delle ennesime concessioni
antinazionaliste concesse all'Alto Adige dallo
Stato italiano (in questo caso dal Ministero
delle Politiche Agricole). Queste
informazioni fondamentali dovrebbero essere
conosciute da tutti. Non e' cosi' e c'e' una
ragione: non sono mai stati stanziati soldi dal
nostro governo per promuovere un'informazione
adeguata. Sono stati stanziati invece dall'Unione
Europea che ha promosso nel 1999 un
"Decalogo per la sicurezza alimentare"
costato piu' di un miliardo. Soldi buttati visto
che la sua pubblicazione ha sollevato un vespaio
di polemiche a causa di una imprecisione nella
definizione del biologico, si scriveva infatti
che nel metodo biologico "l'impiego di
concimi chimici e di antiparassitari e' stato
ridotto all'essenziale". E' una definizione
falsa che puo' andare bene per la lotta
integrata. Inoltre vengono inseriti nello stesso
capitolo il biologico e il geneticamente
modificato, chissa' perche', visto che nel
biologico e' vietato categoricamente l'OGM.
Responsabili di questa disinformazione sono in
tanti: primo tra tutti l'Unione Nazionale
Consumatori che coordinava il progetto, poi
numerose associazioni di consumatori,
Legambiente, una lunga serie di gruppi di
produttori, distributori (tra cui la Coop, che ha
distribuito il decalogo), perfino la McDonald's e
il tutto e' stato fatto sotto il patrocinio del
Ministero della Sanita' e delle Politiche
Agricole. Assenti a quel tavolo erano gli
operatori del settore del biologico. Come
spiegarsi tutto questo? Forte e' il sospetto che
il sistema alimentare dominante stia tentando una
sorta di boicottaggio e depistaggio per
confondere le idee ai consumatori. BIOLOGICO
E BIODINAMICO Nell'attesa che le autorita'
informino adeguatamente i consumatori cerchiamo
di capire cos'e' il metodo biologico usato in
agricoltura. Prima
di tutto la chimica viene bandita
categoricamente. Oggi e' possibile trovare
concimi e insetticidi naturali gia' preparati
dall'industria. Per concimare si usa il letame o
preparati a base di leguminose, ricche di azoto.
Per combattere i parassiti e gli insetti dannosi
si usa anche la lotta biologica che inserisce gli
insetti utili che si nutrono dei parassiti delle
piante o le trappole ai ferormoni che attirano i
maschi di alcune specie di insetti dannosi alle
piante. In questi ultimi anni l'agroecologica ha
messo a punto sistemi scientifici di difesa
naturali migliorando il sistema agricolo usato
per millenni dall'uomo (prima che arrivasse la
chimica, soltanto 50 anni fa). Comunque sono
ancora molto in uso antiparassitari e
antifungicidi tradizionali come il solfato di
rame, che essendo un metallo viene ammesso nel
metodo biologico. Mentre sui terreni
convenzionali si usano i pesticidi per togliere
le erbacce, nell' agricoltura biologica il
diserbo e' a macchina o a mano. Anche nel
biologico si possono ottenere frutta e verdura di
serra, al posto degli ormoni sintetici si
utilizzano impollinatori naturali come i bombi
(simili ai calabroni). Nel metodo biologico non
sono ammessi i conservanti chimici per mantenere
a lungo la frutta ma esclusivamente la
conservazione con il freddo. Tutti questi sistemi
alternativi alla chimica aumentano i costi, la
mano d'opera e la perdita del prodotto e
giustificano in parte i prezzi piu' alti rispetto
ai prodotti convenzionali. Biodinamica
Guardando bene le etichette si puo' notare che il
biologico non e' l'unico metodo che bandisce la
chimica, esiste infatti la biodinamica che si
distingue sul mercato grazie al il marchio
Demeter. La biodinamica usa la lotta biologica ma
ha come obiettivo principale quello di rendere la
terra piu' ricca di vita, per fare questo si
utilizzano preparati naturali da unire al terreno
al momento dell'irrorazione, della semina e da
unire ai concimi che si ottengono dal
compostaggio del letame. L'agricoltura
biodinamica deriva da una teoria filosofica
(antroposofia) elaborata negli anni '20 dal
filosofo austriaco Rudolf Steiner. E' un metodo
che rispecchia il principio dell'armonia della
terra con le forze della natura. Ogni trattamento
infatti, dalla semina alla concimazione, rispetta
il calendario lunare, i ritmi cosmici. Spesso i
biodinamici vengono considerati
"stregoni" per questo pedissequo
rispetto dei ritmi cosmici. E in molti sorge il
dubbio che questo sistema sia in armonia con la
natura ma non abbastanza produttivo. Le prove che
la biodinamica sia anche produttiva sono sempre
piu' numerose. Noi abbiamo trovato un'azienda nel
Lazio, dove si trova Agrilatina, che produce
frutta e verdura che arrivano sulle tavole di
tutta Europa. Ma
i prodotti biologici sono anche i trasformati:
burro, biscotti, pane, marmellate... La grande
differenza tra questi prodotti e quelli comuni
(oltre all'origine biologica degli ingredienti)
sono i processi industriali diversi che tendono a
non alterare le proprieta' organolettiche
dell'alimento. Inoltre viene ridotta
all'essenziale la lista degli additivi, quella
degli aromi, che devono essere naturali, e quella
dei conservanti (sono ammessi, incredibilmente, i
nitrati nei salumi in deroga al regolamento, ma
molti produttori non ne fanno uso). I grassi
industriali devono avere una chiara origine e non
sono ammessi quelli dalla definizione poco chiara
che si trovano nei prodotti convenzionali. Per
saperne di piu' sull'agricoltura biodinamica e la
filosofia alla quale si ispira: <http://www.rudolfsteiner.it/
>
LA GARANZIA BIOLOGICA E GLI ENTI DI
CERTIFICAZIONE Per
definirsi produttori biologici o biodinamici
bisogna seguire un regolamento ben preciso e
sottoporsi al controllo da parte di uno dei nove
enti di certificazione autorizzati dal Ministero
delle Politiche Agricole. Il controllo viene
fatto da ispettori regionali. Gli enti di
controllo devono fare rispettare la legge che
regolamenta il metodo biologico in agricoltura
(che e' del 1991) e quello nell'allevamento (che
e' dell'agosto 2000). Gli enti possono anche
essere piu' restrittivi del regolamento
rifacendosi a norme private di organismi
internazionali o a proprie regole. In altre
parole ci sono enti piu' severi di altri. Il
punto debole del sistema sta nel fatto che a
pagare gli enti di certificazione siano le
aziende. Il controllato paga il controllore con
una quota annuale e con una percentuale sulle
vendite. E' cosi' in tutta Europa, ad esclusione
di un paio di nazioni. La severita' di un ente si
vede per esempio quando deve accettare la
richiesta di conversione di un produttore, ovvero
quando un'azienda convenzionale decide di
abbandonare la chimica. Per poter essere ammesso
deve sottostare a determinate regole tra le quali
produrre esclusivamente biologico, limitare al
massimo le fonti di contaminazione esterna e
quindi attivarsi per esempio inserendo siepi tra
il proprio appezzamento e quello del vicino che
usa la chimica, oppure usare depuratori per
l'acqua. La fase di conversione dura dai due ai
tre anni per coltivazioni in terra e molto meno
per quelle in serra. Durante questo periodo non
e' possibile vendere i propri prodotti come
biologici. L'ente di certificazione puo'
anticipare la fase di conversione ma soltanto a
determinate condizioni e solo se l'azienda
dimostra che da tempo usa la lotta biologica. Il
dubbio e' che ci siano troppe conversioni
miracolose, dato il momento storico che stiamo
vivendo, di grande esplosione del mercato del
biologico (negli ultimi cinque anni le aziende
italiane biologiche sono passate da quattromila a
quarantamila). La serieta' di un ente si vede
anche durante le ispezioni annuali, che vengono
fatte soprattutto sulle carte e sui terreni. Gli
ispettori devono essere sufficientemente esperti
(e onesti) nell'individuare eventuali
irregolarita' (come l'uso di pesticidi). Nel caso
di sospetti di avvenute irregolarita' l'ente puo'
procedere con una analisi chimica del terreno o
del prodotto. Un solo ente di certificazione
(BIOS) prevede un'analisi annuale obbligatoria
per ogni azienda. Il controllo viene fatto
soprattutto sulle fatture che devono dimostrare
l'acquisto di concimi e prodotti per la lotta
biologica, oppure di mangimi biologici, o, per
chi trasforma, sugli acquisti degli ingredienti
base biologici. Qualsiasi decisione presa in
merito alle aziende (valutazione delle richieste
di conversione, ammissioni, abbandoni, sanzioni,
sospensioni, espulsioni) vengono prese da
commissioni interne agli enti composte anche da
rappresentanti dei consumatori e vanno poi
segnalate agli uffici degli assessorati
agricoltura delle Regioni delegate alle ispezioni
e al controllo degli enti (relativamente alle
aziende della regione di appartenenza) e al
Ministero delle Politiche Agricole che si occupa
di supervisionare il sistema che, come abbiamo
detto, e' pagato dai controllati. Purtroppo il
sistema di vigilanza delle varie Regioni funziona
a macchia di leopardo (inoltre gli operatori
regionali sono stati addestrati soltanto un anno
fa con un corso del Ministero delle Politiche
Agricole). Lo stesso Ministero delle Politiche
Agricole dovrebbe vigilare ma ha poco personale
ispettivo a disposizione. Lo stesso dipartimento
che si occupa di biologico arruola un pugno di
funzionari. Gli enti hanno per anni lavorato in
quasi totale autonomia e anarchia, soprattutto
nel campo dell'allevamento biologico, mai
incentivato dai nostri politici che, a differenza
di altri colleghi europei, hanno atteso il
tardivo regolamento comunitario (giunto nel
1999). Il vuoto legislativo che ha frenato lo
sviluppo del settore ha dichiaratamente
privilegiato il sistema produttivo intensivo,
quello basato su mangimi industriali (anche a
base di farine di carne), sul sistema crudele e
innaturale degli spazi angusti per gli animali
trattati come macchine e non come essere viventi,
ingrassati a ritmo continuo e sostenuti da
considerevoli dosi di farmaci (che finiscono nel
piatto). il sistema alimentare dominante e' stato
evidentemente l'unico possibile per i nostri
ministri (ad esclusione di De Castro e Pecoraro
Scanio, gli unici che hanno invertito la rotta).
BIOLOGICO,
MA QUANTO MI COSTI!
L'aspetto
piu' evidente rispetto ai prodotti coltivati
secondo il metodo convenzionale (uso della
chimica) e' nel prezzo. Di fatto il prezzo piu'
alto dei prodotti biologici e' motivato proprio
dal tipo non intensivo di coltivazione, da una
esigenza maggiore di mano d'opera e da un
maggiore scarto di prodotto (poiche' e'
severamente vietato l'uso di conservanti
chimici). Ma la ragione del prezzo alto che piu'
pesa sta nel circuito distributivo, che e' nelle
mani di pochi che possono permettersi di
governare il sistema dei prezzi. Sono i
distributori, infatti, che determinano i prezzi
d'acquisto ai fornitori e agli acquirenti. E c'e'
ancora molta arbitrarieta' nel determinare i
prezzi, che spesso non rispecchiano il reale
costo ma (per esempio) la difficolta' ad andarlo
a recuperare. Questo potere nelle mani di pochi
distributori che fino ad oggi ha giocato sulla
esclusivita' del prodotto verrebbe meno se i
prodotti biologici fossero diffusi capillarmente.
Infatti i costi aumentano per i distributori
quando con un carico devono girare per una
provincia (o per una regione o per l'Italia) e
scaricare piu' volte. Guardando l'evoluzione del
mercato del biologico in altri Paesi europei dove
e' piu' diffuso (Olanda, Germania, Austria) i
prezzi sono notevolmente piu' bassi. Adesso anche
la grande distribuzione italiana ha creato una
linea biologica (primi tra tutti Esselunga,
seguita da Coop) i costi della distribuzione si
allineano su parametri standard. Noi abbiamo
fatto una spesa parallela in una di queste catene
distributive acquistando prodotti alimentari
fondamentali alla dieta (latte, pane, uova,
pasta, eccetera) biologici da una parte e
convenzionali (di marca) dall'altra e abbiamo
speso il 15 per cento in piu' per la spesa
biologica. Se non avessimo acquistato prodotti di
marca il divario sarebbe stato maggiore, ma
questo spiega anche i costi della pubblicita' che
nel biologico (per ora) ancora non ci sono, fatta
esclusione per poche realta' note (che infatti
costano molto di piu' rispetto a prodotti
biologici equivalenti). Esistono ancora molti
prodotti che costano anche il doppio rispetto ad
altri convenzionali, per esempio la frutta
esotica, ma a ben guardare ci sono valide ragioni
come situazioni di sfruttamento sia di personale
impiegato che della terra, situazioni che nel
biologico non vengono attivate (per esempio le
banane biologiche sono prodotte da cooperative e
non da multinazionali che riescono ad abbassare i
costi sfruttando i lavoratori e impiegando molti
pesticidi e conservanti dannosi per la salute sia
di consuma che di chi maneggia certe sostanze
durante le fasi di lavorazione).
IL
PREZZO DELLE DEROGHE (E DELLE DIFFERENZE)
Si
dice che il prezzo giusto del prodotto biologico
non dovrebbe superare il 30 per cento del prezzo
di un equivalente non biologico. Ma non e' sempre
un indice esatto, poiche' all'interno dello
stesso prodotto biologico ci sono differenze di
metodo. Esistono molti produttori biologici
"puri", che utilizzano mangimi
biologici al 100 per cento e rispettano al
massimo l'animale concedendogli spazi di
movimento notevoli, anche il pascolo, ma va detto
che il nuovo regolamento comunitario recepito in
agosto dall'Italia e da molti altri Paesi europei
concede molte deroghe, per esempio spazi
ristretti e perfino la catena ai bovini purche'
si inizi la conversione dimostrando di avere
iniziato l'adeguamento degli spazi. Tutto questo
per incentivare la conversione. Ma dieci anni
sembrano troppi (il ministro delle politiche
agricole Pecoraro Scanio ha posto il limite a due
anni, ma le associazioni del mondo del biologico
sono insorte, quindi vedremo chi la spunta dopo
la postilla che si fara' alla legge proprio in
seguito alle reazioni del mondo produttivo). Noi
speriamo che da una parte si pensi a incentivare
il mercato pur senza penalizzare chi produce
biologico puro e soprattutto i consumatori che
non possono capire le differenze dall'etichetta.
Lo stesso vale per la deroga sui mangimi che
possono contenere anche il 15 per cento di
ingredienti non biologici (soprattutto la soia,
monopolizzata dal mercato del transgenico). Per
informazione va detto che chi adotta il metodo
biodinamico non si appella a questa deroga sul
mangime. E' l'unica indicazione che posso dare a
chi acquista, ma auspichiamo che i produttori
scrivano sull'etichetta piu' indicazioni
possibili per orientarci nell'acquisto e farci
capire per esempio cosa c'e' dietro la produzione
del latte, delle uova, della carne. Noi abbiamo
fatto un parallelismo tra un allevatore avicolo
che produce uova secondo il metodo biologico in
provincia di Treviso e un altro che adotta il
metodo biodinamico in provincia di Civitavecchia.
Notevoli sono le differenze, eccole: il primo ha
il pascolo obbligatorio per legge (4 m2 per
gallina) ma nel capannone stipa diecimila galline
(neanche libere di uscire quando vogliono visto
che viene lasciato libero l'accesso al pascolo
soltanto se non piove perche' la produzione di
uova diminuisce se le galline si bagnano le
zampe); l'altro lascia le galline libere di
entrare e uscire dalle casette che condividono
con poche "colleghe", permettendo cosi'
lo strutturarsi della loro vita sociale naturale;
inoltre lo spazio di movimento e' notevole (19 m2
per gallina). Visto che "gallina vecchia fa
buon brodo" ma poche uova l'allevatore di
Treviso uccide le galline dopo il secondo anno di
produzione, l'allevatore di Civitavecchia invece
le fa vivere fino a tre anni, sebbene la
produzione di uova cali considerevolmente dal
secondo anno in poi (negli allevamenti
convenzionali, oltre ad essere in gabbie o
allevate a terra ma in spazi molto ristretti, le
galline vivono un anno). Per avere i dati
aggiornati sul mondo del biologico, un elenco
delle aziende produttrici, dei supermercati e dei
mercatini e altri riferimenti pratici: <http://www.biobank.it/
>
Per sapere come funziona il sistema di
certificazione basta navigare in un sito di un
ente: <http://www.bioagriccop.it/>, <http://www.aiab.it/>, <http://www.ccpb.it/
>
OLTRE IL BIOLOGICO Sul prezzo dei prodotti incide
anche il costo della certificazione che il
produttore deve sostenere e che alla fine paga il
consumatore. E' assurdo che chi sostiene l'unico
sistema alimentare sicuro debba pagare per
garantire che i veleni stiano alla larga. Infatti
il sistema del biologico e' l'unico al momento
che garantisce un controllo dal seme al piatto.
E' il modello della sicurezza alimentare. Ma e'
una lampante contraddizione che questo modello
non venga adottato dal sistema produttivo
dominante, quello che porta con se' i veleni, e i
grandi numeri, quello del consumo spinto della
chimica e dell'allevamento intensivo, quello che
sempre piu' spesso sfugge al controllo, come
provano il caso dei polli alla diossina e della
mucca pazza. Andiamo per ordine: i pesticidi, i
fitofarmaci, i concimi, i diserbanti chimici.
Siamo il paese europeo che ne usa di piu', subito
dopo l'Olanda. Sono passati dieci anni dal
referendum che voleva una legge che ne limitasse
l'uso. In occasione di quel referendum, che non
passo' soltanto perche' non si raggiunse il
quorum, ben 18milioni di italiani votarono
"no" ai pesticidi nel piatto. Una
chiara richiesta di regolamentare l'uso dei
veleni. Ripetiamo: 18 milioni di italiani che per
i nostri governanti evidentemente valgono meno
delle lobbies della chimica e degli interessi
degli agricoltori, enorme serbatoio di voti. E
allora via libera ai signori della chimica, con
uno Stato che per non mettere i bastoni tra le
ruote consente la compravendita di veleni come se
fossero caramelle. Da anni si chiede un controllo
reale, una ricetta per chi acquista. Non esiste.
Esiste un patentino che gli agricoltori devono
procurarsi per comprare i pesticidi considerati
piu' tossici. Ma chi vigila sull'uso corretto dei
pesticidi? I controlli vengono fatti a campione
dalle ASL. L'1,6 per cento di campioni prelevati
e' fuori dai limiti sui residui. Ma cio' non
toglie che portiamo in tavola numerosi veleni,
come rivela una indagine fatta raccogliendo i
dati ufficiali di Veneto, Emilia Romagna,
Piemonte, Toscana, Campania e Trentino
dall'associazione Verdi Ambiente e Societa',
secondo la quale quasi la meta' della frutta e
verdura e' contaminato da pesticidi. Dentro i
limiti decisi chissa' da chi. Limiti che tengono
conto delle relazioni con il corpo adulto e mai
di quello del bambino. E questo sistema di
controllo, se cosi' si puo' chiamare, non tiene
conto della somma di piu' pesticidi. Nonostante
il mondo della ricerca oncologica da anni
ribadisca il concetto che l'associazione tra piu'
sostanze attive puo' avere potere cancerogeno. I
pesticidi sospettati di essere pericolosi vengono
ugualmente usati? Per capire quanto sicuro sia il
sistema alimentare dominante abbiamo preso ad
esempio uno dei pesticidi piu' usati: il
mancozeb, un fungicida tra i piu' diffusi, viene
usato su frutta e verdura per prevenire le muffe
da circa 40 anni. Evidentemente il principio di
cautela non viene adottato. Le prove sono in una
lista nera dove vengono elencati i fitofarmaci
piu' pericolosi, tra cui compare il mancozeb. Da
non crederci: secondo l'Unione Europea il
mancozeb viene catalogato come possibile
teratogeno (ovvero puo' creare dei danni al
feto), per lo IARC (Centro Internazionale di
ricerca sul cancro) viene considerato probabile
cancerogeno, e secondo la Commissione Consultiva
Tossicologica Nazionale del Ministero della
Sanita' c'e' una convincente evidenza di
cancerogenicita'. Questo mentre un altro ufficio
del Ministero della Sanita' autorizza il
commercio del mancozeb (e purtroppo anche di
molti altri principi attivi inclusi nella lista
nera). Non si capisce quale prova serva ai tutori
della nostra salute per proibire l'uso di certe
sostanze. Il solo sospetto non basta? Perche' non
cercare le prove allora? Non lo ha fatto il
nostro governo (e nessun'altro) ma la Fondazione
Europea di Oncologia e Scienze Ambientali B:
Ramazzini di Bologna che ha sperimentalmente
provato che il mancozeb e' un cancerogeno
multipotente, in grado di essere cancerogeno per
diversi organi. La ricerca sara' pubblicata su
una rivista scientifica nel 2001. Nel frattempo
il mancozeb continuera' a riempire la nostra
frutta, la nostra terra, le nostre acque. Forse
continuera' anche dopo.
|
B)
ECCIPIANTI E CONSERVANTI NEI MEDICINALI
Non ho ancora fatta una ricerca al
riguardo, ma ho il mio corpo che mi avvisa (vado in
ipotermia) quando cè un medicinale che mi fa
male: ad esempio Eparina sodica, salvavita per le
tromboflebiti, in fiale intramuscolari. Non faccio
reazione invece allEparina in crema, che viene
spalmata sulla zona in cui si presenta il nodulo.
Mi è capiatato di fare allergia o
incompatibilità, chiamatela come volete, a creme al
cortisone spalmate allospedale su punture
dinsetti, allinterno tra gli eccipienti
cera lalluminio
..
Per fortuna che esiste il Flubason,
corticosteroide, emulsione in acqua/olio, in monodosi
e senza conservanti: così dice il
"bugiardino" ma forse questa volta è vero
perché lo tollero benissimo.
Domanda: perché le
case farmaceutiche non sono controllate anche per gli
additivi?
Credo di aver riportato troppo. Ora con alcuni
medici continuo la mia battaglia: volete aiutarmi e
aiutarvi?
Saluti da Angela Bonora, via Matteotti, 6 -
40016 San Giorgio di Piano (BO) -
Tel 051 66 30 279 / Cell 347 22 55 00 9
E-mail: vi11198@libero.it
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