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Nel numero di maggio 1996 alle pagg. 53-56 è stato pubblicato un articolo intitolato: La guida degli additivi alimentari che riporto in questa pagina grazie all'autorizzazione ricevuta a mezzo fax il giorno 6 maggio 1998 dal direttore responsabile signora Nadia Gelmi.
Riprendo la tabella creando una riga per ogni additivo ed integrando i nomi. La lettera a fianco del numero di codice indica il giudizio. Ne riporto una legenda in questa stessa pagina.

Nell'articolo viene indicato in quali alimenti si possono trovare gli additivi e quali effetti possono produrre. Riporto i dati <http://users.iol.it/rpozzi/add_aut22.htm> in una ulteriore tabella.

Ringrazio la signora Gelmi, direttrice di Top Salute, per l'autorizzazione che mi ha concesso.

Nome e categoria Codice Giudizio

------------ COLORANTI ------------ -------------

Curcumina E 100 | A

Lattoflavina (Vitamina B2) E 101 | C

Tartrazina E 102 | A

Giallo di chinolina E 104 | C

Giallo arancio S E 110 | A

Cocciniglia E 120 | C

Azorubina E 122 | A

Amaranto E 123 | A

Rosso cocciniglia A E 124 | A

Eritrosina E 127 | E

Blu patent V E 131 | A

Indigotina E 132 | C

Clorofilla E 140 | C

Verde acido brillante BS E 142 | C

Caramello E 150 | A

Nero Brillante BN E 151 | A

Carotene alfa, beta gamma E 160a | A

(Annatto) E 160b | A

(Capsanthin) E 160c | A

(Lycopene) E 160d | A

(Beta-apo-8-carotenal) E 160e | A

(Ethil ester of beta-apo-8-car.) E 160f | A

Xantofille E 161a | A

[Bixin] E 161b | A

[Cryptoxanthin] E 161c | A

[Rubixanthin] E 161d | A

[Violoxanthin] E 161e | A

[Rhodoxanthin] E 161f | A

(Canthaxanthin) E 161g | A

Rosso di barbabietola - Betanina E 162 | A

Antociani - Antocianine E 163 | A

Pigmento rosso E 180 | C

----------- CONSERVANTI ----------- -------------

Acido sorbico E 200 | A

Sorbato di sodio E 201 | A

Sorbato di potassio E 202 | A

Sorbato di calcio E 203 | A

Acido benzoico E 210 | C

Benzoato di sodio E 211 | C

Benzoato di potassio E 212 | C

Benzoato di calcio E 213 | C

Paraidrossibenzoato di etile,... E 214 | C

| (Sodium salt) E 215 | C

| (Propybaraben) E 216 | C

| (Propy-14Hydroxybenzoate) E 217 | C

| (Methylparaben) E 218 | C

| (Methy-14Hydroxybenzoate) E 219 | C

Anidride solforosa E 220 | E

Sodio solfito E 221 | E

Bisolfito di sodio E 222 | E

Metabisolfito di sodio E 223 | E

Metabisolfito di potassio E 224 | E

Solfito di calcio E 226 | E

Bisolfito di calcio E 227 | E

Potassio solfito acido E 228 | E

Difenile E 230 | C

Ortofenil fenolo E 231 | C

Ortofenil fenato di sodio E 232 | C

Tiabendazolo E 233 | C

Esametilen tetramina E 239 | E

Acido borico (aldeide formica) E 240 | E

Nitrito di potassio E 249 | E

Nitrito di sodio E 250 | E

Nitrato di sodio E 251 | E

Nitrato di potassio E 252 | E

Acido acetico E 260 | A

| propionico E 261 | A

| (Sodium acetate/diacetate) E 262 | A

| E 263 | A

---------- ANTIOSSIDANTI ---------- -------------

Acido L-ascorbico (Vitamina C) E 300 | A

Sodio ascorbato E 301 | A

Calcio ascorbato E 302 | A

Acido diacetil L-ascorbico E 303 | A

Palmitato di ascorbile E 304 | C

Tocoferolo, naturale (Vitamina E) E 306 | A

Tocoferolo, di sintesi E 307 | A

| E 308 | A

| E 309 | A

Gallati (Propyl gallate) E 310 | C

| (Octyl gallate) E 311 | C

| (Dodecyl gallate) E 312 | C

BHA Butil idrossi anisolo E 320 | E

BHT Butil idrossi toluolo E 321 | E

Lecitina di soia E 322 | A

------ Regolatori di acidita' ----- -------------

Lattato di sodio E 325 | A

Lattato di potassio E 326 | A

Lattato di calcio E 327 | A

Acido citrico E 330 | A

| (Sodium citrate) E 331 | A

| (Potassium citrate) E 332 | A

| (Calcium citrate) E 333 | A

Acido L-tartarico E 334 | A

| (Sodium tartrates) E 335 | A

| (Potassium Tartrates) E 336 | A

| (Sodium potassium tartrate) E 337 | A

Acido ortofosforico E 338 | E

[Sodium dihydrogen ortophosphate] E 339a | E

[Disodium hydrogen orthophosphate] E 339b | E

[Trisodium orthophosphate] E 339c | E

(Potassium orthophosphate) E 340a | E

[Dipotassium hydrogen orthophosph.] E 340b | E

[Tripotassium orthophosphate] E 340c | E

[Calcium tetrahydrogen diorthophosp.E 341a | E

[Calcium hydrogen orthophosphate] E 341b | E

[Tricalcium diorthophosphate] E 341c | E

----- Addensanti, Emulsionanti ----

---- Gelificanti, Stabilizzanti --- -------------

Acido alginico E 400 | A

| (Sodium alginate) E 401 | A

| (Potassium alginate) E 402 | A

| (Ammonium alginate) E 403 | A

| (Calcium alginate) E 404 | A

| (Propylene glycol alginate) E 405 | A

Agar-agar E 406 | C

Carragenine E 407 | C

Farina di semi di carrubbe E 410 | A

Farina di semi di guar E 412 | A

Gomma adragante E 413 | C

Gomma arabica E 414 | C

-------- Additivi vari ------------ -------------

Pectina E 440 | A

Polifosfati E 450 | E

---- ESALTATORI DI SAPIDITA' ------ -------------

Glutammato monosodico E 620 | E

Maltolo E 636 | C

Etilmaltolo E 637 | C

legenda.

A = Prodotto non tossico e senza alcun pericolo per la salute. -

C = Attenzione! Prodotto sospetto che puo' essere leggermente tossico.

E = Pericoloso! La sostanza puo', in forti dosi, essere - per effetto cumulativo e nel corso degli anni - eventualmente responsabile di disturbi e malattie gravi. -

I = Stessa descrizione della riga precedente


NOTARE LA DIZIONE DI NON PERICOLOSITA’ PER L’ACIDO ACETICO E LA TABELLA SEGUENTE:

    COMUNITA’ EUROPEA. SCHEDA DI SICUREZZA

Prodotti da Germania Distribuiti da Velp Scientifica srl Via Stazione, 16 - Tel. 039/628811 e-mail: inse@velp.it 22040 Usmate (MI) - Fax. 039/6288120 http://www.velp.it Codice Articolo: 918 64 Data: 26 Aprile, 1995 Revisione: 1. Identificazione del preparato e della Società produttrice 1.1 Identificazione delle sostanze/del preparato:

Acido acetico 96% Caratterizzazione Comunità Europea: vedere paragrafo 15 Numero Comunità Europea: 200-580-7 N° indice: 607-002-00-6 1.2. Produttore: MACHEREY-NAGEL GmbH & Co.KG. Casella postale 101352 D-52313 Düren. Telefono dall’Italia: 0049-2421-969-0 Telefax: 0049-2421-969199 Nome commerciale: NANOCOLOR® reattivi in provetta Nitrati 50 (R2) Informazioni fornite da: MACHEREY-NAGEL GmbH & Co.KG. Düren. Germania 1.3. Numero di telefono per emergenza (vedere elenco completo allegato): Centro antiveleni, Ospedale Cà Granda Piazza Ospedale Maggiore, 3 - MILANO - Telefono: 02/66.10.10.29 - Telefax: 02/6444 2768 2. Composizione/informazioni sugli ingredienti 2.1 Caratterizzazione chimica/formula di struttura: Acido acetico 96% (CH3-COOH) Sostanza pericolosa: CAS N°: 64-19-7 (Chemical Abstract Service) Acido acetico: Dichiarazione secondo CEE 88/379/C.E.E.: > 25% C; > 10-25% Xi GefStoffV (Germania): > 25% C; > 10-25% Xi Classe di tossicità (Svizzera): 3 2.2 Simboli di pericolo 2.3 Frasi di rischio (frasi R) R 10 Infiammabile R 35 Provoca gravi ustioni 2.4. Consigli di prudenza (frasi S) S 1/2 Tenere sotto chiave e fuori dalla portata dei bambini S 23 Non respirare i vapori S 26 In caso di contatto con gli occhi, sciacquare immediatamente con molta acqua e chiedere consiglio medico S 45 In caso di incidente o se non ci si sente bene, chiedere subito consiglio medico mostrando l’etichetta se possibile 2.5 Descrizione di ulteriori proprietà chimiche: L’acido acetico attacca metalli quali il ferro, lo zinco, il magnesio, in modo particolare se in soluzione acquosa, con sviluppo di idrogeno. In forma concentrata può reagire energicamente, in alcuni casi in modo esplosivo, con agenti ossidanti quali il dicromato in acido solforico, l’ossido di cromo, il perossido di sodio, il nitrato d’ammonio, l’acido nitrico, l’acido perclorico ed il 2-amminoetanolo. Anche in piccole quantità induce la polimerizzazione esotermica dell’acetaldeide. Forma miscele azeotropiche con molti solventi organici ma non con l’acqua. 3. Identificazione dei pericoli 3.1 Possibile pericolosità: Provoca gravi ustioni sulla pelle, gli occhi e le mucose. Forte odore tipico. Se ingerito può provocare avvelenamento da assorbimento, oltre alle ustioni. 3.2. Effetti negativi sulla salute dell’uomo/sintomi: 4. Misure di primo soccorso 4.1. Consigli per il primo soccorso: In seguito ad inalazione assicurarsi che il paziente respiri aria pulita e tenere libero il tratto respiratorio. Appena possibile somministrare uno spray di dexametasone (Deltafluorene), glucocorticoide antiinfiammatorio. Tenere il paziente quieto e al caldo. Praticare respirazione artificiale. Se vi è pericolo di svenimento mantenere e trasporrtare il paziente adagiato su un fianco in posizione stabile. Se si osserva respirazione frequente mantenerlo in posizione semi seduta. A seguito di contatto con gli occhi lavarli con acqua corrente per diversi minuti mantenendo le palpebre ben aperte. Somministrare un collirio antiinfiammatorio e applicare un bendaggio leggero. Far riferimento ad una oculistica al più presto possibile. A seguito di ingestione far bere immediatamente molta acqua. Utilizzare del solfato di sodio (un cucchiaio in un bicchiere d’acqua) con molto carbone attivo come lassativo. Per il medico: Dopo inalazione di grandi quantità iniziare e proseguire il trattamento con dexametasone (Deltafluorene), glucocorticoide antiinfiammatorio. Adottare profilassi generale contro l’irritazione del tratto respiratorio. In caso di gravi ustioni alla pelle, tener conto di possibili effetti sistemici. In caso di ingestione somministrare preparati a base di ossido di alluminio. Considerare la possibilità di emolisi. In casi gravi provvedere al trasporto in ospedale. Alleviare lo schock. 4.2. Ulteriori cure mediche: da parte di un medico 4.3. Mezzi specifici di trattamento che dovrebbero essere disponibili sul posto di lavoro: Bottiglie per lavaggio oculare. 5. Misure antincendio 5.1 Mezzi di spegnimento adatti: Coperte antiincendio, estintori con CO2/polvere o getti d’acqua. Incendi più importanti dovrebbero essere combattuti con schiuma o getti d’acqua interessando tutti i recipienti e gli altri oggetti situati in vicinanza del fuoco possibilmente rimuovendoli. L’aumento di pressione dovuto al calore può provocare lo scoppio dei recipienti. Restare sempre sopravvento rispetto al fuoco. Abbattere i vapori con getti d’acqua nebulizzata. Utilizzare solo attrezzature protette contro lo esplosioni. 5.2. Mezzi di spegnimento che non devono essere utilizzati: 3. Particolari pericoli di esposizione, prodotti di combustione, gas prodotti: vedere paragrafo 2.5. 5.4. Equipaggiamento di protezione speciale: In caso di incendio grave usare autorespiratori ed indumenti di protezione contro gli aggressivi chimici e accuratamente allacciati e chiusi. 6. Misure in caso di fuoruscita accidentale 6.1. Precauzioni a livello personale: Informare regolarmente tutte le persone presenti nella zona sulle condizioni di rischio e sulle misure protettive. Accertarsi che tutto il personale sia completamente informato sulle prescrizioni adottate dalla società. 6.2. Prevenzione a livello ambientale: 6.3. Metodi per ripulitura: Diluire il liquido sparso con molta acqua e neutralizzarlo con bicarbonato di sodio, calce o calcare macinato. 7. Manipolazione e stoccaggio 7.1. Manipolazione: Vedere le istruzioni per il Test 64 NANOCOLOR® 7.2. Stoccaggio: Durante il deposito mantenere i contenitori (alluminio, politene, o vetro) ben chiusi e in un ambiente ben ventilato. Non tenere grandi quantità direttamente nei locali di lavoro. Aprire le chiusure con cautela. Non conservare insieme a grandi quantità sostanze che possono dare reazioni pericolose o con sostanze infiammabili. Livello massimo di riempimento 95%. Quando si trasportano in recipienti di vetro usare adatti contenitori esterni. Conservare i reattivi in modo che non possano essere raggiunti da persone non autorizzate. Conservare possibilmente sopra i 17°C. 8. Controllo dell’esposizione ed equipaggiamento di protezione individuale 8.1. Misure precauzionali per minimizzare l’esposizione del lavoratore: 8.2. Misure tecniche precauzionali: 8.3. Protezione personale Protezione respiratoria: Protezione degli occhi: x Protezione della pelle: Protezione delle mani: x Consigli igienici: Tenere lontano da alimenti. Lavarsi le mani ed il viso con acqua e sapone. Usare pomate protettive. Non mangiare, non bere o fumare nell’area di lavoro. 9. Proprietà fisiche e chimiche Liquido incolore, limpido, miscibile con acqua, molto igroscopico e corrosivo con odore penetrante caratteristico. I vapori sono più densi dell’aria e formano a temperatura elevata miscele esplosive con l’aria. Reagisce in modo violento con sostanze fortemente ossidanti e con le basi. 9.1. Stato fisico: liquido 9.2. Colore: incolore 9.3. Odore: acido penetrante 9.4. pH della sostanza / del preparato tal quale: 9.5. pH di soluzioni acquose: 2 (a 100 g/l in acqua) 9.6. Cambiamenti di stato fisico: Punto o intervallo di fusione: 16,6°C Punto o intervallo di ebollizione: 118°C 9.7. Punto di flash: 100% a 40°C 9.8. Infiammabilità (solido, gas): 100% a 485°C 9.9. Tensione di vapore in mbar: 16 (a 20°C) 9.10. Densità relativa: (a 20°C) 1,06 kg/m3 9.11. Solubilità: solubilità in acqua: (a 20°C) miscibile g/l solubilità nei grassi: (a °C) g/l 12. Coefficiente di ripartizione 9.13. Altre informazioni: Massa molare 60,05 g/mole, MAK 10 ml/M3; limiti di esplodibilità: 4 - 17% in volume. Limiti di percepibilità olfattiva: 2,5 - < 50 mg/m3. Soglia di irritabilità 25 mg/m3. Numero di evaporazione 24. Concentrazione di saturazione a 20°C: 30 g/m3. 10. Stabilità e reattività 10.1. Condizioni da evitare: vedere paragrafo 2.5. 10.2. Materiali da evitare: 10.3. Composti di decomposizione pericolosi: Idrogeno 11. Informazioni tossicologiche 11.1. Effetti tossici: L’acido acetico ha un effetto fortemente irritante e sugli occhi anche per concentrazioni di 25 ml/m3, senza provocare danni permanenti. Grazie a questi sintomi allarmanti sono noti pochi casi di danni da un uso normale. E’ possibile un’assuefazione alla sostanza. A seguito di inalazione di concentrazioni maggiori sono possibili faringiti, tracheiti, bronchiti e bronchioliti, in casi estremi edema ostruttivo dei polmoni. L’acido provoca gravi ustioni sulla pelle e sulle mucose con formazione di cicatrici nerastre. Il contatto con gli occhi provoca dolorose congiuntiviti e ustioni alla cornea. Dopo ingestione anche solo di pochi millilitri vengono prodotte dolorose ustioni alle mucose, nausea, vomito e schock circolatorio. Sono possibili estesi effetti sistemici. 20-50 g di acido puro mettono in pericolo la sopravvivenza. 11.2. Effetti nocivi sulla salute: vedere paragrafo 3.1. 11.3. Dati tossicologici: DL 50 ratto orale 3310 mg/kg; DL 50 coniglio cute 1060 mg/kg. 12. Informazioni ecologiche 1. Valutazione di effetti possibili: Un pericolo per le acque potabili sussiste solo quando grandi quantità vengono immesse in acque di falda o superficiali. In caso di incidente informare le autorità preposte. Sono possibili pericoli ambientali se forti quantità vengono rilasciate nell’atmosfera. Se necessario provvedere all’evacuazione del personale. 12.2. Proprietà più importanti che possono determinare ripercussioni sull’ambiente: 13. Considerazioni sullo smaltimento Rispettare le prescrizioni delle Leggi n° 319/1976 e n° 650/1979 e dei regolamenti regionali. 14. Informazioni sul trasporto 14.1. Trasporto su strada ADR/RID (Europa) Classe ADR/RID: 8 Numero marginale: 2801a* Definizione: Acido acetico 96% *quantità non soggetta ad ADR Segnali di attenzione: U.N. n°: 2789 14.2. Trasporto su acque interne ADN/ADNR (Europa) Classe/numero/lettera: 2801a* 14.3. Trasporto via mare: IMDG (Internazionale) Classe IMDG: 8 U.N. n°: 1830 Gruppo di imballaggio: II EmS: MFAG: 14.4. Trasporto via aerea: ICAO-IATA e IATA-DGR (internazionale) Classe IATA/ICAO: 8 U.N.-/ID n°: ID 8004 PAX 912 CAO 912 Gruppo di imballaggio: II Nome tecnico: Reattivi per analisi 14.5. Altre informazioni: 15. Informazioni sulla regolamentazione 15.1. Identificazione secondo le norme CEE: Componente che determina il pericolo: Acido acetico n° CEE: 200-580-7 Codice: C Frasi R: R10-35 Frasi S: S 1/2 - 23 - 26 - 45 15.2. Regolamenti tedeschi: Classe di pericolo per le acque: 0 15.3. Altri regolamenti nazionali: Classe di tossicità (Svizzera) 3 16. Altre informazioni Questa scheda di sicurezza utilizza le informazioni fornite dalla fonte bibliografica che segue. Una singola confezione di reagenti Macherey-Nagel rappresenta un pericolo potenziale molto basso. 16.1. Riferimento bibliografico: KUHN, BIRETT: Merkblätter Gefährliche Arbeitstoffe (Schede Merck sui composti pericolosi usati nelle lavorazioni). Le informazioni sono riportate al meglio delle nostre attuali conoscenze ed esperienza accumulata. I passaggi non necessari sono stati omessi per risparmiare spazio.

Centri antiveleno: BOLOGNA Medicina d’urgenza, Pronto Soccorso, Ospedale Maggiore Tel. 051-333333 CATANIA Centro di Rianimazione, Ospedale Garibaldi Tel. 095-254409 CESENA Servizio di Anestesia e Rianimazione, Ospedale Maurizio Bufalini Tel. 047-352612 CHIETI Centro di Rianimazione, Ospedale Santissima Annunziata Tel. 0871-345362 GENOVA Centro di Rianimazione, Ospedale San Martino Tel. 010-352808 LA SPEZIA Servizio Anestesia e Rianimazione, Ospedale Civile Sant’Andrea Tel. 0187-533296 LECCE Centro di Rianimazione, Ospedale Vito Fazzi Tel. 0832-685374 MILANO Ospedale Niguarda Ca’Granda Tel. 02-66101029 - Fax 02/64442768 NAPOLI Istituto di Farmacologia e Tossicologia I Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi Tel. 081-459802 PORDENONE Centro di Rianimazione, Ospedale Civile Tel. 0434-399335 REGGIO CALABRIA Centro di Rianimazione, Ospedale Riuniti Tel. 0965-811624 ROMA Policlinico A.Gemelli Tel. 06-3054343 TRIESTE Servizio di Pronto Soccorso Pediatrico, Istituto per l’Infanzia I.R.C.C.S. Tel. 040-3785373

Dopo aver letto la scheda precedente non viene più voglia di condire l’insalata: Aceto e Acido acetico sono parenti?

Interrogando ancora sulle intolleranze alimentari ho trovato quanto segue:

SOVRAPPESO, OBESITA', CEFALEE, IPERTENSIONE...


L'INTOLLERANZA ALIMENTARE è la reazione su base immunologica dell'organismo all'ingestione di un alimento o di un additivo. Si evidenzia con effetti tardivi, subdoli, insidiosi, come una specie di veleno che si accumula e che provoca sintomi non immediatamente riferibili alle sostanze responsabili.
Gli alimenti più frequentemente responsabili sono: il lievito di birra, il latte, lo zucchero, la farina, l'uovo, e i cosiddetti cibi nascosti (additivi alimentari ed emulsionanti) che si trovano nelle preparazioni industriali, quali per esempio: lecitina di soia (in tutti i prodotti da forno), etil vanillina (nei biscotti e nei generi alimentari che contengono grassi vegetali), farina di carrube, ecc.


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I casi di intolleranza alimentare disturbano oggi una persona su due


L'esistenza di una intolleranza alimentare comporta una sistematica azione di disturbo sul sistema immunitario con la conseguente caduta di tutte le capacità difensive dell'organismo ed una maggiore suscettibilità quindi ad ammalare.
Il soggetto andrà incontro a:
- malattie dell'apparato respiratorio con cronicizzazione;
- malattie dell'apparato gastrointestinale con diarrea;
- maggiore frequenza di malattie autoimmuni;
- sindromi atipiche tra le più svariate.


TEST D'INTOLLERANZA ALIMENTARE


Assumendo quindi cibi ai quali il nostro organismo è intollerante, si possono riscontrare disturbi di vario genere ed attribuirli spesso ad altri fattori estranei, trascurando la potenziale "incompatibilità" che questi alimenti potrebbero avere con il nostro organismo.
Scoprire quindi gli alimenti che ci fanno male può realmente risolvere grossi problemi che ci portiamo avanti da tempo.
Il WEGA TEST ci permette di smascherare le sostanze incriminate, e in modo molto semplice.


per informazioni e appuntamenti:


Dott. LUIGI EMILIO RICCI

Medico Chirurgo
Scuola Internazionale di Medicina Estetica
Medicina Generale - Medicina Estetica - Medicina Omeopatica

Firenze - Roma- Brescia - Taranto - Brindisi

Tel:0337.327535

e-mail: riccil@iol.it


ALLORA ANDIAMO VERSO I CIBI BIOLOGICI……

  Come bio comanda di Sabrina Giannini <http://www.report.rai.it/2liv.asp?c=a&q=3

> Tratto dalla puntata di: domenica 26 novembre 2000 ore 23 - Rai 3 Agricoltura biologica, questa sconosciuta. Perfino i consumatori di biologico conoscono poco le regole del settore e il fatto e' abbastanza sorprendente se si pensa che il sistema alimentare biologico e' l'unico controllato garantito e che si puo' definire "sicuro". Infatti tutta la filiera (dal seme al piatto) e' certificata da uno dei nove enti di certificazione italiani o da tutti gli europei che per il principio della reciprocita' valgono anche in Italia (anche alcuni non europei sono accettati automaticamente dalla UE). Per esempio un alimento con piu' ingredienti (come un biscotto) ha una certificazione per ogni ingrediente e quando non si usa un ingrediente biologico si deve specificare (la normativa consente di definire biologico un prodotto con almeno il 95 per cento di ingredienti, nel caso in cui la percentuale di ingredienti biologici sia al di sotto del 95 per cento va specificata in etichetta la percentuale esatta). E' chiaro che l'etichetta "biologica" e' trasparente ma soprattutto consente la "rintracciabilita'", ovvero di risalire all'origine di tutta la filiera. Questo e' di fondamentale importanza. Per capire l'importanza della "rintracciabilita'" prendo ad esempio la carne convenzionale, sotto accusa in questo periodo, dove e' difficile risalire a tutti i passaggi (allevamento dove il capo nasce, dove cresce, dove ingrassa, dove viene macellato e non e' per nulla possibile risalire al mangime con il quale e' stato alimentato). Nel sistema biologico tutti i passaggi sono certificati, inclusi gli alimenti e garantiti da un certificatore diverso che si prende le responsabilita' della certificazione. Poiche' il sistema alimentare "modello" e' quello biologico, per trasparenza e sicurezza, ci siamo chiesti perche' la maggior parte delle persone ignori tutto cio'. La risposta e': mancanza di informazione. Eppure, nonostante l'assenza di informazione, e' in atto una rivoluzione nel mondo dei consumi che vede un aumento esponenziale del numero di consumatori che acquistano biologico (l'uno per cento in Italia, ma perche' si tiene conto della media nazionale penalizzata dalla quasi totale assenza di consumi al Sud). Un direttore di un supermercato del naturale ha dichiarato che dopo lo scandalo dei polli alla diossina gli introiti sono aumentati del 20 cento. L'alimentazione biologica cresce sull'onda dell'emotivita' e non per una reale conoscenza del metodo di coltura. E questo permette una serie di speculazioni. ATTENZIONE ALL'ETICHETTA E ALLA DISINFORMAZIONE Le parole "naturale", "ecologico" sono tra le piu' abusate in pubblicita' e sulle etichette. Questo penalizza il settore "veramente" biologico e consente una serie di speculazioni a danno di chi non riesce a districarsi nella giungla del "naturale". Naturale non vuole dire niente, ecologica neppure. Quasi tutte le grandi distribuzioni vendono prodotti che evocano una agricoltura "naturale", ma non sono certificate e neppure biologiche quindi non si spiega perche' devono costare di piu'. La Novartis (multinazionale della chimica e della biotecnologia) ha creato una linea biologica (ma non sempre), La Ce'real. Tra alcuni prodotti alcuni sono certificati secondo la legge come biologici, altri riportano sulla scatola la scritta "cereali non trattati" (definizione alquanto ingannevole ma che non vuole dire nulla), ma se si telefona al numero verde disposto dalla Novartis al servizio dei consumatori viene dichiarato che sono biologici, ma e' un falso poiche' non vi e' nessuna conferma o certificazione che provi che cio' sia vero. E' un diritto della Novartis avere una linea biologica ma non e' un suo diritto confondere le idee sull'unico sistema alimentare che bandisce la chimica e gli organismi geneticamente modificati. C'e' da fare attenzione anche ad alcuni prodotti in commercio che riportano in etichetta la scritta "bio" (un nota marca di yogurt francese, un parmigiano, un sale, per esempio). L'Unione Europea ha deciso di recente che i prodotti che riportano in etichetta la parola "bio" senza esserlo possono continuare a farlo fino al 2006 se hanno depositato il marchio prima del 1991 (devono farlo subito se hanno depositato il marchio dopo il 1991, anno dell'entrata in vigore del regolamento CEE sull'agricoltura biologica), in alternativa dovranno diventare davvero biologici. Inoltre vanno fatte alcune precisazioni: lotta integrata e' un sistema che non elimina i pesticidi ma li riduce cercando di adottare un metodo che si pone a meta' strada tra la lotta biologica e quella chimica. L'alimentazione biologica e' soltanto una, quella certificata, e ha una etichetta trasparente che deve riportare le seguenti scritte: "da agricoltura biologica", "regime di controllo CEE", il codice dell'azienda produttrice, varie autorizzazioni ministeriali e il marchio dell'ente di certificazione (per esempio BIOS, CODEX, AIAB, ECOCERT Italia, QC&I, IMC (Istituto Mediterraneo di Certificazione), Suolo e Salute, CCPB (Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici), Bioagricert, inoltre per la sola provincia autonoma di Bolzano e' stato riconosciuto l'ente di certificazione BIOZERT (che e' tedesco). Una delle ennesime concessioni antinazionaliste concesse all'Alto Adige dallo Stato italiano (in questo caso dal Ministero delle Politiche Agricole). Queste informazioni fondamentali dovrebbero essere conosciute da tutti. Non e' cosi' e c'e' una ragione: non sono mai stati stanziati soldi dal nostro governo per promuovere un'informazione adeguata. Sono stati stanziati invece dall'Unione Europea che ha promosso nel 1999 un "Decalogo per la sicurezza alimentare" costato piu' di un miliardo. Soldi buttati visto che la sua pubblicazione ha sollevato un vespaio di polemiche a causa di una imprecisione nella definizione del biologico, si scriveva infatti che nel metodo biologico "l'impiego di concimi chimici e di antiparassitari e' stato ridotto all'essenziale". E' una definizione falsa che puo' andare bene per la lotta integrata. Inoltre vengono inseriti nello stesso capitolo il biologico e il geneticamente modificato, chissa' perche', visto che nel biologico e' vietato categoricamente l'OGM. Responsabili di questa disinformazione sono in tanti: primo tra tutti l'Unione Nazionale Consumatori che coordinava il progetto, poi numerose associazioni di consumatori, Legambiente, una lunga serie di gruppi di produttori, distributori (tra cui la Coop, che ha distribuito il decalogo), perfino la McDonald's e il tutto e' stato fatto sotto il patrocinio del Ministero della Sanita' e delle Politiche Agricole. Assenti a quel tavolo erano gli operatori del settore del biologico. Come spiegarsi tutto questo? Forte e' il sospetto che il sistema alimentare dominante stia tentando una sorta di boicottaggio e depistaggio per confondere le idee ai consumatori. BIOLOGICO E BIODINAMICO Nell'attesa che le autorita' informino adeguatamente i consumatori cerchiamo di capire cos'e' il metodo biologico usato in agricoltura. Prima di tutto la chimica viene bandita categoricamente. Oggi e' possibile trovare concimi e insetticidi naturali gia' preparati dall'industria. Per concimare si usa il letame o preparati a base di leguminose, ricche di azoto. Per combattere i parassiti e gli insetti dannosi si usa anche la lotta biologica che inserisce gli insetti utili che si nutrono dei parassiti delle piante o le trappole ai ferormoni che attirano i maschi di alcune specie di insetti dannosi alle piante. In questi ultimi anni l'agroecologica ha messo a punto sistemi scientifici di difesa naturali migliorando il sistema agricolo usato per millenni dall'uomo (prima che arrivasse la chimica, soltanto 50 anni fa). Comunque sono ancora molto in uso antiparassitari e antifungicidi tradizionali come il solfato di rame, che essendo un metallo viene ammesso nel metodo biologico. Mentre sui terreni convenzionali si usano i pesticidi per togliere le erbacce, nell' agricoltura biologica il diserbo e' a macchina o a mano. Anche nel biologico si possono ottenere frutta e verdura di serra, al posto degli ormoni sintetici si utilizzano impollinatori naturali come i bombi (simili ai calabroni). Nel metodo biologico non sono ammessi i conservanti chimici per mantenere a lungo la frutta ma esclusivamente la conservazione con il freddo. Tutti questi sistemi alternativi alla chimica aumentano i costi, la mano d'opera e la perdita del prodotto e giustificano in parte i prezzi piu' alti rispetto ai prodotti convenzionali. Biodinamica Guardando bene le etichette si puo' notare che il biologico non e' l'unico metodo che bandisce la chimica, esiste infatti la biodinamica che si distingue sul mercato grazie al il marchio Demeter. La biodinamica usa la lotta biologica ma ha come obiettivo principale quello di rendere la terra piu' ricca di vita, per fare questo si utilizzano preparati naturali da unire al terreno al momento dell'irrorazione, della semina e da unire ai concimi che si ottengono dal compostaggio del letame. L'agricoltura biodinamica deriva da una teoria filosofica (antroposofia) elaborata negli anni '20 dal filosofo austriaco Rudolf Steiner. E' un metodo che rispecchia il principio dell'armonia della terra con le forze della natura. Ogni trattamento infatti, dalla semina alla concimazione, rispetta il calendario lunare, i ritmi cosmici. Spesso i biodinamici vengono considerati "stregoni" per questo pedissequo rispetto dei ritmi cosmici. E in molti sorge il dubbio che questo sistema sia in armonia con la natura ma non abbastanza produttivo. Le prove che la biodinamica sia anche produttiva sono sempre piu' numerose. Noi abbiamo trovato un'azienda nel Lazio, dove si trova Agrilatina, che produce frutta e verdura che arrivano sulle tavole di tutta Europa. Ma i prodotti biologici sono anche i trasformati: burro, biscotti, pane, marmellate... La grande differenza tra questi prodotti e quelli comuni (oltre all'origine biologica degli ingredienti) sono i processi industriali diversi che tendono a non alterare le proprieta' organolettiche dell'alimento. Inoltre viene ridotta all'essenziale la lista degli additivi, quella degli aromi, che devono essere naturali, e quella dei conservanti (sono ammessi, incredibilmente, i nitrati nei salumi in deroga al regolamento, ma molti produttori non ne fanno uso). I grassi industriali devono avere una chiara origine e non sono ammessi quelli dalla definizione poco chiara che si trovano nei prodotti convenzionali. Per saperne di piu' sull'agricoltura biodinamica e la filosofia alla quale si ispira: <http://www.rudolfsteiner.it/

> LA GARANZIA BIOLOGICA E GLI ENTI DI CERTIFICAZIONE Per definirsi produttori biologici o biodinamici bisogna seguire un regolamento ben preciso e sottoporsi al controllo da parte di uno dei nove enti di certificazione autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole. Il controllo viene fatto da ispettori regionali. Gli enti di controllo devono fare rispettare la legge che regolamenta il metodo biologico in agricoltura (che e' del 1991) e quello nell'allevamento (che e' dell'agosto 2000). Gli enti possono anche essere piu' restrittivi del regolamento rifacendosi a norme private di organismi internazionali o a proprie regole. In altre parole ci sono enti piu' severi di altri. Il punto debole del sistema sta nel fatto che a pagare gli enti di certificazione siano le aziende. Il controllato paga il controllore con una quota annuale e con una percentuale sulle vendite. E' cosi' in tutta Europa, ad esclusione di un paio di nazioni. La severita' di un ente si vede per esempio quando deve accettare la richiesta di conversione di un produttore, ovvero quando un'azienda convenzionale decide di abbandonare la chimica. Per poter essere ammesso deve sottostare a determinate regole tra le quali produrre esclusivamente biologico, limitare al massimo le fonti di contaminazione esterna e quindi attivarsi per esempio inserendo siepi tra il proprio appezzamento e quello del vicino che usa la chimica, oppure usare depuratori per l'acqua. La fase di conversione dura dai due ai tre anni per coltivazioni in terra e molto meno per quelle in serra. Durante questo periodo non e' possibile vendere i propri prodotti come biologici. L'ente di certificazione puo' anticipare la fase di conversione ma soltanto a determinate condizioni e solo se l'azienda dimostra che da tempo usa la lotta biologica. Il dubbio e' che ci siano troppe conversioni miracolose, dato il momento storico che stiamo vivendo, di grande esplosione del mercato del biologico (negli ultimi cinque anni le aziende italiane biologiche sono passate da quattromila a quarantamila). La serieta' di un ente si vede anche durante le ispezioni annuali, che vengono fatte soprattutto sulle carte e sui terreni. Gli ispettori devono essere sufficientemente esperti (e onesti) nell'individuare eventuali irregolarita' (come l'uso di pesticidi). Nel caso di sospetti di avvenute irregolarita' l'ente puo' procedere con una analisi chimica del terreno o del prodotto. Un solo ente di certificazione (BIOS) prevede un'analisi annuale obbligatoria per ogni azienda. Il controllo viene fatto soprattutto sulle fatture che devono dimostrare l'acquisto di concimi e prodotti per la lotta biologica, oppure di mangimi biologici, o, per chi trasforma, sugli acquisti degli ingredienti base biologici. Qualsiasi decisione presa in merito alle aziende (valutazione delle richieste di conversione, ammissioni, abbandoni, sanzioni, sospensioni, espulsioni) vengono prese da commissioni interne agli enti composte anche da rappresentanti dei consumatori e vanno poi segnalate agli uffici degli assessorati agricoltura delle Regioni delegate alle ispezioni e al controllo degli enti (relativamente alle aziende della regione di appartenenza) e al Ministero delle Politiche Agricole che si occupa di supervisionare il sistema che, come abbiamo detto, e' pagato dai controllati. Purtroppo il sistema di vigilanza delle varie Regioni funziona a macchia di leopardo (inoltre gli operatori regionali sono stati addestrati soltanto un anno fa con un corso del Ministero delle Politiche Agricole). Lo stesso Ministero delle Politiche Agricole dovrebbe vigilare ma ha poco personale ispettivo a disposizione. Lo stesso dipartimento che si occupa di biologico arruola un pugno di funzionari. Gli enti hanno per anni lavorato in quasi totale autonomia e anarchia, soprattutto nel campo dell'allevamento biologico, mai incentivato dai nostri politici che, a differenza di altri colleghi europei, hanno atteso il tardivo regolamento comunitario (giunto nel 1999). Il vuoto legislativo che ha frenato lo sviluppo del settore ha dichiaratamente privilegiato il sistema produttivo intensivo, quello basato su mangimi industriali (anche a base di farine di carne), sul sistema crudele e innaturale degli spazi angusti per gli animali trattati come macchine e non come essere viventi, ingrassati a ritmo continuo e sostenuti da considerevoli dosi di farmaci (che finiscono nel piatto). il sistema alimentare dominante e' stato evidentemente l'unico possibile per i nostri ministri (ad esclusione di De Castro e Pecoraro Scanio, gli unici che hanno invertito la rotta).

BIOLOGICO, MA QUANTO MI COSTI!

L'aspetto piu' evidente rispetto ai prodotti coltivati secondo il metodo convenzionale (uso della chimica) e' nel prezzo. Di fatto il prezzo piu' alto dei prodotti biologici e' motivato proprio dal tipo non intensivo di coltivazione, da una esigenza maggiore di mano d'opera e da un maggiore scarto di prodotto (poiche' e' severamente vietato l'uso di conservanti chimici). Ma la ragione del prezzo alto che piu' pesa sta nel circuito distributivo, che e' nelle mani di pochi che possono permettersi di governare il sistema dei prezzi. Sono i distributori, infatti, che determinano i prezzi d'acquisto ai fornitori e agli acquirenti. E c'e' ancora molta arbitrarieta' nel determinare i prezzi, che spesso non rispecchiano il reale costo ma (per esempio) la difficolta' ad andarlo a recuperare. Questo potere nelle mani di pochi distributori che fino ad oggi ha giocato sulla esclusivita' del prodotto verrebbe meno se i prodotti biologici fossero diffusi capillarmente. Infatti i costi aumentano per i distributori quando con un carico devono girare per una provincia (o per una regione o per l'Italia) e scaricare piu' volte. Guardando l'evoluzione del mercato del biologico in altri Paesi europei dove e' piu' diffuso (Olanda, Germania, Austria) i prezzi sono notevolmente piu' bassi. Adesso anche la grande distribuzione italiana ha creato una linea biologica (primi tra tutti Esselunga, seguita da Coop) i costi della distribuzione si allineano su parametri standard. Noi abbiamo fatto una spesa parallela in una di queste catene distributive acquistando prodotti alimentari fondamentali alla dieta (latte, pane, uova, pasta, eccetera) biologici da una parte e convenzionali (di marca) dall'altra e abbiamo speso il 15 per cento in piu' per la spesa biologica. Se non avessimo acquistato prodotti di marca il divario sarebbe stato maggiore, ma questo spiega anche i costi della pubblicita' che nel biologico (per ora) ancora non ci sono, fatta esclusione per poche realta' note (che infatti costano molto di piu' rispetto a prodotti biologici equivalenti). Esistono ancora molti prodotti che costano anche il doppio rispetto ad altri convenzionali, per esempio la frutta esotica, ma a ben guardare ci sono valide ragioni come situazioni di sfruttamento sia di personale impiegato che della terra, situazioni che nel biologico non vengono attivate (per esempio le banane biologiche sono prodotte da cooperative e non da multinazionali che riescono ad abbassare i costi sfruttando i lavoratori e impiegando molti pesticidi e conservanti dannosi per la salute sia di consuma che di chi maneggia certe sostanze durante le fasi di lavorazione).

IL PREZZO DELLE DEROGHE (E DELLE DIFFERENZE)

Si dice che il prezzo giusto del prodotto biologico non dovrebbe superare il 30 per cento del prezzo di un equivalente non biologico. Ma non e' sempre un indice esatto, poiche' all'interno dello stesso prodotto biologico ci sono differenze di metodo. Esistono molti produttori biologici "puri", che utilizzano mangimi biologici al 100 per cento e rispettano al massimo l'animale concedendogli spazi di movimento notevoli, anche il pascolo, ma va detto che il nuovo regolamento comunitario recepito in agosto dall'Italia e da molti altri Paesi europei concede molte deroghe, per esempio spazi ristretti e perfino la catena ai bovini purche' si inizi la conversione dimostrando di avere iniziato l'adeguamento degli spazi. Tutto questo per incentivare la conversione. Ma dieci anni sembrano troppi (il ministro delle politiche agricole Pecoraro Scanio ha posto il limite a due anni, ma le associazioni del mondo del biologico sono insorte, quindi vedremo chi la spunta dopo la postilla che si fara' alla legge proprio in seguito alle reazioni del mondo produttivo). Noi speriamo che da una parte si pensi a incentivare il mercato pur senza penalizzare chi produce biologico puro e soprattutto i consumatori che non possono capire le differenze dall'etichetta. Lo stesso vale per la deroga sui mangimi che possono contenere anche il 15 per cento di ingredienti non biologici (soprattutto la soia, monopolizzata dal mercato del transgenico). Per informazione va detto che chi adotta il metodo biodinamico non si appella a questa deroga sul mangime. E' l'unica indicazione che posso dare a chi acquista, ma auspichiamo che i produttori scrivano sull'etichetta piu' indicazioni possibili per orientarci nell'acquisto e farci capire per esempio cosa c'e' dietro la produzione del latte, delle uova, della carne. Noi abbiamo fatto un parallelismo tra un allevatore avicolo che produce uova secondo il metodo biologico in provincia di Treviso e un altro che adotta il metodo biodinamico in provincia di Civitavecchia. Notevoli sono le differenze, eccole: il primo ha il pascolo obbligatorio per legge (4 m2 per gallina) ma nel capannone stipa diecimila galline (neanche libere di uscire quando vogliono visto che viene lasciato libero l'accesso al pascolo soltanto se non piove perche' la produzione di uova diminuisce se le galline si bagnano le zampe); l'altro lascia le galline libere di entrare e uscire dalle casette che condividono con poche "colleghe", permettendo cosi' lo strutturarsi della loro vita sociale naturale; inoltre lo spazio di movimento e' notevole (19 m2 per gallina). Visto che "gallina vecchia fa buon brodo" ma poche uova l'allevatore di Treviso uccide le galline dopo il secondo anno di produzione, l'allevatore di Civitavecchia invece le fa vivere fino a tre anni, sebbene la produzione di uova cali considerevolmente dal secondo anno in poi (negli allevamenti convenzionali, oltre ad essere in gabbie o allevate a terra ma in spazi molto ristretti, le galline vivono un anno). Per avere i dati aggiornati sul mondo del biologico, un elenco delle aziende produttrici, dei supermercati e dei mercatini e altri riferimenti pratici: <http://www.biobank.it/

> Per sapere come funziona il sistema di certificazione basta navigare in un sito di un ente: <http://www.bioagriccop.it/>, <http://www.aiab.it/>, <http://www.ccpb.it/

> OLTRE IL BIOLOGICO Sul prezzo dei prodotti incide anche il costo della certificazione che il produttore deve sostenere e che alla fine paga il consumatore. E' assurdo che chi sostiene l'unico sistema alimentare sicuro debba pagare per garantire che i veleni stiano alla larga. Infatti il sistema del biologico e' l'unico al momento che garantisce un controllo dal seme al piatto. E' il modello della sicurezza alimentare. Ma e' una lampante contraddizione che questo modello non venga adottato dal sistema produttivo dominante, quello che porta con se' i veleni, e i grandi numeri, quello del consumo spinto della chimica e dell'allevamento intensivo, quello che sempre piu' spesso sfugge al controllo, come provano il caso dei polli alla diossina e della mucca pazza. Andiamo per ordine: i pesticidi, i fitofarmaci, i concimi, i diserbanti chimici. Siamo il paese europeo che ne usa di piu', subito dopo l'Olanda. Sono passati dieci anni dal referendum che voleva una legge che ne limitasse l'uso. In occasione di quel referendum, che non passo' soltanto perche' non si raggiunse il quorum, ben 18milioni di italiani votarono "no" ai pesticidi nel piatto. Una chiara richiesta di regolamentare l'uso dei veleni. Ripetiamo: 18 milioni di italiani che per i nostri governanti evidentemente valgono meno delle lobbies della chimica e degli interessi degli agricoltori, enorme serbatoio di voti. E allora via libera ai signori della chimica, con uno Stato che per non mettere i bastoni tra le ruote consente la compravendita di veleni come se fossero caramelle. Da anni si chiede un controllo reale, una ricetta per chi acquista. Non esiste. Esiste un patentino che gli agricoltori devono procurarsi per comprare i pesticidi considerati piu' tossici. Ma chi vigila sull'uso corretto dei pesticidi? I controlli vengono fatti a campione dalle ASL. L'1,6 per cento di campioni prelevati e' fuori dai limiti sui residui. Ma cio' non toglie che portiamo in tavola numerosi veleni, come rivela una indagine fatta raccogliendo i dati ufficiali di Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Campania e Trentino dall'associazione Verdi Ambiente e Societa', secondo la quale quasi la meta' della frutta e verdura e' contaminato da pesticidi. Dentro i limiti decisi chissa' da chi. Limiti che tengono conto delle relazioni con il corpo adulto e mai di quello del bambino. E questo sistema di controllo, se cosi' si puo' chiamare, non tiene conto della somma di piu' pesticidi. Nonostante il mondo della ricerca oncologica da anni ribadisca il concetto che l'associazione tra piu' sostanze attive puo' avere potere cancerogeno. I pesticidi sospettati di essere pericolosi vengono ugualmente usati? Per capire quanto sicuro sia il sistema alimentare dominante abbiamo preso ad esempio uno dei pesticidi piu' usati: il mancozeb, un fungicida tra i piu' diffusi, viene usato su frutta e verdura per prevenire le muffe da circa 40 anni. Evidentemente il principio di cautela non viene adottato. Le prove sono in una lista nera dove vengono elencati i fitofarmaci piu' pericolosi, tra cui compare il mancozeb. Da non crederci: secondo l'Unione Europea il mancozeb viene catalogato come possibile teratogeno (ovvero puo' creare dei danni al feto), per lo IARC (Centro Internazionale di ricerca sul cancro) viene considerato probabile cancerogeno, e secondo la Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale del Ministero della Sanita' c'e' una convincente evidenza di cancerogenicita'. Questo mentre un altro ufficio del Ministero della Sanita' autorizza il commercio del mancozeb (e purtroppo anche di molti altri principi attivi inclusi nella lista nera). Non si capisce quale prova serva ai tutori della nostra salute per proibire l'uso di certe sostanze. Il solo sospetto non basta? Perche' non cercare le prove allora? Non lo ha fatto il nostro governo (e nessun'altro) ma la Fondazione Europea di Oncologia e Scienze Ambientali B: Ramazzini di Bologna che ha sperimentalmente provato che il mancozeb e' un cancerogeno multipotente, in grado di essere cancerogeno per diversi organi. La ricerca sara' pubblicata su una rivista scientifica nel 2001. Nel frattempo il mancozeb continuera' a riempire la nostra frutta, la nostra terra, le nostre acque. Forse continuera' anche dopo.

B) ECCIPIANTI E CONSERVANTI NEI MEDICINALI

 

Non ho ancora fatta una ricerca al riguardo, ma ho il mio corpo che mi avvisa (vado in ipotermia) quando c’è un medicinale che mi fa male: ad esempio Eparina sodica, salvavita per le tromboflebiti, in fiale intramuscolari. Non faccio reazione invece all’Eparina in crema, che viene spalmata sulla zona in cui si presenta il nodulo.

Mi è capiatato di fare allergia o incompatibilità, chiamatela come volete, a creme al cortisone spalmate all’ospedale su punture d’insetti, all’interno tra gli eccipienti c’era l’alluminio…..

Per fortuna che esiste il Flubason, corticosteroide, emulsione in acqua/olio, in monodosi e senza conservanti: così dice il "bugiardino" ma forse questa volta è vero perché lo tollero benissimo.

Domanda: perché le case farmaceutiche non sono controllate anche per gli additivi?

Credo di aver riportato troppo. Ora con alcuni medici continuo la mia battaglia: volete aiutarmi e …aiutarvi?

Saluti da Angela Bonora, via Matteotti, 6 - 40016 San Giorgio di Piano (BO) -

Tel 051 66 30 279 / Cell 347 22 55 00 9

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