L'Italia è in guerra:
dobbiamo necessariamente ragionare su questa decisione incostituzionale e che viola apertamente le stesse leggi della democrazia (bloccata) del nostro Paese. Dobbiamo capire che cosa si sta decidendo, insieme alla partecipazione alla guerra, diversamente lo stesso "che fare" rischia di essere inadeguato, dilettantisco, superficiale. Dobbiamo farlo con onestà morale ed intellettuale aprendoci al confronto e allo scontro delle idee ma dobbiamo, ora, produrre iniziative in ogni territorio verso luoghi di lavoro e di studio, nei mercati, tra la gente, per pretendere il ripristino della legalità (resistere) e per continuare a coltivare la speranza di un nuovo mondo necessario, un'alternativa di società (avanzare). Unire dal basso, creare coscienza e precisare il presente, farsi aiutare dalla memoria, per raggiungere uno scopo, dentro un programma ed un progetto (oltre le stesse realtà antagoniste, critiche, rivoluzionarie... oltre il nostro cortile di casa). Abbiamo detto e lo ribadiamo: "questa guerra non è un evento occasionale, irrazionale, dettato da semplici accadimenti economici o da sconvolgenti azioni scatenanti (il terrorismo rientra in questa categoria) ma uno strumento strutturale e interno al modo di produzione capitalistico, ai processi di accumulazione, alla gestione della crisi. Una guerra "calda" ad egemonia statutinitense in uno scenario in cui l'economia di mercato è dominata fortemente dal capitale finanziario e dalle grandi società transnazionali con divari sempre più incolmabili tra Stati e continenti e nuove "dipendenze". E' la guerra per l'imposizione dell'economia di guerra (a maggior ragione in espansione dopo la "guerra fredda"). E' una guerra che se ci vede assenti nell'essere contro viaggierà senza ostacoli verso la stessa estinzione delle classi in lotta. Il lavoro ha "creato" l'uomo e il furto dello stesso disuguaglianze, immiserimento, ingiustizie, repressione ed oppressione, violenza: guerra: guerra dichiarata ad ogni opposizione per il predominio della minoranza sulle moltitudini in nome del profitto: guerra dichiarata alla stessa umanità tuttavia da coinvolgere sulla base di passioni negative. E' una guerra dichiarata alla rivoluzione dell'uomo e alla sua coscienza. Si vuole imporre l'etica dell'avere contro quella dell'essere. E' il conflitto scatenato dal parassitismo e dalle burocrazie, dall'illegalità che emerge e decide imponendo pensiero unico, corruzione, legge del più forte e conseguenti esplosioni di integralismi non solo religiosi ma anche economici ed invadenti l'intera sovrastruttura. E' nascondere tra il rumore delle bombe e inascoltate voci di innocenti inermi (sotto le torri di New York come in Medio Oriente, come in altre guerre locali, come ieri in Vietnam e poi in Africa, nella vecchia Europa e ancora in Palestina... tra il silenzio di desaparecidos argentini e americolatini o indocinesi o algerini sgozzati e assassinati e torturati da chi fomenta follie e ne inventa altre con il pretesto di eliminarle) appetiti insaziabili di iene voraci alle prese con la loro incapacità di dominare il pianeta e desiderosi di regolare i conti contro gli uomini e le donne del popolo libero. Illusi di ottenere un nuovo "ciclo di sostituzione", riprese economiche, boom che non esistono inventano l'assassinio legalizzato come nuovo oppio di cui non poter fare a meno. Le guerre costituiscono l'essenza dell'imperialismo anche contro i propri alleati provvisori, inventati, diponibili od obbligati... L'informazione deviante e deviata (come taluni servizi segreti) diventa un'ulteriore "manu militari"... Saranno più evidenti i dislivelli tra le classi e ne usciremo (tra nemici invisibili e pretese supremazie, tra regionalismo avanzante e nuovo colonialismo, tra paure e incertezze) ancora più "emarginati"...: un grande Stato del profitto e la miseria come nuovo Welfare è già all'orizzonte. E' una guerra contro gli inermi e contro l'ambiente, contro le libertà e le diversità per imporre ogni cinica e scellerata scelta funzionale ad una neo-globalizzazione senza modernità. E' anche una guerra ipercapitalistica voluta mentre squilibri e contraddizioni di poteri cinici non trovano sbocchi nè soluzioni perchè il capitalismo non è riformabile: persuade, si perpetua ma rimane la negazione della storia e del libero sviluppo del genere umano. La pace è mutare lo stato di cose presente: e intanto non bisogna attenderlo ma, tra piccole lotte e grandi eventi, predisporlo. Questa guerra ci presenta, dunque, un malato che intende appestarci e che già ha contagiato tanta parte della sinistra ed ecco la Potenza per eccellenza in opera per appropriarsi di ricchezze, degli averi di altri, anche dei suoi stessi concorrenti e coinvolti, e porsi come creditrice non solo in termini economici ma raggiungendo anche quelli culturali, sociali e psicologici... Chi ha votato per la guerra umiliando il Parlamento italiano, le istituzioni nate dalla guerra antifascista (terreno per allargare la democrazia e per edificare una società alternativa), il popolo che tuttavia non rappresenta, ha compiuto un atto di tradimento della Patria prima, dell'Europa anche, del mondo e con il consenso delle più alte cariche dello Stato partenalistiche e asservite. "Il genocidio" in corso da anni si allarga e non basterà un minuto di silenzio per esprimere dolore e rabbia pensando agli occhi ormai spenti e che pure sorridevano di chi subisce ingiustizie e continua a subirle da parte di coloro, con ipocrisia ormai antica, nell'esaltarle ti vuole convincere che le ripudia. Per quanto deprimente non può invitarci a metterci in disparte ma neppure a rifiutare una nuova unità tra diversi che non sono disponibili a subire... Il 10 in piazza facciamo il possibile per dimostrare la diversità tra un popolo vivo e civile e i nuovi barbari partoriti dal grembo sempre fecondo di passate nefandezze.
|