I
PARADISI DEL CAPITALE
di Michel Husson
Dopo l'11 settembre, gli Stati Uniti e l'Unione Europea
si sono dati
l'obiettivo di smantellare le "reti finanziarie
terroriste". Tuttavia,
intendono riuscirvi senza naturalmente mettere in
discussione la sacrosanta
liberta' di circolazione del capitale.
I "paradisi fiscali" sono paesi o territori
particolari, che non prevedono
significativa tassazione dei profitti, delle rendite,
delle donazioni e
successioni. Godono inoltre dell'assenza di trasparenza,
grazie al segreto
bancario, che puo' ad esempio spingersi fino al fatto che
un banchiere puo'
non essere obbligato a tenere registri finanziari. Il
denaro sporco
corrisponde, da parte sua, ad attivita' in piena
espansione: droga,
prostituzione, traffici, rapimenti, casino', slot
machines, vendita di
armi, mafie varie e crimini di ogni sorta. Le somme
interessate sono per
loro natura difficili da stimare.
Le valutazioni degli organismi specialistici si collocano
tra i 500 e i
1.000 miliardi di dollari, pari al 2-4% circa del Pil
mondiale.
Cumulandosi, queste cifre rappresentano un patrimonio
considerevole e
costituiscono una delle principali fonti di fondi per
tutta una serie di
istituzioni finanziarie, di intermediazione, ditte che
trattano titoli,
societa' borsistiche, ecc.
Gli introiti dell'alchimia finanziaria
Il riciclaggio e' l'operazione che procura
rispettabilita' a queste
risorse. Esso comprende tre tappe: il denaro sporco
effettua un
investimento iniziale, quindi i fondi vengono trasferiti,
reinvestiti,
convertiti finche' possono rientrare nei circuiti del
denaro "pulito". La
classica forma di riciclaggio passa per piccoli traffici
che beneficiano di
versamenti in liquido in cambio di merci o prestazioni
fittizie. Dal
momento che si tratta di produzione di massa, i paradisi
fiscali
rappresentano ovviamente la porta di ingresso del denaro
sporco destinato a
circolare in seno a societa' di copertura che
realizzeranno acquisti
immobiliari, investimenti finanziari, oppure prestiti
garantiti dai fondi
precedentemente depositati, ecc. Questa compenetrazione
induce il
magistrato Jean Maillard a sostenere, su Libe'ration del
4 ottobre sorso,
che "non esiste un'economia legale, da una parte,
che sarebbe, dall'altra
parte, il bersaglio e la vittima innocente di una
economia criminale [...]
Esiste una sola immensa economia legalcriminosa".
Per i capitalisti, il
denaro sporco rappresenta quella liberta' di circolazione
illimitata si cui
sognano tutti. Jean-Marc Sylvestre ha svelato il segreto,
una mattina su
France-Inter, sostenendo in sostanza che il denaro sporco
non e' un vero
problema quando viene reiniettato nell'economia.
E tutto questo avviene accanto a noi. Non c'e' bisogno di
recarsi in certe
isole tropicali; si puo' trovare in Europa tutto quel che
serve, ad esempio
Jersey, Monaco, il Lussemburgo o il Liechtenstein, che
sono stati oggetto
di relazioni di indagini parlamentari. Naturalmente,
questi paesi non
ricevono solo denaro proveniente da attivita' criminali,
ma servono per
l'evasione fiscale, europea e "pulita".
Annualmente, una cinquantina di
miliardi di franchi lasciano ufficialmente la Francia per
essere investiti
in altri paesi, su conti bancari privati. Si stima che le
somme che vanno
all'estero clandestinamente siano sicuramente tre o
quattro volte
superiori. Un quarto dei francesi che dispongono di un
discreto patrimonio
avrebbero aperto all'estero un conto in banca, per cui vi
sarebbero dai
200.000 ai 300.000 di questi contribuenti poco
repubblicani, che si
potrebbero anche definire criminali in colletto bianco.
Supponiamo che
ognuno di essi collochi all'estero mediamente un milione
l'anno, ed ecco
ritrovati i 250 miliardi di franchi cui i sindacati delle
imposte valutano
ammonti la frode fiscale in Francia.
Dal lato delle imprese, la prassi dei prezzi di
trasferimento e' largamente
diffusa e difficile da distinguere, come la speculazione,
da una gestione
efficiente. Il sistema consiste nel fissare prezzi
arbitrari tra le varie
filiali di una multinazionale, cosi' da ridurre l'imposta
complessiva
versata. In effetti, e' preferibile effettuare prestiti
laddove l'imposta
sulle societa' e' elevata, e localizzare i profitti nei
paesi meno
rigorosi. Tutti questi esempi dimostrano il livello di
compenetrazione tra
lecito e illecito nel funzionamento dell'attuale
capitalismo.
Per altro verso, dal momento che e' pur necessario che la
concorrenza
accetti qualche regola, il G7 ha dato vita nel 1989 al
GAFI (Gruppo di
azione finanziaria sul riciclaggio dei capitali), che si
e' dedicato a fare
l'inventario dei paradisi fiscali. La battaglia, pero',
non deve andare
contro la flessibilita' del capitale; e' l'argomento
sviluppato dagli Stati
Uniti alla Conferenza organizzata dall'OCSE lo scorso
maggio. L'attuale
Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Paul O'Neill, si
dichiarava
"turbato dalla deduzione implicita che saggi di
tassazione bassi siano per
loro natura sospetti". Si ergeva cosi' a difensore
della liberta' di
ciascun paese "di organizzare come vuole il proprio
sistema fiscale". In
altri termini, gli Stati Uniti hanno scientemente
sabotato il primo
tentativo di sanzionare la prassi dei paradisi fiscali,
ormai precisati e
individuati in modo abbastanza generalizzato e
relativamente rigoroso.
Questa e' anche la posizione di Berlusconi. Ricordiamo le
sue recenti
dichiarazioni sulla "civilta' occidentale" che
sarebbe superiore all'altra,
per il proprio attaccamento alla liberta'. A pochi giorni
di distanza, si
e' capito meglio quale ne fosse la sua interpretazione,
quando ha
depositato un progetto di legge sulla cooperazione
giudiziaria
internazionale. Anziche' facilitarla, il progetto
moltiplica gli ostacoli
allo scambio di commissioni rogatorie tra paesi ed ha
soprattutto lo scopo
di mettere Berlusconi al riparo da indagini sui suoi
affari privati.
Gli strumenti per sradicare il riciclaggio
Gli ostacoli a una lotta vera e propria contro il denaro
sporco non sono
dunque tecnici. I magistrati che hanno sottoscritto
l'appello di Ginevra
del 1996 sono tornati a scrivere (Le Monde, 10 maggio
2001). Essi traggono
le conseguenze da Re've'lation$, il libro di Ernest
Backes e Denis Robert,
che dimostra come le camere di compensazione
(Clearstream, Euroclear,
Swift) utilizzino procedure informatiche che potrebbero
consentire di
effettuare un controllo esaustivo. Tutte le transazioni,
anche quelle piu'
oscure, vengono infatti registrate in una specie di
grosso registro
informatico (dopotutto, anche i delinquenti hanno bisogno
di garanzie). La
proposta dei magistrati, ripresa da Attac (vedi Scheda
allegata), consiste
nel raggruppare in un unico organismo le camere di
compensazione, una delle
quali (Clearstream, con sede in Lussemburgo) e' oggetto
di una procedura
per riciclaggio. I magistrati chiedono inoltre che non si
riconosca piu'
valore giuridico ad atti registrati da o tramite societa'
off shore. Questa
misura avrebbe potuto venire introdotta in Francia nella
legge sulle "nuove
regolamentazioni", ma i dispositivi di questa non si
spingono molto in la'.
Quanto al Parlamento europeo, vota raccomandazioni in cui
prevale
regolarmente la preoccupazione del rispetto delle regole
della concorrenza
bancaria.
Anziche' intervenire decisamente sull'intera partita, in
realta' si sta
facendo di tutto per affrontare a parte le reti
finanziarie terroristiche,
come se si potessero isolare. La repressione selettiva
condotta in funzione
degli elenchi stilati dalla CIA sfugge a qualsiasi
controllo giuridico,
condanna i "partner" degli Stati Uniti a
svolgere un ruolo di ausiliari del
giudice. Accanto a questo c'e' un altro rischio, quello
di cogliere il
pretesto della lotta al terrorismo per attaccare
seriamente le liberta'
politiche. Ad esempio, il mandato di arresto europeo, che
sostituisce le
procedure di estradizione, e' una misura liberticida, per
dirla con Evelyne
Sire-Marin, presidente del Sindacato della magistratura,
che lancia questi
avvertimenti su Libe'ration del 2 ottobre: "Ormai,
con la scusa della lotta
al terrorismo, i manifestanti, gli stranieri e chi si
oppone all'ordine
neoliberista dovranno solo comportarsi bene!".
[Per saperne di piu':
Jean Maillard, Le marche' fait sa loi, Ed. Mille et une
nuits
Denis Robert, Ernest Backers, Re've'lation$, Ed. Les
Are'nes]
* * *
Scheda 1
Posizione di ATTAC
Attac non ha aspettato l'11 settembre per affrontare la
lotta ai paradisi
fiscali (Monaco, dicembre 2000; Jersey, giugno 2001;
Lussemburgo, 6 ottobre
scorso), e questo per un ovvio motivo: la loro esistenza
era uno degli
argomenti, sicuramente il piu' cinico, per spiegare che
la "tassa Tobin"
era impossibile. Attac appoggia le manifestazioni
antiguerra del 6-11
ottobre e ha precisato la propria posizione in un
comunicato del 4 ottobre
scorso.
Per quanto riguarda le misure prese dagli Stati Uniti,
Attac "chiede che
tali misure, peraltro troppo limitate, non si riferiscano
solo ai
finanzieri del terrorismo, ma valgano per tutti coloro
che vivono di
traffici (droghe, armi, esseri umani, animali, ecc.), di
rackets, di frodi,
corruzione, ecc. I guasti forse sono meno clamorosi, ma
non meno
intollerabili: messa in discussione dei bilanci pubblici,
difficolta'
finanziarie ed economiche per tanti Stati, miseria per
intere popolazioni,
arretramento dei valori democratici, ecc. Ogni
limitazione di tali misure
costituirebbe il sintomo che i governi intervengono
ipocritamente, come del
resto fa il governo francese il quale, per bocca di
Fabius, ha appena
annunciato la creazione di una cellula
antiriciclaggio limitata al denaro
del terrorismo, quando gli strumenti che gia' ci sono (ad
esempio Tracfin e
i Poli economici e finanziari) non sono stati dotati
delle risorse umane e
materiali indispensabili per la lotta alla criminalita'
finanziaria. [...]
Attac chiede percio' che si prendano misure concrete per:
· imporre la possibilita' di ricostruzione dei percorsi
delle operazioni
finanziarie internazionali: va instaurato il controllo
pubblico delle
camere di compensazione (societa' di clearing);
· annullare i rapporti con tutti gli enti giuridici non
trasparenti
(societa' di copertura, trusts, ecc.): vanno previsti la
nullita' dei
rapporti giuridici con tali enti e il congelamento dei
loro beni;
· rendere piu' efficace al livello europeo la lotta alla
criminalita'
transnazionale: e' ormai necessario unificare le norme
fondamentali di
diritto penale e creare una procura europea."
Scheda2
Dove si trovano i paradisi fiscali?
Gli elenchi ufficiali sono instabili e incompleti.
Preferiamo fornire
l'elenco stabilito da Jean Maillard nel suo libro Un
monde sans loi (Stock,
1998):
Antille: Bermuda, Bahamas, isole Turks e Caicos,
Repubblica Dominicana,
Isole Vergini britanniche e statunitensi, Saint Kitts e
Nevis, Anguilla,
Antigua e Barbuda, Montserrat, Barbados, St Vincent e
Grenadine, Cayman,
Giamaica, Aruba, Antille olandesi, Grenada.
America latina: Belize, El Salvador, Costa Rica, Panama.
America del Sud: Uruguay, Paraguay.
Africa: Gambia, Liberia.
Atlantico: Capoverde, Sant'Elena, Madera.
Pacifico: Polinesia francese, Isole Pitcairn, Isole Cook,
Arcipelago Tonga,
Figi, Vanuatu, Samoa occidentali, Nauru, Isole Marshall.
Asia: Labuan, Filippine, Hainan, Hong Kong, Singapore,
Afghanistan, Emirati
Arabi Uniti, Bahrein, Oman, Libano.
Oceano Indiano: Maldive, Seychelles, Mauritius.
Europa: Dublino, Jersey, Alderney, Sark, Andorra,
Gibilterra, Ceuta, Isola
di Man, Lussemburgo, Svizzera, Liechtenstein, Monaco,
Vaticano, Malta, Cipro.
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