Come
nasce il Laboratorio dei Disobbedienti
di Flavia D'Angeli (esecutivo nazionale dei\delle Giovani
Comunisti\e)
Dopo l'esperienza dello Stadio Carlini a Genova,
l'Assemblea Nazionale dei
Social Forum di Firenze e' stata anche l'occasione del
"lancio" del
Laboratorio della Disobbedienza Sociale, che vede la
partecipazione delle
strutture nazionali e locali che avevano dato vita, nelle
giornate
genovesi, alle azioni di disobbedienza civile. Quindi, i
Centri Sociali che
negli ultimi anni hanno dato vita alle Tute Bianche, i
Giovani Comunisti,
la Rete No Global di Napoli e quella RAGE di Roma.
Oltre alle strutture gia' esistenti la cosiddetta
"area dei disobbedienti"
ha coinvolto anche molte esperienze giovanili e
studentesche sparse sul
territorio nazionale, che pero' nella
"presentazione" di Firenze non hanno
avuto modo di esprimersi.
L'esplicitazione di questo progetto politico, in realta',
rappresenta solo
l'ultimo passaggio di un percorso di confronto
articolato, che ha visto
iniziative comuni, comunicazioni orizzontali, a volte
"scontri", nelle
varie tappe percorse dal movimento antiglobalizzazione
italiano, a partire
dai treni per Amsterdam nel '97, passando per Praga e
Ventimiglia, per
arrivare al Carlini.
Nel mezzo c'e' stato un dibattito importante dei Giovani
Comunisti sulle
modalita' di costruzione della nostra visibilita' e della
nostra
progettualita' politica, pur riconoscendo l'importanza di
momenti unitari
del movimento stesso, che si e' focalizzato, ad esempio,
sulla questione se
adottare o meno la tuta bianca come simbolo comune - per
lo meno della
parte giovanile del movimento - o se invece riconoscere
l'esistenza, e la
legittimita', di soggettivita' politiche differenti, con
propri progetti di
costruzione, e quindi necessitati di momenti
unitari che non riducessero
le differenze in una sorta di "annessione" a
una parte. E' questo percorso
che ha portato alla scelta di essere a Genova insieme,
nella pratica della
disobbedienza civile, ognuno con le proprie forme di
visibilita'; sempre
questo percorso ha prodotto il fatto che le "Tute
bianche" decidessero, in
quell'occasione, di svestirsi di quello strumento di
visibilita'.
Dopo Genova, quindi, il confronto e' continuato e ha
preso forma, anche se
dichiaratamente transitoria, nel Laboratorio della
Disobbedienza Sociale
presentato a Firenze, e che terra' una sua assemblea
nazionale alla fine di
novembre.
Cosa puo' rappresentare la disobbedienza sociale
Fin qui tutto bene, verrebbe da dire. Ora pero' si tratta
di fare il passo
successivo, di cominciare a delineare una progettualita'
politica e sociale
che giustifichi la strutturazione di un percorso
unitario. Si tratta,
cioe', di spiegare, a noi stessi e alle altre componenti
del movimento,
cosa significa "disobbedienza sociale". Quali
sono le soggettivita' che
vogliamo contribuire ad organizzare e quali i terreni del
conflitto da
sviluppare. Quale, insomma, il progetto politico che fa
stare i Giovani
Comunisti, non come spettatori, all'interno di questo
percorso.
Consapevoli, senza piu' timidezze, che all'interno
"dell'area dei
disobbedienti" si confrontano diversi progetti
politici, diverse
impostazioni strategiche, diverse letture della realta'
sociale, anche di
quella giovanile. Dietro allo slogan, suggestivo ed
efficace, della
disobbedienza sociale, ad esempio, si possono leggere
differenti
impostazioni di lavoro sociale. E' una moltitudine di
soggettivita'
individuali, non connotata socialmente, a
disobbedire, oppure sono le
soggettivita' sociali portatrici di una potenziale
opposizione alle
politiche neoliberiste, e perche' no, al sistema
capitalista - quindi gli
studenti, i precari, i lavoratori o i disoccupati ?
I diversi progetti politici, certamente, non vanno
demonizzati, anzi vanno
riconosciuti come elementi importanti per lo sviluppo di
un movimento
unitario, ampio, nel quale, a partire proprio dai Forum
Sociali, si
confrontano e si incontrano diverse "letture del
mondo", diversi gradi di
radicalita' sociale e politica, ma comunque vanno letti e
detti per quello
che sono, per far si' che la costruzione del movimento si
accompagni,
anche, al rafforzamento della nostra progettualita'
politica, della
sinistra di alternativa anticapitalista.
A queste domande, pero', il Laboratorio dei
Disobbedienti, e i Giovani
Comunisti, non hanno ancora cominciato a rispondere, e
l'assemblea di
presentazione di Firenze, in realta', e' stata piu' una
sorta di
comizio-conferenza stampa, che non un momento di
confronto e discussione
tra tutti i partecipanti.
Anche a partire dalla giornata della Disobbedienza
Sociale convocata per il
17 novembre, e dall'adesione e partecipazione allo
sciopero dei
metalmeccanici del 16, che rappresentano un passaggio
significativo di
interlocuzione con un settore centrale del mondo del
lavoro, dovremmo
quindi cercare di entrare nel merito della nostra
proposta politica, e
provare a delineare elementi di risposta ai quesiti che,
soprattutto nei
livelli locali, ma anche nell'insieme dei Social Forum,
si pongono.
Se non siamo in grado di chiarire questi passaggi, e di
rendere visibile
una progettualita' compiuta dei Giovani Comunisti
all'interno di questo
percorso, il rischio concreto, quasi inevitabile, e'
quello di costruire
una nuova struttura, un nuovo recinto identificabile
molto piu' come
un'area politica, egemonizzata da altri per di piu', che
non come il luogo
di espressione del protagonismo sociale delle giovani
generazioni. E,
quindi, che il Laboratorio della Disobbedienza Sociale
entri in
contraddizione, e magari in collisione, con la crescita
dei luoghi unitari
del movimento, quei Social Forum che, forse attraversano
un momento di
difficolta', ma che continuano a rappresentare l'elemento
centrale per il
rafforzamento di un vero e proprio movimento sociale di
massa.
Se l'area della disobbedienza sociale non si configura,
quindi, come una
rete aperta, una componente sociale giovanile,
all'interno del movimento
tutto, rischia di rappresentare un elemento di ulteriore
difficolta' per i
Social Forum, nei quali, peraltro, buona parte della
nostra organizzazione
giovanile e' impegnata a fondo, e con successo.
Cosa dovrebbe rappresentare la disobbedienza sociale
Questo nuovo percorso deve invece saper raccogliere le
forti potenzialita'
di cui e' portatore, e rappresentare un elemento dinamico
proprio a favore
dello sviluppo dei luoghi e dei momenti unitari del
movimento, per la
costruzione del protagonismo sociale di una componente
radicale delle nuove
generazioni, che ha bisogno di identificarsi in propri
momenti di
iniziativa ed elaborazione, senza perdere di vista la
centralita' dei
momenti unitari. Insomma, i
"disobbedienti" possono rappresentare "un
di
piu'" di conflittualita' sociale nei luoghi in cui i
giovani vivono, sul
terreno del diritto allo studio come su quello della
precarieta', piuttosto
che una nuova sigla un po' troppo politicista.
Una forma di coordinamento, un luogo di confronto aperto,
una rete che non
puo' strutturarsi sui territori come una sorta di
"partitino" uguale
ovunque, ma che sappia far tesoro delle diverse
esperienze locali, assumere
forme e modalita' di esistenza in relazione ai soggetti
politici e sociali
"in carne ed ossa" presenti nelle diverse
realta', e sempre interna ai
percorsi unitari del movimento tutto, e quindi ai Social
Forum.
In questo senso l'appuntamento dell'assemblea nazionale
dei "disobbedienti"
annunciata per fine novembre, dovrebbe rappresentare un
momento reale di
discussione e confronto, in cui tutti i soggetti che
partecipano a questo
percorso contribuiscano a una piu' chiara definizione del
senso e del ruolo
di questa operazione politica.
I Giovani Comunisti
In questo quadro il ruolo dei Giovani Comunisti diventa,
se possibile,
ancora piu' importante. Non possiamo pensare di
affrontare una fase cosi'
determinante per lo sviluppo del movimento, e
un'iniziativa politica e
sociale cosi' impegnativa, senza trovare nostri momenti
di discussione e
coinvolgimento dell'intero corpo dell'organizzazione,
senza darci, insieme,
un vero e proprio progetto politico, capace allo stesso
tempo d'impegnarci
a fondo per la crescita del movimento e di esercitare un
ruolo visibile per
il rafforzamento di una prospettiva chiaramente di
alternativa, insomma per
la costruzione di una forte soggettivita' anticapitalista
tra le nuove
generazioni. Se il movimento nel suo insieme, infatti,
con la sua
piattaforma antiliberista, rappresenta il luogo
necessario per la
ricostruzione della possibilita' stessa di un'alternativa
al capitalismo, e
quindi "l'acqua in cui nuotare", l'aria per
respirare, allo stesso tempo, e
non "con un prima e un dopo", dobbiamo
contribuire alla ricostruzione,
anche a livello giovanile, di una nuova sinistra che
sappia rimettere a
tema e affermare la necessita' di un'opposizione
irriducibile al sistema
capitalista, della rivoluzione.
L'ennesimo rinvio della Conferenza Nazionale, quindi, non
va certo a
vantaggio di questa necessita' di discussione e di
riorganizzazione dei
Giovani Comunisti e sottovaluta i rischi di articolare la
nostra presenza
nel movimento in ordine sparso, deboli dal punto di vista
della
progettualita' politica, ma anche sul piano della nostra
direzione. Se,
quindi, non vogliamo correre il rischio, non di
"scioglierci nel movimento"
come a volte viene detto, ma di perdere il senso della
nostra "utilita'"
nella costruzione del protagonismo sociale delle nuove
generazioni, se non
ci accontentiamo di partecipare al percorso della
"Disobbedienza Sociale"
seguendo la corrente ma senza sapere bene dove si sta
andando, allora
dobbiamo utilizzare a fondo il percorso di discussione
interna che ci
portera' all'Assemblea Nazionale dei Giovani Comunisti
del 22 e 23
dicembre, come un passaggio fondamentale per la
definizione della nostra
cassetta degli attrezzi e del nostro filo a piombo, per
la costruzione del
movimento e della nostra organizzazione insieme.
La redazione di Bandiera Rossa News
|