Sovranità globale e guerre

Come in un macabro film , con la guerra in Afghanistan , si ripresentano sullo scenario della storia massacri e devastazione. A differenza della tragedia americana il dramma afghano, però, viene rappresentato all’insegna della banalità e della mistificazione, sicché gli Usa assumono le sembianze di angeli vendicatori , mentre le vittime innocenti risultano invisibili ,non calcolabili ,irrilevanti. D’altro canto , l’ingegneria globale seleziona gli eventi in relazione ai fini che l’assetto sistemico persegue .Da qui un clima da caccia alle streghe, che consente di riscoprire istinti primordiali , simbologie bibliche, primitivismo culturale :elementi questi quanto mai funzionali per incrementare la logica della guerra .Vero è che ossimori , eufemismi ,metafore, non riescono a celare la barbarie del fondamentalismo e del giustizialismo neoliberista ,che inscrive nel suo codice la violenza, la repressione , la deriva dell’assetto democratico. Intanto, i guerrafondai di governo, ossia fascisti e piazzisti, supportati dall’olezzo nauseante di margherite e ulivi , ritengono artatamente che ogni forma di resistenza alla guerra sia da attribuire all’arroganza di obsoleti ideologi . Ai personaggi-fantoccio sfugge il dettaglio che , come ha insegnato Machiavelli , " la verità effettuale della cosa " svela sempre inganni e menzogne .La fenomenologia imperiale , infatti , mostra che il presente è governato da un Dio ottuso e reazionario ,che propaga una sulfurea nube di dolore. Ciò è da imputare a una regressione culturale generalizzata ,che consente il potere egemone delle multinazionali, ,la rapina nei confronti del Sud del mondo, l’esclusione, lo svuotamento della democrazia rappresentativa . Inoltre ,le censure e un’informazione stereotipata offrono le coordinate per affermare che campeggia "l’invenzione onnipotente". Ciò permette di plasmare l’immaginario collettivo e di divulgare una logica utilitaria, dogmatica, astorica. Da qui una visione totalizzante, che promuove pre-giudizi e diffonde acriticità e consenso. In nome di un’armonia prestabilita, dilagano così retoriche fuorvianti, che alimentano l’oscuro e opinabile principio della guerra giusta. In realtà, questa guerra, come quelle dell’Iraq e del kosovo, è priva di anticorpi , di garanzie e incrementa la logica arcaica della vendetta . La verità è che le guerre globali sono post- civili ,vuoi sul piano convenzionale , vuoi perché si autolegittimano ,appellandosi al terrorismo giusto . Per quanto concerne il conflitto in atto , conviene sottolineare che presenta caratteristiche peculiari , infatti in esso si coniugano paradigmi medievali e parametri post- moderni . La commistione di questi elementi è strettamente connessa al carattere artificiale del biopotere. Ciò conferma non solo la discontinuità tra moderno e post- moderno , ma anche che la sovranità globale sta ridisegnando i confini del pianeta e , al tempo stesso , sta riscrivendo la tavola delle leggi , condannando il paradigma della sovranità all’insignificanza . I criteri di orientamento , le nuove mappe ,l’inedito lessico politico, spingono a concludere che la natura biopolitica del "Nuovo ordine " si basa sulla trascendentalizzazione del potere . Seguendo l’approccio foucaultiano, emerge che siamo passati da un "regime disciplinare " a un "regime di controllo ". Difatti ,mentre , fino al fordismo esisteva una topografia sociale caratterizzata da ambiti ben definiti , con la globalizzazione si è imposto il regime di controllo .Quest’ultimo è illimitato , onnipervasivo e permea tutta la società, sicché, come vuole Deleuze , i soggetti diventano numeri , cifre. In realtà , l’iter che va dal fordismo al post-fordismo , corrisponde al passaggio dalla sussunzione formale alla sussunzione reale della società al capitale . Da qui un salto di paradigma ,che investe , tout -court , tutta la società . La sussunzione non solo travolge confini e barriere , ma pervade anche i sistemi giuridici , tant’è che le storiche divisioni dei poteri assumono una valenza inedita . Ciò è suffragato dalla fievole linea di demarcazione tra pubblico e privato , tra economico e politico , tra istituzioni e potere militare- industriale . Le città globali , dunque , sono eterodirette da una geometria complessa , che attraversa anche la territorialità sovrana . Ne consegue che la sovranità globale stabilisce le regole del gioco , violando vecchie leggi e invadendo anche l’amministrazione della giustizia . Un esempio tangibile è il Tribunale dell’Aia , istituito dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite , ossia da un organo politico-militare. Danilo Zolo ha osservato che questo tribunale si differenzia da quelli istituiti nel dopoguerra ( Norimberga - Tokio) , infatti , dovrebbe tutelare i diritti umani e la pace . Al di là dei nobili obiettivi , il tribunale, lungi dall’essere super partes , è un organo sussidiario del Consiglio di sicurezza, e quindi manca di autonomia ed è decisamente subalterno . Ciò è confermato dalla guerra del Kosovo, infatti , il tribunale ha condannato Milosevic , ma non la Nato e l’Uck . Pertanto , è evidente che anche l’amministrazione della giustizia dipende dalla faziosità della governance internazionale . Le osservazioni fatte mettono in luce che , con l’ideologia globalista , dilagano prassi illegittime ,un aberrante formalismo diplomatico , il deficit di politica e un crescente militarismo . Da qui la legittimazione della pena di morte contro interi popoli che , con cinismo radicale , vengono bombardati dalle bombe intelligenti .

Questo assetto , per via della superiorità tecnologico-militare , consente agli Usa di assumere il ruolo di sceriffo globale e di adottare le leggi del Far west . Spesso per minimizzare l’interventismo, si sostiene che le guerre hanno sempre attraversato la storia, ma questa assunzione è fuorviante, perché, con il capitalismo, le guerre assumono altre dimensioni . Difatti smettono di essere localizzate , per diventare mondiali , planetarie .Vero è che la quarta guerra mondiale , come la definisce Marcos , presenta caratteristiche peculiari , perché lo stato di guerra è permanente e attraversa tutta la società . In altri termini , la tecnologia del potere , avvalendosi di un’ideologia terroristica , si manifesta a livello planetario , con le guerre economiche, con quelle ideologiche , con i conflitti di bassa intensità , con seri conflitti locali ed interetnici. S’impongono così due tipi di guerre , ovvero quelle calde e quelle fredde : la prima si avvale delle armi e degli embarghi ; la seconda è quella che attraversa i mercati , la società , le frontiere.

D’altro canto , la guerra è inscritta nel Dna del capitalismo , perché essa è lo strumento inevitabile di soluzione dei conflitti , per il controllo dei mercati , per interessi strategici -geopolitici , per l’appropriazione indebita delle risorse . Dinanzi al post -moderno Leviatano armato si pongono alcuni interrogativi : è possibile rassegnarsi allo strapotere delle reti finanziarie e alla nuova forma del colonialismo occidentale ? E’ accettabile che , in nome della competitività globale ,si propaghi il terrorismo "giusto " ? E’ umano che più di un miliardo di persone vivano in assoluta povertà , senza alcuna tutela dei diritti elementari ? L’etica della responsabilità e una profonda indignazione spingono a rifiutare la virulenza del contesto biopolitico .Per quanto concerne l’attuale mattanza , conviene demistificare l’ibridazione culturale per comprendere l’odierna dimensione imperiale . Il problema non è quello di scegliere tra"le grandi democrazie occidentali " e un governo di tipo teocratico , come vorrebbero far credere gli amministratori del globalismo per giustificare la guerra al terrorismo . Questo teorema è strumentale , vuoi perché inficia la relazione cause - concause- effetti , vuoi perché occulta la struttura dei giochi politici ,burocratici e mediatici . Decostruendo la retorica neoliberista , di cui sono portavoce gli strateghi Usa , si evince che la custodia militare , gli scudi spaziali sono indispensabili per controllare le zone più povere del pianeta , dove poi si annidano potenti gruppi terroristici . Al di là dei paradigmi imperiali che incrementano la dualità amico- nemico , è opportuno evidenziare che le radici del terrorismo non si possono estirpare , se non si elimina " il Muro della povertà ", perché è proprio questo contesto che consente di reclutare proseliti . A questo punto , considerando che anche in questi tempi d’inaudita durezza,non mancano analisi incongrue , datate e fanta politiche , vale la pena sottolineare che gli Usa non sono l’incarnazione del " Male assoluto " e che Bin Laden non è Hitler ma neppure un novello Robin Hood . " Al di là del Bene e del Male ", conviene rilevare che l’assetto odierno , per via della sua complessità , non può essere recepito come un film all’indietro . D’altro canto , gli eventi storici non si ripetono mai nello stesso modo , ma sono figli del tempo e seguono sequenze diverse , sicché tutte le forme di dietrologia e di determinismo storico , non solo sono opinabili ma anche fuorvianti .Fatte queste osservazioni vorrei continuare a tentare una modesta diagnosi del presente . Per quanto concerne la legittimazione della forza militare è da attribuire a una diabolica demagogia imperiale , che intende colonizzare il pianeta , consolidando l’illiberale " libertà duratura ". La verità è che questo modello economico è strutturalmente precario ed eticamente non giustificabile . Basti pensare che si sta incrementando la corsa al riarmo globale , che ovviamente determinerà una stratificazione sempre più profonda " tra ricchi globalizzati e poveri localizzati "( Z. Bauman ) . Si parla di nuovo modello di sviluppo , di neoliberismo , ma perché non affermare che dietro queste definizioni si cela sempre il capitalismo , ossia il peggior assassino di massa della storia , che continua impunemente ad asservire e martirizzare uomini , donne e bambini , avvalendosi della corruzione , della propaganda ,della repressione e fidando anche nei governi-fantoccio. La macabra contabilità del costo delle vite umane , l’allineamento forzato alle regole del globalismo , la violazione sistematica dei diritti umani , spingono a porre i seguenti interrogativi : che fare dinanzi a questi cannibali del profitto e alle bande armate del capitale ? Come eliminare le anticamere della morte di massa mostrate nei reportages ?

I seguaci di Kant , tra i quali Kelsen , propongono il diritto cosmopolitico come panacea di tutti i mali .Rievocando il progetto kantiano della pace perpetua , si evince che le tesi sono suggestive ed illuminanti , ma , nel contempo , riduttive . Il problema è che , come vuole Derrida , se all’origine del diritto esiste la violenza fondatrice , tutto l’impianto teorico finisce con l’assumere una valenza formale . D’altra parte , non si può dimenticare che l’ideologo del paleocapitalismo , ossia Hobbes , nel delineare lo Stato borghese , pose come presupposto l’individualismo proprietario. È evidente, quindi, che la prassi giuridica, considerata in sé, non può garantire alcunché, dal momento che è solo una funzione, e di conseguenza è sempre condizionata dal contesto economico - politico. In altri termini, la questione cruciale è che , se le leggi discendono da un qualsivoglia fondamentalismo o imperialismo culturale , allora si afferma una tautologia . Ciò significa che tutti i sistemi giuridici rimandano ai paradigmi del potere , sicchè il diritto cosmopolitico può sortire effetti positivi , a condizione che presupponga la giustizia sociale , i diritti dell’uomo , il multiculturalismo , la coesistenza delle differenze . Per sopprimere la logica di Caino , dunque , occorre ridimensionare l’idolo della legge , soprattutto se quest’ultima deriva dagli imperativi del globalismo . Pertanto , dinanzi al palese divario tra legge e giustizia , dinanzi ai custodi della violenza organizzata, è necessario osar dire che niente è più mostruoso di una legge che consente "di abbassare Dio fino a renderlo partigiano di una guerra" ( Simone Veil )

Wanda Piccinonno