I mutamenti sconvolgeranno anche i
paesi più ricchi
ma a Johannesburg non si trova un'intesa
Frane, piogge e
uragani
così cambierà il pianeta
Mosca avverte: a rischio la ratifica di Kyoto
Gli scienziati prevedono danni enormi
di ANTONIO CIANCIULLO
JOHANNESBURG - Il
summit di Johannesburg si è trasformato in una grande
asta in cui la Russia ha rilanciato su Kyoto. Nel
pomeriggio il viceministro Muhammed Zikanov ha detto che
"la ratifica del protocollo del 1997 è a rischio
perché la Duma subisce le pressioni delle forze
economiche contrarie all'intesa di Kyoto". Poche ore
dopo sono arrivate correzioni di tiro poco convincenti.
La realtà è che Mosca, con il suo 17 per cento di gas
serra emessi, è determinante per la ratifica del
protocollo a difesa del clima e che, utilizzando
quest'arma, cerca di spuntare accordi commerciali sia sul
fronte europeo (favorevole a Kyoto) che su quello
americano (contrario al protocollo). La mezza marcia
indietro dei russi, che avevano annunciato la ratifica
degli accordi presi in Giappone, dà la misura delle
difficoltà di un summit mondiale carico di attese e
povero di volontà.
Eppure, a pochi metri di distanza dalle stanze dove la
trattativa si è arenata, gli scienziati continuano a
spiegare che gli effetti della bomba al carbonio
colpiranno in modo devastante i paesi poveri, dove
centinaia di milioni di persone rischiano di perdere la
casa, il raccolto, la vita. Ma che anche le aree ricche,
capaci di ammortizzare il colpo, cambieranno volto. Per
portare i bambini al mare, prenotare una settimana
bianca, scegliere una casa confortevole non basterà
rifarsi al buon senso: con le montagne senza neve, il
sole estivo trasformato in lotteria, l'aria condizionata
più importante del termosifone, le vecchie reazioni
rischiano di farci sbagliare rotta. Dovremo sostituire i
riflessi automatici con una nuova capacità di calcolo.
Prendiamo come esempio il tranquillo ménage familiare
dell'ipotetico Mario Rossi, perfetto rappresentante delle
abitudini italiche. I guai cominciano all'inizio
dell'anno, quando i ragazzi premono per andare a sciare.
Sciare sì, ma dove? E quando? Lo scenario disegnato
dagli esperti Onu, un aumento di 2 o 3 gradi di
temperatura, ritarderebbe la prima nevicata e
anticiperebbe lo scioglimento della neve di tre
settimane. Inoltre la quota minima per assicurare un
innevamento sufficiente a sostenere l'industria dello sci
(100 giorni con 25-30 centimetri di neve) salirebbe da
1.200 a 1.500 metri. Cioè buona parte degli impianti
esistenti vedrebbero la neve con il binocolo. Non avendo
trovato stanze libere nei pochi alberghi vicini a piste
dotate di neve, il signor Rossi prende per un momento in
considerazione l'ipotesi di una bella settimana di
trekking. Ma, dopo aver letto le cronache dei giornali,
cambia idea: l'aumento degli incidenti legati allo
smottamento dei versanti alpini lo preoccupa. E non ha
torto perché il permafrost, cioè il terreno
permanentemente gelato, tenderà a cedere: sotto i
2.500-2.800 metri impianti e rifugi sono a rischio.
Dunque niente relax invernale: si
aspetta l'estate per rifarsi al mare. Anche qui però la
scelta non è facile: a governare il tempo saranno sempre
più frequentemente i cosiddetti "eventi
estremi", cioè alluvioni e piogge che somigliano
più ai monsoni che ai vecchi temporali estivi. Significa
che andando in campeggio ad agosto si rischieranno i
reumatismi? "L'estate 2002 è stata particolarmente
anomala, ma non basta a permetterci di individuare una
tendenza precisa", risponde Mimmo Gaudioso,
responsabile del settore climatico dell'Anpa (Agenzia
nazionale per la protezione dell'ambiente).
"Possiamo però dire che in tutto l'emisfero Nord,
negli ultimi 50 anni, si è registrato un aumento dal 2
al 4 per cento della frequenza di eventi estremi. E in
Italia, sempre negli ultimi 50 anni, l'intensità delle
precipitazioni nei giorni piovosi è aumentata del 40 per
cento. Tutti gli studi lasciano pensare che questa
tendenza si intensificherà".
In sostanza pioverà meno spesso e più violentemente.
Probabilmente nell'arco di un anno ci cadrà in testa
più o meno la stessa quantità di acqua, ma l'effetto
sarà molto diverso: cambierà in maniera drammatica la
violenza delle piogge e delle grandinate. Il che, in un
territorio sempre più urbanizzato, significa vedere le
strade trasformarsi in torrenti e i torrenti in una massa
di fango che spazza via le case costruite sull'alveo dei
fiumi. Sconfortato da tutte queste notizie, il signor
Rossi si abbatte su un divano e gli capita in mano
l'ultimo numero della rivista Nature su cui legge che nei
prossimi 50-100 anni le precipitazioni invernali estreme
aumenteranno di 5 volte in alcune aree dell'Europa
centrale e tra il 50 e il 350 per cento in Italia. E
allora comincia a preoccuparsi sul serio.
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