Johannesburg : non è stato un fallimento Johannesburg è stata la prima conferenza mondiale dedicata all'ecologia dopo quella di Rio. C'erano stati, è vero, incontri più settoriali, ma nulla di così globale (nel senso buono della parola). Per questo l'evento è stato giustamente oggetto di una grande attenzione e di speranze, che però erano spesso eccessive. Vediamo di spiegarci bene : molti chiedevano al vertice una serie di risoluzioni che sarebbero utilissime se non addirittura necessarie; e sembrerebbe naturale decidere una volta per tutta in una sede di questo tipo che l'ambiente è davvero una priorità e non un lusso e agire di conseguenze. Ma era praticamente impossibile che simili aspettative si realizzassero. Tanto per cominciare un vertice di questo tipo è per molti più che altro una vetrina, un modo di darsi lustro e di sbandierare le proprie buone intenzioni e le belle parole, cercando di fare in modo che ai propositi non seguano i fatti o gli impegni concreti. In secondo luogo la politica USA è nettamente contraria come si vede già dalla folgorante battuta di Bush sugli alberi : se è un problema impedire che gli alberi brucino perché non abbatterli ? Questa battuta è talmente paradossale ed emblematica da sembrare quasi una barzelletta, ma purtroppo non solo era la genuina opinione espressa candidamente dall'uomo più potente della terra, ma temo sia anche condivisa da buona parte dell'America profonda, ben più preoccupata del terrorismo (fino alla paranoia) o di una crisi economica strisciante ma non perciò meno dannosa dopo tanti anni di vacche grasse con l'amministrazione Clinton. Se dunque l'atteggiamento degli USA nei confronti dei problemi ambientali è ben rappresentato dalla battuta di Bush e dal fatto che abbiano mandato quale loro rappresentante un uomo di secondo piano non ci si poteva aspettare molto dal vertice; infatti gli USA sono, che lo si voglia o no, l'unica super potenza rimasta. Inoltre i loro disimpegno offre anche un alibi a tanti altri paesi (specie poveri) che sembrano dire : "Vedete ? Non lo fanno loro, che avrebbero tutta la tecnologia, i soldi e la potenza per farlo e dovremmo farlo noi, con tutti i problemi che abbiamo ?" E non si tratta solo degli USA : i paesi poveri antepongono spesso (anche giustamente in un certo senso) la ricerca di un minimo benessere a qualunque preoccupazione ambientale; l'Europa sembra un po più impegnata ma non ha un vero potere politico (e non lo avrà mai finché non sarà una vera unione con tanto di leggi davvero comuni e di esercito; l'esercito può non piacere a molti come "condizione", ma temo che senza una forza anche militare l'Europa debba sempre rimanere magari un gigante economico ma un nano politico); il Giappone, poi, pare lontano anche più degli USA dai problemi ambientali; restano paesi come Australia e Canada di cui si deve lodare l'impegno ma che certo non possono far pendere la bilancia dal verso giusto da soli. E l'Italia ? Berlusconi fa solo una rapida comparsa al summit. Offre generosamente, bisogna dirlo, un taglio ai debiti esteri (forse ragionando che tanto sono soldi che non tornerebbero mai indietro), ma non dà alcun contributo al dibattito politico o agli impegni, anche se si parla di una sua mediazione fra USA e Europa; ma se voleva davvero mediare perché non intervenire subito ? Con queste premesse, torno a dire, qualsiasi speranza eccessiva sul vertice era irrealistica. Proprio per questo sostengo che, alla fin fine, non è stata una delusione. Si sono raggiunti accordi insperati, come il preciso impegno di ridurre del 50% il numero di persone che soffrono la sete entro il 2015, di eliminare le sostanze pesticide o fertilizzanti più nocive entro questa data, di limitare il calo della biodiversità e lo sfruttamento eccessivo delle risorse marine. E' stato anche deciso di limitare gli aiuti all'agricoltura che ogni nazione ricca elargisce ai propri contadini; questo può favorire i paesi del Terzo Mondo, che potrebbero esportare così i loro prodotti alimentari più facilmente. Si sono presi anche impegni concreti per salute, igiene e simili. Certo si poteva fare molto di più : in energia si è firmato solo un documento vago, poco più di una promessa che ha molto lo stile di quelle dei vecchi seduttori (ma certo, ti amo, ti sposerò ecc senza però dire quando e magari dando un nome falso !). L'Europa aveva proposto l'impegno concreto di portare al 15% o almeno al 10% l'utilizzo di fonti rinnovabili, investendo quel che serviva in ricerca (attualmente la percentuale di investimento in ricerca e sviluppo nel settore energia è del tutto risibile rispetto al fatturato complessivo del rispettivo mercato), ma gli USA e il Giappone hanno bocciato la proposta; questo comportamento è completamente miope perché secondo me sarebbe anche un business in senso industriale investire in questi temi, ma tant'è; l'accordo non è stato raggiunto e ci si è limitati alle belle parole. Poi ci sono punti quasi buffi : mi risulta che fra i vari accordi ce ne sia anche uno per la lotta globale al terrorismo, che gli USA hanno voluto infilare a tutti i costi. Per carità : è un impegno sacrosanto, ma non si vede cosa c'entri col tema in discussione a Johannesburg,. O si temono ecoterroristi ? Però, anche con questi limiti gli accordi sono buoni o almeno fra i migliori che si potessero ragionevolmente sperare da un incontro in simili circostanze. Il problema è : saranno rispettati ? Kyoto è un accordo ambientale debole ed insufficiente; ma persino così sarebbe già qualcosa se fosse stato accettato e messo in pratica. Invece non è stato ratificato da molti e forse non rispettato nemmeno da molti che l'hanno firmato. Non vorrei che lo stesso accadesse agli accordi di Johannesburg. Ma questo "non vorrei" non dovrebbe restare solo così, un vago desiderio. Ci dovrebbe essere qualcosa che possiamo fare anche noi. E di fatto c'è: prima di tutto ci sono i micro comportamenti ecologicamente compatibili come prendere il bus se è possibile o usare carta riciclata. Certo, sono piccole cose, una goccia nel mare, ma credo che agire così sia importante se non altro per dare un contributo personale; se poi si trattasse di comportamenti diffusi, migliorerebbero la situazione, sia pure di poco; e dunque perché non provare ? In secondo luogo c'è un problema di educazione. Ho sentito troppo spesso la gente protestare ferocemente per qualche domenica a piedi o per qualche minimo sacrificio. E noi stessi, qualche volta non c'è da vergognarci, comportarsi in modo ecologicamente compatibile è contro intuitivo, contro tutta una falsa cultura che abbiamo da generazioni. In fondo solo vent'anni fa qualcuno parlava ancora di "lotta" contro la natura e simili amenità. Non c'è niente di male se talvolta pesino noi ci dimentichiamo certe cose o agiamo come ci pare; ma appunto qualche volta. L'atteggiamento di fondo deve essere un altro e dobbiamo cercare di diffonderlo più possibile, tentando anche di spiegare che non è un lusso ma che ne va della vita. Infine ci sono le elezioni : se si prendono certi impegni a livello internazionale vanno rispettati e si dovrebbero votare coloro che più verosimilmente li rispetteranno. Purtroppo non parlo dei verdi, che pure avevo votato più volte: disperdono qualche idea buona in una serie di polemiche sterili, di guerre intestine e di lotte selvagge contro fenomeni certo da controllare ma non da contrastare ferocemente come il transgenico o (peggio ancora) lottando contro ubbie come gli effetti dannosi degli elettrodotti (mai dimostrati da alcuna ricerca scientifica degna di questo nome). Parlo semplicemente di quelle persone che, magari anche solo a livello locale, possono costruire qualche parco, dare un impulso a qualche iniziativa ecologica, far partire un programma ecc. Insomma se non facciamo nulla non c'è poi da lamentarsi se incontri come quello di Johannesburg restano lettera morta, una fiera delle vanità e delle vane promesse. luca varrese |
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