FUORILEGGE È una sorta di diario intimo quello che
affido alla prefazione del libro Fuorilegge (cofanetto,
libro+Dvd Bur, Senzafiltro) di Paolo Mondani e Viola
Rispoli su Milano e Napoli.
Milano è la capitale dell'evasione fiscale: la città
dove migliaia di immigrati lavorano in nero nei cantieri
delle grande opere e dove le imprese mafiose fanno gli
affari più grossi, dove per lavorare devi pagare il
pizzo.
A Napoli comanda "O'sistema": ogni giorno
processioni di tossici vengono da tutta Italia a
comprarsi la dose mentre le carceri scoppiano di
spacciatori di vent'anni. Nei quartieri capi e capetti si
dividono i miliardi del traffico: comandano un vicolo, un
caseggiato, una via e si sparano come
"addannati".
"Fuorilegge" è in libreria da pochi giorni.
Michele Santoro
"Chi mi ha cacciato dalla televisione ha pensato di
privarmi della mia identità e della mia personalità.
Per quanto grande possano essere i miei difetti sono
delle "merde" tutti coloro che pensano "se
l'è meritato". Al diavolo Berlusconi e al diavolo
politici che volete continuare a ballare da soli. Tutto
questo appartiene al passato. Io ci riprovo a prendere il
mio barattolo di marmellata. E se dovrò ricominciare da
zero, lo farò".
Santoro nella prefazione a Fuorilegge descrive un
disagio, un forte disappunto, quasi una rabbia per la
miopia dei politici sul partito democratico, un orizzonte
che aveva spinto il giornalista ad accettare la
candidatura al Parlamento Europeo.
"Avevo girato l'Italia con questa idea del grande
partito da costruire e la gente era entusiasta".
Le Europee segnano il naufragio dell'esperimento
unitario e il Comitato per l'Ulivo aperto ai
rappresentanti della società civile non viene neanche
più riconvocato. Ed è per questo che va da Romano Prodi
e quell'incontro lo racconta dettagliatamente. Santoro
ricorda al premier che insieme ad altri cinquanta
operatori della televisione aveva chiesto di essere
convocato nella Fabbrica per il programma:
"Prodi si distende sulla poltrona, sbadiglia, dà la
sensazione di stare sul punto di appisolarsi. Come la
Pizia davanti ai postulanti. Improvvisamente s'aggiusta
gli occhiali e sentenzia: Di questo parla con Santagata.
Poi mi da' la mano, allarga la faccia in uno dei suoi
sorrisi memorabili e mi accompagna alla porta affidandomi
al cosiddetto collaboratore. Un brav'uomo come quasi
tutti quelli che compongono l'entourage di Prodi, il
gruppo ristretto dei suoi pretoriani. Grazie alla riforma
elettorale voluta da Berlusconi, che ha praticamente
tagliato le mani all'elettore, è diventato parlamentare
per cooptazione. Ho scambiato due parole di circostanza
con Santagata e sono andato a casa a scrivere la lettera
di dimissioni da Parlamento Europeo".
Un'esperienza non felice per Santoro che rivendica di
non essere un politico e che forse si sarebbe aspettato
qualcosa di diverso, di poter agire sul fronte dei temi a
lui cari come la libertà d'espressione, ma ogni volta
qualche funzionario gli ricordava l'assenza di base
giuridica e il rifiuto di ogni ingerenza su queste
materie da parte degli Stati:
"Di sedi per il Parlamento Europeo ce ne vogliono
due (una a Strasburgo e l'altra a Bruxelles), ma di palle
per sopportare questa vita ce ne vorrebbero otto".
E la televisione, da sempre oggetto di scorribande
politiche? Adesso tocca a Prodi, dice Santoro per
aggiungere:
"Il centrosinistra ha avuto molte possibilità di
dimostrare che rinunciava al controllo della televisione.
Ma lo scarto tra le dichiarazioni solenni e i
comportamenti concreti è stato abissale. Dobbiamo
dedurne che i politici, qualunque sia lo schieramento al
quale appartengono, non riescono a smettere e sono peggio
dei fumatori incalliti?"
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