DA IL CORRIERE DELLA SERA Rai, Lucia Annunziata
nuovo presidente
L'ex direttore del Tg3
accetta la nomina. Sostituisce Paolo Mieli, che ha
rinunciato dopo le polemiche innescate dalla Lega
ROMA - Lucia Annunziata
è il nuovo presidente della Rai. La scelta
è avvenuta nel
pomeriggio, dopo che il presidente della Camera Pier
Ferdinando Casini aveva concordato con Marcello Pera
sulla necessità di continuare nello schema stabilito in
precedenza. L'intesa è stata trovata sul nome dell'ex
direttore del Tg3, che ha comunicato di aver accettato la
nomina. Interpellato dai giornalisti, Casini aveva
risposto in maniera enimagtica: «Una donna presidente?
Chi lo sa...». La scelta dovrebbe chiudere la crisi dei
vertici Rai e viene dopo la rinuncia di Paolo Mieli, che
nelle intenzioni di Casini e Pera era il presidente
designato per l'azienda ma che, dopo cinque giorni dalla
comunicazione e in seguito alle polemiche innescate dalla
Lega e anche da parte di Forza Italia, ha rinunciato
all'incarico.
«DECISIONE AUTONOMA» - La designazione di Lucia
Annunziata ai vertici della Rai «è stata una scelta
assunta responsabilmente e in autonomia dai presidenti
delle Camere». Lo ha detto il presidente della Camera
Pier Ferdinando Casini al termine dell'incontro con il
presidente del Senato Marcello Pera, durato un'ora, a
Palazzo Madama. «In una fase così difficile per il
paese, caratterizzata anche da minacce di guerra a
livello internazionale - ha aggiunto Casini - sarebbe
stato irresponsabile continuare a lungo il balletto su
questa vicenda».
«NON MI SONO CONSULTATA CON NESSUNO» - «Alle cinque
sono stata contattata da Pera e Casini. Poi ho scelto da
sola, in piena autonomia», sono queste le prime parole
che Lucia Annunziata ha dato in una dichiarazione
all'agenzia Ansa. «Non mi sono consultata con nessuno -
ha detto - non con il governo, non con la maggioranza,
non con l'opposizione. Ho preso la mia decisione da sola,
così un domani tutti saranno liberi di prendersela con
me».
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DA IL CORRIERE DELLA SERA - I COMMENTI
Lucia
Annunziata presidente Rai: le prime reazioni
AGOSTINO SACCA' - «Con
lei ho un ottimo rapporto personale»: è il primo
commento del direttore generale della Rai, Agostino
Saccà, appena appreso della scelta di Lucia Annunziata.
«La conosco dai tempi in cui faceva Linea Tre, sotto la
presidenza Moratti, di cui io ero braccio destro. Da
allora è nato con lei un ottimo rapporto personale e
anche l'attuale ministro della pubblica istruzione la
stimava moltissimo. Sto per chiamarla per farle gli
auguri».
PAOLO MIELI - «Un'ottima scelta, è una bravissima
professionista. La scelta conferma che il metodo era
valido».
RENATO SCHIFANI - «Lucia Annunziata ? Ottima scelta,
professionista di rango che sicuramente darà alla Rai
grande impulso e rilancio». Lo dice il capogruppo di FI
al Senato, Renato Schifani.
ALESSANDRA MUSSOLINI - «Una scelta che ci rende
doppiamente felici perchè è una donna e perchè è una
donna che adoro e stimo: è determinata, intelligente,
valida». Non solo: la nomina di Lucia Annunziata, per
Alessandra Mussolini, «è un segnale importantissimo,
soprattutto in questo momento di tensioni».
FRANCESCO ALBERONI - Il consigliere anziano della Rai,
Francesco Alberoni, ha espresso, a quanto si
apprende,«soddisfazione» per la scelta di Lucia
Annunziata. Per Alberoni, in particolare,la scelta di una
donna sarebbe «un bel segnale» per la guida della tv
pubblica.
IGNAZIO LA RUSSA - Triplici complimenti, da parte del
capogruppo dei deputati di Alleanza Nazionale Ignazio La
Russa, per la designazione di Lucia Annunziata alla
presidenza della Rai. «In primo luogo a Pera e Casini -
dice La Russa - per aver sciolto in meno di 24 ore un
problema che, se non immediatamente risolto, poteva
diventare preoccupante anche per il sistema politico».
«Poi, naturalmente - prosegue La Russa - auguri e
complimenti a Lucia Annunziata, che gode della nostra
stima non da ora e che porterà la sua esperienza, non
solo sul piano nazionale ma anche su quello
internazionale, nella guida della Rai, valendosi anche
dell'apporto di un Cda valido e con le carte in regola».
FAUSTO BERTINOTTI - «Il vulnus prodotto dalla messa in
crisi della presidenza di Paolo Mieli non è stato
riparato. Attendiamo tuttavia alla prova dell'autonomia
questo Consiglio di amministrazione e la sua presidente.
Il servizio pubblico rimane un bene indispensabile per la
democrazia del Paese - aggiunge il segretario del Prc -.
Per questo è ancora necessaria una mobilitazione di
tutti coloro che nel mondo dell'informazione e fuori di
esso non vogliono rinunciare ad una Rai effettivamente
pluralista e democratica».
ALESSANDRO CE' «Alla Lega Nord, è noto, Lucia
Annunziata non è stata, in passato, molto simpatica. per
quanto ci riguarda l'aspettiamo alla prova dei fatti e
rispettiamo la decisione dei presidenti di Camera e
Senato». Alessandro Cè, capogruppo leghista a
Montecitorio, commenta così la nomina di Lucia
Annunziata. «Apprezziamo Pera e Casini - aggiunge Cè -
per la rapidità con cui hanno scelto un nuovo nome
ponendo fine al balletto di proposte e controproposte».
PIERO FASSINO «I presidenti di Camera e Senato hanno
scelto una personalità femminile di rilievo del mondo
giornalistico che tuttavia non era nella proposta
originaria dell'Ulivo». Questo il commento alla nomina
di Lucia Annunziata a presidente della Rai del segretario
dei Ds Piero Fassino secondo il quale «è evidente che
valuteremo il nuovo presidente, così come l'intero Cda,
dagli atti che compiranno per assicurare il rilancio e
l'autonomia della azienda».
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DA - LA REPUBBLICA
Lucia Annunziata
nuovo presidente Rai
Casini: "E
stata una scelta autonoma dei presidenti"
La giornalista: "Non mi sono consultata con
nessuno"
ROMA - Pera e
Casini hanno designato Lucia Annunziata alla presidenza
del Consiglio di amministrazione della Rai. Per la
Annunziata è un ritorno in Rai: è già stata alla
direzione del Tg3 anche se per un breve periodo.
Il nome della Annunziata è cominciato a circolare in
tarda serata, confermato subito dalla nomina che Pera e
Casini hanno reso nota dopo una riunione lampo a palazzo
Madama. L'Ulivo ha dichiarato di non aver giocato alcun
ruolo nella scelta dei due presidenti di Camera e Senato:
"Ottima scelta, ma noi non abbiamo fatto nomi".
Dichiarazione suffragata da Casini: "E' stata una
scelta autonoma dei presidenti. Ci siamo assunti le
nostre responsabilità, Lucia Annunziata ha tutte le
carte in regola per fare bene".
E' stata poi la stessa Annunziata -che a differenza di
Paolo Mieli ha accettato l'incarico senza riserve - a
raccontare le ultime ore che hanno portato alla soluzione
della crisi Rai: "Alle cinque sono stata contattata
da Pera e Casini. Poi ho scelto da sola, in piena
autonomia. Non mi sono consultata con nessuno - ha detto
- non con il governo, non con la maggioranza, non con
l'opposizione. Ho preso la mia decisione da sola, così
un domani tutti saranno liberi di prendersela con
me".
L'accelerazione è
arrivata nel pomeriggio. Prima un incontro tra Fassino e
Casini, in un cui il leader dei Ds ha dichiarato che
l'Ulivo aveva già indicato i suoi nomi e non ne avrebbe
fatto altri. Poi una lettera di Casini a Pera con cui si
chiedeva un'accelarazione. Che c'è stata, fulminea, con
l'incontro in serata e la designazione della Annunziata.
"E' stata una scelta assunta responsabilmente e in
autonomia dai presidenti delle Camere", ha detto
Pier Ferdinando Casini al termine dell'incontro con
Marcello Pera a Palazzo Madama. "In una fase così
difficile per il paese, caratterizzata anche da minacce
di guerra a livello internazionale -ha aggiunto il
presidente della Camera - sarebbe stato irresponsabile
continuare a lungo il balletto su questa vicenda".
"Un'ottima giornalista e una donna di rara
intelligenza. Si tratta di una scelta totalmente autonoma
dei presidenti delle Camere, di cui l'Ulivo non è stato
neppure informato", commenta Paolo Gentiloni,
responsabile comunicazione della Margherita.
"Giudicheremo l'operato di questo cda nei fatti -
precisa Gentiloni - a partire dalle scelte del direttore
generale e del ripristino in prima serata dei programmi
di Biagi e Santoro".
Per Claudio Petruccioli (Ds) presidente della Commissione
di vigilanza sulla Rai è "una buona indicazione,
coerente, con l'intento dichiarato fin dall'inizio da
Pera e Casini". "Lucia Annunziata - ha aggiunto
Claudio Petruccioli - è un'ottima professionista e una
persona di forte carattere. Sono sicuro che tanto per
Biagi e Santoro, quanto per la scelta del direttore
generale, i suoi propositi non saranno diversi da quelli
di Mieli".
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DA - LA REPUBBLICA
L'Ulivo: bene la
Annunziata
ma non è presidente di garanzia
Cè (Lega):
"Non c'è simpatica, aspettiamo per dare
giudizi"
Mieli: "Ottima scelta, è una bravissima
professionista"
ROMA - Unanime
apprezzamento, a destra come a sinistra, per le doti
professionali e per l'arrivo di una donna al vertice di
viale Mazzini. La nomina di Lucia Annunziata a presidente
della Rai per il momento sembra accontentare tutti o
quasi. Il premier, in primis, che può tirare un sospiro
di sollievo e che sembra aver accolto con soddisfazione
la nomina. E anche l'Ulivo, che però vuole subito
mettere in chiaro una cosa: la scelta è stata di Pera e
Casini. A chiarire subito la questione è il segretario
dei Ds Piero Fassino. "I presidenti di Camera e
Senato hanno scelto una personalità femminile di rilievo
del mondo giornalistico che tuttavia non era nella
proposta originaria dell'Ulivo", ha detto Fassino
che nel pomeriggio, proprio sull'opportunità di indicare
i nomi del nuovo cda della Rai, aveva avuto un duro
scontro con Marco Rizzo (Pdci). Dunque l'Annunziata non
è quel presidente di garanzia promesso una settimana fa,
lascia intendere Fassino. Quello era Mieli, che il
governo ha lasciato andare, facendo il contrario di
quanto chiesto oggi con decisione dall'Ulivo, ovvero
cercare una mediazione per far tornare l'ex direttore del
"Corriere della Sera" sui suoi passi.
Che non si tratti di un
presidente di garanzia lo dice a chiare lettere Paolo
Gentiloni, responsabile della comunicazione della
Margherita. "L'operazione non ha nulla a che fare
con il presidente di garanzia proposto la settimana
scorsa - osserva Gentiloni - valuteremo questo cda nei
fatti, a cominciare dall'atteggiamento che assumerà
nella scelta del direttore generale e verso Biagi e
Santoro".
Ed è proprio su quello che farà l'Annunziata nelle
prossime ore che il giudizio viene sospeso. A cominciare
proprio dal posto che vorrà riservare a Biagi e Santoro.
Vincenzo Vita, portavoce del correntone Ds si augura che
Biagi, Santoro e Freccero "possano tornare ad ad
avere uno spazio adeguato nel servizio pubblico". E
Claudio Petruccioli, presidente della Commissione di
vigilanza Rai si dice invece sicuro che su Biagi e
Santoro la Annunziata non si comporterà diversamente da
quanto ha fatto Paolo Mieli. Che su Lucia Annunziata
spende parole di elogio: "Un'ottima scelta, è una
bravissima professionista", ha commentato Mieli
subito dopo la nomina.
Cauta, per ora, la Lega. "Nel passato - dice
Alessandro Cè, presidente dei deputati del Carroccio -
l'Annunziata a noi della Lega non è stata troppo
simpatica, ma rispettiamo la scelta dei presidenti delle
Camere e aspettiamo i fatti per dare un giudizio.
Speriamo che l'Annunziata possa garantire un'informazione
rispettosa delle diversità politiche e culturali".
Da An arriva invece un attestato di stima per
l'Annunziata e un attacco al centrosinistra. "La
nomina di Lucia Annunziata a presidente della Rai - dice
il portavoce Mario Landolfi - rappresenta una scelta di
prestigio e di livello". Per An la rapidità della
scelta "dimostra, tra le altre cose, come non vi sia
stato da parte della maggioranza alcun sabotaggio nei
confronti del dottor Mieli. Le bugie, anche quelle della
sinistra, hanno gambe cortissime", conclude
Landolfi. Più piccato il commento di Michele Bonatesta
(An) membro della commissione di Vigilanza Rai: "Se
alla sinistra l'Annunziata non dovesse andare bene sarà
perché il neo presidente si presenta come presidente di
garanzia, mentre l'Ulivo vuole in realtà un presidente
di opposizione, un altro Zaccaria".
Buona la scelta anche per il ministro delle Comunicazioni
Maurizio Gasparri. "L'importante - spiega Gasparri -
è che questa vicenda si risolva rapidamente". E il
ministro ha subito una richiesta: che l'Annunziata
rispetti il contratto di servizio.
Scelta giusta anche per Agostino Saccà, direttore della
Rai. "Con lei ho un ottimo rapporto personale - ha
dichiarato Saccà - la conosco dai tempi in cui faceva
Linea Tre, sotto la presidenza Moratti, di cui io ero
braccio destro. Da allora è nato con lei un ottimo
rapporto personale e anche l'attuale ministro della
pubblica istruzione la stimava moltissimo".
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DA - L'UNITA'
Casini e Pera
scelgono la Annunziata.
L'Ulivo: non ci
rappresenta, giudicheremo dai fatti
di Natalia Lombardo
Lucia Annunziata alla
presidenza della Rai. Alle sette e mezzo di ieri sera
Marcello Pera e Pierferdinando Casini hanno prodotto due
sorprese: la prima è laver messo una donna sulla
poltrona più alta di Viale Mazzini, la seconda è la
soluzione in tempi record di quella che sembrava una
nuova fase di stallo. E unora dopo la giornalista
ha accettato la carica: «Ho scelto da sola, mi hanno
contattato i presidenti delle Camere, non ho sentito né
il governo né lopposizione», racconta, così che
se qualcuno protesta «dovrà prendersela con me». Anche
Casini rivendica lautonomia della scelta fatta con
Pera, e spiega che sarebbe stato «da irresponsabili
continuare a lungo un balletto su questo problema» alla
vigilia di una guerra, ha detto Casini uscendo da Palazzo
Madama, «Lucia Annunziata ha tutte le carte in regola».
Il nome della giornalista
che in Rai ha diretto il tg3 e condotto «Linea 3», ora
direttore dellagenzia ApBiscom, è stato accolto da
un plauso bipartisan delle donne: «Splendido», esulta
Livia Turco, è «entusiasta» Alessandra Mussolini. Nel
centrodestra è soddisfatta soprattutto An (dati i buoni
rapporti con Fini), FI è accontentata sul «reintegro»,
alla Lega è «non è simpatica», causa i soliti
maltrattamenti ai padani, ma aspetta «i fatti».
Anche lUlivo
aspetta gli atti concreti, e pur nellapprezzarne la
professionalità laccoglienza è fredda, per un
nome che non fa parte della rosa di «garanzia» iniziale
proposta (Eco e Fabiani o il ritorno di Mieli) che,
ancora ieri, Piero Fassino aveva riproposto a Casini. Il
segretario Ds apprezza la «personalità femminile di
rilievo nel mondo giornalistico», ma si riserva di
valutare «il nuovo presidente, così come l'intero Cda,
dagli atti che compiranno per assicurare il rilancio e
l'autonomia della azienda». «Ottima professionista dal
carattere forte» per Claudio Petruccioli, presidente
della Vigilanza, una scelta «coerente con lintento
dichiarato sin dallinizio». Ovvero il solco di
garanzia tracciato dal direttore Rcs: «Sono sicuro che
tanto per Biagi quanto per Santoro, quanto per la scelta
del direttore generale, i suoi propositi non saranno
diversi da quelli di Paolo Mieli». Più cauta ancora la
Margherita: Rutelli non commenta, «bene» per Paolo
Gentiloni ma precisa che è «una scelta autonoma dei
presidenti delle Camere», quindi non unoperazione
concordata con lUlivo; più duro Michele Lauria:
«Il conflitto dinteressi permane in tutta la sua
gravità», commenta, e si chiede saranno i margini di
garanzia sul pluralismo e sulla scelta del direttore
generale. La vera prova di garanzia è proprio la scelta
del direttore generale, sulla quale Mieli si è trovato
il muro innalzato da Berlusconi e FI. Guardacaso, il
primo a congratularsi via agenzie è Agostino Saccà, che
raramente interviene, ma ieri sera, due minuti dopo
lannuncio, se pur convalescente ha fatto sapere di
essere intimo amico della neo presidente: «Con Lucia
Annunziata ci conosciamo bene, ci stimiamo, c'è grande
rispetto professionale tra noi ed amicizia». Una auto
sponsorizzazione, non cè dubbio, e in effetti
sembra che la posizione di Saccà si sia effettivamente
rafforzata. Una profusione di complimenti verso la
giornalista, aggiungendo un particolare: «Lucia
Annunziata è l'unico direttore che è andato via dalla
Rai con il solo Tfr, senza scivoli o incentivi». Una
frecciata a Mieli?
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DA - L'UNITA' -
INTERVISTA AD ENZO BIAGI.
"Una
scelta che gli fa onore"
MILANO«Una scelta che gli fa onore». È secco,
ma non per questo meno amaro, il primo commento di Enzo
Biagi alla notizia che Paolo Mieli ha deciso di
rinunciare alla carica di presidente della Rai.
È una decisione che la
sorprende? Mieli nella sua lettera ai presidenti di
Camera e Senato ha fatto riferimento a "difficoltà
di ordine tecnico e politico".
«È una decisione che innanzitutto mi addolora. Conosco
bene Mieli, che è stato mio direttore al «Corriere
della Sera». È una persona che stimo, un giornalista di
primordine. Mi ero già lasciato andare un po
con la fantasia e mi ero immaginato la Rai che avrebbe
fatto. Una Rai rispettosa delle notizie, della verità,
che avrebbe raccontato le cose che ci sono in giro per
lItalia e per il mondo. Una Rai che immaginavo
simile al suo presidente.»
E invece...
«E invece anche questa mia speranza è già andata
delusa. Evidentemente Mieli non andava bene perché
voleva fare davvero il presidente. E quindi, come è
legittimo, avere accanto uomini di fiducia, a cominciare
dal direttore generale, con cui condividere le
responsabilità e con cui lavorare a un progetto
condiviso. È chiaro che volevano un presidente in
qualche modo «dimezzato», un prestanome».
Non gli volevano insomma dare
carta bianca.
«Gli avranno detto che il direttore generale non lo
avrebbe scelto lui, che non avrebbe potuto spostare
questo o quel direttore di rette, ecc. ecc. Gli avranno
posto insomma delle condizioni inaccettabili. Non ha
certo rinunciato per un capriccio. Non è nello stile di
Mieli. Per questo dico che gli fa onore aver rinunciato
allincarico».
Mieli aveva annunciato che
avrebbe riportato in Rai lei e Santoro. Un peccato che
non gli è stato perdonato
«Forse. Io non gli ho chiesto nulla. Certo posso dire
che il ritorno di Santoro e Biagi in Rai non era un
bisogno sentito da tutti. Evidentemente offrirci di
tornare sugli schermi è stato giudicato un programma
straordinario, troppo ardito».
Sarebbe volentieri tornato in
tv?
«Certo, ma non a qualunque condizione. Non sono un uomo
per tutte le stagioni. Capisco lopposizione di
Alleanza nazionale. Io i miei quattordici mesi da
partigiano non li dimentico...»
E poi le scritte antisemite
comparse sul muro della sedi Rai di Milano...
«Un capitolo ripugnante, un rigurgito ignobile di
nazismo e di antiebraismo, che ci offende tutti
innanzitutto sul piano umano prima che su quello
politico. Vedere certe scritte mi fa sentire ebreo, anche
si mi hanno battezzato. Unoffesa che io ho sentito
in maniera ancora più acuta perché, se mi è concesso
aggiungere una notazione personale, io ho una nipotina
ebrea. Tira una brutta aria. che non mi piace».
Che ne sarà ora della Rai, dopo
la rinuncia di Mieli?
«Io ormai sono fuori, non ho nemmeno più un contratto e
vedo le cose come un qualunque spettatore che paga
diligentemente il canone. La Rai è sempre stata
istituzionalmente filogovernativa. Ma ora cè
unanomalia, che molti si ostinano ancora a non
vedere. Lanomalia di un presidente del Consiglio
che è direttamente padrone di tre televisioni e che è
arrivato a controllarne sei con quelle del servizio
pubblico. È questa lanomalia che va superata. Per
il resto, me lo lasci ripetere: tira una brutta aria, che
non mi piace».
Un augurio per la Rai, in questo
momento così difficile?
«La Rai ha fatto vedere agli italiani luomo che
muoveva i suoi primi passi sulla Luna. Che adesso possa
anche far vedere luomo che cammina sulla terra».
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DA - IL MANIFESTO
Annunziata sul
Cavallo
La presidente Rai Nominata alla guida del cda di viale
Mazzini, la giornalista accetta senza riserve. La
maggioranza fa festa, Saccà fa subito sapere di essere
suo amico
MICAELA BONGI
ROMA
«Ho accettato in piena autonomia, senza aver sentito
governo e opposizione. Me ne assumo la piena
responsabilità». L'erede al trono sul quale Paolo Mieli
non si è mai seduto, l'attuale direttrice di ApBiscom
Lucia Annunziata, accetta l'incarico, e senza riserve.
Una donna alla presidenza Rai? «Chissà. E poi non dite
che non ho attenzione per il genere», gigioneggiava Pier
Ferdinando Casini entrando, alle sette di sera, nello
studio di Marcello Pera. Basta poco per capire che sarà
proprio quello della giornalista il nome che, pochi
minuti dopo, uscirà dall'incontro tra i presidenti delle
camere. «Io e Pera ci siamo assunti le nostre
responsabilità, individuando in un'area giornalistica e
culturale precisa una persona che ha le carte in regola
per fare bene. In una fase così difficile,
caratterizzata anche da minacce di guerra, sarebbe stato
irresponsabile continuare un lungo balletto»,
commenterà il presidente della camera. In realtà, le
maggiori resistenze a tappare in quattro e quattr'otto la
vistosa falla apertasi con la rinuncia di Mieli in un
primo momento erano arrivate proprio da Casini. Che
avrebbe anche voluto rimettere in discussione l'intera
cinquina sfornata venerdì scorso. Chi lo aveva
incontrato in mattinata lo descriveva furibondo per il
rifiuto del direttore editoriale Rcs, provocato dal fuoco
di sbarramento della Casa delle libertà. Ma le pressioni
del Quirinale per una soluzione rapida della nuova crisi
di viale Mazzini erano fortissime. E così, nonostante la
mattinata si fosse aperta con la rivolta dell'Udc, parte
l'accelerazione, confermata alle cinque del pomeriggio
dalla notizia di una lettera spedita dai piani alti di
Montecitorio all'inquilino di palazzo Madama. Ma oltre
all'intervento del Colle, un contributo a tappare la
falla lo dà anche Piero Fassino che, a metà mattinata,
mentre il leader della Margherita Francesco Rutelli è
ancora a Strasburgo, si vede a quattr'occhi con il
presidente della camera. Incontro che fa subito nascere
più di un sospetto nel partito dell'ex sindaco. Nel
frattempo, si leva la voce dei consiglieri in attesa. In
particolare, quella di Marcello Veneziani, che fa sapere
che a dimettersi sull'esempio di Mieli non ci pensa
proprio, perché «non siamo figuranti».
Alle sei del pomeriggio, l'attenzione degli ulivisti che
stanno manifestando al Pantheon per la Rai è catturata
dal passaparola telefonico sulla nuova rosa in campo. In
un primo momento si fanno tre nomi: il direttore della Stampa
Marcello Sorgi, quello del Riformista Antonio
Polito e quello del Messaggero, Paolo Gambescia.
Il favorito di questo trio sarebbe Sorgi, e più d'uno lo
dà già per presidente. Ma nella maggioranza c'è chi,
nel frattempo, sembra stroncarlo. Uno a caso, Umberto
Bossi, che a chi lo sente spiega che «il presidente non
deve appartenere a quell'area grigia tra poteri forti e
grandi giornali». Ma nella rosa c'è già anche il nome
di Lucia Annunziata. Anzi, già da un'ora c'è solo il
suo, visto che come spiega lei stessa, i presidenti delle
camere la contattano alle cinque del pomeriggio, ora in
cui Casini, appunto, si viene a sapere della lettera
inviata a Pera, con la richiesta di via libera per la
giornalista, che arriva telefonicamente da palazzo
Madama.
E dalla maggioranza è un tripudio. Le agenzie, insieme
all'entusiasmo delle donne di maggioranza e opposizione,
battono le felicitazioni del portavoce forzista Sandro
Bondi prima ancora dell'annuncio della nomina. Si
complimentano i nazional-alleati, l'Udc rientra
compostamente nei ranghi. Storce un po' il naso il
capogruppo leghista Alessandro Cè («in passato non ci
è stata molto simpatica»), ma Umberto Bossi dà l'ok,
considerando Lucia Annunziata «una fuori dai giri».
Quanto all'altro responsabile del siluramento di Paolo
Mieli, cioè Silvio Berlusconi, incassa una soluzione non
sgradita e rapida, attraverso quel «reintegro» del solo
presidente che fin dall'altra sera aveva chiesto.
Parte dell'Ulivo, però, aspetta Lucia Annunziata alla
prova dell'autonomia. Insomma, chiederà anche lei il
ritorno in video di Biagi e Santoro (ma non solo)? E chi
sarà il nuovo direttore generale? Quello attuale,
Agostino Saccà, si sbraccia per salutare la nuova
arrivata. Tiene a far sapere al mondo che «con Lucia ci
conosciamo bene, ci stimiamo, c'è rispetto e amicizia».
Che le ha telefonato proprio ieri sera e che l'ha
risentita oggi, ovviamente per farle gli auguri. Ma sul
nome del direttore generale si riapre l'immancabile
totonomine. E i nomi che circolano sono sempre gli
stessi, compreso quello di Agostino Saccà.
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DA - IL MANIFESTO
LUCIA
ANNUNZIATA
Dal manifesto all'on-line attraverso le guerre
Nata a Sarno nel 1950, Lucia Annunziata, lascia per la
Rai il posto di direttore dell'agenzia Ap-Biscom.
Diplomata al liceo Tasso di Salerno, è laureata in
Storia e Filosofia. Dalla passione politica negli anni
Settanta al trasferimento a Roma il passo è breve.
Giornalista professionista dal 1979, inizia la sua
carriera di corrispondente (che tra l'altro la porterà
negli Stati Uniti, in America Latina e in Russia) per il manifesto
(ma senza vantarsene mai troppo, in seguito) e
successivamente per Repubblica e dal 1993 per il Corriere
della sera. Come corrispondente di guerra ha avuto i
maggiori riconoscimenti giornalistici: il Premiolino per
i suoi servizi durante la guerra del Golfo e il premio
Max David come inviato di guerra.
La sua collaborazione con la Rai comincia nel 1995 con il
programma «Linea tre» per Raitre. L'8 agosto del 1996
diventa direttore del Tg3, esperienza che si conclude
alla fine di novembre del 1998, con una lettera di
dimissioni all'allora presidente Enzo Siciliano e al
direttore generale Franco Iseppi. Tornerà negli studi
Rai nel 1999 con un programma radiofonico: «Radio 3
mondo», su Radiotre. Nello stesso anno scrive «La
crepa», un libro dedicato alla tragedia di Sarno, in cui
mette sotto accusa sui ritardi dei soccorsi e della
ricostruzione.
Nel 2000 inizia accetta la direzione di ApBiscom,
l'agenzia di informazione frutto di un accordo tra
Associated Press e E-Biscom, di cui lascerà l'incarico
di direttrice.
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DA - IL MANIFESTO
L'Ulivo
apprezza, ma con riserva
«Non abbiamo fatto nomi» dice Rutelli. Ma è stato
l'incontro tra Fassino e Casini a dare il via alla nomina
GIOVANNA PAJETTA
«Splendido» esclama la dalemiana Livia Turco,
«Evviva» si entusiasma la verde Grazia Francescato.
Peccato che a festeggiare così, in coro e da aree
politiche ben diverse, siano solo le donne. La nomina di
Lucia Annunziata in realtà ha diviso profondamente il
centrosinistra, contrapponendo di nuovo Piero Fassino e
Francesco Rutelli. A parti rovesciate però, perché se
una settimana era stata la Margherita a premere per
presentare quella rosa da cui era stato estratto il nome
di Paolo Mieli, questa volta la mossa è tutta del
segretario dei Ds. Sarebbe stato lui infatti, nel lungo
colloquio con il presidente della camera a fare, tra gli
altri, il nome che ha permesso di sbloccare la
situazione. Quarantacinque minuti di faccia a faccia
all'ora di pranzo da cui Fassino esce prima con un no
comment e poi con un comunicato in cui si chiede di
rimuovere i veti su Paolo Mieli e si dice «adesso non
tocca più a noi decidere». Ma il tam tam corre sul filo
e vola fino a Strasburgo, dove si trova Francesco
Rutelli. Così, quando alle quattro del pomeriggio sbarca
a Roma, il leader della Margherita è già sul piede di
guerra. Si chiude nel suo ufficio, parla al telefono con
Casini e strepita: «Basta, io non voglio nomi, non
voglio né farli né sentirli fare». Ma soprattutto, fa
capire, non vuole che altri li facciano. Tanto che arriva
a minacciare: «Stai attento, ti stai giocando un anno e
mezzo di sponda con l'opposizione». Non si sa cosa mai
abbia risposto Pierferdinando Casini, ma certo Rutelli
non si è sentito affatto rassicurato, anzi ha deciso di
andare a trovare il secondo personaggio chiave delle
nomine Rai, il presidente del senato Marcello Pera. Con
ben scarso successo, visto che, quando arriva, in
ritardo, alla manifestazione dell'Ulivo sulla libertà di
informazione in piazza del Pantheon, è più furioso che
mai. «Sia chiara una cosa - dice dal palco - Se i
presidenti delle camere dovessero fare una scelta per il
Cda nel campo del centrosinistra, non pensino che per
questo possa rappresentare il centrosinistra. L'intera
responsabilità è loro». Il nervosismo però a ben
vedere non è solo suo. Anche Piero Fassino, l'orecchio
incollato al telefonino, appare teso. Tanto che, quando
il cossuttiano Rizzo dice innocentemente, riferito al
passato, «Vedi Piero che noi non dobbiamo fare nomi,
sono rose che poi si rivelano crisantemi», il segretario
dei Ds esplode, lo insulta a sangue («farabutto, non ti
permettere...»).
Il nome di Lucia Annunziata del resto, in quel momento è
ancora soltanto un'ipotesi tra le altre. Quando diventa
ufficiale, lo scontro tra Ds e Margherita si fa un
decisamente più sfumato. «E' una bravissima
giornalista, una donna di grande intelligenza - dice il
rutelliano Paolo Gentiloni - Ma la sua designazione è
stata fatta senza coinvolgere l'Ulivo, anzi senza nemmeno
informarlo». Più cauta e calibrata fin nelle virgole,
la dichiarazione del segretario della Quercia. «I
presidenti di camera e senato hanno scelto una
personalità femminile e di rilievo del mondo
giornalistico che tuttavia non era nella proposta
originaria dell'Ulivo - recita la breve nota - E'
evidente che valuteremo il nuovo presidente, così come
l'intero Cda, dagli atti che compiranno per assicurare il
rilancio e l'autonomia dell'azienda».
Una posizione di vigile attesa, ricordando il premanere
del conflitto di interessi di Silvio Berlusconi, a cui si
aggiunge su cui si ritroverà tutta l'opposizione,
Rifondazione compresa. Anche se dalla sinistra
dell'Ulivo, si chiede qualcosa di più. Dal verde
Pecoraro all'intero correntone ds, tutti infatti si
appellano a Lucia Annunziata perché faccia, come dice
Giuseppe Giulietti, «le cose dette da Paolo Mieli».
Ovvero il ritorno in video di Enzo Biagi e Michele
Santoro, e la nomina «in piena autonomia» del futuro
direttore generale della Rai.
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DA - IL MESSAGGERO
Annunziata:
ho scelto in piena autonomia
«Il direttore
generale? Calma, per prima cosa fatemi riunire il
Consiglio»
ROMA - Quando, nel 1998,
lasciò la direzione del Tg3, disse: «Non resto con
altri incarichi in Rai. Meglio chiudere da numero uno che
da numero sette». Una bella prova di carattere, dopo
polemiche, anche feroci con la sua redazione. Ma la
dichiarazione era sbagliata. Non contemplava il ritorno e
soprattutto la qualità della nuova opportunità.
Da ieri sera Lucia Annunziata (che ha accettato senza
riserve) è effettivamente il numero uno della tv
pubblica. La cinquantenne giornalista è infatti la nuova
presidente della Rai. I presidenti delle Camere, dopo
aver nominato due consigli tutti al maschile hanno scelto
una donna (è la seconda volta, il precedente è Letizia
Moratti), per sostituire con una decisione lampo il
rinunciatario Paolo Mieli.
«Alle cinque sono stata contattata da Pera e Casini -
racconta Annunziata - Poi ho scelto da sola, in piena
autonomia. Non mi sono consultata con nessuno - aggiunge
- non con il governo, non con la maggioranza, non con
l'opposizione. Ho preso la mia decisione da sola, così
un domani tutti saranno liberi di prendersela con me».
Ancora una dichiarazione non certo di prammatica per una
donna, una giornalista, che predilige la franca ruvidezza
alla gentile ipocrisia. Al Tg3 litigò apertamente con la
difficile redazione dellex Telekabul, si dimise
dopo aver cercato di imporre un rivoluzionario,
difficile, progetto di riforma del tg firmato da Oliviero
Toscani. Lavveniristico studio è ancora in qualche
angolo di capannone a Saxa Rubra. Chissà che Annunziata
non lo faccia tirare fuori.
La rottura fu però senza rancori. Lucia Annunziata ieri
era in partenza per Bagdad dove avrebbe fato il suo primo
mestiere, linviato di guerra, per
"Ballarò", il programma di approfondimento di
Rai3. Lo conferma il conduttore Giovanni Floris che
scherzando dice: «E vero, stavo per dare lavoro al
mio presidente. Ma adesso, chi mando?».
«Lucia è un tipo geniale, una persona per bene e,
perché no, anche una donna dotata di molto carattere»
sintetizza bene il suo presidente Maurizio Mannoni, uno
degli "intoccabili" del Tg3, che subito avverte
il suo ex direttore: «Non deve recedere di un millimetro
sulle cose chieste da Mieli».
E la scelta del direttore generale il primo
scoglio, ancor prima delleventuale ritorno di Biagi
e di quel Santoro che un giorno lontano partì per fare
il giornalista dalla stessa Sarno di Lucia Annunziata. Il
nuovo presidente della Rai è in ottimi rapporti (anche
lui ce lo ricorda) con Agostino Saccà. Certa una
riconferma dellattuale dg? Probabilissima, anche se
An fa sapere che la battaglia per cambiare il numero uno
della gerarchia aziendale è ancora tra le priorità del
partito. «Riunirò il consiglio e lì ne parleremo»
dice Annunziata con decisione. «Non fatemi dire di più
- aggiunge - non è il momento di straparlare ma di fare
quello che serve con calma e decisione».
Intanto la presidente può godersi un consenso alla sua
nomina quasi plebiscitario, con in testa le parole di
Palo Mieli, che dichiara: «Un'ottima scelta, è una
bravissima professionista. La scelta conferma che il
metodo era valido».
E la conferma del metodo sembra far leva anche sugli
altri quattro consiglieri. «Sono soddisfatto, la scelta
di una donna è un bel segnale» dichiara Francesco
Alberoni. Annunziata, dicevamo, ha accettato
lincarico senza riserve e unaltra conferma
alla validità del nuovo quintetto arriva con la notizia
che martedì prossimo, 18 marzo, a Palazzo Giustiniani si
terrà una colazione tra il Cda e i presidenti di Camera
e Senato. Stavolta si parte davvero.
Al.Gu.
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DA - IL MESSAGGERO
UnAmerikana
contro la guerra in Iraq
Lucia è stata
definita una delle "Baffine" per il feeling con
DAlema. Ma la destra lapprezza
di MARIO AJELLO
ROMA A chi è rimasta impressa quando guidò,
con il solito tailleur e il filo di perle, lo sbarco del
Tg3 nella sua Sarno alluvionata. Chi rammenta quando lei,
Lucia lAmerikana non solo perchè il marito Dan
Williams lavora al Washington Post ma perchè la
Annunziata ha dimestichezza con lo stile giornalistico
dOltreoceano (ora comunque è contraria alla guerra
in Iraq e ci ha scritto pure un libro intitolato
semplicemente «No»), poco dopo la scesa a Sarno venne
sbalzata giù dalla poltrona di direttore del Tg3 da
unonda dUlivo uguale ma contraria a quella
che laveva installata nellagosto del
96. Oppure lei, Lucia Annunziata, nata a Sarno in
provincia di Salerno 53 anni e che ama insistere su
quelle sue origini proletarie e meridionali con accenti
da neorealismo, è la stessa che quando stava al
«Corriere della sera» «da sinistra seguiva la destra -
assicura adesso Maurizio Gasparri - con attenzione e
rispetto». E quella Annunziata è la stessa Annunziata
che due mesi fa era alla libreria Feltrinelli insieme a
Cofferati, per presentare da buona amica un libro di
Philip Dick prefato dal Cinese. E molto prima in tanti la
ricorderanno quel 21 aprile a piazza SS.Apostoli a Roma
mentre festeggiava affianco di DAlema il trionfo
dellUlivo. Che Lucia, ottima professionista e donna
di mondo anche nel senso che dal Salvador al Nicaragua,
dagli States al Medio Oriente, dalla guerra del Golfo a
tutte le altre ha girato tanto come inviato speciale per
«Repubblica» e per il «Corsera», si sappia muovere
nel contesto della politica «local» è ovviamente
scontato come è ovvio per chiunque diventi numero uno di
Viale Mazzini. Ma a questo aspetto di forza - e duro fu
limpatto che ebbe per esempio con la redazione del
Tg3 da cui fu contestata e quando si dimise disse che
«Viale Mazzini è il regno del socialismo reale» - si
mescola a un tratto più dolce. Attentissima alla propria
immagine, chiede sovente, un po come fanno i
bambini, a chi la incontra: «Ti piace questo
tailleur?», «Ti piacciono le mie scarpe?», «E le
calze a rete?», «Sono dimagrita?».
Bipartisan, è molto bipartisan lattuale direttrice
dellagenzia Ap.Biscom ed ex curatrice del talk show
«Linea Tre». Come Gad Lerner, o forse più o forse meno
di lui, la Annunziata rappresenta quella sinistra
ragionante e molto televisiva che piace fuori dalla
sinistra e talvolta rischia di essere gradita più di là
che di qua. Comunque, alla festa per l8 marzo
dellanno scorso, cera lei insieme alla Gruber
in cima alle cortesie che il presidente Pera rivolse alle
giornaliste invitate a palazzo Giustiniani per uno
spuntino. Ed era lei, ai tempi in cui scriveva sul
«Manifesto», ad avere fama di inviato coraggioso e
rigoroso: «Anche se allinizio - ha raccontato
Rossana Rossanda, maestra di bello stile - le riscrivevo
i pezzi». Prima fu molto «global». Poi piuttosto
«local». Ora si direbbe chre la Annunziata sia un
impasto ben equilibrato fra le due dimensioni. I suoi fan
più appassionati dicono che dopo Benito Mussolini, la
Annunziata è il secondo giornalista di lingua italiana
che innesta nella professione lo stile della secchezza
proletaria. Il rubrichista Massimo Gramellini, in un suo
libro sull«Uliving Theatre», intitolato
«Compagni dItalia», invece lha inserita
anni fa nella categorie delle «Baffine»: «Donne in
carriera che apprezzano lintelligenza pedante di
DAlema, al quale perdonano persino
larroganza». Proprio allora, alla vigilia del
governo DAlema, per il compleanno di Lucia, allora
direttrice del Tg3, Claudio Velardi organizza una festa
con Ornella Vanoni, Paolo Liguori e altri 150 invitati
con corredo di fuochi dartificio. Erano altri
tempi. Non facili, ma forse un po più facili di
questi. Specie per chi, come lei, è convinta di un motto
che fa pure rima: «Alla Rai, o le pressioni le respingi
o te ne vai».
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DA - IL MESSAGGERO
LAnnunziata
piace più ai Ds che ai rutelliani
Lopposizione
mette la giornalista sotto esame per la scelta del
direttore generale e per la vicenda di Biagi e Santoro
di GIANNI GIOVANNETTI
ROMA «...Ma è un gossip o cè una nota
ufficiale?», Fassino sornioneggia in piazza del
Pantheon. Alle 19,05 di ieri la "nota
ufficiale" non era ancora pronta, ma i due
presidenti di Camera e Senato, Pier Ferdinando Casini e
Marcello Pera, proprio in quei minuti si stavano di nuovo
incontrando e al termine di quellincontro avrebbero
fatto il nome di Lucia Annunziata per la poltrona di
presidente della Rai, lasciata libera da Paolo Mieli.
«Non ho ricevuto e non ho fatto alcun nome» puntualizza
pignolo il segretario della Quercia, che a fine mattinata
era rimasto a colloquio con il presidente Casini per
quasi unora. E mentre Fassino insisteva nel
prendere le distanze dalla neodesignata («una
personalità femminile di rilievo del mondo
dellinformazione, ma tuttavia non figurava nelle
proposte originarie dellUlivo») e a scansare,
anche con i gesti, qualunque sospetto di una sorta di
"complicità" dei Ds su quel nome, Francesco
Rutelli dal palco di piazza del Pantheon, scandiva al
microfono: «Sia chiara una cosa: se i presidenti delle
Camere dovessero fare una scelta per il Cda Rai, non
pensino che una scelta fatta nel campo del centrosinistra
possa essere una scelta che rappresenta il
centrosinistra». Daccordo: Rutelli parlava quando
ancora, appunto, quella "nota ufficiale" era
ancora un "gossip". Eppure il leader della
Margherita sembrava scandire a ragion veduta dei
distinguo politici che in qualche modo coinvolgevano
lalleato diessino, e la coniugazione dei verbi
ipotetici sembrava tutta allindicativo. Per di più
si è venuto a sapere che dopo aver incontrato Piero
Fassino, il presidente della Camera ha chiamato al
telefono anche Rutelli ed è stata «una telefonata
tempestosa», assicura qualche testimone.
Sì perché il film della giornata di ieri scorreva come
fosse lo specchio di quellaltro film visto pochi
giorni fa, quando appunto Rutelli incassava il nome di
Paolo Mieli e Fassino masticava amaro. Ieri i ruoli si
mostravano invertiti: il segretario della Quercia
incassava Annunziata, il leader della Margherita
masticava amaro.
«E evidente che valuteremo il nuovo presidente
aggiungeva ieri sera Piero Fassino, in una nota di
via Nazionale , così come lintero consiglio
di amministrazione della Rai, dagli atti concreti che
compiranno per assicurare il rilancio e lautonomia
dellazienda». E daltro canto questa volta la
neo-designata non ha posto condizioni, come il suo
predecessore. La partita è ancora aperta sul nome del
direttore generale e sul ritorno in Rai come aveva
preteso Mieli di Biagi e Santoro. Una partita su
cui il centrosinistra dovrà decidere le mosse future, in
un clima che però torna a essere incandescente. Persino
ieri, con lUlivo schierato in piazza del Pantheon a
protestare contro "loccupazione berlusconiana
della Rai". Marco Rizzo, capo dei deputati del Pdci,
proprio dal palco aveva messo in mezzo Fassino gridando:
«Noi non dobbiamo più fare nomi, non dobbiamo più
presentare rose che poi si trasformano in crisantemi». E
quando la notizia della designazione dellAnnuziata
è stata ufficializzata, Rizzo ha commentato gelido:
«Quando non si fanno nomi, le cose vanno molto
meglio»... Se lè presa molto il segretario dei
Ds, tanto che alla fine Marco Rizzo ha dovuto precisare
alle agenzie che «la nomina di Lucia Annunziata alla
pesidenza della Rai è frutto di una scelta autonoma dei
presidenti di Camera e Senato».
Ma al Botteghino non tutti sono convinti di come è
andato a finire questo ulteriore, concitato passaggio
della vicenda Rai. «Meglio lAnnunziata che
Mieli», dicono a mezzabocca alcuni frequentatori dei
piani alti. «Però così Berlusconi e i berlusconiani,
che inneggiano alla neopresidente fanno notare
altri non pagano nessun alto prezzo, come avevamo
chiesto». Il segretario, dal canto suo, impone il suo
refrain: «Non ho fatto nomi aggiuntivi, non mi è stato
fatto alcun nome, non sono stato neanche consultato sui
nomi». La sinistra del partito, però, affila le armi:
la battaglia sul conflitto di interessi del premier sarà
lunga e asprissima. Altro che dialogo.
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