Se la lotta si fa dura, tieni duro SandroFinora Sandro Curzi, lanti Di Pietro nella
disfida del Mugello, ha resistito a lusinghe e minacce.
In teoria, per piegare la resistenza di un vecchio
comunista come il fondatore di TeleKabul, non cè
niente di più efficace di una mozione degli affetti
farcita di sapienti richiami al feticcio
dell«unità della sinistra» e al fantasma del
«gioco che favorisce la destra». E invece Curzi non
molla e a chi, in particolare nel Pds, lo esorta
caldamente a rinunciare alla candidatura contro Di
Pietro, replica di non voler cedere al (tardivo)
incoraggiamento e, anzi, di volere perseverare nel
diabolico errore. Per un uomo che ha fatto del
giornalismo una branca particolarmente esposta della
milizia di partito e della fedeltà ideologica alla Causa
la priorità esistenziale assoluta, sarebbe facile cedere
al ricatto emotivo dei compagni che ti circuiscono, ti
vellicano, ti prendono a braccetto per dimostrare che
puoi in ogni caso contare sul loro appoggio sempre che
loro siano messi nelle condizioni di potere ancora
contare sul tuo appoggio, questo scaltro gioco di
recupero potrebbe trovare udienza e ascolto. Ma Kojak,
sorprendentemente, resiste e afferma di non voler
lasciarsi abbindolare dal «pressing del Pds». Adesso
vogliono addirittura radiare lindisciplinato dal
partito, tanto per rendere più nitidi i contorni di un
grottesco remake storico-politico. Ma una patina di
ridicolo rischia di spalmarsi su tutta la vicenda.
05.08.1997 |