L'attrice presenta il film
"Bimba", distribuito da Medusa
"La cosa non mi imbarazza, dovrebbe imbarazzarsi
Berlusconi"
Guzzanti:
"Ecco il mio film
Satira sui cloni e sulla tv"
Protagonista è
una mediocre attricetta televisiva, nata
da manipolazioni genetiche. "E intanto RaiTre mi
censura"
di CLAUDIA MORGOGLIONE
ROMA - Il
groviglio, almeno sulla carta, può stupire: lei, Sabina
Guzzanti - clone televisivo del presidente del Consiglio
nonché proprietario di Mediaset - gira e interpreta un
film satirico sulla clonazione e sulla tv deficiente,
prodotto e distribuito (guarda un po') dalla società che
fa capo al premier. Ma l'attrice sembra non
preoccuparsene affatto: "Non sono per niente
imbarazzata - spiega alla presentazione di Bimba,
che segna il suo debutto dietro la macchina da presa - e
poi credo che sia Berlusconi, col suo gravissimo
conflitto di interessi, a doversi imbarazzare, facendo
contemporaneamente il capo del governo, l'assicuratore,
il distributore...".
Insomma, la comica più amata dalla tv - reduce dal
Social forum di Firenze, dove ha spopolato con la sua
imitazione di Oriana Fallaci - non si smentisce. E
difende la scelta di appoggiarsi, per la sua opera prima,
alla potente Medusa berlusconiana: "Volevo che il
mio film fosse visto, e non è che ci sono molti altri
distributori. E comunque resto una persona di saldi
principi: non ho mai fatto una pubblicità, né ho mai
lavorato in Fininvest". Poi però Sabina passa a
parlare di Bimba:
storia di una mediocre attricetta tv (da lei
interpretata) che scopre di essere il clone di
un'altrettanto stupida folk singer americana. E di avere
un'altra clone più giovane, romagnola, pronta a sfondare
nel mondo della musica. Da qui la sua ribellione, e il
suo diventare icona della protesta anti-manipolazioni
genetiche. Ecco come Guzzanti ne parla ai cronisti.
Lei considera
questo un film politico?
"Io lo
rivendico, questo è un film politico. Anche perché è
una storia contro l'omologazione. La clonazione è una
metafora, un modo per fare satira sul fatto che tutto
ciò che è idiota (come il dna di Bimba) viene
immediatamente imitato, mentre le cose intelligenti
vengono lasciate da parte. Ma un film non può essere
come uno sketch di satira politica, che è più
strettamente legata all'attualità... al cinema il
discorso è meno effimero, più complesso".
Però
c'è anche una satira sulla televisione...
"La storia
non vuole parlare specificamente della tv, che è solo
uno degli aspetti della falsificazione. Certo, la nostra
è una società che imita i modelli dello spettacolo,
quindi per parlare della società è utile parlare di
spettacolo".
A
proposito di tv: lei aveva annunciato una trattativa con
RaiTre. A che punto siete?
"Mi sembra
che il progetto sia leggermente arenato. Avrebbero dovuto
trasmettere in prima serata il mio spettacolo teatrale, Giurodidirelavarietà,
poi però non si è potuto fare. Quindi... boh!, ci hanno
detto no. Adducendo motivi poco credibili, tipo 'a
novembre non si possono fare varietà'".
Lei
qualche giorno fa è stata acclamata al Social Forum:
com'è stata questa esperienza?
"Io
simpatizzo con movimento No global, e in generale quando
posso vado alle manifestazioni. Credo sia una fonte di
speranza il fatto che i giovani si interessino a questo
tipo di tematiche con tanta passione, anche se tutto li
spingerebbe dall'altra parte: è quasi un miracolo".
A
furor di popolo, ci dà un altro assaggio del
Fallaci-pensiero?
(Sabina cambia
voce, sfoggia l'accento toscano e querulo già sentito a
Firenze). "Amo la guerra: ma
certo, perché ci si sente vivi, con tutto quel bumbadabum.
E poi non è rischiosa, basta stare vicino all'esercito,
perché nelle guerre muoiono solo i civili... è meno
pericoloso fare il soldato che guidare sulla
Firenze-Bologna!".
(11 novembre 2002)
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La tappa romana ha chiuso il
tour teatrale della Guzzanti
Uno spettacolo "per dire tutto quello che non si
può dire"
"Giurodidirelavarietà"
Le mille facce di
Sabina
Fra i bersagli, politica, informazione e giovani senza
identità
"E' Vespa che decide che cosa deve interessare agli
italiani"
di ALESSANDRA VITALI
ROMA - Cinema,
televisione, teatro. Uno e trino l'impegno, una e tante
Sabina Guzzanti. Che benedice il debutto sul grande
schermo del suo nuovo film, punteggia le strisce de Il
caso Scafroglia, l'appuntamento
televisivo con la satira condotto, per ora, dal fratello
Corrado, ma del quale, di qui a qualche mese, diverrà
lei timoniere. E ha chiuso, pochi giorni fa
all'Auditorium di Roma, la tourné (partita lo scorso
luglio) di Giurodidirelavarietà.
Uno spettacolo per dire tutto quello che "pur
essendo vero ed evidente, sotto i nostri occhi dalla
mattina alla sera, non si può dire". Per
disabitudine, cattiva coscienza, censura e autocensura.
Scritto insieme a Curzio Maltese (fra gli autori anche de
Il caso Scafroglia),
Giurodidirelavarietà
è nato dalla necessità di coniugare l'urgenza civile e
politica della parola, alla forma teatrale della satira
liberatoria. Per raccontare politica e paese reale,
giovani, informazione e televisione, casi di cronaca e
santi, intellettuali, guerra, fiction, Afghanistan,
psicopatici al potere.
Sul palco, si sono avvicendati
classici e new entries. Berlusconi e D'Alema. Il
presidente del Consiglio ha ripercorso le tappe della
storia politica del Paese ("non per 50 ma per 2000
anni l'Italia è stata governata dai comunisti, quando i
cittadini giravano per Roma avvolti in delle bandiere
rosse chiamate ipocritamente color porpora") e
smorzato le polemiche sulla svendita del patrimonio
artistico ("l'Italia in fondo è sempre stata
razziata, è importante valorizzare le nostre tradizioni
e poi, ad esempio, il Pinturicchio secondo i sondaggi non
lo conosce nessuno").
D'Alema ha teorizzato la sinistra moderna: "Basta
con questa ossessione estremista di volere cambiare le
cose. Ficcatevi in testa che una sinistra moderna deve
essere flessibile, sinuosa. Ragionevole, di compagnia.
Vestita in modo non appariscente, educata. Deve sapere
cucinare, magari pochi piatti ma ben fatti. In coma, ma
vigile insomma".
Poi le maschere del quotidiano, i giovani, come Lucy
("non è che noi giovani non abbiamo un'identità,
è che le cambiamo, io ne avevo una ieri molto bella, una
kefia, poi l'ho regalata e la sera sono rimasta senza), e
gli affondi sul mondo dell'informazione: giornalisti
salottieri e trasformisti, o carrieristi e opportunisti,
o banali ma osannati. E nuovi ingressi ad arricchire un
inventario già nutrito: Bruno Vespa, Carlo Rossella,
Lucia Annunziata, Enrico Mentana, Barbara Palombelli,
Valeria Marini.
E Oriana Fallaci, vista anche in trasferta a Firenze,
Social Forum; "Non conoscete la fatica di vivere a
Manhatthan al 38esimo piano, mentre voi smidollati non
avete avuto neppure il coraggio di sfasciare un
bancomat[85] Amo la pace e l'amo tanto che sarei disposta
a radere al suolo una città e a non fare prigionieri.
Amo la guerra perché mi fa sentire viva..."
"Il problema - dice l'attrice - è che tanti
argomenti importanti alla gente non interessano. Sono
successe tante cose, è stato l'anno più nero della
Fiat, le tasse sono aumentate, sembra che tutto costi
più caro da quando abbiamo l'euro, ma di queste cose non
si parla. Anzi - aggiunge - è Bruno Vespa che tutte le
sere, da Porta a Porta, decide quale è il fatto del
giorno che più deve interessare. Ecco quindi cinque
puntate di seguito dedicate all'assassinio di Cogne,
altrettante e più ad Omar ed Erica, a Padre Pio".
Lo spettacolo - due ore di racconto, in scena un trio
pianoforte sax e chitarra, musiche di Piovani - ha
riscosso grande successo in tutta Italia. Tutto esaurito
anche nelle due tappe conclusive romane. Ora tocca al
cinema. E alla tv. Sempre che la Fallaci non decida un
altro blitz.
(11 novembre 2002)
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SABINA
GUZZANTI
Sabina Guzzanti
racconta il suo debutto dietro la macchina da presa
E STRANO VEDERE
SABINA GUZZANTI IN "ABITI CIVILI", SENTIRLA
PARLARE CON LA SUA
"voce
naturale" ed osservarla muoversi con gesti
"inediti" e banalmente spiazzanti! Abituati ad
ammirarla nei panni del "torturato/a" di turno
(lultima vittima è la scrittrice Oriana Fallaci
che ripropone in un divertente siparietto in conferenza
stampa, alleggerendo un "sospettoso" clima di
pregiudizi e malcontento diffuso tra i giornalisti che
hanno assistito alla proiezione del suo film di debutto),
Sabina Guzzanti è evidentemente a poco agio nei panni
della regista chiamata a rispondere del proprio
"operato". Non ha trucchi dietro i quali
nascondersi, maschere da indossare o tic da esorcizzare,
ma soltanto (e non è poco di questi tempi!)
lonesta e dignitosa coerenza di un lavoro (qualche
giornalista mette in dubbio anche questo!) che ripropone
tematiche ed idee a lei più vicine e congeniali ma che
dal passaggio dal mezzo televisivo a quello
cinematografico forse perdono di mordente ma mai
attualità o necessità.
Cosa l'ha convinta a
debuttare nel cinema come regista?
SABINA
GUZZANTI Ho sempre pensato di farlo!
E' da diversi anni che scrivo sceneggiature che poi non
mi piacciono e non realizzo. Forse scrivere mi è più
congeniale, ma il passaggio alla regia, considerato che
mi occupo della messinscena di quasi tutti i miei
spettacoli teatrali, è stato naturale.
Ma al di là del tema
metaforico della clonazione, qual'è la sua opinione
sulla ricerca scientifica in questa direzione?
SABINA
GUZZANTI Io non ho assolutamente
nulla contro la ricerca scientifica in qualsiasi
direzione voglia andare: la scienza che allarga i confini
e scopre nuove frontiere ha tutto il mio appoggio, mentre
credo che la ricerca che tenta di sfruttare la natura e
giocare con le nostre vite sia da osteggiare.
Nel suo film manca la
satira politica più diretta, anche se non lo si può non
definire un film "politico": anche alla luce
della sua partecipazione diretta al recente Social Forum
di Firenze, ha voluto mascherare nel suo film un
messaggio politico particolare?
SABINA
GUZZANTI Nessuna intenzione di
dispensare alcun tipo di messaggio... anche se
indubbiamente lo rivendico come un film
"politico". Simpatizzo con il movimento no
global e quando posso partecipo alle loro iniziative.
Credo che sia una fonte di grande speranza vedere come
tanti giovani si interessino a queste tematiche con così
tanta passione e voglia di fare.
Ma è reale il rischio di
un omologazione che lei paventa nel suo film?
SABINA
GUZZANTI E' proprio questo il tema
principale del film che ho cercato di affrontare sotto
due punti di vista diversi: quello individuale e sociale.
La vera felicità è essere sè stessi, capire i nostri
desideri e provare a seguire le nostre passioni: oggi la
nostra società invece mi sembra popolata da troppe
persone infelici....
Anche lei, come ad esempio
ha fatto Luciana Littizzetto nel suo debutto
cinematografico, ha preso di mira la televisione o meglio
un certo modo di fare televisione...
SABINA
GUZZANTI Ma la tv è unaltra
metafora nel film
non è il tema di Bimba. E' uno
dei tanti "mezzi" che ci racconta la
falsificazione e mercificazione della nostra società.
Il suo film è prodotto e
distribuito dalla Medusa: cosa risponde a quanti vedono
in questo "coinvolgimento" di una società di
Silvio Berlusconi nel suo lavoro una contraddizione del
sua identità di artista impegnata?
SABINA
GUZZANTI Ho una miniera di risposte
su questo punto! Penso di essere una persona di saldi
principi, e fare film con una società che ti permette di
realizzare ciò che hai in mente senza intrusione alcuna
non mi crea alcun imbarazzo! Io continuerò a combattere
contro un Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio che
si ostina a voler fare tutto lui, e forse dovrebbe essere
imbarazzato lui a produrre il mio film così confermando
le sue molteplici attività!
Come Berlusconi, anche lei
in questo film fai di tutto: lo hai scritto, diretto ed
interpreti due personaggi... non hai nulla da
rimproverarti a film concluso?
SABINA
GUZZANTI Sono molto contenta del mio
lavoro e non dimentichiamoci che è la mia prima regia
per cui gli errori ed incertezze saranno sicuramente
presenti. Ma credo che sia un lavoro onesto e coerente.
Tra i ringraziamenti finali
del film cè il nome di Marco Bellocchio: in cosa
le è stato daiuto?
SABINA
GUZZANTI Graziosamente ha letto la
sceneggiatura del film e mi ha dato qualche preziosissimo
consiglio.
Che rapporto ha con il
cinema? Cosa vedeva e cosa vede oggi al cinema
SABINA
GUZZANTI Da bambina andavo spesso al
cinema con i miei genitori e si vedeva di tutto
da
Kubrick a Lawrence dArabia
da Continuavano a
chiamarlo Trinità ai cartoni animati! Da adolescente
cè stato un periodo cinematografico
"buio"
non ho visto molto e poi ho
ricominciato a frequentare le sale cinematografiche. Tra
gli ultimi film visti che mi sono molto piaciuti mi piace
ricordare Festen, Le onde del destino, Il gusto degli
altri
e Lora di Religione.
Forse dal suo debutto
cinematografico ci si aspettava un film più graffiante:
è il mezzo cinematografico che lha addomesticata?
SABINA
GUZZANTI Credo che Bimba, pur
essendo una commedia, tocchi temi molto profondi che ci
riguardano da vicino. Ma al cinema non puoi fare come a
teatro
ossia aggiornare il testo quotidianamente a
seconda degli sviluppi sociali e politici della giornata
in corso. Si tratta di una riflessione più profonda: a
me non interessa essere "graffiante" o cattiva
ma cogliere il senso di ciò che mi accade intorno e
cercare onestamente di capire e comprendere la complessa
realtà che ci circonda.
Calogero Messina 18-11
|
IL
CORRIERE DELLA SERA
Giovedì 21
febbraio 2002L'attrice:
sarò al Palavobis, anche il centrosinistra vuole che la
rivoluzione di Mani pulite si spenga
Sabina
Guzzanti: se ne vadano, la politica ora la facciano i
cittadini
di Enrico
Caiano
MILANO
- E' preoccupata. Indignata. Ma lucidissima nella sua
indignazione. Contro Berlusconi e il centrodestra. Contro
le scelte e soprattutto le non scelte di questo
centrosinistra che ha smesso di rappresentarla. E sabato
al Palavobis di Milano Sabina Guzzanti metterà tutta
questa sua rabbia tranquilla dentro un "monologo
satirico legato a Mani pulite". E' il contributo
dell'attrice alla "Giornata della legalità"
ideata dalla rivista MicroMega di Paolo Flores d'Arcais.
Perché
partecipa a una manifestazione pro Mani pulite?
"Ricordo
che quel periodo fu di grande gioia e speranza. Il fatto
che tutto rischi di finire nell'oblio mi dispiace e penso
che da cittadina sia importante difendere il lavoro della
magistratura. E' in atto una grandissima operazione di
propaganda contro la magistratura e grazie a questa ci
siamo abituati a considerare vere cose senza fondamento
reale".
Tipo?
"Che
tutti i magistrati sono comunisti. E' falso perché sono
quasi tutti o di Alleanza nazionale o liberali. E' falso
che siano stati tutti assolti, semplicemente i processi
sono andati in prescrizione. Che le persone coinvolte lo
facevano per il loro partito è vero solo in parte. Molti
di loro, compresi Craxi e De Michelis, avevano dei conti
in banca miliardari e personali. Penso sia giusto
affermare la verità su questi fatti. Perché comunque un
Paese in cui c'è una corruzione così alta è un Paese
che non può essere libero".
Lei,
Moretti, il professor Pardi: come spiega la voglia di
piazza che percorre gli intellettuali vicini alla
sinistra?
"Il
conflitto d'interessi non è stato risolto, il
centrosinistra al governo non ha fatto le cose
fondamentali e sconfiggere la corruzione era una di
queste. La spinta che c'era andava portata avanti, magari
ci si liberava anche della mafia, che invece adesso è al
governo. Di fronte ad anomalie così i cittadini
cominciano a domandarsi che si può fare".
Mentre
i politici di centrosinistra a reagire non riescono?
"Al
Palavobis non sono stati invitati e credo sia più forte
e significativa in questo momento una testimonianza dei
cittadini che da parte dei politici, il patrocinio dei
cittadini è il più prestigioso. Mi pare che anche nel
centrosinistra sulla giustizia la tendenza sia lasciare
che la rivoluzione di Mani pulite si spenga col
tempo".
Devo
immaginare che non parteciperà alla Giornata
dell'Intellettuale organizzata da Fassino domani a Roma?
"Neanche
sapevo che c'era. Non sono stata invitata".
Dica la verità: questi leader dell'Ulivo non li sente
suoi...
"Credo che si sarebbero dovuti dimettere. Non mi
riconosco particolarmente nei Ds e non lo dico da
militante delusa. Però quel partito è stato quasi
dimezzato e normalmente il leader di un partito che si
dimezza se ne va. In una situazione normale anche il
leader della coalizione doveva dimettersi".
Non
le pare però un po' anomalo questo mobilitarsi continuo,
come a dire che i "vostri" politici non sanno
più che fare?
"Siamo
in una situazione estrema causata da Berlusconi. La crisi
del centrosinistra è evidente ma nonostante la mancanza
di una linea rimane il fatto che l'Italia è un Paese
democratico, con una cultura democratica che le persone
percepiscono sebbene chi li rappresenti sia più o meno
in crisi. E poi così si fa da stimolo per chi è in
Parlamento. Chi dovrebbe spronarli se non i cittadini.
Uno sponsor?".
In
questi casi l'obiezione è che una politica non può
essere solo "contro", contro Berlusconi...
"Quelli
che non la pensano come Berlusconi la pensano in un modo
che non vede l'economia al vertice dei valori della
società ad esempio. Sono molti italiani. Ma il
centrosinistra non se la sente di rappresentare questo
tipo di cultura perché la trova vecchia, crede sia
superata. Però non può dirlo apertamente perché
altrimenti non lo voterebbero. E allora alcuni si
lasciano andare, altri più consapevolmente lasciano fare
alla destra il radicamento di questo tipo di
cultura".
D'Alema
simile a Berlusconi, come nei suoi monologhi...
"D'Alema
ha fatto una politica di mercato semplicemente un pochino
più moderata. Ma questo essere un pochino più moderati
non può costituire un'identità. E' solo l'attenuazione
di un'identità che appartiene ad altri".
E la
Rai? Un tema che la tocca da vicino: soddisfatta di come
si sta muovendo l'Ulivo?
"Spero
che la battaglia non sia conclusa. Il centrosinistra non
ha assolutamente inquadrato il problema: c'è un premier
che di fatto possiederà tutte le reti tv. Cosa inaudita
a cui si risponde con una posizione irremovibile. Sul
tema i leader del centrosinistra sono stati non
classificabili. Spesso mi chiedo "se ci fanno o se
ci sono", perché l'informazione è fondamentale. Si
deve scegliere se continuare a fare esistere o meno una
democrazia. In passato la censura era dar fuoco a sedi di
giornali, mandare in esilio o incarcerare chi la pensava
diversamente. Oggi consiste nel togliere spazio a chi la
pensa in un altro modo. Se non ha spazio è come se non
esistesse: la dittatura aggiornata alle tecnologie".
Enrico
Caiano
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