Grigory Pasko (Russia)

Vincitore del premio

Reporters sans frontières - Fondation de France 2002

DI FLORA CAPPELLUTI

Parigi, 10 dicembre 2002

Il premio Reporters sans frontières - Fondation de France 2002 è stato consegnato al giornalista russo Grigory Pasko, condannato a quattro anni di prigione per aver denunciato dei gravi episodi di inquinamento ambientale. Il Premio è stato consegnato alla moglie di Grigory Pasko, Galina Morozova, martedì 10 dicembre 2002, anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, alle h.8,45. La premiazione si è tenuta presso l’Espace EDF Electra (6, rue Récamier, Paris 7e).

Vista la gravità degli episodi di inquinamento nucleare provocati dalla flotta militare russa nel mare del Giappone, era evidente che il governo di Mosca non avesse nessun piacere nel vedere i giornalisti interessarsi troppo da vicino ai pesanti problemi ambientali che si stavano manifestando in tutta la loro sinistra importanza. Piuttosto che occuparsi della minaccia ecologica che cominciava a inquietare i paesi vicini alla Russia, Mosca ha preferito invece imbavagliare la stampa. Dalla sua cella di una sperduta colonia penitenziaria nell’Estremo-Oriente russo, Grigory Pasko sa perfettamente che la sua prigionia deve servire da monito per tutti i giornalisti: il potere di Mosca fa pagare un pesante tributo a quelli che osano metterlo in discussione.

Già incarcerato per una ventina di mesi, negli anni tra il 1997 e il 1998, senza neppure subire un processo, Grigory Pasko è tornato in carcere nel dicembre 2001 con le stesse accuse di allora: aver svolto delle lunghe e approfondite inchieste e aver scritto centinaia di articoli sull’inquinamento provocato, grazie alla complicità dell’Fsb (l’ex-KGB),dallo stato di quasi abbandono dei sottomarini nucleari dell’armata russa e di aver reso pubbliche delle immagini relative al riversamento di rifiuti radioattivi liquidi nel mar di Giappone ad opera della flotta russa. Queste immagini, filmate mentre era corrispondente per il giornale militare Boevaya Vakhta e diffuse dalla televisione giapponese NHK, avevano suscitato delle forti reazioni internazionali e gli erano valse l’accusa di " spionaggio " e di " alto tradimento " da parte dei servizi segreti russi, che sono riusciti quindi a farlo condannare in due riprese, nel 1999 e nel 2001, dal tribunale militare di Vladivostok. A Mosca, nel giugno 2002, la Corte suprema ha confermato la sua condanna a quattro anni di detenzione. Tutti i ricorsi finora presentati sono stati regolarmente respinti e Grigory Pasko continua quindi a rimanere in prigione, mentre i responsabili dei criminali episodi di inquinamento ambientale che il giornalista aveva osato denunciare, continuano invece a essere impunemente liberi.

Grigory Pasko è uno dei 110 giornalisti attualmente prigionieri nelle carceri di tutto il mondo semplicemente per aver voluto esercitare il loro mestiere. Nel quadro della " Giornata delle adozioni dei giornalisti prigionieri " nata per iniziativa di Reporters sans frontières, Gregory Pasko è stato sostenuto da diversi media internazionali (M6, LCI, Le Nouvel Observateur, France Soir, RFI, Radio classique, France Culture, Phosphore, Le télégramme de Brest et de l'Ouest, il Club de la presse du Limousin, l’Associazione della stampa estera in Italia, Essex Chronicle, Le Courrier, RTBF - Fréquence Wallonie e la Maison de la presse de Mons).

Negli ultimi 10 anni, sono stati uccisi oltre 500 giornalisti, " colpevoli " di aver tentato di fare informazione. In molti paesi, un giornalista può impunemente essere ammazzato, oppure passare diversi anni in galera, solo per una parola sgradita o per una foto troppo significativa. Poiché imprigionare o ammazzare un giornalista significa eliminare un testimone fondamentale e minacciare il diritto di ognuno all’informazione, Reporters sans frontières e la Fondation de France hanno scelto, attribuendo questo premio (per l’ammontare di 7 600 euro), di ricompensare un giornalista che attraverso la sua attività professionale o le sue prese di posizione, ha saputo testimoniare la sua dedizione alla libertà di informazione.

Dalla sua creazione, questo premio è stato attribuito a Zlatko Dizdarevic (Bosnia-Herzégovina - 1992), Wang Juntao (Cina - 1993), André Sibomana (Rwanda - 1994), Christina Anyanwu (Nigeria - 1995), Isik Yurtçu (Turchia - 1996), Raúl Rivero (Cuba - 1997), Nizar Nayyouf (Siria - 1998), San San Nweh (Birmania - 1999), Carmen Gurruchaga (Spagna- 2000) e Reza Alijani (Iran - 2001).

Tra i giornalisti premiati, qualcuno è tornato in libertà : tra loro, il giornalista iraniano Reza Alijani, liberato nel dicembre 2001, qualche settimana dopo aver ricevuto la 10ma edizione del Premio Reporters sans frontières - Fondation de France.

I cinque giornalisti premiati nell’11ma edizione di questo premio sono :

Gao Qinrong, giornalista dell’agenzia stampa ufficiale Xinhua, condannato nell’aprile 1999, a 13 annni di carcere per aver condotto un’inchiesta e pubblicato un articolo sul fallimento di un progetto d’irrigazione nella regione dello Yuncheng, nella provincia dello Shanxi (Cina) ;

Bernardo Arévalo Padrón, fondatore dell’agenzia stampa privata Línea Sur Press, condannato a sei anni di carcere, nel novembre 1997, per "oltraggio" al Presidente, Fidel Castro, e al vice-presidente, Carlos Lage, che aveva definito "bugiardi", dopo averli accusati di essere venuti meno agli impegni presi nel Summit ibero-americano (Cuba) ;

Michèle Montas, direttrice di Radio Haïti Inter, impegnata nella lotta contro l’impunità dopo l’assassinio di suo marito,il giornalista Jean Dominique, avvenuto nell’aprile 2000 (Haïti) ;

Grigory Pasko, giornalista del magazine ecologico Ekologiya i pravo ed ex-corrispondente del giornale militare Boevaya Vakhta, condannato ad altri quattro anni di carcere nel 2001,per aver denunciato il riversamento di rifiuti radioattivi nel Mar del Giappone, per mano dell’esercito russo (Russia) ;

Myroslava Gongadze, giornalista di Radio Free Europe, lotta perché siano identificati e puniti gli assassini di suo marito, Géorgiy Gongadze, caporedattore del giornale online www.pravda.com.ua, brutalmente assassinato nel settembre 2000. Myroslava Gongadze si batte anche per la creazione di meccanismi giuridici internazionali capaci di garantire la sicurezza dei giornalisti e la libertà di stampa nell’Europa dell’Est (Ukraina).

Premiando uno di questi giornalisti, casi emblematici della situazione della libertà di stampa nel loro paese, Reporters sans frontières e la Fondation de France vogliono allertare l’opinione pubblica sull’indispensabile impegno in difesa della libertà di stampa.

Il Premio è consegnato da una giuria internazionale, composta da :

Hamed Hamidzada (Afghanistan), Sabine Christiansen (Germania), Michael Rediske (Germania), Andrew Graham-Yooll (Argentina), Rubina Möhring (Austria), Mainul Islam Khan (Bangladesh), Maung Maung Myint (Birmania), Olivier Basille (Belgio), Colette Braeckman (Belgio), Zlatko Dizdarevic (Bosnia-Herzegovina), Sebastião Salgado (Brasile), Ricardo Gonzalez (Cuba), Fernando Castelló (Spagna), Vicente Verdu (Spagna), Domenico Amha-Tsion (Erytrea), Francis Charhon (Francia), Noël Copin (Francia), Laurent Joffrin (Francia), Elise Lucet (Francia), Alan Rusbridger (Gran-Bretagna), Guy Delva (Haïti), Alessandro Oppes (Italia), Ricardo Uceda (Perù), M’Baya Tshimanga (Repubblica democratica del Congo), Alexey Simonov (Russia), Alice Petrén (Svezia), Laurence Deonna (Svizzera), Sihem Bensedrine (Tunisia), Alla Lazareva (Ukraina), Ben Ami Fihman (Venezuela).

Dossier per la stampa e foto sono disponibili sul sito www.rsf.org, rubrica " Espace presse – Téléchargement "

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Contatti :

Reporters sans frontières-Italia – Flora Cappelluti – c/o Circolo della Stampa- tel : 02/76 02 27 12 (26 71) – cell : 328/41 89 510

Reporters sans frontières - Lucie Morillon - tel : 01 44 83 84 74 - communication2@rsf.org

Fondation de France - Magali Mévellec - tel : 01 44 21 31 91 - magali.mevellec@fdf.org