Il tribunale del
lavoro di Roma accoglie il ricorso del conduttore
"L'azienda deve rispettare il contratto e
affidargli tv di attualità"
Santoro
vince la causa
"Deve lavorare in Rai"
Euforia
nella redazione di Sciuscià
ROMA -
Michele Santoro deve tornare a lavorare per la
Rai. Stavolta a chiederlo non è l'opposizione, e
nemmeno qualche illustre opinionista. Stavolta è
un ordine della magistratura. Che ha accolto il
ricorso presentato dal conduttore. Un ricorso in
cui veniva richiesto "il reinserimento
nell'attività lavorativa".
Il caso era finito al Tribunale del lavoro in
ottobre, al termine di una estate trascorsa in
roventi polemiche tra il giornalista (messo in
parcheggio dal direttore di RaiDue Antonio
Marano) e i vertici di viale Mazzini. Polemiche
seguite alla - criticatissima - presa di
posizione di Berlusconi il quale, durante un
viaggio ufficiale a Sofia, aveva chiesto la
soppressione dei programmi di Santoro, Biagi e
Luttazzi.
Così, dopo settimane e settimane di botta e
risposta con Saccà e Baldassarre, e l'alternarsi
di schiarite e scontri, il giornalista decide la
strada giudiziaria. Alla vigilia della prima
udienza il Consiglio di amministrazione della Rai
tenta una riconciliazione in extremis,
ipotizzando (ma senza concretizzare) nuovi
incarichi per la redazione di Sciuscià.
Si parla della realizzazione di documentari non
legati all'attualità. Alla fine le posizioni
restano distanti. E la parola passa ai giudici.
Che stamattina hanno dato ragione a Santoro.
La Rai deve
"adibire" Michele Santoro "alla
realizzazione e alla conduzione di programmi
televisivi di approfondimento dell'informazione
di attualità". Così recita il primo passo
della sentenza emessa dal giudice del Tribunale
del lavoro di Roma, Massimo Pagliarini. In
sostanza il provvedimento (che è immediatamente
esecutivo), chiede all'azienda di rispettare il
contratto firmato nel 1999, vale a dire quello di
assunzione al rientro a viale Mazzini dopo il
"trasloco"' a Mediaset.
Atmosfera di euforia nella redazione di Sciuscià:
"Abbiamo vinto", esulta Sandro Ruotolo.
E Santoro annunciando una conferenza stampa, dice
che "hanno vinto quelle migliaia di
cittadini che hanno firmato a nostro favore, e
quei milioni di telespettatori che vogliono
rivedere il nostro programma".
Una vittoria che non si è trasformata in un
trionfo solo perché il giudice ha rigettato il
secondo ricorso presentato dal conduttore. Quello
contro il presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi. "Il giudice ha respinto la
domanda - spiega l'avvocato di Santoro, Domenico
D'Amati - con cui si chiedeva di ordinare al
premier di astenersi da ogni comportamento
diretto ad impedire il suo impiego dentro la
Rai". Il motivo - è sempre D'Amati a
spiegarlo - sta nel fatto che si è ritenuta
"non provata l'attualità della condotta
attribuita al premier". Non risulta,
insomma, che dopo le dichiarazioni di Sofia
Berlusconi abbia continuato a chiedere che
Santoro non lavorasse.
Ora si tratta solo di capire cosa ha intenzione
di fare il vertice Rai. O meglio, ciò che resta
del vertice dopo le dimissioni di Zanda, Donzelli
e Staderini. I Ds e la Margherita già chiedono
di restituire a Santoro i suoi spazi nel
palinsesto. Del resto il provvedimento del
Tribunale è immediatamente esecutivo. Ma viale
Mazzini può fare ricorso. La sfida, insomma, non
è ancora finita.
(9 dicembre 2002)
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