IL DISERTORE
PUBBLICO 4
novembre a Milano
UN FUTURO SENZA ATOMICHE E SENZA SEGRETI
ANTIDEMOCRATICI
FIRMA LE DUE LEGGI DI INIZIATIVA POPOLARE
1- DAL 4
NOVEMBRE: PER LA DESECRETAZIONE DEGLI ACCORDI ED IL
DISARMO DELLE BASI
MILITARI
2- DAL 30 SETTEMBRE: PER IL DISARMO ATOMICO
4 NOVEMBRE. NON
FESTA DELLE FORZE ARMATE MA LUTTO PER LE GUERRE
Il 4 novembre è anche
occasione di speranza perchè lanciamo la raccolta delle
firme per la
desecretazione degli accordi internazionali e la
conversione civile
delle basi della guerra.
Largo Cairoli ore 14.00
musici, comici,
artisti di strada, teatranti... insomma, ne vedremo delle
belle!!!
Il 4 novembre o della turbativa dell'ordine mentale
(due parole per
spiegare perchè il "disertore ignoto", a
Milano, se ne va, prima di
incontrare, il pomeriggio, gli amici in Largo Cairoli, a
manifestare di
mattina sotto il consolato austriaco di piazza Liberty -
ore 11.00 di
domenica prossima)
Che dopo (quasi) 100 anni si festeggi ancora
ufficialmente la "vittoria" contro l'Austria è
pazzesco, nel momento in
cui, sentendoci cittadini europei, siamo - unanimemente
sembra -
impegnati nella costruzione dell'Europa Unita.
Ma è quello che avverrà
in tutta Italia con le varie cerimonie per il 4 novembre,
festa della
"vittoria" e delle Forze Armate. Anche a Milano
verrà ripetuto lo
stantio e retorico rituale militarista al Sacrario di
Piazza
Sant'Ambrogio (che la giunta Moratti vorrebbe ora
dedicare alla
"riconciliazione" di "resistenti" e
"repubblichini").
Tanto varrebbe
celebrare le "vittorie" del Granducato di
Milano contro la Repubblica
di Venezia: cose che appartengono ad un passato storico
morto che
oltretutto è bene seppellire dal punto di vista politico
(il
riferimento, per nulla casuale, è, ad esempio, per i
nostalgici della
"Serenissima"...).
L'assurdità di queste celebrazioni fa il paio con
la parata militare che è stata riesumata per il 2
giugno: come se la
Repubblica fosse costituzionalmente fondata sulle armi e
non sul
lavoro...
Il "disertore ignoto" però non potrà portare
i suoi fiori al
Sacrario dei caduti per piangere le vittime delle guerre:
secondo la
Questura, che ha vietato l'iniziativa, potrebbe recare
turbativa
all'ordine pubblico.
In realtà non di ordine pubblico si tratta ma di
ordine mentale. Forse sarebbe più appropriato parlare di
disordine
mentale.
E' la (in)cultura del militarismo aggressivo e della
guerra
che i riti ufficiali del 4 novembre, che è eredità non
a caso fascista,
intendono celebrare e ribadire.
Siamo perciò, con queste ridicole
pratiche di autorità, di bande militari e generali
tronfi come palloni
gonfiati ("con cimiteri di medaglie sul
petto"), in perfetta antitesi
con il "ripudio" costituzionale della soluzione
dei conflitti mediante
interventi armati offensivi.
Quelli in cui storicamente, ricorda Don
Milani ne "L'obbedienza non è più una
virtù", si è sempre infognata
l'Italia, che mai si è battuta "per difesa",
dalla Prima Guerra
Mondiale, con i 600.000 soldati caduti per Trento e
Trieste (che
l'Alleanza Austria-Germania ci avrebbe concesso se
fossimo restati
neutrali), alle guerre coloniali (Libia, Etiopia,
Eritrea...) con l'uso
dei gas e i massacri dei civili, alla Seconda Guerra
Mondiale, che
cominciammo aggredendo la Francia (il nostro infallibile
Duce voleva
600.000 morti per partecipare al "tavolo della
vittoria").
La guerra
dal punto di vista dei poveracci, della gente comune, del
popolo
minuto, è sempre stata una grandissima fregatura. Ieri
come oggi, anche
se la neolingua della "casta" la ha
ipocritamente ribattezzata
"interventi umanitari".
Noi oggi, popolo italiano, siamo ancora in
guerra, al rimorchio dell'Impero americano, ma ce ne
accorgiamo
relativamente perchè a morire, per il "tenore di
vita" fondato sulle
rapine petrolifere, sono solo, per adesso, i Mohamed
oltremare. La
"guerra al terrore", qualcuno l'ha calcolato,
avrebbe già provocato
quasi un milione di vittime civili in Medio Oriente.
Non paghi di ciò
abbiamo dichiarato guerra (ci ha pensato sempre la
"casta" che ci
rappresenta) anche al nemico interno: i lavavetri e i
rom! Tra poco
marchieremo a fuoco anche i disgraziati che non riescono
ad arrivare
alla fine del mese per i mutui da pagare. O i giovani
precari che
svendono la loro vita per un pugno di euro, privati di
ogni speranza in
un futuro dignitoso.
L'ingiustizia però è un masso che finisce sempre
col ricadere sui piedi di chi lo solleva. Non crediamoci
allora assolti
perchè ci fingiamo, per pelosa ed illusoria comodità,
non direttamente
coinvolti.
Facciamo dunque la nostra parte, finchè siamo in tempo,
per fermare le escalation riarmiste e belliche. Quelle
che, prima o
poi, ci porteranno l'incendio in casa, non esclusa la
possibilità della
deflagrazione atomica. Anche firmando per le due LIP
(leggi di
iniziativa popolare) sul disarmo atomico e sul disarmo
delle basi. E
sostenendo la Campagna di obiezione di coscienza alle
spese militari,
che propone il cambiamento del sistema di difesa
offensivo attuale in
un modello difensivo via via sempre più nonviolento.
Quanto al
"disertore ignoto", si recherà al consolato
austriaco di Milano a
portare i suoi fiori: memore di quei fanti che, a rischio
persino della
fucilazione, nelle trincee, quando potevano,
fraternizzavano tra loro,
ben capendo che il "nemico che marciava alla loro
testa" li considerava
semplice carne da macello... Bertolt Brecht ha espresso
il concetto nei
suoi famosi versi, che citiamo ancora per gli immemori ed
i refrattari
alla voce del buon senso :
Chi sta in alto dice:
si va verso la
gloria.
Chi sta in basso dice:
si va verso la fossa.
La guerra che
verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine
dell'ultima
c'erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente
egualmente.
|