Napolitano a Bush:
non vi lasceremo soli sulla sicurezza internazionale
L'Italia
collaborerà con gli Usa per il nucleare civile
La Rice apprezza
la decisione di Prodi sulla nuova base Usa di Vicenza
Con la visita che
dal 10 al 13 dicembre il rinnegato Napolitano ha compiuto
negli Usa, dove è andato ad omaggiare servilmente
l'Hitler della Casa Bianca, si è definitivamente
ricomposta la frattura, del resto molto relativa, che si
era prodotta tra l'amministrazione Bush e il governo di
"centro-sinistra" del democristiano Prodi
subito dopo l'uscita di scena di Berlusconi, l'alleato
europeo fino ad allora più fedele all'imperialismo a
stelle e strisce a parte Blair. Ora in politica
internazionale, dopo le ripetute prove di continuità con
la politica estera del precedente governo offerte da
Prodi, D'Alema e Parisi, i due paesi se la intendono a
meraviglia su tutto, e le piccole contraddizioni tattiche
tra il carattere "multilaterale" dell'approccio
italiano e quello più "unilaterale" e
aggressivo del partner americano appaiono molto
ridimensionate rispetto a un anno fa, se non addirittura
obbedire a una ripartizione di ruoli nell'ambito di una
stessa politica globale imperialista e guerrafondaia.
Napolitano è volato negli Usa insieme a D'Alema per
certificare solennemente la ritrovata intesa con
l'imperialismo guida dell'Occidente, nel momento in cui
l'Italia sta per assumere la presidenza di turno del
Consiglio di sicurezza dell'Onu e la guida della missione
Isaf in Afghanistan, mentre è impegnata militarmente e
politicamente in prima fila nel Libano e svolge
un'importante ruolo di mediazione per il Kosovo. Già lo
scorso 9 giugno, ricevendo con tutti gli onori il
criminale di guerra Bush al Quirinale, Napolitano lo
aveva rassicurato che l'Italia considera sempre la Nato e
l'Unione europea gli "assi portanti" della sua
politica estera. Ora il nuovo Hitler ne voleva la
riconferma, visto il ruolo internazionale assunto
dall'Italia in questa congiuntura, anche e soprattutto in
vista delle decisioni da prendere in sede Onu contro
l'Iran.
"I nostri due presidenti - aveva dichiarato
l'ambasciatore americano Spogli alla vigilia della
partenza di Napolitano - hanno molte tematiche di cui
parlare. L'Italia è un nostro alleato chiave in molte
aree di crisi e svolge un ruolo di leadership in numerose
regioni del mondo. La visita servirà a sviluppare un
dialogo propositivo su come far avanzare i nostri
interessi comuni in materia di libertà, sicurezza e
benessere". A riprova dello stato di grazia che
stanno attraversando le relazioni tra i due paesi, dopo
la concessione della nuova base di Vicenza, il contratto
per la costruzione degli F-35 e l'adesione del governo
Prodi al progetto dello scudo missilistico di Bush,
Spogli ha citato anche la recente cooptazione dell'Italia
nello Steering Group per la cooperazione sul nucleare
civile con gli americani.
Bush e la Rice non hanno certo visto andar deluse le loro
aspettative dalla visita dei due rinnegati ricevuti con
tutti gli onori alla Casa Bianca. Bush ha sottolineato
che "le relazioni bilaterali fra Italia e Stati
Uniti sono molto buone", ha aggiunto di aver fatto
con l'ospite "una panoramica mondiale",
soffermandosi in particolare su Afghanistan, Libano e
Kosovo, e si è lanciato in una dura filippica contro
l'Iran, definendolo più volte "pericoloso" e
augurandosi di "poter lavorare insieme al Presidente
(Napolitano, ndr) per trovare i modi insieme di risolvere
questo problema". Da parte sua l'inquilino del
Quirinale gli ha fatto il coro dichiarando che "è
un fatto che in generale noi condividiamo le stesse
preoccupazioni ed esprimiamo un comune impegno... miriamo
insomma a discutere costruttivamente le nostre rispettive
posizioni su tutte le questioni e su tutte le minacce; a
dare il contributo delle nostre idee per far fronte con
successo a tutte le minacce compresa la minaccia molto
seria dell'acquisizione di armi nucleari in Iran".
Insomma, il criminale Bush ha ignorato del tutto il
recente rapporto della Cia sull'inesistenza attuale di
piani di armamento nucleare da parte dell'Iran, e
Napolitano gli è andato servilmente a rimorchio
assecondando le sue smanie guerrafondaie col definire
"molto seria" la bugia del pericolo nucleare
iraniano.
Più in generale il capo dello Stato ha assicurato a Bush
che l'Italia e l'Europa, specie adesso che con il nuovo
trattato di Lisbona questa avrà nuove figure e nuove
istituzioni meglio in grado di affermare anche
militarmente il suo ruolo nel mondo, "non lasceranno
soli gli Stati Uniti" nell'affrontare i problemi
della "sicurezza internazionale": "Non
possiamo chiedere agli Stati Uniti di prendere cura della
nostra sicurezza. La sicurezza internazionale è un
dovere comune. E l'Europa deve essere all'altezza di
questa sfida", ha detto Napolitano ripetendo con
particolare enfasi davanti a Bush quello che da quando è
salito al Quirinale è il suo ritornello preferito e che
va proclamando in tutte le sedi e in tutte le occasioni.
Da parte sua il rinnegato D'Alema, dopo il colloquio con
Condoleezza Rice, ha espresso tutto il suo compiacimento
per l'"apprezzamento" che il segretario di
Stato americano gli ha rivolto per l'iniziativa italiana
sul Kosovo e per la base di Vicenza. Il ministro degli
Esteri italiano ha detto di essere consapevole delle
proteste, ma che sulla base "sono state prese tutte
le decisioni, la questione è risolta. Anzi, da parte
americana c'è stato un ringraziamento (e chi ne
dubitava? ndr) per il fatto che il governo italiano ha
dato la sua disponibilità e ha preso le decisioni che
doveva prendere".
Anche Napolitano, parlando con la stampa dopo essere
stato al cimitero di Arlington a rendere omaggio ai
militari americani caduti nelle varie guerre di
aggressione imperialiste, e dopo aver incontrato
nell'ambasciata italiana il boia Kissinger, ha ribadito
che su Vicenza "non ci sono ripensamenti". E a
chi gli rammentava la lettera scritta dai quattro
ministri della "sinistra radicale" a Prodi per
chiedere appunto un "ripensamento", il
rinnegato del Quirinale ha risposto con strafottenza che
"il diritto di scrivere è riconosciuto dalla
Costituzione". Egli si è anche compiaciuto che Bush
abbia sottolineato "in modo non assolutamente
formale l'eccellente stato delle relazioni tra i nostri
due paesi". "È qualcosa, tengo a sottolinearlo
- ha aggiunto - che va al di là degli schieramenti
politici. Si tratta di un sentimento e di un impegno che
rappresenta veramente un patrimonio bipartisan".
(Articolo
de "Il Bolscevico", organo del PMLI, n.
47/2007)
|