Croci,
crociati e vampiri
Come il crocifisso da simbolo religioso è stato
trasformato in simbolo di
militanza politica: croci, crociati e vampiri musulmani
nelle aule italiane.
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Miguel Martinez
3 dicembre 2001
http://www.kelebekler.com/occ/croci.htm
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Una decina di anni fa, Vittorio Fincati - un editore di
Marostica che si
proclama pagano
e politeista - fece scalpore rilasciando un comunicato
pubblico in cui
sosteneva che
la croce in cima al Monte Summano presso Vicenza fosse
stato piantata da
usurpatori ecclesiastici sul sito di un preesistente
tempio pagano.
L'editore chiese
l'immediata traslazione della croce in "un luogo
più acconcio" e a spese
della Chiesa
cattolica.
Fincati aveva un ottimo senso dell'umorismo, non
condiviso però da tutti:
una colonia
elioterapica per bambini venne evacuata per motivi
prudenziali e ci fu una
interrogazione parlamentare, seguita da indagini dei
carabinieri e quelli
che l'editore
oggi chiama "disturbi episcopal-giudiziari."
(1)
La guerra dei simboli in genere riguarda oggetti meno
massicci della croce
del
Summano: i piccoli crocifissi un tempo prodotti in serie
da chissà quale
fabbrica per
le nostre aule, sia scolastiche che dei tribunali, per
indicare che il
Vaticano aveva
perdonato quello scapestrato anarchico di Benito
Mussolini.
Fincati credo sia anche l'unico politeista ad aver
contestato il
crocifisso. Chi era
contro la presenza del crocifisso, diceva che si trattava
del simbolo di
una specifica
religione, rispettabile quanto si vuole, ma estraneo alla
finalità delle
istituzioni dello
Stato: in classe non ci dovevano essere né la croce né
la falce e martello
o la fiamma
tricolore del vecchio MSI.
Insomma, da una parte coloro che sostenevano la laicità
dello Stato,
dall'altra alcuni
cattolici che - senza particolare convinzione - dicevano
che questo
simbolo non
faceva male a nessuno e ci ricordava la storia da cui
tutti, nel bene o
nel male
provenivamo. Qualche cattolico, invece, sosteneva che un
oggetto dai
significati così
profondi era fuori luogo in aule dove volano aeroplanini
di carta, come
anche in quelle
altre aule dove giudici stanchi decidono la sorte terrena
di piccoli
spacciatori o
spianano vecchie liti tra vicini di casa.
Comunque sia, siccome il ragionamento laico era
supportato da valide
motivazioni
legali e costituzionali, e non è stato seriamente
contestato dalle autorità
ecclesiastiche, i crocifissi sono sostanzialmente
scomparsi dalle aule del
nostro
paese: quelli rimasti sono lì per forza d'inerzia. Oggi,
almeno nelle
scuole superiori,
rimane poco da togliere.
L'11 settembre è cambiato tutto. Giuseppe è un mio
amico, ateo dichiarato
e militante
di Rifondazione Comunista, anzi fa parte della direzione
provinciale del
suo partito.
"Sai quanti crocifissi ho fatto togliere dalle aule
io? Beh, adesso ho
cambiato idea. Da quando ho visto quel musulmano in
televisione che ci
ha detto che dobbiamo togliere i crocifissi
ma chi
si credono di
essere? Questi qui vogliono conquistare il mondo intero,
tra un po'
costringeranno le nostre donne a portare il velo. Prima o
poi si arriverà
allo scontro diretto, non c'è niente da fare: li abbiamo
sconfitti una
volta a
Poitiers, ma adesso ricominciano! E io non gli permetto
di togliere il
crocifisso perché è il nostro simbolo, siamo italiani
noi! E un giorno
dovremo chiudere tutte le moschee, proprio tutte, e
cacciarli via!"
Giuseppe, che pure è una brava persona, nonostante le
apparenze, non mi
permette
di dire una sola parola, sopraffatto com'è dalla
passione. Ma la psicosi
di guerra è
proprio questa
quando la brava gente non sa più
ascoltare.
Ora, come è possibile che persino una persona come
Giuseppe si faccia
travolgere
da simili emozioni? Spesso si accusano "le
religioni" di fomentare le
guerre, come se
bastasse fare un'escissione della teologia dalla società
per far convivere
felicemente
le persone. Quello che succede diventa così colpa di
determinate idee, se si
cambiano le idee, tutti improvvisamente staranno meglio.
Inoltre,
attribuire le azioni
degli altri a ideologie malvagie può diventare molto
utile per assolvere
noi stessi da
ogni colpa. In un articolo su La Stampa,(2) Fiamma
Nirenstein spiega
l'incomprensibile rifiuto dei palestinesi di farsi
espropriare: la colpa è
dell'influenza di
Rilke, Junger e Heidegger sugli intellettuali arabi. Ecco
perché nei campi
profughi di
Nablus non amano gli israeliani
Su simili ragionamenti, aveva già detto tutto il piccolo
gamin Gavroche, nei
Misérables di Victor Hugo, quando in mezzo
all'insurrezione di Parigi nel
1832 si
esponeva ai tiri dei soldati, cantando:
"On est laid a Nanterre,
C'est la faute a Voltaire;
Et bête a Palaiseau,
C'est la faute a Rousseau."
"Son brutti a Nanterre, la colpa è di
Voltaire
son scemi a Palaiseau, la
colpa è di
Rousseau".
Come i bambini di mille intifada, Gavroche cadde dicendo:
Je suis tombé par terre,
C'est la faute à Voltaire,
Le nez dans le ruisseau,
C'est la faute à
"Son caduto per terra, la colpa è di Voltaire, il
naso nel canale, la
colpa è di
"
Il monologo dell'amico Giuseppe illustra un punto
fondamentale. Qualunque
sia il loro
vero significato, i simboli religiosi possono fungere
più o meno come le
magliette delle
squadre di calcio: se io voglio giocare contro i draghi
oroblù, indosserò
i colori dei
leoni neroverdi. Giuseppe ha avuto un'improvvisa,
radicale conversione
alla cristianità
che non ha mutato minimamente il suo ateismo. È un
fenomeno universale: i
serbi, si
sa, non credono in Dio, ma nella Chiesa ortodossa sì;
Dio non esiste, ma
gli ebrei
sono il suo popolo eletto; e tanti musulmani che muoiono
come shuhadâ' non
sanno
quasi nulla del complesso mondo della sharî'ah. È così
che si diffonde da
noi il
fenomeno del cristianismo. Alcuni cristianisti sono anche
cristiani,
segnatamente
quelli vicini ad Alleanza Cattolica; ma spesso i
cristiani veri sono meno
cristianisti dei
neo-convertiti laici.
Prendiamo un episodio recente. A La Spezia, una giovane
supplente ha fatto
togliere -
come era suo diritto o forse anche dovere - il crocifisso
in un'aula, come
gesto (non
richiesto) di rispetto verso un alunno Rom, di religione
islamica.
Grazie alla delazione di un genitore (incidentalmente un
agente di
polizia), la notizia si
è diffusa per tutta la città, e poi in tutta Italia:
migliaia di persone
hanno ricoperto di
offese la povera ragazza. L'accusa, urlata con un
abbondante condimento di
parolacce: "oggi i musulmani ci tolgono i
crocifissi, domani ci imporranno
il taglio della
mano, fermiamo questi fanatici religiosi prima che sia
troppo tardi!" E
così il
crocifisso si è trasformato, con un gioco di prestigio,
in un improbabile
simbolo di
laicità.
Il fanatismo e l'ignoranza vanno spesso a braccetto;
questo è vero tanto
tra le villette
a schiera di Padova che nei campi dei profughi afgani.
Infatti, tutto in
questo
ragionamento è errato.
Il crocifisso era stato tolto da un'insegnante italiana e
per giunta laica.
La supplente non aveva fatto nulla di nuovo: migliaia di
insegnanti (e,
presumo,
semplici bidelli) prima di lei avevano fatto la stessa
cosa.
Nessun musulmano, tranne il triste caso umano di Adel
Smith, ha mai
chiesto la
rimozione dei crocifissi dalle aule; e Adel Smith è un
cittadino italiano
che si ispira, in
questo, non all'islam ma a una lunga tradizione
anticlericale di matrice
laica.
Il ragazzo Rom al centro dello psicodramma nazionale
probabilmente conosce il
crocifisso unicamente come un simbolo adoperato dalla
Caritas dove i suoi
genitori
vanno per farsi donare vestiti usati; e sospetto che i
genitori gli
avranno fatto pagare
caro il fatto di essere rimasto involontariamente
coinvolto in una
faccenda che poteva
solo procurare guai per tutti; e i Rom, si sa, di guai ne
hanno già fin
troppi.
Infine, per motivi che sarebbe lungo spiegare, l'idea di
applicare
all'Italia la "legge
islamica" non sfiora nemmeno i cosiddetti
"fondamentalisti", figuriamoci i
musulmani
in generale.
Per cui tutta questa mobilitazione costituisce un
isterico agitarsi nel
vuoto, che
purtroppo ci rivela il livello di degrado che ha
raggiunto la nostra
società.
L'altra sera abbiamo assistito a un'interessante puntata
di Sciuscià (il
programma di
Michele Santoro) sulla laicità della scuola. Il momento
culminante è stata
l'incursione
di un giornalista in una discoteca a Biella, a fare due
giri di domande.
Il primo
riguardava la religione, argomento che non interessava
proprio nessuno:
sappiamo
tutti quali siano le divinità che si adorano in questi
moderni templi. Il
secondo giro
riguardava il crocifisso. Tutt'altro clima: per i
gaudenti del sabato
sera, il crocifisso va
difeso fino in fondo come simbolo della "nostra
identità".
Durante la trasmissione, è stato presentato anche il
risultato di un
sondaggio,
condotto per conto di Sciuscià dalla Abacus, e quindi
certamente
attendibile.
Bisognava rispondere a questa domanda:
"Secondo voi, nelle aule delle scuole pubbliche
dovrebbe esserci il
crocifisso? Se pensate di Sì - perché il crocifisso fa
parte della nostra
identità cristiana scrivete SI;
Se pensate di No - perché la scuola pubblica italiana
deve essere laica e
tollerante delle altre religioni - scrivete No."
Ora, ricordiamoci che l'Italia è il paese che ha fatto
della bestemmia
un'arte
raffinatissima. La Chiesa tuona contro il controllo
artificiale delle
nascite, eppure il
nostro è il paese in cui c'è il tasso di natalità più
basso del mondo. La
domenica
mattina, la gente fa di tutto, tranne che andare in
chiesa. Quando
l'adesione al partito
comunista comportava la scomunica, partito comunista
italiano era il più
forte del
mondo occidentale. Aggiungiamo, infine, che la gerarchia
cattolica non
conduce
alcuna lotta per imporre i crocifissi, e che questi
oggetti nelle scuole
pubbliche ormai
sono pochi, per cui sostenere che "dovrebbero
esserci" significa in realtà
dire,
"bisogna metterceli anche quando non ci sono".
Bene, ecco i risultati del sondaggio dell'Abacus:
Sì 82%
No, 15%
Incerti 3%
Gli israeliani sono stati accusati di aver votato in
massa per Sharon; gli
statunitensi di
entrare in un trance collettivo ogni volta che i missili
annientano i
generi inferiori di
umanità. Ma siamo messi bene anche noi. Infatti è
chiaro che il
crocifisso, in questo
caso, ha ben poco a che vedere con il mistero della
salvezza, secondo la
dottrina
cattolica. Il crocifisso oggi assume sostanzialmente la
stessa funzione
nei confronti
dei musulmani che aveva in precedenza verso i vampiri.
I simboli, dice un mio amico cattolico (ma non
cristianista), hanno una
doppia
valenza: quando ci permettono di riflettere sul mistero
della nostra
esistenza, allora
assolvono alla loro vera funzione; ma quando incarnano le
nostre peggiori
pulsioni, si
trasformano in idoli. Questa riflessione si può
applicare al crocifisso;
ma ci aiuta
anche a capire meglio come nella Guerra Duratura, la
Guerra del Bene
contro il Male,
sia in ballo qualcosa che va molto oltre la semplice
politica: la nostra
integrità come
esseri umani.
Note
(1) Consiglio chi ama testi esoterici introvabili,
documenti segreti e
stranezze di ogni
sorta - con qualche tocco perverso - a visitare il sito
di Fincati.
(2) Fiamma Nirenstein, "Nella sfida millenaria tra
Islam e Occidente, l'odio
antiamericano ha radici recenti. Intellettuali arabi
suggestionati dal
nazismo," La
Stampa 25.09.2001.
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