difesa dello stato di diritto
Invito a
considerare con attenzione il messaggio
che allego qui in calce (oggi pervenutomi), che rafforza
ulteriormente (se mai ce ne fosse stato bisogno), i
timori da me in altre occasioni precedentemente espressi,
riguardo al rischio concreto
di estinzione dello Stato di Diritto nel nostro
Paese (e altrove).
La difesa della legalità non è un puro fatto formale
(come qualche sprovveduto potrebbe superficialmente
essere indotto a credere), ma un fatto sostanziale che
attiene alla vita quotidiana di tutti, in tutti i suoi
aspetti, essendo il Diritto un "corpo"
indivisibile e connesso che, se incrinato in un punto,
crolla nel suo insieme.
Il
Diritto è innanzi tutto garanzia di uguaglianza di
fronte alla Legge: se incrinato, l'uguaglianza non
sussiste più e si apre la strada alla tirannia e alla
discriminazione politica e sociale. Quanto denunciato dal mio
interlocutore è l'ennesimo episodio, che si somma ad
altri, gravissimi, già verificatisi e non
sufficientemente sottolineati presso la pubblica
opinione. Io non ho vissuto il
Fascismo, ma credo che le dittature più pericolose
si installino in modo molto subdolo, graduale e
inavvertito, conquistando prima di tutto l'indifferenza
delle coscienze e solo successivamente, come semplice
conseguenza formale, le strutture esteriori del potere.
I
destinatari di questo mio messaggio sono tutti
cittadini italiani attenti e responsabili fra
cui parlamentari e titolari delle più varie cariche
istituzionali: invito vivamente tutti a volere diffondere
questo allarme, facendolo proprio, e a fare il
possibile, ognuno nei limiti delle proprie competenze e
possibilità, senza preconcetti e reciproche
discriminazioni "ideologiche" o di parte, per
impedire che il Diritto, il nostro Diritto, possa venire
ulteriormente calpestato.
Roberto Amato
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Testo del
messaggio da me ricevuto:
La stampa italiana è spesso accusata di prestare
attenzione solo ai fatti che riguardano direttamente il
nostro paese. Falso. Il 23 novembre, ad esempio, i nostri
telegiornali ci hanno dato una notizia clamorosa: su una
brulla collina vicino a Kabul, in quel paese
infinitamente lontano che è l'Afghanistan, un bambino
aveva fatto volare un aquilone. Tanto era importante
questa notizia che, per farle posto, ne è stata omessa
un'altra: pare che dovremo cambiare costituzione,
abolendo lo Stato di diritto e la sovranità nazionale e
reintroducendo per giunta, e in maniera nemmeno troppo
indiretta, la pena di morte. Certo, per gli italiani
sarà più importante conoscere lo stato attuale di una
splendida e antica arte dell'Asia Centrale, ma almeno un
piccolo riferimento al destino che ci attende lo potevano
fare i telegiornali. E invece no. La notizia bisogna
andarla a scovare in un articolo di Lucio Manisco sul
Manifesto (1). Prima che qualcuno dica, "ah, i
soliti comunisti", ricordo ai lettori la regola
d'oro: quando si tratta di notizie, la domanda
fondamentale non è se sono comuniste o fasciste, ma se
sono vere o false. Come abbiamo visto, gli Stati Uniti
hanno emanato una "direttiva"
(http://www.kelebekler.com/occ/liber.htm) che permette loro di
prelevare cittadini di altri paesi, anche solo accusati
di sostegno ideologico ("associativo" e
non attivo) al "terrorismo", di processarli in
segreto davanti a un tribunale militare senza difesa,
senza prove e senza diritto di appello e condannarli a
morte. Se non lo sapevate, chiedete ai telegiornali
italiani perché non ne hanno parlato: sulla stampa USA
è in corso un dibattito acceso su questa direttiva, che
affossa l'intera cultura americana della libertà. Quando
si tratta di un paese del Terzo Mondo, gli Stati Uniti o
"preleveranno" direttamente i giustiziandi,
oppure se li faranno consegnare previo bombardamento. Nel
caso dell'Europa, intendono invece farseli consegnare
direttamente dai governi. Però c'è un problema: nei
paesi dell'Unione Europea non esiste la pena di morte,
per cui diventa impossibile l'estradizione. Inoltre, i
paesi europei non ammettono l'esistenza di reati politici
o di idee. Non parliamo poi del fatto che gli eventuali
estradati subiranno processi che non hanno nulla a che
fare con la nozione europea di diritto. La costituzione
italiana, ad esempio, vieta la pena di morte all'articolo
27, mentre gli articoli 10 e 26 vietano l'estradizione di
cittadini stranieri e italiani per reati politici (la
pena di morte è stata abolita anche per reati
eccezionali in stato di guerra nel 1994). Come risolvere
la faccenda? Lo spiega Rockwell Schnabel, appena nominato
ambasciatore degli Stati Uniti presso l'Unione Europea.
Non si tratta di un ignorante: è stato per mesi
ambasciatore a Roma, e quindi conosce bene il precedente
del caso di Pietro Venezia, che riguardava proprio di
estradare una persona che rischiava la condanna a morte.
Ecco le istruzioni che Schnabel dà all'Europa:
"Diversi paesi hanno leggi diverse, alcuni di questi
paesi dovranno cambiare le cose, comprese le loro
costituzioni. Ma c'è già un accordo di massima sulla
necessità di procedere in questa direzione".
Cambiare la Costituzione? Cambiare la Costituzione in
modo da permettere a uno Stato straniero di portar via
cittadini nostri o ospiti nel nostro paese, anche in base
semplicemente alle loro idee, consegnarli a tribunali
militari che li
metteranno a morte in processi segreti e senza bisogno di
prove? Non è in ballo solo la modifica di alcuni
articoli, comunque preziosi, della
nostra Costituzione. Stiamo parlando dell'abolizione
della sovranità nazionale e dello Stato di
Diritto. Che poi la cosa possa riguardare - al momento -
solo "pochi arabi" o
"sovversivi" non ha importanza. Alcuni amici
hanno suggerito che il parallelo più prossimo a quanto
starebbe per accadere si trovi nelle leggi razziali
che colpirono poche migliaia di ebrei in Italia, ma
violarono il concetto fondamentale dell'uguaglianza di
tutti i cittadini di fronte alla legge. Altri però
notano una differenza non da poco: le leggi razziali
almeno non fecero morti. Per cui suggeriscono un
parallelo con le deportazioni degli ebrei verso uno
"Stato straniero amico" nel 1943.
Purtroppo non so se tali deportazioni siano
avvenute nel contesto di qualche norma giuridica -
e in tal caso il parallelo sarebbe molto indovinato -
oppure per semplice arbitrio delle forze occupanti.
Schnabel ha ordinato di modificare le stesse
costituzioni: non si tratterà quindi semplicemente
di un'operazione sporca dei servizi segreti, né di un
losco "escamotage" giuridico, ma di nuove
regole che si potranno applicare in qualunque
situazione futura. Per questo motivo, non è
un'esagerazione prevedere che la modifica costituzionale
- qualunque forma assuma - dovrà significare
l'abolizione della Repubblica Italiana, intesa sia
come repubblica, sia come Italia. Forse mi sbaglio, ma ho
l'impressione che questa notizia sia importante per
i telespettatori italiani almeno quanto gli
aquiloni sopra Kabul. Chissà se la vorrà commentare il
presidente che ci ha invitati a mettere un
"tricolore in ogni casa". La faccenda supera -
o dovrebbe superare - le divisioni tra destra e sinistra:
un fatto di questa portata dovrebbe suscitare lo sdegno
di un partito che si chiama Forza **Italia** o di un
altro che si chiama Alleanza **Nazionale.** Dovrebbe poi
far insorgere i Democratici di Sinistra, gli eredi di una
sinistra che ha da sempre esaltato la Costituzione
"democratica e nata dalla Resistenza". Potrebbe
quantomeno incuriosire i giuristi o le molte associazioni
che si occupano di diritti umani a vario titolo, o i
movimenti che in passato hanno sostenuto meritorie
campagne contro la pena di morte. Oppure è possibile che
abbia ragione Schnabel quando dice che " c'è già
un accordo di massima sulla necessità di procedere in
questa direzione"?
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(1) Lucio Manisco:
"Condanna a morte per delega: gli USA chiedono
all'Europa di reintrodurre la pena capitale per i
sospetti di terrorismo".
Il Manifesto 23.11.01.
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