Necessità di
un nuovo inizio Attualmente la celebre formula di Platone , " nessuno è malvagio volontariamente" , risulta quanto mai opinabile , dal momento che i padroni del mondo hanno costruito l Impero globale del male . Vero è che il capitalismo , per via della sua natura intrinseca , è unideologia criminale , ma , mentre in passato esistevano regole che fungevano da deterrente alla volontà di potenza del capitale , oggi il vitello oro del globalismo sventra e martirizza tutto il pianeta . Guerre di conquista che perpetrano barbari massacri ai danni di popoli inermi ; sottoccupazione concertata ; abolizione del diritto al lavoro ; tendenze al neotribalismo e al fondamentalismo ; linarrestabile flessibilizzazione del mondo , sono tutti fenomeni interconnessi alla logica neodarwinista dellultraliberismo .Questo nuovo assetto, peraltro fuori controllo e incontrollabile , rivela una spiccata tendenza a separare il potere dalla politica , tantè che il potere vero , ovvero quello globale ed extraterritoriale , fluisce incessantemente e determina le scelte pratiche in sede nazionale e locale . Ne consegue che le istituzioni esistenti assumono un ruolo subalterno rispetto ai poteri globali . Da qui un nuovo palinsesto che vede i globali attraversare i mondi locali e che implica lannichilimento di ogni vincolo spaziale e il trionfo di un mercato anarchico . Lintegrazione e la parcellizzazione , la globalizzazione e la territorializzazione sono , dunque , processi complementari , e ciò consente il fiorire di nuove ricchezze e la distruzione delle economie locali . Questo mondo alieno e subumano spinge ad affermare che ci troviamo immersi in una giungla costruita dal capitale fluttuante che , con la sua potenza onnipervasiva , determina non solo sostanziali mutamenti storici , ma anche , come vuole Paul Virilio , la fine della geografia . Difatti la compressione dello spazio e del tempo , il potere universale dei "globali", gli alveari produttivi delle metropoli , le fabbriche del sapere, scompaginano larchitettura tradizionale delle scienze politiche e sociali e, nel contempo , disintegrano tutti gli spazi pubblici . In realtà , la nuova dimensione imperiale crea sudditi , consumatori e non cittadini , e ciò è da attribuire alle strategie di dominio , che valendosi di meccanismi programmati ed affinati , perseguono lobiettivo di unire e al tempo stesso dividere . A questo proposito Zigmunt Bauman ha osservato che " la globalizzazione divide quanto unisce ", e ciò è da imputare ai processi di localizzazione , al trionfo della politica dellantipolitica , ai poteri della sovranità globale , ai parametri del capitale cognitivo . Inoltre , nella geografia del biopotere sono particolarmente incisivi i giochi simbolici , che propagano il vangelo neoliberista , disperdendo il dissenso e generando quello che Harvie Ferguson definisce , "un cimitero di identità " . Continuando a decostruire il magma privo di argini della società tardomoderna , si evince che esiste una parola dordine , ovvero "mobilità" . Questultima non è foriera di libertà , come vorrebbero far credere i formatori del consenso , ma è invece funzionale per la deregolamentazione dei rapporti di lavoro , per lo smantellamento dei sistemi di welfare , per incrementare la stratificazione sociale , per intensificare la segregazione e lesclusione . Tutte le trasformazioni postmoderne della morfologia sociale discendono , dunque , dallintegrazione e dalla riproduzione dellordine globale , dai vincoli strutturali inscritti nellordine sociale . Da qui linsignificanza di territori e luoghi , che vengono invasi dallimpalpabilità e onnipotenza del biopotere e dagli imperativi del " governo invisibile dei potenti " . In questo scenario le verità ortodosse del globalismo fanno tabula rasa delle differenze e di tutte le regole non omologabili alla norma mercantile . Senza pretendere di fornire unindagine esaustiva sul carattere multidimensionale dellideologia globalista e , mettendo in luce solo gli aspetti salienti , emerge un dato , ossia che "al moto perpetuo del capitale" corrisponde una "perpetua insicurezza ". Questultima è parte integrante della sussunzione reale della società al capitale e , al tempo stesso , è funzionale ai paradigmi della dimensione imperiale . A questo proposito Z. Bauman ha osservato :"Il mercato prospera sullincertezza (chiamata , di volta in volta, competizione , deregolamentazione , flessibilità ecc ), e ne produce sempre più per il proprio nutrimento " .Daltro canto , il sistema proprietario odierno si basa su una violenza strutturale , che è poi il fondamento di tutte le tecniche di assoggettamento . Non senza ragione Pierre Bourdieu ha definito "lessenza delle teorie e delle pratiche neoliberali, come un programma per distruggere le strutture collettive capaci di contrapporsi alla logica del mercato puro" .Ciò comporta la mercificazione dei rapporti sociali , leliminazione delle reti di sicurezza collettiva , della socializzazione e della capacità di autorappresentarsi . Dilagano , invece , la logica proprietaria , lindividualismo , latomismo globalizzato .A questo punto, ripercorrendo liter della barbarie postmoderna , vale la pena rievocare la dichiarazione di Margaret Thatcher, che affermò:" Non esiste una cosa come la società ". Se lassunto della Thatcher è destabilizzante è altresì vero che è anche illuminante , per decodificare i processi di standardizzazione e di prefabbricazione dello spazio pubblico e sociale , che sono poi fenomeni intrinseci al vangelo neoliberista . Le pratiche di questo credo discendono , come sostiene Manuel Castells, "da una serie di reti sovrapposte : reti di borse valori , di canali televisivi , di computer o di stati .Questo complesso e variegato sistema reticolare consente al capitale nomade di essere libero da vincoli spaziali e temporali e di propagare la frammentazione e la privatizzazione di ogni spazio pubblico . LAgorà viene così violata , sicché la linea di demarcazione tra pubblico e privato diviene sempre più evanescente . Cornelius Castoriadis ha osservato che la distinzione tra sfera privata e sfera pubblica risale alla cultura greca , in cui loikos , ossia la famiglia domestica , e lecclesia , ovvero il luogo della politica , comunicavano per risolvere i problemi della polis. Oggi lAgorà e la Polis sono state invase dai processi di mercificazione , e ciò provoca quella che Richard Sennet definisce " la caduta delluomo pubblico " . Il fatto inquietante è che il moloch intangibile del globalismo , pur essendo decisamente reazionario, si camuffa di progressismo , e questa è una delle ragioni per cui le socialdemocrazie postmoderne aderiscono acriticamente al credo neoliberista . Le osservazioni fatte perseguono lobiettivo di evidenziare che i paradigmi imperiali , le leggi sovrane del mercato , la paura costruita su misura , la vulgata neoliberista , concedono uno spazio esiguo ad un progetto rivoluzionario . Pur constatando le oggettive difficoltà , non si può optare per una deleteria rassegnazione , perché così facendo si ammetterebbe il teorema paradossale , che ipotizza "la fine della storia " . In realtà , come lucidamente sostiene Toni Negri : " I luoghi produttivi di resistenza e di antagonismo sono terreni di mezzo, fra i vecchi luoghi di produzione e i nuovi " . "Lalveare , afferma ancora Negri , è definito da intermezzi , sui quali si stendono tutte le contraddizioni , temporali , strutturali , ontologiche , dalle quali si aprono le lotte ". La bufera della trasformazione è , dunque , possibile , ma richiede la costruzione di un nuovo universalismo . Difatti , di fronte al mercato globale dei capitali , allimperversare dei logo , alla denazionalizzazione delle istituzioni , alla crescita dei mercati finanziari , occorre produrre soggettività biopolitiche e luoghi di scontro .Un orizzonte progettuale di resistenza trova nel contesto europeo un terreno proficuo . Questo assunto discende dalla consapevolezza che proprio in Europa emergono palesi contraddizioni e ciò crea le condizioni per realizzare un programma di resistenza . Ciò significa negare ladesione ad unEuropa ridotta a una banca e ad una moneta unica , dominata da una competizione selvaggia e caratterizzata da sistemi militari , polizieschi e penitenziari . Ma , come rileva Bourdieu , nei suoi " Controfuochi ", il motore di unEuropa sociale è ancora da inventare . Se le giornate genovesi , infatti , hanno mostrato la produzione di una soggettività comune , è altresì vero che successivamente il conatus della moltitudine ha smarrito via via il vivido smalto della resistenza collettiva , vuoi perché la repressione è diventata più stringente , vuoi perché molti forum sono stati egemonizzati dai partiti . In realtà non esiste ancora una vera politica sociale , infatti, mancano le disposizioni internazionaliste e si registrano ambiguità e confusione . Vero è che la costruzione della resistenza non è unimpresa facile , perché il modello neoliberista si radica in una visione del mondo , in cui dilagano i dogmi dellindividualismo proprietario , la logica del marketing , la macdonaldizzazione del pianeta , lanalfabetismo politico , lopportunismo , i non- luoghi della cultura . Il fatto inquietante è che anche gli intellettuali , dimenticando la lezione socratica , sono entrati nel gran calderone del fast- food culturale , infatti , lunico obiettivo che perseguono è il successo mediatico , che poi fa salire le quotazioni dei loro titoli . E evidente , pertanto, che , per via del totale "disimpegno", gli intellettuali si sono trasformati in buffoni di corte , in formatori del consenso ; in altri termini , in "cani da guardia " dellideologia globalista . Giustamente P. Bourdieu ipotizza lesistenza "dellintellettuale collettivo", che potrebbe contribuire a creare le condizioni "per la produzione di utopie realistiche". In altre parole , lintellettuale non dovrebbe avere il ruolo di un singolo maitre a penser , ma dovrebbe cooperare per elaborare progetti e per promuovere la formazione di una soggettività biopolitica .Ciò che simpone è un lavoro di demistificazione della doxa paradossale dellultraliberismo , perché , liberando la società dagli "idola " , si potrebbe avviare un progetto rivoluzionario , in vista di un mondo radicalmente altro . Questultimo dovrebbe assumere una cosmologia cosmopolitica , nel senso che non dovrebbe essere unidimensionale ma polivalente . Per esplicitare il concetto è opportuno ricorrere ad Alain Touraine , che opera una distinzione tra multiculturalismo e polivalenza culturale . Il termine "multiculturalismo ", osserva Touraine , tende a separare la cittadinanza dallappartenenza culturale dei cittadini e ciò cancella a- priori la comunicazione di un autentico scambio tra culture , perché eleva la " purezza culturale " al rango di valore supremo . La polivalenza culturale , invece, " assegna il mantenimento delle differenze culturali tra membri di gruppi diversi lo status di valore in sé" . Costruire luniversalismo significa , dunque , riscoprire la cultura del "dono"e , al tempo stesso, concepire il lavoro in unottica inedita : in altri termini , è necessario "far diventare femmina " il lavoro postmoderno. Questa trasformazione sarebbe auspicabile , perché le donne hanno dimostrato nel corso dei secoli di aver assolto le loro funzioni egregiamente nella famiglia , nei servizi, nella riproduzione . Le osservazioni fatte non sono inutili seghe mentali , ma intendono promuovere una onesta riflessione sullo status quo , onde evitare che dilaghi un rivoluzionarismo senza effetto . Ne consegue che , come voleva Marx, occorre passare dalla rivoluzione dei discorsi alla rivoluzione dellordine delle cose . Pur prendendo atto che i dati fenomenici non spingono allottimismo, per via delle pressioni onnipervasive del globalismo, simpone perentoria lesigenza di non limitarsi ad invocare unEuropa sociale, ma di costruirla . Avversando tutti i paradigmi del modello Usa , occorre mobilitare tutte le forze del dissenso per opporre una politica sociale . Ciò implica lassunzione di nuove categorie concettuali , unelaborazione teorica e ladozione di strategie efficaci di resistenza . . E necessario instaurare regole di coordinamento in materia di salari , di lavoro, di occupazione e , per perseguire questi obiettivi, sarebbe indispensabile " la costruzione di una confederazione sindacale europea" (P. Bourdieu) . Questultima potrebbe sortire effetti positivi , coordinando le azioni di lotta e stabilendo una carta dei diritti , per quanto concerne il lavoro , la salute, la formazione , limmigrazione . Va precisato che il progetto alternativo non può presentare analogie con il movimento operaio del secolo scorso . LEuropa , infatti, è stata attraversata da sostanziali mutamenti , che hanno generato un salto di paradigma in sede politico-sociale e antropologica. Basti pensare al declino del mondo industriale e della fabbrica fordista , alla sostituzione della forza-lavoro operaia con quella degli "operatori" , al dilagare dei logo e delle fabbriche migratorie, al processo di aziendalizzazione dellistruzione . Vero è che lImpero delle multinazionali , con la sua natura predatoria , crea profonde asimmetrie tra paesi poveri e paesi ricchi e ciò provoca una mistura di sviluppo e arretratezza . Pur constatando la complessità del quadro globale emerge un dato, ossia che il lavoro immateriale è la caratteristica peculiare del post- fordismo . Da qui la produzione di quel " General intellect" , di marxiana memoria , che può promuovere la vitale formazione della soggettività biopolitica . Ciò fornisce le chiavi di lettura per decostruire le ragioni che generano la formazione di una soggettività comune . A questo proposito Anton Monti , analizzando il ciclo di lotte sviluppatosi da Seattle fino a Genova , mette in luce gli aspetti positivi non trascurando i limiti . Monti, infatti, pur rilevando che con le giornate genovesi si è manifestata la vitalità della moltitudine , tiene a precisare che via via " il movimento globale ha posto nelloblio i temi centrali del reddito garantito ed ha impostato la propria battaglia su di un livello di attacco alle istituzioni in formazione della governabilità dei mercati o in termini di mero terzomondismo di ritorno ." In una prospettiva critica si muove anche Carla Ravajoli , che giustamente evidenzia i limiti dei movimenti , per via della mancanza di un impegno complessivo contro la globalizzazione neoliberista . Inoltre , la Ravajoli sottolinea il rischio che i movimenti europei si rinchiudano nella gestione di conflitti nazionali del welfare e della sicurezza sociale, rinunciando a cogliere la connessione di questi temi con il contesto globale . A questo punto giova esplicitare le motivazioni che spingono a sostenere che lEuropa rappresenta il terreno proficuo dellalternativa . Particolarmente illuminanti sono le affermazioni di A. Monti , che osserva :" Negli Usa il colpo di stato è già avvenuto, lEuropa , invece, rimane un terreno aperto dove è possibile attaccare per creare un nuovo spazio politico." In Europa , infatti, si registrano contraddizioni profonde , una situazione fluida, un vuoto di potere, un caos generalizzato :elementi questi che consentono di sperimentare nuove forme di lotta . Vale la pena sottolineare, però, che la resistenza dovrebbe rimuovere pressappochismo e ribellismo , focalizzando lattenzione sullaspetto organizzativo . Sarebbe, dunque, necessaria una nuova agenda rivoluzionaria , che dovrebbe inscrivere nel suo statuto alcuni imperativi : reddito garantito o di cittadinanza , resistenza al processo di militarizzazione, universalismo dei diritti , polivalenza culturale, una nuova filosofia del lavoro, la demolizione di tutti i muri che incrementano la stratificazione sociale . Inoltre , si dovrebbe elaborare un programma di radicale trasformazione sociale , ossia un progetto rivoluzionario . Le osservazioni fatte non scaturiscono dalle allucinazioni di una visionaria, ma discendono dalla consapevolezza che il neoliberismo non è inattaccabile , infatti, è attraversato da palesi contraddizioni e da un gioco caotico di regole . Questi elementi , se valutati attentamente , possono rappresentare la spinta propulsiva per superare lassetto neoliberale delle politiche economiche e per liberare dalla schiavitù il lavoro vivo . Il Titanic può, dunque , affondare . Il riferimento al Titanic non è casuale , infatti, Jacques Attali ha registrato una profonda corrispondenza tra la storia del Titanic e la nostra società trionfalistica e cieca . In questa prospettiva Attali parla dei diversi iceberg , che vanno dalliceberg finanziario a quello nucleare ed ecologico . A questi vanno aggiunti gli iceberg provocati dai conflitti sociali , dalla miseria e dalle moltitudini vogliose di rivolta. Ciò significa che come il Titanic affondò anche lideologia globalista arrogante , guerrafondaia e ipocrita può perire . Contro gli imperiali occorre , pertanto , opporre il general- intellect non proprietario , il mondo della vita , della passione e della gioia, in modo tale che la politica non sia più lespressione di un mostruoso biopotere , ma sorgente di libertà e di giustizia sociale . In altri termini , con la caduta del mondo degli dei-globali si potrebbe costruire il pianeta degli uomini . Wanda Piccinonno |
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