DA - LA REPUBBLICA Francesco Rutelli
commenta il faccia a faccia D'Alema- Cofferati: ROMA - "La cosa che più mi ha colpito
nel confronto televisivo D'Alema-Cofferati è che la
parola più usata è stata sinistra. E' stata usata circa
150 volte". Francesco Rutelli non nasconde le sue
perplessità a chi gli chiede di commentare il duello tv
tra i due leader dei Ds. E lo fa sottolineando come la
Margherita, in quel faccia a faccia, sia apparsa dare un
contributo "troppo modesto" al dibattito sul
futuro dell'Ulivo e rimarcando il rischio di uno
spostamento del baricentro della coalizione a sinistra.
Analisi che il diessino Cesare Salvi commenta con ironia:
"Rutelli si rassegni a sentir parlare di
sinistra". Più cauto il leader dello Sdi, Enrico Boselli
che, sul faccia a faccia, non si schiera: "Il
problema è sapere se c'è un'anima riformista
dell'Ulivo. Io faccio fatica a vederla". Chi invece
boccia con nettezza il dibattito è Rifondazione
Comunista: "E' stata una discussione tutta
metodologica, ma alquanto povera di contenuti", dice
il capogruppo del Prc alla Camera, Franco Giordano. -------------------------------------- DA IL MANIFESTO : I DUELLANTI
----------------------------------------- DA - L'UNITA' DAlema e
Cofferati, tra unità e sospetti Alla fine però il bilancio è positivo. Limpressione è che un anno e mezzo dopo le elezioni per la prima volta il clima allinterno dei Ds segni un miglioramento, anziché la solita progressiva bufera. E che allorizzonte, sebbene in modo ancora molto nebuloso, si delinei lipotesi di un ritorno a qualche forma di unità, o almeno alla sospensione della guerra permanente. Lincontro è avvenuto durante la trasmissione televisiva Ballarò, sulla terza rete, condotta da Giovanni Floris. DAlema è stato dal primo momento dellincontro più conciliante. Cofferati a lungo ha tenuto un atteggiamento più freddo, più ostile. Allinizio del confronto sembrava quasi ignorare DAlema, poi piano piano si è sciolto. DAlema invece ha cercato subito la carta - per lui del tutto inusuale - della giovialità. Ha esordito, tra gli applausi, con un ciao Sergio che è stato il titolo, diciamo così, di tutti i suoi interventi successivi. Cofferati invece si è convinto a dire Caro Massimo solo dopo tre quarti dora di discussione. Se dovessimo riassumere in poche frasi lo
schema della battaglia ( o del
dialogo), potremmo raccontarla così:
Cofferati ha rimproverato alla maggioranza del partito, e
quindi a DAlema, di avere criminalizzato (ma questa
parola non lha usata) la minoranza, accusandola
continuamente di scissionismo. E in questo modo di avere
impedito un dibattito franco sui problemi concreti che
garantisse la legittimità di tutte le posizioni. E ha
accusato DAlema di ignorare la vitalità , la forza
e la funzione indispensabile dei movimenti esterni al
partito, nei quali sta il futuro della politica moderna e
della moderna sinistra. DAlema ha risposto
affermando di non considerare scissionista né Cofferati
né la sinistra dei Ds, e di ritenere necessario uno
sforzo per federare le varie anime del centro-sinistra in
modo da rendere credibile una proposta di governo.
DAlema ha proposto una gestione unitaria dei Ds
(riprendendo lidea lanciata giorni fa da Bassolino)
e ha proposto a Cofferati di tenere un convegno su alcuni
problemi di programma, facendolo organizzare alle due
organizzazioni culturali delle quali DAlema e
Cofferati sono presidenti (Il parito aspetta un
messaggio di unità). Cofferati ha detto di essere
disposto, solo a condizione che in quella sede tutte le
posizioni godano di uguale rispetto e possano
confrontarsi liberamente e senza anatemi. DAlema ha
polemizzato - ma senza fare nomi - con gli organizzatori
del convegno di Firenze. E in generale con coloro che
invece di discutere sui problemi politici e di programma
sembrano intenzionati solo a porre questioni di
leadership ( e dunque a delegittimare i gruppi
dirigenti dellUlivo). E poi ha anche fatto
qualche battuta sulle responsabilità della sconfitta del
2001: «Eravamo in parecchi a dirigere lUlivo in
quel periodo, poi , dopo la sconfitta, mi sono trovato da
solo, e ne sono diventato lunico
responsabile..... |
DA - LA REPUBBLICA. A "Ballarò" il
difficile dialogo tra l'ex leader della Cgil e il
presidente Ds ROMA - Dicono
tutti e due basta. D'Alema lo dice tre volte:
"Basta, basta, basta parlare del passato, mettiamoci
una pietra sopra come dice anche Prodi". Cofferati
risponde con un altro stop: "Non dovete più
tacciarmi di scissionismo, siamo liberi di esprimere
opinioni diverse. Il vostro atteggiamento è strano,
giovedì ero quello che sfascia la sinistra, sabato una
personalità importante e il giorno dopo arriva la
proposta della gestione unitaria. Facciamola finita con
questa storia". Va in onda, finalmente, il vero
braccio di ferro diessino tra il presidente della Quercia
e il più famoso impiegato della Pirelli. Due ore di
botta e risposta tra Gengis Khan ("Sono diventato
una risorsa per la Mongolia", scherza il Cinese) e
il professionista della politica ("Mi dispiace che
Cofferati sia in collegamento da Milano, mi sarebbe
piaciuto guardarlo negli occhi. Lo so che lavora alla
Pirelli, ma anche noi lavoriamo"). Li ospita la
trasmissione di Raitre "Ballarò" condotta da
Giovanni Floris. È un confronto duro,
giocato sul filo dei sorrisi tirati, ma per il momento è
un derby perché sia Cofferati sia D'Alema affermano di
giocare per la stessa città, cioè lo stesso partito. Ma
su come starci dentro hanno idee diverse. Indicano due
strade molto lontane per la sinistra e l'Ulivo: sulle
riforme, sulla società civile, sui rapporti con tutto
quello che si muove all'esterno, persino sui sentimenti.
Per l'ex premier il problema è chiarissimo: "I
movimenti vogliono delegittimare il gruppo dirigente. Ma
per mandare a casa Fassino, un segretario eletto
democraticamente, o si chiede un nuovo congresso o si
assaltano le sedi, non ci sono altri modi". ---------------------------------- DA - L'UNITA' Prodi scuote
l'Ulivo: basta liti sul passato. E Fassino: subito porte
aperte ai movimenti «Basta» parlare del passato. Prodi replica così a chi gli chiede di commentare le polemiche sulla caduta del primo governo dellUlivo da lui presieduto. Il centrosinistra «litiga» ancora oggi attorno a quella vicenda politica? «La mia risposta è basta, basta, basta - afferma il presidente della Commissione Ue - Ed è una risposta molto meditata». Voltiamo pagina, non rivolgiamo più la testa allindietro: questo nella sostanza il messaggio spedito da Strasburgo in direzione dellItalia. Finiamola di imputare a questo o a quello la fine di una esperienza di governo. Guardiamo avanti, invece. Rivolgiamo lattenzione al futuro. «Abbiamo la possibilità di avere una guerra - ricorda lex presidente del Consiglio - Ci sono i problemi dei nostri giovani, la scuola, la ricerca. Cè la disoccupazione. Abbiamo una società che deve coagularsi sui suoi ideali....». Pensiamo a questo, perché del passato «ne abbiamo parlato anche fin troppo». Le parole di Prodi giungono a Roma al termine di una giornata caratterizzata da un clima più disteso dentro il centrosinistra e dentro la Quercia. I capigruppo parlamentari dell'Ulivo hanno deciso ieri di convocare nelle prossime settimane deputati e senatori per discutere della situazione internazionale e della guerra, ma anche di riforme istituzionali (è stato approvato un documento che approfondisce il testo elaborato dai segretari l8 gennaio). Due assemblee distinte, per soddisfare le richieste delle diverse anime della coalizione. La posizione dellUlivo sul possibile conflitto allIraq? «Come dice anche l'alto rappresentante Ue, Solana - spiega Luciano Violante - oggi non c'e alcun fatto che legittimi una guerra». Sempre ieri, dopo leplodere delle polemiche sul rapporto con Sergio Cofferati, si è riunita la segreteria della Quercia. Un Forum permanente che consenta un confronto produttivo tra movimenti e Ulivo, ma anche un ufficio del programma che riunisca assieme partiti e istanze della società civile che si riferiscono al centrosinistra: questa la posizione con la quale Piero Fassino si presenterà al vertice dellalleanza previsto per domani. Il gruppo dirigente della Quercia ha dato semaforo verde, anche, alla proposta di realizzare una «gestione unitaria» del partito. La maggioranza congressuale, nella sostanza, raccoglie e rilancia lappello di Antonio Bassolino per un nuovo rapporto con il "correntone". Ieri, tra laltro, Piero Fassino ha incontrato in Campidoglio Walter Veltroni considerato uno degli sponsor più convinti della gestione unitaria della Quercia. Attuale ed ex segretario Ds si sono trovati d'accordo sull'opportunità di rilanciare l'Ulivo, a partire dal rapporto con i movimenti e le associazioni, facendo convivere i partiti e la società civile. Fassino e Veltroni, inoltre, hanno convenuto sulla necessità di rafforzare la sinistra e i Ds per mettere questa forza a disposizione della coalizione. Marcia spedita verso la gestione unitaria, quindi? «La proposta era stata avanzata in primo luogo da Fassino già a Pesaro», ricorda Vannino Chiti al termine della segreteria diessina. Il coordinatore del gruppo dirigente di via Nazionale precisa, poi, che «governo unitario del partito non vuol dire annacquare le differenze, ma un'assunzione di responsabilità comune per quello che riguarda le decisioni importanti per la vita del partito». Chiti non esclude, peraltro, che si possa arrivare ad un allargamento della segreteria ad esponenti della minoranza. Anche se questo, precisa, «non è l'unico modo possibile per realizzare un governo unitario del partito». Fassino, nella sostanza, «ha la volontà di trovare vie e strumenti idonei, nessuno escluso». Il suo intervento al direttivo Ds di venerdì scorso? Secondo Chiti il richiamo del leader della Quercia «ha prodotto nel merito della manifestazione di Firenze un riscontro positivo nel senso di un impegno unitario. Ora a tutti sono richiesti fatti coerenti». In questo quadro si inserisce la proposta rivolta alla minoranza di gestire assieme i Ds. Già in Toscana, in Emilia, a Milano, a Roma e in altre realtà, tra laltro, la Quercia viene guidata unitariamente da maggioranza di Pesaro e correntone. Trasferire queste esperienze a livello nazionale? Il coordinatore della minoranza diessina, Vincenzo Vita, è possibilista. Ma a precise condizioni. «Parlare di gestione unitaria non è ovviamente un tabù - spiega - Ma non si possono scambiare gli assetti interni con l'esigenza di un chiarimento politico sui contenuti». È dall'esito di questo confronto che «possono discendere conseguenze organizzative». In ogni caso, però, «è positivo che si stia svelenendo il clima interno ai Ds. Mentre in questi giorni si erano toccate soglie di polemica davvero rischiose per l'unità, e usate parole francamente eccessive. Ora - aggiunge Vita - si sta ricostruendo un doveroso filo di confronto che ha nella conferenza programmatica il suo punto essenziale di verifica». Gestione unitaria? Giorgio Mele, della sinistra Ds, è scettico. «I motivi di dissenso non sono banali - spiega - pensare di risolvere tutto con un atto volontaristico è sbagliato». --------------------- DA - IL CORRIERE DELLA SERA DAlema-Cofferati,
duello in tv tra sorrisi e veleni
----------------------------- DA - IL CORRIERE DELLA SERA Sergio, Massimo
e la «condanna» a una astiosa solidarietà
---------------------------- DA - IL CORRIERE DELLA SERA LE TAPPE
--------------------- DA - IL RESTO DEL CARLINO TONI PACATI MA RESTANO LE DISTANZE. ROMA, 14 GENNAIO - Rimane
intatta la distanza tra Massimo D'Alema e Sergio
Cofferati sul tema del possibile dialogo con il
centrodestra sulle riforme istituzionali. DA - LIBERAZIONE Ds, intervengono tutti. E Mussi scrive a D'Alema Girotondo cinese Frida Nacinovich Cofferati: salvatore del partito o Gengis Khan? Piero chiama Antonio che sta a Napoli: «Bravo - gli dice - mi sei piaciuto». Subito Cesare fa sapere a Piero che farebbe meglio a fare il segretario del partito, anziché passare il suo tempo al telefono. Intanto Livia dice di apprezzare lo spirito di unità di Antonio. Ma attenzione, avverte Giuseppe: «Nell'Ulivo non ci sono solo i Ds». E Fabio scrive a Massimo: «Caro mio, non è che in Puglia i Ds abbiano fatto il pieno dei voti. Tutti dobbiamo rimetterci in discussione». Già che c'è anche Pierluigi dice la sua: «Non ha senso dividerci fra cedevoli e intransigenti». Non è l'ultima puntata di "Un posto al sole", ma un'ordinaria giornata di polemiche sotto la Quercia. Con una novità: oggi tutti (tranne Caldarola) si dicono d'accordo con Antonio Bassolino. Il presidente regionale della Campania ha semplicemente fatto l'ennesimo appello all'unità del partito. Ma tant'è, Piero Fassino alza addirittura il telefono per congratularsi con lui, Livia Turco dice che sì, questa è la strada giusta, e anche Pierluigi Bersani si mostra disponibile. «Non possiamo continuare a parlarci per mezzo dei giornali». Da parte sua Cesare Salvia avverte che «la maggioranza del partito deve cambiar registro nei confronti della minoranza», mentre per Fabio Mussi «serve un ripensamento visibile di linea». Qualcosa si muove. Di che stiamo parlando? Cofferati e i girotondi, o un girotondo intorno a Cofferati? L'ultima diatriba riguarda l'ufficio di programma che Rutelli e Fassino starebbero promuovendo per rilanciare la coalizione. Cofferati è il primo della lista: tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Eppure c'è chi lo chiama Gengis Khan, chi l'uomo della provvidenza, e c'è chi lo definisce né più né meno che un estremista. E questo dentro il suo partito, sia chiaro. Da parte sua l'ex segretario della Cgil che si autoconsidera un riformista (ma è stato subito definito un peggiorista) si è detto interessato, ma ha posto come condizione per entrarne a far parte che venga esteso anche ai movimenti. Senza le anime della società civile, quelle che l'hanno incoronato a Firenze leader della "cosa", il cinese si terrà lontano da qualsiasi organismo politico. Questo non significa che il gruppo dirigente debba subire «contumelie e delegittimazione», ribatte subito Gavino Angius. Il capo dei senatori della Quercia giudica con una certa durezza il rapporto degli ultimi giorni con l'ex leader della Cgil. Va detto però che dopo il palasport di Firenze nell'intero centrosinistra c'è aria di burrasca evitata. Antonio Bassolino si mette il cappello da pompiere. E sostiene poi che «l'invito rivolto all'ex segretario della Cgil di lavorare all'elaborazione del programma del nuovo Ulivo sia la via giusta e realistica per impegnarlo in un sforzo politico più collegiale». Intanto Cofferati tira dritto per la sua strada, impegnatissimo in conferenze in giro per l'Italia. Ora è a Milano, a parlare con professori ed economisti di lavoro, diritti e del Patto per l'Italia. Non mancherà un accenno alle pensioni: un altro fronte, un'altra occasione per dire che Fassino sbaglia quando dice che bisogna innalzare l'età pensionabile. Ma guarda un po', quando il diavolo ci mette la coda... «Se D'Alema sulle pensioni, Napolitano sulla guerra, Fassino sulle riforme istituzionali, sostengono posizioni legittime ma diverse da quelle della minoranza, risulta complicato condividere la conduzione politica. A differenza di Bassolino - sottolinea Gloria Buffo - credo sia un retaggio del passato pensare che posizioni distinte debbano per forza essere associate in una segreteria comune. C'è già il partito che è la casa di tutti». La deputata diessina si rivolge alla maggioranza chiedendo anche «più equilibrio: un giorno siamo gli anti partito, e di noi si hanno le scatole piene, e il giorno dopo ci si chiede di gestire insieme la Quercia». Alla fine le scatole si possono anche rompere. Uno che non ce la fa proprio a sottoscrivere una tregua è il deputato di Gallipoli. «Non voler dire sempre e per forza dei no non equivale a voler dire sempre sì a Berlusconi». Massimo D'Alema, parlando ad un'iniziativa organizzata da una sezione dei Ds a Roma, invita a sgomberare una volta per tutte dal tavolo il sospetto sulla sua persona e sulla dirigenza Ds di voler realizzare a tutti i costi intese con il centrodestra. «Di processi per tradimento nella storia della sinistra ne abbiamo visti. Ma dello stalinismo ci siamo liberati nel 1956». «Berlusconi - dice ancora D'Alema - finora l'ha mandato a casa uno solo, il sottoscritto. Io ho preso in mano il partito all'opposizione e l'ho portato al governo. Ora ne aspetto un altro: io sono sempre pronto. Ma lo aspetto alla prova dei fatti, non dei discorsi». Della serie, come si rivisita la storia recente della politica italiana. In senso dalemiano naturalmente. Sulle riforme, il portavoce forzista Sandro Bondi non ha dubbi (nessuno peraltro ne dubitava). «Trattare con questo Ulivo pendente verso la deriva massimalista-cofferatiana non porterebbe ad alcun risultato». Almeno un risultato Moretti e Cofferati lo hanno ottenuto, di questo va dato loro merito. Il girotondo della politica lo hanno momentaneamente fermato. --------------------------- |