" A guardar bene si scopre che Pino De Luca, anche quando compone i suoi moduli più semplici tendendo a un vero intarsio, non cancella affatto lantica matrice iconica, sia essa individuata nella dominante cromatica còlta in un ambiente urbano come quello ligure in cui lavora, sia essa la morbida e calda violenza del sole in un momento meridiano della terra pugliese dalla quale trae origine. Allora i moduli formali che compongono i dipinti di De Luca non appaiono più una variazione a freddo o decorativa di pochi temi figurali, ma si rivelano per quello che sono, cioè unindagine su strutture linguistiche profonde e, soprattutto, un tentativo audacissimo di sintesi tra rigore universalistico e interesse sensuoso per lhic et nunc, tra superficie dipinta e spazio-luce (uno spazio-luce che è al tempo stesso simbolico e reale), tra materialità e immaterialità, quasi come al primordio della pittura moderna, e cioè nelle tessere musive di Bisanzio." Corrado Maltese ---------------------------------------------- "In effetti De Luca ha col tempo selezionato una forma-tipo dal vivace coefficiente dinamico. Tali "Segni organizzati" vengono progettati in serie ottenendo una scansione ritmica fortemente sincopata. Ed è un ritmo che si rifrange e moltiplica quando la sequenza plurima è fatta di colori che lasciano giocare gli effetti di trasparenza. Le coniugazioni di queste forme sono infinite e il gusto controllato con cui gli incastri delle stesse avvengono disperdono quel sospetto di meccanicità che si potrebbe generare. Qui i riferimenti sono svariati e non solo dal punto di vista filologico, ma anche rispetto ad una assimilazione di sistemi rappresentativi tipici della cultura o meglio delle tecniche contemporanee, come ad esempio lIndustrial design di cui il pittore riprende alcune ipotesi di struttura linguistica pur svuotandole di ogni intenzione propagandistica, e sperimentandone invece le capacità di eccitazione psichica ai fini di una persuasione tutta tesa al confronto tra chi osserva e le particolari condizioni di linguaggio che lartista propone." Floriano De Santi --------------------------------------- "Il discorso sulle dimensioni del campo e sui moduli che lo occupano, il loro porsi in situazione dialettica, larticolazione del codice espressivo, appaiono ora fondati sul più sottile equilibrio che lideazione può rintracciare progettando la modulazione quantitativa dello spazio identificato dalle misure della luce attraverso il colore. Col risultato ottimale di una materialità riscattata dalle alternate possibilità di riflessione razionale ma anche sempre più sensibile. Proprio come ci accade quando ascoltiamo le logiche e rigorose battute di un Bach o di un Vivaldi. Che ci occupano la mente in modo strutturante e strutturabile e che suscitano quegli archetipi che potenziano, contemporaneamente, il dato formale di presenza simbolica dellemozione. E che ci coinvolgono con una sorta di iterazioni tra il fare e il sentire, e nel caso precipuo, con una somma di addizionalità fluttuate dalle forze latenti e da quelle dinamiche della forma plastica qualificata dalla dialettica delle variabili. Per cui queste variabili che la visualizzazione perspicua di De Luca chiama in causa mettendone tra parentesi la concezione razionale e la direzione sostanziale negli ambiti inerenti alla struttura del percepibile finiscono col sostituire una sorta di superamento della sistematicità formalistica e intellettualistica, ovvero col farsi giudizio critico sulle possibilità ideative e su quelle esecutive che lideazione determina." Germano Beringheli -------------------------------------------- "Pino De Luca. Un pittore bachiano che, purtroppo, si conosce poco." Francesco Vincitorio ---------------------------------------------------- "Le squadrate progressioni cromatiche rinviano ai tempi del mio procedere analitico dove luci e ombre si affrontano e si confrontano. Una situazione di vita promossa dalla presenza viva di un colore formato, di forme inambigue architettate. Dando un ordine e una intrinseca ragione a tutte le linee che definiscono i volumi del dipinto inviatomi, lei interpreta con rara pertinenza la mia aspirazione allevento positivista interattivo. In questo insieme di spazi correlati e fortemente compenetrati, dove si tesse una ricerca di luce zenitale, svolgo il mio quotidiano itinerario di auscultazioni del perfettibile. Così De Luca segnala i confini del territorio ancora da esplorare nel proposito di domani. Grato per il suo intelligente contributo alliconografia segreta del poeta che costruì parole dislocabili da allineare sulle pareti delle nuove architetture come silenzi di pagine evase dalla biblioteca. Riconoscente per il ricordo affettuoso del tessitore di luce pulsante che mi ripartisce la mappa di un sistema da teorizzare." Carlo Belloli ----------------------------------------------------- "I valori cromatici, messi in luce dai recenti dipinti di De Luca, credo che vadano ulteriormente additati. Infatti in questi lavori si determina un vero e proprio scavalcamento della geometria euclidea. Una specie di post-geometria. Si tratta di questo: nel dipinto non appare mai una forma autonoma; cioè possiamo fissare un qualunque lacerto cromatico, ed esso si tramuta cambiando colore nei lacerti contigui, senza avere mai una sua singola configurazione. Vi è così un gioco continuo di scambi formali, che sono poi scambi cromatici, che sono poi scambi di posizione, che sono poi scambi di timbro, che sono poi scambi di luce. Ne deriva uno "spazio di trasmutazione". La geometria non riesce a coagularsi in triangoli, quadrati o rettangoli, emergenti. Ogni lacerto diventa emergente ma anche subalterno. Insomma, sparisce la dialettica di figura-sfondo. Lunità è complessità, ma ogni frammento è esso stesso unità. Questa universalità cromatica subisce le mutazioni di ritmo e di emozionalità. Rispetto alla verticalità e alla orizzontalità vien fuori, da protagonista, la diagonalità. Il tutto in una "magia complanare" ... Riccardo Barletta ---------------------------------------------------------------- "Più incentrato su unanalisi cromopittorica sono i dipinti a striature della serie Ipotesi razionali, realizzati negli anni Settanta ed esposti nel 78 al Centro del Portello di Genova dal pugliese Pino De Luca, il quale negli anni Ottanta è passato a differenti articolazioni cromo-geometriche sulla base delle sue calcolatissime strutture sia morfologiche che cromatiche. (Le riassume in Riflessioni sulla metodologia e la poetica nel mio lavoro, testo dattiloscritto del maggio 98, nel quale si legge, tra laltro: E pittura progettata di immagini segniche, fondate e strutturate numericamente nello spazio frammentato dalla geometria)." Giorgio Di Genova |