RIVOLUZIONE
CIVILE
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HO SCRITTO CHE
LA CANDIDATURA DI GRASSO NEL PD SERVIVA AL PD PER
METTERSI IN BELLA LUCE A DESTRA. GRASSO E' STATO SCELTO A
SUO TEMPO DA BERLUSCONI E IL SUO ANNUNCIARE CHE CAMBIERA'
LA GIUSTIZIA NON PROMETTE NULLA DI BUONO. PER QUESTO
INGROIA SI SAREBBE PRESENTATO ... NE HA FATTE MILLE DI
BATTAGLIE ED ORA E ANCORA UNA VOLTA DEVE CANDIDARSI PER
BLOCCARE UN CAMBIAMENTO IN PEGGIO CHE IL PD STA
SOSTENENDO POLITICAMENTE. LA DIFFERENZA TRA INGROIA E
GRASSO E' ABISSALE IL PRIMO DA SEMPRE COMBATTE I POTERI
FORTI IL SECONDO DA SEMPRE CI INCIUCIA. SE PROPRIO DEVO
VOTARE IN QUESTO CASO VOTO INGROIA OVVIO.
Grasso, accusa l'ex magistrato
palermitano, divenne Procuratore nazionale antimafia
"scelto da Berlusconi in virtù di una legge con cui
venne escluso Giancarlo Caselli, 'colpevole' di aver
fatto processi sui rapporti tra mafia e politica".
Ma contro Grasso, dal punto di vista di Ingroia, pesa
anche la grave responsabilità di aver pensato "nel
maggio 2012" di consegnare "un premio al
governo Berlusconi per essersi distinto nella lotta alla
mafia".
"Da magistrato - dice Ingroia - non avrei mai
creduto di dovermi ritrovare qui per continuare la mia
battaglia per la giustizia e la legalità in un ruolo
diverso". "Quando giurai la mia fedeltà alla
Costituzione pensavo di doverla servire solo nelle aule
di giustizia. Ma non siamo in un paese normale e in una
situazione normale - prosegue il magistrato palermitano -
Siamo in una emergenza democratica. E allora, come ho
detto, io ci sto. E' venuto il momento della
responsabilità politica. Alla società civile e alla
buona politica dico 'grazie' perche hanno fatto un passo
avanti". "Questa è la nostra rivoluzione, noi
vogliamo la partecipazione dei cittadini. Antonio Ingroia
non si propone come salvatore della patria, ma di essere
solo un esempio come tanti cittadini che si mettono in
gioco, assumendo rischi", dice ancora.
Nell'autoinvestitura di Ingroia non mancano gli spunti
polemici, innanzitutto nei confronti del Pd, colpevole di
aver "smarrito la sua coerenza". "A
Bersani, che ho definito persona seria e credibile -
aggiunge l'ex pm di Palermo - dico di uscire dalle
contraddizioni in cui la sua linea politica si è
impantanata". Al segretario del Partito democratico,
ricorda Ingroia, "ho fatto un appello" e
"lui ha risposto in modo un po' stravagante, dicendo
che non risponde ad appelli pubblici, ma mi auguro che
Bersani sappia che l'avevo cercato personalmente, ma non
ho ricevuto risposta, me ne farò una ragione.
Evidentemente si sente un po' il padreterno, Falcone e
Borsellino quando li cercavo rispondevano subito".
Poi l'affondo più duro: "Caro Bersani, così non
va, chi ha alle spalle storie così importanti dovrebbe
ricordarsi il valore della moralità", dice citando
le battaglie di Enrico Berlinguer e Pio La Torre per la
moralità. "Tra Violante e Dell'Utri c'è una
convergenza che dovrebbe far riflettere i dirigenti del
Pd", rincara riferendosi ai giudizi sulla
candidatura di Piero Grasso nelle liste dei democratici.
Accuse che non impediscono comunque all'ex magistrato di
sostenere che comunque la porta per il Pd "rimane
aperta", così come per il movimento di Grillo.
Offerta che il Movimento 5 Stelle declina però con
durezza definendo l'esperimento della lista Rivoluzione
civile "un minestrone con tre partiti che non hanno
da soli alcuna possibilità di superare lo sbarramento
elettorale". "Ingroia ha detto che la sua porta
per il MoVimento 5 Stelle è aperta. Lo ringrazio, ma,
per favore, la richiuda", conclude Grillo sul suo
blog. "La mia porta decido io quando
chiuderla", è la replica di Ingroia. "Ho
sempre tenuto aperte le porte da magistrato verso i
cittadini ed ora la tengo aperta in politica nel
confronto con gli altri".
A sostenere la candidatura di Ingroia è un pacchetto di
forze politiche che va dall'Italia dei Valori, a
Rifondazione comunista, dai Verdi ai Comunisti italiani,
passando per il sindaco di Napoli Luigi De Magistris che
sta pensando alla presentazione di una sua lista ispirata
agli "arancioni" che nella primavera del 2011
hanno portato alla vittoria del centrosinistra nelle
elezioni amministrative. Iniziativa dalla quale prende
però le distanze il sindaco di Milano Giuliano Pisapia.
Anche "se non esiste un copyright", è certo
che "sono state Milano e la campagna elettorale per
il sindaco della mia città il punto di partenza e il
centro di quel rinnovamento", dice il primo
cittadino lombardo esprimendo preoccupazione "per i
pericoli che vedo concretizzarsi all'orizzonte: vedere il
popolo arancione strattonato da tutte le parti,
trasformato in un aspirante piccolo partito,
strumentalizzato al fine di ottenere qualche deputato,
plasmato per infilarlo in una lista, accodato a questo o
quel candidato scelto dall'alto".
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