Sul preambolo della Costituzione dell'Ue imperialista
Una Costituzione eurocentrica, borghese, capitalista e imperialista


La nostra opposizione alla Costituzione dell'Unione europea imperialista, firmata a Roma il 29 ottobre scorso dai 25 capi di Stato e di governo, è ferma e totale. Lo abbiamo dimostrato da queste colonne de "Il Bolscevico" (cfr. n. 30/2003 e nn. 25 e 40/2004) e lo ha fatto da solo, contro tutto e tutti, il PMLI durante l'ultima campagna elettorale astensionista per le elezioni europee e portando per due volte in piazza, a Roma il 4 ottobre 2003 e il 30 ottobre 2004 la parola d'ordine "Contro la Ue imperialista e la sua Costituzione. Per l'Europa socialista". Noi non siamo come l'imbelle e truffaldina "Sinistra europea", presieduta dal narcisista trotzkista Bertinotti, che si riduce a essere la "sinistra" dell'imperialismo europeo e siede ben pasciuta nel parlamento europeo, accettando persino il suo regolamento reazionario e fascista per aver diritto ai lauti contributi.
è sui principi che vanno smascherate e combattute l'Ue imperialista e la sua Costituzione, coscienti di come esse siano irriformabili e non utilizzabili da parte dei popoli e del Partito del proletariato.
In questa occasione ci soffermiamo sul preambolo della nuova Carta dell'Ue, che è stato oggetto di contraddizioni interimperialiste tra i rappresentanti dei governi dei paesi membri, tanto da esser stato riscritto per ben tre volte. Nonostante le limature e gli accorgimenti tattici utilizzati, di fatto, come avviene di norma per tutte le carte costituzionali, è il preambolo stesso a illustrarci natura e scopi del nuovo Trattato europeo.

Che sono eurocentrici, borghesi, capitalisti e imperialisti.
"Ispirandosi alle eredità culturali, religiose e umaniste dell'Europa, - recita l'inizio - da cui si sono sviluppati i valori universali che costituiscono i diritti inviolabili ed inalienabili della persona, della democrazia, dell'uguaglianza, della libertà, dello stato di diritto. Convinti che l'Europa (...) intende avanzare sulla via della civilizzazione, del progresso e della prosperità, per il bene di tutti i suoi abitanti, compresi i più deboli e bisognosi; che vuole restare un continente aperto alla cultura, al sapere e al progresso sociale; che desidera approfondire il carattere democratico e trasparente della sua vita pubblica e operare a favore della pace, della giustizia e della solidarietà nel mondo (...) Certi che l'Europa offre ai suoi popoli le migliori possibilità di proseguire (...) la grande avventura che fa di essa uno spazio privilegiato dell'esperienza umana".
Le "eredità culturali, religiose e umaniste"
Partiamo dalle richiamate "eredità culturali, religiose e umaniste" dell'Europa. Quali sono? Quelle dell'antica Grecia, dell'impero romano, di quello carolingio, di quello napoleonico. Tutti quanti portavano in sé l'idea di una più larga comunità europea e si facevano veicoli di diffusione di ideali comuni nel campo dell'organizzazione politica, del diritto, della cultura, dell'arte, dell'architettura e della religione.

Per secoli, fino alla seconda guerra mondiale, i paesi dell'Europa occidentale erano sempre stati al centro degli avvenimenti mondiali e questa visione eurocentrica li portava a considerare i propri valori come "valori universali". Fin dai primi accenni di declino dell'eurocentrismo è sempre stata diffusa in Europa la preoccupazione di ridar vita alla perduta unità. I tentativi in questo senso vanno dal "Grand Dessein" del Duca di Sully nel XVII secolo al piano Briand del periodo tra le due guerre. Nel 1950 De Gaulle commentava sui primi piani di integrazione europea: "Una simile unione darebbe vita ad una moderna visione, economica, sociale, strategica e culturale, della creazione di Carlo Magno".


Ma questi "valori universali" che secondo il preambolo "costituiscono i diritti inviolabili ed inalienabili della persona, della democrazia, dell'uguaglianza, della libertà, dello stato di diritto" che natura hanno? La "democrazia pura" dei greci si fondava su una società schiavista, come il diritto romano si fondava su una società schiavista e imperiale. Poi con l'avvento della borghesia essi sono stati i suoi valori fondanti, che perdurano tuttora e garantiscono gli interessi consolidati della struttura capitalistica. Sono cioè i valori presenti nella "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino" del 1789 che per la borghesia di destra e di "sinistra" costituiscono una sorta di valore divino, al tempo stesso di Vecchio e Nuovo Testamento dei giorni nostri. Come dire che la borghesia e il capitalismo non conoscono gli assalti del tempo. Valori che sono stati ripresi e fissati a livello europeo nella "Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali" adottata nel 1950 ed il relativo successivo "Protocollo Addizionale" firmato a Parigi nel 1952, che trovano il loro massimo organo di giurisdizione nella Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Fino alla falsa e menzognera "Carta dei diritti" firmata a Nizza nel 2000 e che è diventata parte integrante della Costituzione Ue.


Tutti questi libelli pretendono di proclamare principi interclassisti e disinteressati applicabili all'intera umanità, a tutti indistintamente, ricchi e poveri, capitalisti e operai, bianchi e neri, oppressi e oppressori, eppure il suo ombelico è la proprietà privata capitalistica. Rappresentano invece la consacrazione del nuovo ordine borghese fondato non più come nell'epoca feudale sulla nascita ma sulla proprietà privata, dove a contare non è più il sangue ma il denaro.
"La liquidazione del feudalesimo e delle sue vestigia - denunciava lucidamente Lenin in 'A proposito della lotta in seno al Partito socialista italiano' (11 dicembre 1920) - , la creazione delle fondamenta dell'ordine borghese (si può dire a buon diritto: democratico borghese) ha preso tutta un'epoca della storia mondiale. E le parole d'ordine di quest'epoca storica mondiale sono state inevitabilmente: libertà, uguaglianza, proprietà ... E le parole d'ordine della nostra epoca sono e devono inevitabilmente essere: abolizione delle classi, dittatura del proletariato per il conseguimento di questo fine, implacabile denuncia di tutti i pregiudizi democratici piccolo-borghesi sulla libertà e sulla uguaglianza, lotta spietata contro questi pregiudizi ...

Fin quando non sono distrutte le classi, a ogni ragionamento sulla libertà e sull'uguaglianza bisogna opporre la domanda: libertà per quale classe? E per quale uso? Uguaglianza tra quali classi? E in che senso precisamente?... La parola d'ordine della libertà e dell'uguaglianza, quando non si fa cenno a questi problemi, alla proprietà privata dei mezzi di produzione, è una menzogna e un'ipocrisia della società borghese che dietro il riconoscimento formale della libertà e dell'uguaglianza nasconde di fatto l'illibertà e la disuguaglianza economiche per gli operai, per tutti i lavoratori e gli sfruttati del capitale, cioè per la stragrande maggioranza della popolazione in tutti i paesi capitalistici".
E che dire sulle "eredità umaniste" della superpotenza europea? Il primo umanesimo era la concezione di vita dei ricchi abitanti delle città, che con lo sviluppo dei rapporti capitalistici si erano trasformati in borghesi. Il suo tratto più caratteristico era l'individualismo, che era alla base della concezione dell'uomo nuovo. Nell'individualismo degli umanisti era evidente la tendenza a una affermazione della personalità, che considerava la soddisfazione delle esigenze dell'individuo un fine a se stesso.

Inoltre gli umanisti non apprezzavano ogni personalità, bensì solo quelle che emergevano per ricchezza o per cultura: essi elogiavano i governanti, i capi militari, i dotti, gli scrittori, insomma "l'aristocrazia della borsa e dello spirito". Tuttavia all'inizio l'individualismo rinascimentale e quello illuminista furono un ideale progressivo per il loro carattere combattivo: riportavano sulla terra ciò che era stato espropriato dal cielo, ridavano agli uomini le redini del mondo che erano state messe in mani divine, nel primo caso, rompevano con i diritti di sangue e di caste feudali e affermavano i nuovi e superiori diritti borghesi, nel secondo caso. Ben presto però questo principio subirà l'involuzione della classe che lo ha affermato. L'uomo individuale viene contrapposto all'uomo sociale mentre la proprietà privata capitalistica e la borghesia imprimono nella società e nella coscienza degli uomini, siano essi membri della classe dominante siano appartenenti alle classi oppresse, il marchio dell'individualismo più reazionario e barbaro, servendosi della supremazia culturale e ideologica ma anche del diritto delle leggi e di consuetudini cui è difficile sfuggire.


Veniamo ora all'aspetto religioso. La discussione interimperialista, alimentata dal papa nero Wojtyla e dalle correnti più reazionarie e oscurantiste, in atto da mesi sul preambolo della Costituzione dell'Unione europea, verte essenzialmente sulla mancanza di un riferimento esplicito ai "valori cristiani" o alle radici "giudaico-cristiane" dell'Europa. Secondo il caporione fascista Fini che ha partecipato ai lavori della Convenzione che ha redatto la bozza di Costituzione Ue "Sposata al diritto romano, la triade Gerusalemme, Atene, Roma diede vita a ciò che oggi conosciamo come `civiltà europea'. Nella misura in cui Atene ha scoperto l'individuo, Roma ha creato il cittadino, Gerusalemme ha rivelato la persona.

è per questo che il governo italiano, nel condividere l'elencazione dei valori su cui si fonda l'Unione, ha ritenuto doveroso suggerire un esplicito riferimento alle comuni radici giudaico e cristiane come valori basilari del patrimonio europeo".
Un riferimento che invece esiste già. Non solo perché la bandiera dell'Ue con le dodici stelle gialle in campo blu è stata ideata riproducendo la corona della madonna, ma anche nel preambolo stesso quel "Ispirandosi alle eredità culturali, religiose e umaniste" non può che riferirsi al cristianesimo in generale e soprattutto alla religione cattolica in particolare. Se la maggioranza dei paesi dell'Ue ha voluto non esplicitarlo è solo perché la superpotenza europea è in espansione, e se dal 1° maggio ha inglobato 10 paesi dell'Est e del Mediterraneo a maggioranza cattolica è anche vero che paese candidato ad entrare è la Turchia a maggioranza musulmana. Per non parlare del fatto che l'Ue imperialista dimostra tutto il suo interesse peloso verso il medioriente, il Maghreb africano e le repubbliche asiatiche dell'ex Unione Sovietica.


Lo stesso Giscard d'Estaing, presidente dell Convenzione, intervenendo all'inaugurazione dell'anno accademico dell'università Bocconi di Milano aveva affermato che "la Costituzione riafferma e consacra i valori dell'Europa. Nell'articolo 2 figura per la prima volta (per alcuni paesi naturalmente e non per altri) il riferimento esplicito ai valori religiosi, e sapete che in un certo numero di Stati europei questo riferimento non esiste, o addirittura è stato allontanato a più riprese nel passato". Mentre per il presidente uscente della Commissione di Bruxelles e leader dell'Ulivo Prodi bisogna ricordarsi anche e soprattutto dell'articolo 51 della Costituzione Ue che "riconosce i diritti delle Chiese e il dialogo strutturale fra le istituzioni europee e le Chiese".


L'insistenza di Wojtyla nel richiedere il riconoscimento esplicito delle radici cristiane dell'Europa viene da un papa nero che sin dall'inizio del pontificato si è dichiarato sostenitore di un'Europa unita "dall'Atlantico agli Urali" (secondo la nota espressione imperialista già di De Gaulle) e che ha proclamato nel 1980 Cirillo e Metodio "compatroni d'Europa". Egli è l'erede della tradizione filo euroimperialista dei suoi predecessori: di Pio XII, che nel 1947 aveva proclamato San Benedetto padre spirituale dell'Europa, e di Paolo VI, che non solo aveva proclamato il medesimo santo patrono d'Europa, ma aveva altresì definito nel 1977 la "Convenzione europea dei diritti dell'uomo" una "pietra miliare nel cammino verso l'unione dei popoli".

Il falso richiamo ai popoli e alla pace


Con un gergo accattivante e imbonitore il preambolo perora l'opera falsa e menzognera verso i popoli europei che si dovrebbero sentire più garantiti, felici di far parte di un'entità sovranazionale che farà esclusivamente il loro bene, che garantirà pace e benessere per tutti. "Persuasi che i popoli d'Europa, - recita il preambolo - sono decisi a forgiare il loro destino comune" e "Certi che l'Europa offre ai suoi popoli le migliori possibilità di proseguire la grande avventura che fa di essa uno spazio privilegiato dell'esperienza umana".


Insomma per i governanti dell'Ue la Costituzione europea sarebbe stata richiesta a gran voce dai popoli. Ma quando mai i popoli dell'Ue sono stati interpellati, si sono espressi, hanno votato o conferito un mandato a redigere la Costituzione? Tutt'al più saranno chiamati, e neppure in tutti i paesi membri, a ratificarla, a giochi fatti. Tutto è nato dai governanti dei paesi dell'Unione che hanno incaricato dei loro rappresentanti, affinché si muovessero nel campo d'azione dell'imperialismo europeo. Il metodo verticista, burocratico e antidemocratico dei fatti compiuti, utilizzato anche da uno dei padri dell'Unione europea, il francese Jean Monnet. è questo il tipo di democrazia borghese tanto sbandierata nel preambolo.


L'Ue afferma altresì che intende "operare a favore della pace, della giustizia e della solidarietà nel mondo". Ma intanto notiamo l'assenza totale del rifiuto della guerra come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali. Mentre l'attivismo imperialista odierno parla da solo.
In definitiva il preambolo della Costituzione dell'Ue imperialista sarà stato anche un compromesso su alcuni punti. Ma quello che invece è determinante è l'unanimità imperialista sulle sue linee guida. Rispolverando la sua visione eurocentrica l'Ue si dice consapevole di poter sviluppare un'egemonia ideologica e culturale sul mondo, sulla base dei concetti cardini della sua storia millenaria, quali il liberalismo, il diritto e l'interclassismo borghesi, dove il padrone è formalmente equiparato all'operaio e il ricco al povero, dove la solidarietà di stampo cattolico è sostituita ai diritti universali, ai servizi sociali e all'assistenza.

Per i suoi fautori l'Europa è e resterà la patria della "democrazia moderna", quella "vera e pura", esportata e non "importata" come nel caso degli Usa, della filosofia borghese illuminata, del collante religioso, implicitamente riferito al cristianesimo.
Tutto è dovuto e lecito per la superpotenza europea. L'espansione dei suoi monopoli porterebbe "benessere" invece che sfruttamento di nuova forza lavoro, la partecipazione ad aggressioni imperialiste porterebbe "pace e civiltà" anziché morte, distruzione e oppressione, le politiche economiche, finanziarie, monetarie e sociali liberiste e liberticide dovrebbero essere le uniche ad avere cittadinanza sulla faccia del continente e della terra.

(Articolo de "Il Bolscevico", organo del PMLI, n. 42/2004)