-------------------- SUSANNA CHIARENZI
sono d'accordo con la risposta alla prima
lettera.
Come protestante però non vorrei avere tutte le
religioni a scuola (il
crocefisso, una faccetta di lutero, un budda etc). Vorrei
che le religioni
(in quanto ore di lezione o dogmi o simboli) fossero
tutte fuori dalla
scuola e che dentro le scuole ci fossero tutte le persone
che la religione
la vestono dentro e fuori, tanto quanto quelle che non
non la vestono.
L'unica lezione che mi sembra che manchi nella scuola è
appunto un'ora di
tolleranza. Un'ora di tolleranza per ogni ora di
matematica , di storia di
italiano etc. Ma la tolleranza la può insegnare solo chi
la pratica ... Cosa
ci può insegnare la moratti?
------------------
NICOLO' SUFFI
14 dicembre 2004
Caro signore che non ho capito come ti chiami,
NON SONO D'ACCORDO con quanto dici.
Per parlare di religione bisogna
essere istruiti
e leali.
Ciao
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BERTONCINI
A volte capita di leggere cose di altri
condividendole a tal punto da non
riuscire a trovare proprie parole per esprimere meglio
quei contenuti
A me è capitato l'altro giorno leggendo su repubblica
questo intervento di
Michele Serra a proposito delle polemiche sul presepe
Certo, a volere essere precisini qualcosina ci sarebbe da
puntualizzare, ma
nell'approccio e nei contenuti di fondo io la penso come
Serra
ciao
fausto
La polemica di questi giorni: anche i Re Magi
sono branditi come un'arma impropria
Chi vuole distruggere
il presepe
di MICHELE SERRA
CERTE volte ci si sente soli. Maledettamente soli. Come
l'altra sera
seguendo, da Bruno Vespa, una affollatissima
chiacchierata in difesa del
presepe e delle carole natalizie nelle scuole italiane.
E' dovuta passare
un'ora e mezzo prima che l'onorevole Diliberto (trovando
un varco tra
cardinali, imam, pie donne turbate dalla secolarizzazione
della società,
politici cattolici e politici molto attenti a non urtare
i cattolici)
riuscisse a esprimere il concetto fino allora omesso
dalla discussione. E
cioè che la scuola di Stato, per definizione, è di
tutti, e non può
rappresentare in alcun modo il punto di vista di una sola
confessione. (Di
qui le difficoltà, anche didattiche, di maestri e
professori che devono
cercare di garantire tutti, maggioranze e minoranze).
Questo concetto avrebbe dovuto stare a monte del fiume di
parole fin lì
profuse. Come un incipit senza il quale quel dibattito
non poteva avere
senso. Ma pronunciato in quel contesto, diciamo così di
baruffa
interreligiosa, quel punto di vista (che è, o dovrebbe
essere, il punto di
vista della scuola statale) pareva solo la bizzarra
intromissione di un
pittoresco mangiapreti.
Fino a lì, infatti, il menù era stato questo: l'anziano
borgomastro di
Treviso, Gentilini, circondato da un drappello di madri
addolorate, che
brandiva "le nostre tradizioni cristiane"
contro lo straniero, miscredente,
malavitoso e drogato. L'imam di Torino, saggiamente sulla
difensiva, che
spiegava di stimare molto Gesù e Maria perché sono
citati favorevolmente nel
Corano (per fortuna...).
La bella e brava (molto bella e molto brava) portavoce di
Forza Italia,
Elisabetta Gardini, che, sorridendo a tutti, ripeteva in
versione
politicamente grammaticata più o meno lo stesso concetto
di Gentilini, e
cioè che l'identità cristiana va difesa a tutti i costi
- anche se non si
capiva bene da chi, se non dal suo alleato di governo
Gentilini, che la
adopera, l'identità cristiana, come un randello. Una
mamma veneta inviperita
perché, per garantire alla prole la giusta dose di buona
educazione
cattolica, è costretta a spendere la retta di una scuola
privata:
contestazione di stupefacente incongruità (la scuola di
Stato non ha il
compito di dare una buona educazione cattolica: solo una
buona educazione
civica) che nessuno si è sognato di contestare.
C'è da chiedersi che cosa sia accaduto o stia accadendo,
in questo paese,
per fare sì che il punto di vista non confessionale
trovi tante difficoltà
(nonostante la buona volontà degli onorevoli Diliberto e
Boselli) per
potersi esprimere compiutamente. Di più e di peggio,
vorrei dire che il
punto di vista agnostico e non confessionale, in quella
come in altre
trasmissioni e discussioni, assume addirittura connotati
extra-italiani,
tanto forzuta e invadente è la ripetizione dell'assunto
identità nazionale
uguale identità cristiana. Assunto ripetuto, sia pure
per casuale accumulo
di sbocchi d'ira e non certo in seguito a un
ragionamento, dall'incredibile
Gentilini, che ha rivendicato, come precedente merito
patriottico, di avere
difeso il Veneto, in gioventù, "dalle orde
comuniste che premevano
oltreconfine". Il male viene sempre da fuori, e dai
cosacchi ai musulmani si
traveste, d'epoca in epoca, come fa Satana per corrompere
i costumi e minare
la fede della gente buona e semplice.
Qualche direttore didattico e qualche insegnante ha
tentato di smontare il
caso giornalistico smentendo di avere voluto
"censurare" le tradizioni
natalizie, ma il caso nel frattempo era già di molto
sovrastante la loro
facoltà di spiegare, e di far capire quanto sia
difficile (ma doveroso)
barcamenarsi nella scuola multietnica: cioè nella
realtà italiana, qui e
ora. Il caso era perfetto per far partire il dibattito
televisivo da una
domanda ("Chi ha paura del presepe?") che era
già di suo una scelta di
campo. Quella di chi sospetta o coglie il tradimento
identitario, e la
diserzione culturale, in ciascuna delle inevitabili
incertezze, dei faticosi
aggiustamenti che la convivenza tra diversi porta con
sé, specie in quegli
avamposti che sono le scuole pubbliche.
Messi alla gogna per probabili errori, e per
l'indubitabile goffaggine alla
quale espone l'eccesso di correttezza politica, quei
pochi (pochissimi)
insegnanti e direttori didattici della scuola di Stato
che hanno cercato di
universalizzare, scolorendolo, il significato del Natale,
appaiono, in
questo contesto, i soli veri colpevoli nonché gli utili
idioti di un
processo (fantasmatico) di scristianizzazione del paese.
Come se, con quello
stipendio, non fosse già consolante e importante che il
personale docente si
ponga domande forti e difficili come quella che sta alla
base, dico alla
base, dei compiti della scuola pubblica, e cioè ospitare
e istruire i
bambini e i ragazzi senza alcuna discriminazione di
classe sociale, di
provenienza etnica e di credenza (o non credenza)
religiosa.
Fortuna che almeno monsignor Tonini, che miscredente non
dovrebbe essere,
pareva assai più turbato dalle fobie di Gentilini che
dal preteso attacco al
presepe. Brandito come un'arma impropria, il presepe
minaccia di rompersi,
statuetta per statuetta. E siccome, proverbialmente, ci
piace o' presepe,
vorremmo tanto che non fosse appaltato così
disinvoltamente.
(11 dicembre 2004)
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FABIO
Gentile chiunque tu sia,
mi appello all'oggetto di questa e-mail: appello alla
cultura. Mi
appello all'appello.
Al posto di fare ignoranti crociate ideologiche o
religiose, consiglio
vivamente di leggere:
- di Amadou Hampatè Bà "Gesù visto da un
musulmano" - Bollati Boringhieri
http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?shop=1&c=PSL6SLQW77WCY
- di Marco Aime "Eccessi di culture" - Einaudi
http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?shop=1&c=RNOP5K5LA50FH
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PATRIZIO
Per quanto mi riguarda sono d'accordo (almeno
in linea generale) con MARIO
PULIMANTI, quindi non con MASSIMO D'ANDREA e non ritengo
che l'intervento di
quest'ultimo sia un "appello alla cultura"
quanto piuttosto una somma di
luoghi comuni anticattolici.
Saluti.
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SUSANNA DORATO
Carissimi amici italiani, sento sempre la
vostra presenza con questo vostro meraviglioso sitoweb:
grazie!!! come insegnante d'italiano come lingua
straniera do sempre il vostro indirizzo ai miei allievi
perché voglio che loro sappiano che in Italia c'è gente
che pensa, questo però non è poco
leggendo i giornali o vedendo Rai International che non
sono altro che un vero e proprio spreco di materiale
inutile - o forse utile a poca gente -. Continuate sempre
a pensare e a dire la verità anche quando non piace a
tutta la gente, forse in futuro e con pazienza ci sarà
qualcuno che riuscirà a capire che cosa sono la libertà
e la democrazia. Grazie un'altra volta, vi saluta dalla
Repubblica Argentina e vi augura di continuare l'anno
prossimo
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SUSANNA
CHIARENZI
sono d'accordo con la risposta alla prima
lettera.
Come protestante però non vorrei avere tutte le
religioni a scuola (il
crocefisso, una faccetta di lutero, un budda etc). Vorrei
che le religioni
(in quanto ore di lezione o dogmi o simboli) fossero
tutte fuori dalla
scuola e che dentro le scuole ci fossero tutte le persone
che la religione
la vestono dentro e fuori, tanto quanto quelle che non
non la vestono.
L'unica lezione che mi sembra che manchi nella scuola è
appunto un'ora di
tolleranza. Un'ora di tolleranza per ogni ora di
matematica , di storia di
italiano etc. Ma la tolleranza la può insegnare solo chi
la pratica ... Cosa
ci può insegnare la moratti?
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DI HELPAIUTO
Devo dire che non ho capito una cosa e cioè:
se rispondo rispondo a te personalmente oppure legge
qualcun'altro?
La lettera scritta dal sig. MARIO PULIMANTI è troppo
sintetica per spiegare l'infinità
che Gesù ci ha lasciato, consiglio al Sig. Massimo
D'andrea di istruirsi leggendo la BIBBIA
libro storico nel quale ha risposte a molte delle sue
affermazioni a mio parere del tutto
infantili e non di cultura dato che è stato più critico
generico e non dettagliato all'argomento
Dio e noi, ma naturlamente COME PUO' UN ATEO PARLARE DI
RELIGIONE? è come dire ad
uno scarafagio di capire il linguaggio umano, questo lo
dico non per offendere ma perchè
chi pretende di essere ATEO non VUOLE capire determinati
argomenti con documentazioni valide
a dimostrare la veridicità della cosa.
La religione non è Dio e la politica neanche, Dio è il
"tutto" e noi troppo Atei da non voler capire
cose che ci ha insegnato e continua ad insegnarci, tuttop
è documentato da noi umani e le persone
ATEE oppure di diversa religione pensano solo a
CRITICARE.
L'argomento andrebbe trattato al dettaglio senza girare
per politica o altre religioni, o si parla di
Dio o si tace.
Bisogna distinguere molto bene le cose come le cose umane
e le cose riguardanti Dio.
Politica, religione, azioni negli anni, guerre, pace,
fame,malattie, odio, provengono da Dio o
dall'uomo?
Allora cari fratelli e sorelle, iniziamo a distinguere le
cose e a far chiarezza nella mente perchè
dire mussulmani o cattolici o chissà cosa non riguarda
molto Dio coem neanche dire sinistra
o destra nelal politica, non mischiare schifezza umana
con le cose di un entità infinita come Dio.
Gli argomenti sono talmente tanti che non si possono
scrivere in una email coem sto facendo ora
di nascosto mentre lavoro.
Vorrei parlare prima con Te Luana e poi sapere cosa devo
fare per scrivere o contattare persone
o essere contattato per la discussione.
Vi ricordo delle cose, la DOTTRINA (non chiesa) CATTOLICA
chiama Santi Martiri etc etc determinate
persone devote, vi ricordo S. Teresa di Calcutta, non era
Cattolica eppure ha salvato mlioni di
poveri dalla fame, Padre Pio chiamato così dalla
dottrina cattolica ha costruito un ospedale senza
neanche avere una lira in tasca e salvato milioni di
persone (tutto documentato) lui era Cattolico
Come vedete sono due religioni diverse quelle di PAdre
Pio e di S. Teresa di Calcutta eppure
entrambi hanno salvato poveri affamati persone e milioni
di umani, sono solo state due
persone che hanno voluto CREDERE in questa entità
chiamata DIO, entrambi lo hanno riconosciuto
come GESU', ora due diverse dottrine o religioni che
riconoscono entrambi un Dio e salvano
milioni di persone come possono essere definite da un
ATEO COME MASSIMO D'ANDREA?.
Forse HA salvato più persone Lui che S.teresa di calutta
o Francesco FOrgione (Padre Pio)?
Massimo D'andrea Lei ha mai portato del pane, carne in
scatola,succhi di frutta comprati
da lei dopo che ha rinunciato a qualcosa del Suo
prezioso Tempo per portarlo ad un povero
steso su dei cartoni sporco e male odorante che cerca di
dormire sotto la banca nazionale del
lavoro che si trova davanti all'altare della patria?
Io ci vedo solo volontari cattolici non mussulmani o di
altre "Religioni" io non voglio dire ciò che
faccio per i poveri ma di sicuro non ho mai visto Atei
togliersi del tempo per dedicarlo ad altri
che muoiono di fame.
Facciamo una cosa Sig. Massimo D'andrea, dato che le
parole non fanno i fatti, mi stia vicino
mentre faccio delle cose per i poveri così vede che le
parole servono a poco quando si ha a che
fare con i poveri, il freddo, la pioggia, la malattia, mi
aiuti a portare le cose che servono e mi aiuti
a comprarle dato che una persona coem me che guadagna
poco di stipendio e vive come tutti
con spese di tutti affitti e cose varie spende una quarto
del proprio stipendio per far mangiare
altri, venga con me e mi aiuti a fare la spesa per
poveri, bimbi di pochi mesi e di anni che urlano
dalal fame, venga con me Sig. Massimo D'andrea a
caricarsi di buste pesanti per fare in modo
che le persone mangino, così mentre facciamo i fatti le
parlo di cosa mi spinge ad aiutare
le persone più bisognose di me.
Io sono solo un semplice ragazzo con un piccolo stipendio
e una vita sua normalissima che
non da peso alle parole ma alla SOFFERENZA e all'AMORE,
AI POVERI E BISOGNOSI TI RIDONO
IN FACCIA QUANDO GLI DICI SONO DI DESTRA O DI SINISTRA.
il loro problema è sopravvivere
Giorno dopo Giorno non chi votare o la religione in cui
credere.
Dio è di tutti a prescindere dalla religione, Se tutte
le religioni si unissero con le proprie conoscenze
tirerebbero fuori qualcosa di più riguardo Dio, siamo
noi che facciamo le distinzioni Lui no.
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