RAFFAELE IBBA

 

Dentro queste invernate,

tali che spesso mi confondo

cielo e mare in un giro di nebbia

foschia di mondi dimenticati:

quando avevo voglia di altri mondi

e i cieli assurdamente azzurri della mia terra

dicevano racconti d’altre patrie

altre terre pił libere

dove rinarrarci favole

pił vere di quella storia buia

che leggevo accanito

e volava la mia bici

lungo le strade casuali della mia cittą

sopra i suoi argini mai costruiti

le sue piazze inesistenti

i suoi fiumi a regime di brezza,

ancora vecchia e non moderna

ricca di racconti parentali

dove forse nulla succedeva

se non a ragazzini e tram

e mio padre leggeva

il Manifesto giornale del figlio

narratore di vicende ancora lontane

senza confondere, lui,

saggio liberale,

il guevara con cristo

e le palingenesi con le rivoluzioni,

senza deludersi dei carri armati

armati contro gli indifesi,

ma attendeva soltanto una saggezza

lenta nel figlio che ancora, forse

anch’io attendo

con ansia tardo liberale

oggi

tra queste invernate irreali

dove la nebbia scurisce cielo e mare

lasciandoli nella speranza

di un azzurro irreale e veloce

contro le rabbie sepolte

nei chilometri di nulla

dentro cui

ho perso quasi tutto il futuro

del mio passato.