Dentro queste invernate, tali che spesso mi confondo cielo e mare in un giro di nebbia foschia di mondi dimenticati: quando avevo voglia di altri mondi e i cieli assurdamente azzurri della mia terra dicevano racconti daltre patrie altre terre pił libere dove rinarrarci favole pił vere di quella storia buia che leggevo accanito e volava la mia bici lungo le strade casuali della mia cittą sopra i suoi argini mai costruiti le sue piazze inesistenti i suoi fiumi a regime di brezza, ancora vecchia e non moderna ricca di racconti parentali dove forse nulla succedeva se non a ragazzini e tram e mio padre leggeva il Manifesto giornale del figlio narratore di vicende ancora lontane senza confondere, lui, saggio liberale, il guevara con cristo e le palingenesi con le rivoluzioni, senza deludersi dei carri armati armati contro gli indifesi, ma attendeva soltanto una saggezza lenta nel figlio che ancora, forse anchio attendo con ansia tardo liberale oggi tra queste invernate irreali dove la nebbia scurisce cielo e mare lasciandoli nella speranza di un azzurro irreale e veloce contro le rabbie sepolte nei chilometri di nulla dentro cui ho perso quasi tutto il futuro del mio passato.
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