DIFENDERE LA CULTURA DELLE GENERAZIONI E' LA PRIMA LOTTA DA METTERE IN
CAMPO - PRIMA SU TUTTE...

di Rita Pani

Prima su tutte, il recupero della lingua italiana e del linguaggio, uccidendo il tentativo di omologazione secondo i dettami della moda di una dialettica sterilizzata. E questa è la prima cosa che osservo leggendo il vostro incipit.
Le lotte non si *mettono in campo* le lotte si fanno e basta.

La scuola, non è che la punta dell'iceberg di una situazione ormai drammatica che tocca ogni angolo della nostra società e l'impoverimento della cultura in Italia è uno dei mezzi che porteranno all'incapacità di una vera lotta di salvaguardia della democrazia.
La cancellazione della storia recente, con le varie operazioni di revisionismo sono tese alla cancellazione della memoria che dovrebbe essere di stimolo per le generazioni future che avranno  il difficile compito di ripristinare 60 anni di civiltà.
Nostro compito sarebbe quello di viglare e di correggere i danni fatti dai nuovi libri di testo, insegnando ai nostri figli quello che sappiamo, ed è un compito arduo.

Non possiamo e non dobbiamo sottovalutare l'apporto nefasto che oggi hanno i mass -media nell'operazione di distruzione della cultura. Cinquant'anni fa la televisione insegnò agli italiani a scrivere e parlare, oggi insegna che si può emergere anche a 40 anni, andando a farsi rinchiudere dentro una casa dove mai è apparso un libro, dove la quotidianità viene vissuta tra una sauna ed una piscina, dove si discute di moda e bellezza chirurgica, e per contratto è fatto divieto di parlare di politica, guerra inclusa.

Dobbiamo lottare perchè ci sia dato sempre il modo di esprimerci e dobbiamo lottare perchè si abbia sempre la libertà di imparare.
Non sarà semplice; basti pensare che la Regione Campania ha finanziato un corso di formazione professionale di Velina, che si concluderà a giorni con gli esami finali. I più bravi verranno assunti part time come modelli e ballerini.
Una sorta di istituzionalizzazione di Maria Defilippi.
Devo però riportare, per dovere di verità, la mirabile opera delle maestre di una scuola elementare di un paesino nella provincia di Cagliari che hanno richiesto ai loror alunni di procurare i sussidiari di dieci anni fa, prendendoli in prestito dai *ricordi* di amici e parenti.
Un modo come un altro per far sì che la protesta della scuola non sia solo e soltanto finalizzata al denaro mancante, ai contratti non stipulati, ma anche al recupero della dignità dell'essere insegnante.


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