CRISTIANI SENZA CRISTO.

Ecco l'articolo al quale ho fatto riferimento discutendo di religioni senza Dio.Come ha rilevato Hamza Piccardo il segetario dell'Ucoii che mi ha inviato l'articolo non si tratta di esperienze di fede autentica, viceversa si tratta si strumentalizzazione della religione a fini di potere politico ed economico.Chi crede veramente non potra' mai accettare una societa' classista dove l'essere umano ed il lavoro umano sono una merce tra altre merci e dove chi produce e' spossessato del frutto del suo lavoro .Non puo' esistere una esperienza religiosa cosi' poiche' a qualsiasi religione si appartenga nel momento stesso in cui un credente da' un piatto di minestra ad un povero mette in forse l'assetto di produzione neo-liberista che assegna un valore alle persone a prescindere dalle loro reali capacita' e dalla loro umanita'.Per i sostenitori del neo-liberismo il povero deve crepare perche' e' povero per colpa sua e chissenefrega.Al massimo ha diritto ad un po' di capitalismo compassionevole.il buono-mensa, il buono -scuola o elemosine varie ma non ha diritto alla dignita' del lavoro che gli viene negato.La trasformazioe del popolo italiano in un popolo di pezzenti e di ignoranti e' una delle motivazioni del successo del Governo Berlusconi che dando un po' di oppio televisivo alle masse e la tessera di poverta' ai pensionati sociali a 300 euro al mese  ( con la quale si fa la spesa gratis per la bellezza di 900 euro al mese l'anno,pensate un po' il caviale che si compreranno !!!) distribuendo varie elemosine ha distrutto un Paese ed ha tolto la minoranza di ricchi dalla partecipazione comune ai destini del Paese ( risparmiano miliardi  di tasse e hanno il rimborso delle tasse universitarie qualora i figli  frequentino atenei privati) Pensateci internauti di Namir  la prossima volta che votate.e anche quando andate in chiesa ( o in moschea o in sinagoga)

ciao amina .

Carissimi/e, ricevo e vi trasmetto un articolo del noto giornalista televisivo RAI, Paolo Giuntella, apparso su "Europa" (5-11-04). Pace e bene, Gigi

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Attenti, sta avanzando un "nuovo cristianesimo" postscristiano

di Paolo Giuntella,

Gli ottimi articoli di Giuliano Amato (lunedì 1 novembre) e l’editoriale di qualche settimana fa di Ezio Mauro su Repubblica hanno avuto il merito di porre un problema che molti cattolici, non solo intellettuali ma anche semplici credenti praticanti impegnati, da tempo avvertono in modo sempre più inquietante. Sta avanzando un "nuovo cristianesimo" postcristiano, cioè disancorato dalla parola di Dio, dalla Bibbia e dalla storia della chiesa e delle chiese. Un cristianesimo senza Vangelo, ovvero con il Vangelo solo copertina e a pagine bianche, un cristianesimo di "civiltà", di "identità geopolitica", che non ha più rapporto con l’annuncio del Cristo, la "debolezza" della croce, ed ha solo nostalgia della deriva temporalista, della tradizione intesa come tradizioni popolari e non certo come tradizione cristiana incarnata nella parola, nella letteratura dei padri della chiesa, nei modelli degli Atti degli Apostoli e delle prime comunità cristiane, nella povertà della chiesa.

È un grave problema perché rischia di creare una sorta di religiosità pagana parallela che si appella alla difesa delle radici cristiane dell’Europa e dell’ occidente per mere ragioni identitarie e geopolitiche, insomma come istrumentum regni. Non è la prima volta che accade nella storia e l’ultimo caso clamoroso, quel movimento Action Française di Charles Maurras, che aveva agli inizi attratto anche cattolici come Maritain, fu addirittura scomunicato da Pio XI. E non sarà l’ultimo. Ma oggi nell’occidente secolarizzato e percorso (soprattutto negli Usa) da sette fondamentaliste o da vaghi spiritualismi new age, il problema di una religione "civile", politica, che si offra come rito, come liturgia, come consolazione, a difesa degli egoismi nazionali o del nord del mondo e trasformi anche la simbologia cristiana (il croce?sso, la liturgia, appunto, i capolavori dell’arte…) in simulacri condendo valori conservatori (e spesso pagani) con valori evangelici è grave.

L’apice, e dunque il campanello dall’allarme, fu quella grande cerimonia religiosa ma convocata dal presidente Bush dopo l’11 settembre, con tutte le grandi confessioni presenti in America (cattolici, protestanti, ebrei, musulmani) unite in preghiera in un rito non spontaneo, politico-istituzionale, appunto come liturgia "civile". Lo stesso presidente che poi, alla vigilia della guerra in Iraq avrebbe rotto persino con la sua setta religiosa perché contraria all’azione militare.

In Italia la difesa a spada tratta (ossessiva ed ideologica) del croci?sso nelle scuole da parte di uomini e movimenti che si erano ?no a ieri de?niti volutamente pagani, la stessa difesa delle radici cristiane nella Costituzione europea, sono avvenute e continuano in bocca a non credenti, non praticanti, che forse non hanno mai avuto dimestichezza con il Vangelo. Altrimenti non sarebbero sfuggite loro pagine fondamentali come il Magni?cat, le Beatitudini e le Maledizioni dei ricchi nel Vangelo di Luca, l’episodio del giovane ricco, il fatto che Gesù di Nazareth affida all’incontro con la samaritana e alla parabola del buon samaritano la sintesi del cristianesimo: l’essenza della fede, l’acqua della vita eterna, e la fraternità, la solidarietà il soccorso.

E i samaritani, vale la pena di ricordarlo, venivano considerati dai giudei né più né meno come noi consideriamo e disprezziamo gli zingari. Impuri, sporchi, ignoranti, persone alle quali non si rivolgeva neppure la parola.

Per non parlare poi delle prostitute, dei pubblicani, di Zaccheo… insomma anche senza scomodare Emmanuel Mounier o Johannes Metz, il cristianesimo, attraverso la parola rivelata, non può che apparire una "religione anti-borghese". Certamente la predicazione di Gesù prese di petto benpensanti e perbenisti, ed aprì la braccia e il cuore a tutti i ri?utati.

Ci sono in realtà due versioni di questo post-cristianesimo che cerca di usare la croce come corpo contundente e come tessera per dividere, e la copertina del Vangelo con le pagine bianche per evitarne il contenuto sovversivo.

Quella neoconservatrice perbenista e liberista che dopo aver adorato per almeno due decenni il dio Oro (la felice espressione è di Gustavo Gutierrez) ora riscopre sull’esempio dell’ex-comunista Milosevic (che sostituì il dio infranto del partito con il mantello identitario e ideologico dell’ortodossia, imbarazzando non poco preti e vescovi e con il risultato che le chiese serbe rimasero comunque vuote) il cristianesimo come identità e non come esperienza di fede liberante.

E quella più tradizionalista, neoléfébvriana, propria della destra tipo An, con vaghe suggestioni evoliane (le più pericolose) e un costante richiamo ai valori della tradizione. Mai però declinati. Se il Dio di Abramo e di Giacobbe, il Dio dei Profeti (Amos, Isaia, Michea, Osea) e di Gesù Parola incarnata, è Amore, ne consegue che le virtù e i valori (espressione per altro non biblica) che ne discendono sono quelli delle pagine "sparite" dal Vangelo solo copertina.

Il perdono, anzitutto, la povertà, la mitezza (dunque il dialogo, l’accoglienza, l’incontro con l’altro, con il "diverso"…) la sete di giustizia, la pace, il ri?uto della logica delle armi (Gesù che fa rinfoderare la spada a Pietro), l’umiltà, la purezza di cuore, la speranza, la fortezza interiore, il farsi piccolo… il ri?uto del perbenismo… il resto sono frottole ideologiche. Inutile poi spendere ancora parole sui falsi storici e ideologici su San Francesco. Per togliersi ogni dubbio basta leggere le molte biogra?e di Francesco: da quella di Raoul Manselli, storico credente, agli studi "laici" di Jacques Le Goff e di Chiara Fragoni.

Semmai il problema è proprio quello opposto. Il ritorno alle fonti francescane autentiche (dalle quali emerge un santo radicalissimo nelle sue scelte di povertà e ri?uto della violenza) a confronto con le biogra?e edulcorate per ragioni ecclesiali di Tommaso da Celano e san Bonaventura. Se volessimo usare l’accetta, come non conviene perché il ragionamento e l’approfondimento deve sempre prevalere sugli slogan, dovremmo semmai dire che sì, un "complotto anticristiano" esiste. È quello che vuole trasformare la persona, il cittadino, in utente consumatore, è l’indifferenza al divario nord sud del pianeta, alla lotta alle povertà, alle malattie, per l’istruzione. È quello che dimentica che la maggioranza dei cristiani oggi vive nel sud del mondo ed è fatta di poveri molti dei quali (come i cattolicissimi italiani e irlandesi dell’8-’900) costretti ad emigrare in fuga dalla fame e dalla guerra.

Né si può dimenticare che ogni collocazione "geogra?ca" del cristianesimo è riduttiva del suo messaggio, e persino blasfema per una esperienza di fede (molto di più di una "religione") che è nata nel Medio oriente, che ha grandi tradizioni orientali alle quali sono aggiunte ora nuove e ricche di fede e speranza tradizioni del sud del mondo. In fondo quando molte città italiane ed europee erano villaggi pagani, in molte città dell’Asia minore, in molti paesi arabi (dall’Egitto, al Libano, alla Siria, all’Iraq) come in Etiopia e persino in India c’erano ?orenti comunità cristiane… chiunque trasforma il libro delle Beatitudini e del Magni?cat, e la Croce della apparente scon?tta sulla terra della parola di Dio uccisa dalle potenze e potestà di questo mondo e dalla durezza "ideologica" di cuore, costui collabora ad un "complotto anticristiano".

Sono le moderne cattedrali neopagane, i centri commerciali, è la precarietà a cui troppi giovani sono costretti (precarietà di lavoro, ma anche di rapporti affettivi, di scelte di vita…) sono il ri?uto dell’altro, i veri complotti anticristiani.

Piuttosto che cercare ancora qualche vantaggio per le "opere", bisognerebbe cercare, come disse Scalfaro alla vigilia dell’invito di Fini a Loreto, di educare forti coscienze all’interesse collettivo, al bene comune, ad impegnarsi in politica e nel sociale non per difendere una bandiera o una tessera, ma per servire con gli strumenti laici della democrazia l’altro e gli altri. Un modello riuscito c’è. O forse c’era. La costituzione repubblicana. Dove, pur senza nominare Dio, il contributo dei cattolici, democratici liberali o personalisti, fu enorme e determinante e costruì una carta comune lavorando ?anco a ?anco con comunisti, azionisti, socialisti, repubblicani, liberali. Secondo il mandato evangelico: lievito e non forno. Sale e non saliera.