LE PROMESSE DELLA MORATTI.

di tundo stella

Insegno Lettere in una scuola media della periferia di Roma e sento il bisogno di scrivere a Namir per lottare contro la mistificazione proposta dal nostro attuale governo sia in campagna elettorale - le famose "3 I: inglese, internet, impresa" - sia nella menzogne che vedono famiglie, allievi e insegnanti felici per la Riforma Moratti in spot pubblicitari adatti a far conoscere un villaggio Valtur, non un’istituzione della Repubblica.

Partiamo dalle promesse elettorali: l’inglese, come da più parti segnalato, nelle medie, la realtà che conosco meglio, è passato da tre a due ore settimanali ed è stato aggiunto il francese. Solo chi ignora, o ha deciso di ignorare, l’esistenza di un forte analfabetismo di ritorno, riguardante tutti i livelli di scuola, con problemi enormi nella comprensione di ciò che si legge e di ciò che si ascolta nella lingua madre, può pensare di aggiungere la miseria di due ore settimanali di una terza lingua, quando ci sono difficoltà oggettive anche per il raggiungimento di una buona padronanza della lingua italiana.

Internet: chiunque sia entrato in una scuola pubblica, ha sicuramente avuto modo di osservare i "laboratori di informatica", popolati in genere da meno di una decina di computer obsoleti, una o due stampanti, frutto di una dismissione di qualche azienda o di una vendita a prezzi "concorrenziali" di quanto di più invendibile si possa trovare sul mercato! Suona quanto meno ironico sentir parlare di internet quando anche noi insegnanti - spesso costretti ad aggiornarci on-line o impegnati in ricerche - nella maggior parte delle scuole abbiamo accesso alla rete solo dopo aver chiesto il permesso e aver atteso il nostro turno all’unica postazione presente, nel 90% dei casi fisicamente dislocata nella stanza del Dirigente.

Impresa: il fiore all’occhiello lungo la strada che porta alla verità percorsa dal nostro governo! L‘impresa effettivamente entra nella scuola, anzi, la scuola porta gli allievi all’impresa, le scuole di istruzione professionale per la precisione, che dipenderanno dalle Regioni - e qui ci si incontra con la devolution - offrendo per mesi mano d’opera non qualificata a costo zero agli imprenditori, con l’ausilio di un "tutor" offerto dalle scuole.

Ma il premeditato sfascio della scuola pubblica attraverso una riforma realizzata solo per ridurre l’organico - riduzione delle ore di e dei programmi di storia e geografia, scienze, inglese, delle ore delle educazioni - si accompagna al totale disinteresse verso ciò che i bambini e i ragazzi più amano, allontanandoli per sempre da discipline da sempre riconosciute formative da più punti di vista: caso emblematico il danno causato dal vergognoso taglio dei programmi di Storia alla scuola media. Chiunque abbia un minimo di memoria, sicuramente ricorda il fascino esercitato sulla nostra fantasia e la curiosità sollecitata dallo studio delle antiche civiltà - sumeri, assiri, babilonesi, egiziani, greci, romani, etruschi… - che, oltre a far nascere nei bambini e negli adolescenti l’amore per la Storia, una materia "difficile", avevano il pregio di far conoscere e far riflettere sulle forme di organizzazione politico-sociale che gli uomini si sono dati dall’inizio dei tempi: grazie all’attrazione esercitata dal mistero della storia antica, i ragazzi incontrano per la prima volta a 11 anni la monarchia, la repubblica, il regno, l’impero, la polis… la politica… la Democrazia! Come non supporre che i nostri programmi debbano partire dal Medioevo - da sempre noioso per i giovani - portatore di quel particolarismo medievale, di quel campanilismo tanto caro alle forze di governo che hanno portato alla devolution, proprio per far sì che la Storia diventi tedio e fatica per i preadolescenti? Non dovremo più parlare delle rivolte e delle guerre civili, del concetto di rappresentanza, della nascita della democrazia, della tirannide, ma fare un salto ed arrivare… ai Comuni, senza aver prima toccato la nascita della civiltà urbana! La Moratti e i suoi collaboratori hanno obiettato che la storia antica verrà studiata alle elementari: certo, ma ciò che un bimbo di sette o nove anni può apprendere, è cosa ben diversa da ciò che un piccolo cittadino - questo inizia ad essere un allievo delle medie - può apprendere! Il risultato è, contro le speranze dei riformatori, che i ragazzi chiedono agli insegnanti di studiare comunque la Storia antica: e chi non vuole deludere gli allievi, perché crede che il futuro debba scaturire dalla conoscenza, forte della libertà d’insegnamento - art.33 della Costituzione, è bene ricordarlo, ma forse "riformeranno" anche questo! - fa i salti mortali per soddisfare il legittimo desiderio di chi, nonostante la Moratti, ignorante non vuol restare!

Mi scuso con Namir e con i suoi lettori per la lunghezza della lettera, ma ogni giorno nelle scuole ci scontriamo con talmente tante difficoltà e assurdità e ingiustizie che quando si comincia a denunciare, non ci si può più fermare!

Adesso vorrei parlarvi dei MIRACOLATI! Ne abbiamo moltissimi nella scuola italiana, quest’anno più che negli anni passati. Bambini che per cinque anni alle elementari hanno avuto l’insegnante di sostegno non per ragioni fisiche, non sono più stati riconosciuti portatori di handicap perché "è cambiato il codice"! Questi bambini hanno fatto progressi nel corso delle elementari e sono autonomi nella gestione della propria persona - possono andare al bagno, comunicare, esprimere le loro esigenze - ma dal punto di vista cognitivo, delle conoscenze acquisite, dell’organizzazione del lavoro non sono assolutamente in grado di raggiungere ciò che anche gli allievi svantaggiati per disagio sociale (scusate il burocratese: è il linguaggio della scuola!) con più sforzo di altri possono ottenere. Non riconoscere il sostegno è un modo semplice ma non indolore, evidentemente, per ridurre il personale: si possono comporre classi di 28/30 bambini in assenza di portatore di handicap e su un intero istituto ciò può significare una sezione in meno da formare; inoltre, si elimina l’insegnante di sostegno dall’organico. Bisogna segnalare che l’attacco ai portatori di handicap si rinnova ogni anno: ogni anno i codici per riconoscere l’handicap vengono ristretti, gli UTR del Comune sono sempre più rigidi; ogni anno le ore che l’insegnante di sostegno può dedicare agli allievi più sfortunati vengono ridotte; ogni anno all’insegnante di sostegno, poiché lavora in compresenza, si chiede fare le supplenze, un altro dei problemi eterni della scuola, grazie soprattutto alle novità introdotte a forza e ai relativi e continui rifacimenti di orario, alle classi aperte e altre diavolerie pensate sulla carta senza mai ascoltare chi nella scuola vive.

Il risultato di questa politica così lungimirante - quanti soldi risparmiati! - sarà la frustrazione di bambini che non hanno avuto la deroga del sostegno - come se un problema dell’apprendimento potesse essere riconosciuto un anno sì e uno no! - e che hanno probabilmente fatto progressi alle elementari grazie all’assistenza dell’insegnante di sostegno ma che, all’inizio del nuovo ciclo di studi, troveranno difficoltà insormontabili e accumuleranno frustrazione, indipendentemente dalla buona volontà o dal buon senso dei docenti che con loro lavoreranno; dovranno imparare da subito a gestire gli insuccessi senza paracadute perché la nostra società di gente felice e sorridente, pronta a battersi per la riduzione delle tasse della parte più ricca della popolazione, ha deciso di non investire su di loro e per loro, facendone da subito piccoli cittadini senza il diritto all’attenzione particolare che dovrebbero avere.

Vorrei anche rendere noto a chi non entra nelle scuole o a chi purtroppo ancora ha dei figli in quegli edifici spesso fatiscenti, sempre meno puliti per il taglio al personale di sorveglianza, vigilanza e pulizia, che purtroppo i famosi "laboratori" in cui ogni insegnante si dovrebbe improvvisare… cantante, insegnante di danza, di sceneggiatura e regia, di fotografia… all’insegna di un dilettantismo che dall’alto in basso ha purtroppo ormai in Italia fatto scuola, che per produrre queste meraviglie servirebbero soldi: soldi per i costumi, per i colori, per i PC, per le telecamere, per le fotocopiatrici, per le tende, per i banchi… per gli attrezzi da giardinaggio! E che, finora, dai nostri 1.153 euro, stipendio di "giovane" (40 anni) insegnante senza figli, abbiamo tolto, pur di non attendere e di lavorare, i soldi per… le tende, i vasi da giardino, i colori, le fotocopie dei libri per i ragazzi, i testi di narrativa per l’adolescenza per fare la biblioteca di classe… e… e preferisco non pensarci più, perché si lavora sperando ogni giorno che in futuro quei ragazzini vivaci, scarmigliati, con famiglie impegnate ogni giorno a sbarcare il lunario e a cercare di educarli, vengano su cittadini onesti, consapevoli e capaci di affermare i propri diritti impegnandosi in prima persona, nonostante sia stata abolita anche l’Educazione Civica, che alla convivenza civile e democratica invitava: ora ci accontentiamo dell’educazione alla civile convivenza! Il "democratica", aggettivo controverso e pericoloso, è sparito ancora una volta, cancellato anche qui, come dal programma di Storia!

Chiudo con un appello che sarà scontato per molti dei lettori di Namir, impegnato nella difesa della nostra Costituzione, dei Diritti, della Democrazia, della Libertà d’Informazione, parole che sento il bisogno di scrivere con la maiuscola, quasi ad affermarne con maggior forza la necessità: attraverso la scuola passa il progetto della società che verrà, per questo ogni regime ha sempre fatto attenzione a ciò che in quelle mura avveniva! Facciamo attenzione, uniti, perché la Riforma non riguarda solo le famiglie e chi nella scuola lavora, ma la società tutta che ivi si forma e si definisce: dilettantismo, povertà, classismo, ignoranza, superficialità, disattenzione o sdegno verso i più deboli, inciviltà, questo è ciò che dobbiamo contrastare.

Lottare per la scuola, mi diceva un collega che molto stimo, è una battaglia di civiltà.

Grazie a tutti per l’attenzione.