Quanto segue esprime un progetto del tutto preliminare, per certi aspetti anche intenzionalmente provocatorio: perciò invitiamo ognuno a prenderlo con il giusto “spirito sperimentale” che l’iniziativa implica, cercando di cogliere le intenzioni dei promotori, i quali precisano di non volere altro ruolo che quello di invitare all’incontro e al confronto.

 

PER COSTRUIRE UNA NUOVA AGGREGAZIONE

DI TUTTE LE FORZE DEMOCRATICHE E DI SINISTRA

 

La prima responsabilità della recente crisi del governo è della sua maggioranza detta «moderata». Il pericolo che il governo corre è stato, fin dall’inizio, amplificato da una politica che ha fatto perdere consensi prima di tutto tra gli elettori che lo hanno votato. La base di Vicenza, gettata sul tavolo dell’alleanza con fredda prevaricazione, è stata una causa aggiuntiva di divisione, la cui responsabilità è interamente dei «moderati» del centrosinistra. Dunque, il grido “Berlusconi è alle porte!” costituisce un ricatto e un inganno. E la colpa di questa situazione non è dei “dissidenti”, che sono emersi da una cosiddetta sinistra «radicale» ormai in disarmo: è il risultato di una politica sbagliata.

 

Ora, è indispensabile prendere atto che:

1.      il governo di centrosinistra ha scelto la partecipazione italiana alla «guerra infinita» Usa; aggrava la presenza sul nostro territorio di basi militari straniere mentre altre guerre sono in preparazione; decide di realizzare «grandi opere» inutili, e dannose, respingendo il dialogo con le popolazioni che le rifiutano; continua a parlare di “sviluppo” senza neppure affrontare il problema ormai ineludibile della sostenibilità della crescita sotto il profilo energetico e ambientale. Del resto, già la finanziaria ha colpito i lavoratori, la “riforma” pensionistica la si fa contro i lavoratori e i sindacati, i «servizi sociali» fondamentali sono compressi e ridotti. Un neoliberismo “caritatevole” rimane l’asse portante della politica economica e sociale del governo del centrosinistra. E tra i «12 punti» di Prodi rispunta l’idea berlusconiano-craxiana del premierato assoluto.

2.      Siamo di fronte a una linea che non solo sposa le tesi della destra su molti punti determinanti, ma che apre la strada a convergenze sul “fianco destro”, mentre impone il bavaglio a sinistra e divide, inquina, confonde movimenti e lotte popolari e democratiche. La sinistra istituzionale ha accettato questa logica, cedendo al ricatto sulla questione dell’Afghanistan, della base di Vicenza, della Tav, delle “scelte” energetiche, etc. I risultati sono stati e saranno devastanti per i movimenti popolari. Ma è difficile che i movimenti siano fermati, anche perché la crisi, specie a partire da quella in Afghanistan, non è esorcizzabile, né da Roma, né da Washington. Il risultato sarà che il “lavoro sporco” di stravolgere i movimenti sociali si rivelerà inutile, mentre i suoi effetti rovinosi ricadranno solo sulla sinistra.

3.      Accogliendo i «12 punti» di Prodi, che sono la vera base fondante del Partito democratico, anche le forze che si collocano sul fianco sinistro dello schieramento parlamentare accettano, di fatto, di svolgere il ruolo di ala sinistra del Partito democratico, mentre questo (o meglio le sue componenti, in attesa che si formi) si sposta verso il centro. Ne deriva una serie di comportamenti schizofrenici e di vere e proprie menzogne raccontate da sinistra al popolo di sinistra - una grande parte del quale finirà per perdere gli ultimi residui di fiducia nei confronti dei suoi leader e della politica.

 

Noi riteniamo errate posizioni del tipo: “tutto purché non torni Berlusconi!”, o “non mi piace, ma non si può fare altro!”. Errate in primo luogo perché è proprio questa politica quella che farà tornare Berlusconi, o chi per lui. Invece si deve, prima di tutto, compiere un’analisi esatta dello stato delle cose e da questa partire per una riscossa popolare e democratica. Va constatato, dunque, che:

a)      istanze, movimenti e lotte popolari e democratiche stentano ormai a trovare una qualsiasi “rappresentanza” a livello politico-istituzionale. La sinistra «moderata» non lo è piú da tempo e la sinistra «radicale», sotto ricatto, ha cessato di esprimerli. Tentativi di tenere il piede in due scarpe non potranno avere successo, se non, forse, nel breve periodo.

b)      Le clientele, le cordate, la corruzione sono ormai divenute parte integrante del funzionamento anche dei partiti di sinistra, sia «moderata» che «radicale». Tutta l’oligarchia politica ha creato, accettato, condiviso la trasformazione della democrazia rappresentativa in spettacolo e finzione. La «classe politica», pur divisa in fazioni e frazioni, è divenuta autoreferenziale, e ciò vale a livello centrale come ai livelli locali. La rappresentanza è stata svuotata di contenuto. È all’orizzonte una nuova legge elettorale, che sarà il frutto di un compromesso gestito all’interno di questa oligarchia, il che significa che l’inganno “democratico” sarà accentuato, e meglio truccato.

c)      La situazione è grave e densa di pericoli, perché la crisi internazionale si accentua, la crisi ambientale ed energetica si sommano e si avvicinano, e si legano alla situazione economica e sociale, che resta problematica. In assenza di una visione alternativa e di una guida politica democratica, l’ipotesi populista e reazionaria può farsi strada, anche velocemente. Il sistema mediatico esistente la alimenterà e sosterrà. Le forze lavoratrici non avranno strumenti per rigettarla.

 

Compiute queste dovute prese d’atto e fatte queste inevitabili constatazioni, è necessario trarne le conseguenze: è indispensabile e improcrastinabile costruire un nuovo tessuto unitario di tutte le forze democratiche e di sinistra, intendendo con ciò non la somma degli spezzoni di ciò che resta dei partiti tradizionali di sinistra, ma una vasta convergenza popolare e democratica. In essa devono trovare spazio e coagulo i movimenti dei lavoratori, quelli popolari e democratici, quelli per i diritti umani, il vasto tessuto di comitati, associazioni, espressioni della società civile, gruppi d’interesse e culturali, e anche singole personalità. Tutti coloro, insomma, che non accettano piú il progressivo degenerare della politica italiana, il degrado sociale, la crisi culturale, la guerra, l’offesa alle istituzioni democratiche nate dalla Resistenza, lo stravolgimento della Costituzione.

Una riforma della politica si impone, e questa deve essere fatta in primo luogo applicando la Costituzione, difendendola da mercanteggiamenti e da colpi di mano, che tenderanno a cambiarla a maggioranza semplice; riducendo il numero dei parlamentari; varando una legge che regoli il funzionamento interno dei partiti (v. l’art.49 della Costituzione, mai attuato).

 

Questo processo non potrà essere subordinato alle logiche compromissorie degli spezzoni della sinistra tradizionale. È naturalmente auspicabile che essi vi prendano parte, ma non dovranno pretendere di esserne la guida, anche perché non rappresentano piú che una parte, e non maggioritaria, del fronte che è potenzialmente aggregabile - larghe masse giovanili non hanno mai fatto parte dei partiti politici, non li conoscono, ne diffidano (con molte buone ragioni). Ogni tentativo di etichettare la fase di aggregazione di un nuovo soggetto politico con slogan che invitano a “rifondare” il “comunismo” o il “socialismo”, o qualcos’altro di “passatista”, avrà come effetto soltanto quello di rendere difficile, o a ogni modo minoritaria, ogni aggregazione. E ciò non perché queste, e altre, idee di progresso e di giustizia sociale non abbiano diritto di cittadinanza in questo processo, ma perché ogni etichetta parziale finirà per restringere, invece che allargare, il fronte delle alleanze.

 

Ricomporre le forze esistenti, chiamarne altre che sono state lasciate fuori, combinare le energie, promuovere e aiutare il loro auto-esprimersi e auto-rappresentarsi, fare in modo che esse trovino una loro espressione nelle istituzioni democratiche del paese e dell’Europa, sarà il compito primario, in nome del bene comune, unica espressione che può tenere insieme l’immensa complessità della crisi che sta vivendo il pianeta.

Per questo occorrerà trovare le forme organizzative, anche transitorie, ma prima di tutto bisognerà costruire una cultura comune, un comune sentire, un comune linguaggio, che consenta alle diversità grandissime di parlarsi e di agire assieme. Per queste ragioni proponiamo un

 

INCONTRO NAZIONALE A FIRENZE, SABATO 21 APRILE 2007,

presso la Casa del Popolo «Andrea del Sarto», Via Luciano Manara 10-12,

ore 14,30-18,30

 

al fine di discutere in merito con tutti gli interessati e di considerare se sia possibile delineare e mettere in atto un processo che porti a un’assemblea nazionale costitutiva in autunno.

 

Giulietto Chiesa                                                            Mario Monforte - Area Sinistra Toscana

 

 

Info: 333-3469437 331-2558868 monforte@ilponterivista.com  antonioconte2@gmail.com  http://nuke.areatoscana.eu/