Dimenticati da
tutti
Intervista a Krenar Xhavara,
sopravvissuto al naufragio: «Ho sempre davanti agli
occhi quei momenti nei quali morirono più di cento
persone. Mi ricordo il terrore di noi tutti, le urla, il
rumore sordo dello scontro con la nave Sibilla»
Vogliamo giustizia, Prodi e Berlusconi non devono
scordarsi di noi. Fuggivamo dalla guerra civile e ad
incontrarci c'era una nave da guerra che ci ha speronato
in acque internazionali
Tommaso
Di Francesco
Dieci anni fa si consumava la tragedia della Kater I
Rades. Ad uno dei sopravvissuti, Krenar Xhavara, che
incontrammo già nel 1997 e che fu portavoce delle
famiglie dei profughi raccolti poi nell'ex caserma
Caraffa di Brindisi, abbiamo rivolto alcune domande.
Krenar ha perso nel naufragio la moglie e la figlia di
sei mesi oltre che tutta la famiglia del fratello; lo
raggiungiamo telefonicamente a Valona in Albania, parla
sempre benissimo l'italiano, «l'ho imparato con la
vostra televisione italiana, da quando avevo dieci anni
ricordo che vedevo sempre le trasmissioni di Raffaella
Carrà...poi ho imparato tante altre cose meno divertenti
in italiano dopo che la nostra nave di fuggiaschi venne
speronata e colata a picco. Ti parlo dall'Albania dove
ormai tutto è incomprensibile, e tutti i politici,
"tutti" sono lontanissimi dal popolo».
Nel
venerdì santo del 28 marzo del 1997 la nave militare
italiana Sibilla impegnata a far rispettare il blocco
navale deciso dall'allora governo Prodi, speronò la
carretta del mare Kater I Rades facendola colare a picco.
Che cosa ti ricordi ancora di quei momenti?
Ho sempre davanti ai miei occhi quei momenti nei quali
morirono più di cento persone. Mi ricordo il terrore di
noi tutti, le urla, il rumore sordo dello scontro con la
nave Sibilla che avvenne in acque internazionali violando
tutte le leggi del mare senza alcun rispetto per le vite
civili. Eppure tutte quelle persone fuggivano dalla
guerra civile in Albania che era scoppiata perché
Berisha voleva reprimere la rivolta popolare contro le
Piramidi finanziarie che lui e il suo governo avevano
favorito. C'erano già molti morti nelle città albanesi,
a nord come a sud. Io avevo già trovato riparo in Italia
ed ero tornato per prendere la mia famiglia e quella di
mio fratello, lì la situazione era gravissima, si
sparava dappertutto, le caserme erano assaltate, le armi
giravano dappertutto, così abbiamo pensato di spostare
le famiglie e portarle in Italia. Certo non avremmo mai
pensato di fare quella fine quando siamo partiti quella
sera che nessuno di noi potra mai dimenticare,
soprattutto chi come me ha perso la moglie e la figlia di
sei mesi, o come mio fratello che ha perso tre figli e la
moglie. Io non me la scordo, il fatto è che siamo stati
dimenticati da tutti, messi da parte. Quella sera, dopo
un'ora che eravamo partiti da Valona, appena dopo avere
superato l'isola albanese di Sezano, siamo stati
accostati ancora in acque albanesi dalla nave militare
italiana Zefiro, che non fece però manovre pericolose.
Ci avvertivano solo con il megafono di tornare indietro.
Noi eravamo troppo disperati e abbiamo scelto di andare
avanti. Allora abbiamo visto, anche se era inverno e buio
pesto, peggio che di notte, arrivare dalla direzione di
Brindisi un'altra nave militare. Era buio, ma vedevamo
bene tutto quello che accadeva davanti ai nostri occhi,
aveva scorto perfino un militare italiano che ci puntava
la mitragliatrice contro dalla nave. Dopo un'ora e mezza
di inseguimento è arrivato un elicottero, credo della
Zefiro e dieci minuti dopo l'elicottero, è arrivata la
nave Sibilla che stava attaccata dietro di noi e che ha
colpito la nostra nave. E' stata una cosa terribile.
Voi
poi siete stati raccolti, portati in salvo. Quanti sono
stati i sopravvissuti?
I sopravvissuti all'affondamento sono stati 34, eravamo
partiti in 139. Dunque le vittime sono state 105, e da
quello che io so almeno 52 corpi non sono mai stati
trovati.
Avete
chiesto giustizia molte volte. Dall'Albania, perché come
sopravvissuti della Kater I Rades volevate che il capo
del governo Sali Berisha, responsabile della repressione
popolare della rivolta contro le Piramidi fianziarie,
fosse incriminato come primo responsabile delle fughe dei
civili albanesi. Ma chiedevate giustizia anche
dall'Italia. Che cosa è successo?
Eravamo in fuga perché terrorizzati da quello che
succedeva e dal disastro delle Piramidi che Berisha aveva
voluto. Ora in Albania Sali Berisha è tornato a vincere
le elezioni nel 2005 ed è lui il capo del governo. Qui i
diritti delle persone sono stati cancellati, da Berisha
ma anche dai governi precedenti compreso quello di Fatos
Nano dal quale ci aspettavamo tanti cambiamenti. Comunque
nessun governo albanese si è battuto fino in fondo per
la verità sulla Kater I Rades e tutti i governi non
hanno voluto che la Marina militare italiana fosse
incriminata per quello che è successo. Il governo
albanese poi è stato praticamente assente dalla
commissione rogatoria italo-albanese incaricata
dell'inchiesta. Lo stesso è accaduto anche per altre
tragedie simili in Grecia, e sempre i governi albanesi
sono stati zitti. A loro interessava e interessa solo e
soltanto il loro potere e il commercio delle persone,
comprano merci e scambiano persone...
Ma
almeno avete avuto giustizia dall'Italia? A Valona c'è
questa consapevolezza?
C'è stata la sentenza nel giugno del 2005, con due anni
e mezzo per entrambi i comandanti, della Sibilla e della
Kater I Rades, ma nessun comandante dello stato maggiore
o ammiraglio della Marina è stato incriminato, credo che
tutto è stato archiviato. Ma fortunatamente è stato
fatto ricorso in appello già nel gennaio-febbario 2006,
stiamo aspettando da un anno che venga fissato il secondo
processo ma non succede nulla.
Si saranno
dimenticati anche di questo?
L'Italia ha deciso un
risarcimento alle famiglie delle vittime, in due fasi nel
2000-2001 e poi nel 2003, in tutto per dieci miliardi di
lire. Responsabile di questi risarcimento era la Marina
militare e il ministero della difesa. Alla fine tra spese
processuali e cose poco chiare e raggiri - un avvocato
albanese per questo è stato perfino indagato in Italia
per questo - sono stati dati 12mila euro ad ogni
sopravvissuto e 35mila euro per ogni vittima. Credo che
per la strage del Cermis sia stato calcolato almeno dieci
volte tanto, il 70% dal ministero della difesa Usa e il
30% dal ministero della difesa italiano, per le 22
persone rimaste uccise, italiane e straniere. E i due
piloti sono stati condannati dalla corte marziale
americana. Ci sono dunque vittime di serie A e vittime di
serie B.
Verrà
ricordata in Albania questa tragedia?
Sì ci stiamo preparando per domani, 28 marzo, faremo una
protesta delle famiglie dei sopravvissuti e delle vittime
contro il governo albanese che si è dimenticato di
questa tragedia e non ha fatto nulla per la verità.
Chiediamo che si faccia ancora luce sul disastro. Noi poi
chiedeveamo che Berisha venisse incriminato. Io in Italia
avevo chiesto asilo politico, fuggivo da una guerra
civile, ma nessuno me l'ha mai concesso. Ricordo che in
quei giorni in Europa davano l'asilo politico solo agli
albanesi cattolici che si dichiaravano perseguitati
religiosi. Mentre lì era scoppiata la guerra civile...
Ora il governo albanese - l'Albania è quasi entrata in
Europa - si vanta che non ci sono più persone in fuga e
non c'è immigrazione clandestina...
Qui le condizioni non sono cambiate e purtroppo sono in
tanti a volere ancora partire per trovare migliori
condizioni di vita, ma non vogliono più essere
clandestini. Tutto è bloccato e l'Albania non ha alcuna
autonomia politica, qui comandano gli Stati uniti. Se
loro decidono che non devono partire più emigranti non
partono e viceversa.
Che
chiedete all'Italia?
Vogliamo sapere la verità, chiediamo che non deve
dimenticare quello che è successo, che non può essere
archiviato da nessun magistrato. Devono chiedere scusa
alle vittime sia il presidente del consiglio Romano Prodi
che Silvio Berlusconi, perché i morti abbandonati a mare
nel Canale di Otranto ci sono stati dal 1992, con
centinaia e centinaia di vittime rimaste sconosciute.
Almeno noi abbiamo avuto la «fortuna» che tutto quello
che ci è accaduto si è saputo e visto.
c/
singolare qualunque
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