Alla Cortese
Attenzione Ministro dell Economia e Finanze, Tommaso Padoa Schioppa Presidente ENI, Roberto Poli Gentile Ministro, Gentile Presidente, ci rivolgiamo a voi, come cittadini
italiani e, in quanto tali, comproprietari dellEni,
una società che vede una partecipazione dello Stato, e
quindi anche nostra, del 32%. Mentre lIraq sprofonda giorno dopo
giorno in una violenza senza fine, il governo iracheno -
sotto la pressione dellamministrazione statunitense
e delle maggiori compagnie petrolifere - sta portando
davanti al parlamento iracheno una nuova legge che
regolamenterà il settore degli idrocarburi e
conseguentemente anche i contratti con le compagnie
petrolifere internazionali. E noto che, a seguito
delloccupazione del Paese, le condizioni che il
governo iracheno è disposto a concedere alle imprese
estere interessate a investire nello sfruttamento delle
risorse petrolifere e gasifere sono notevolmente
migliorate a favore di tali imprese, prefigurando la
possibilità di una vera e propria rapina ai danni della
popolazione irachena, come è stato denunciato dal
sindacato iracheno dei lavoratori del petrolio, contrario
alla svendita della più importante risorsa del paese e
che più volte ha chiesto che tale legge venisse discussa
con il coinvolgimento dei rappresentati del settore.
Evento che non si è mai verificato. Siamo al corrente del fatto che
lEni intende investire in Iraq e che negoziati in
tal senso erano già in essere prima della guerra
(accordo siglato con Saddam Hussein nel 1997), in
particolare per lo sfruttamento del giacimento di
Nassiriya, proprio il luogo dove era dislocata la
missione militare italiana, e che anche dopo
lazienda non ha mai smentito, anzi ha confermato,
questo interesse. Linteresse viene ulteriormente
ribadito dalle dichiarazioni di Paolo Scaroni
Amministratore Delegato dellEni
sullinizio di test sismici per conto della
compagnia irachena da effettuarsi nel Kurdistan iracheno
e sullinteresse a fare affari nelle zone
dellIraq pacificato. Noi non crediamo al caso, e in questi
quattro anni abbiamo più volte denunciato (ci sono state
anche diverse interpellanze parlamentari) che la
partecipazione italiana alla guerra in Iraq poteva avere
importanti ricadute economiche per lENI e che la
missione Antica Babilonia era dislocata a Nassiriya per
proteggere il petrolio prenotato dallENI. Ci sembrerebbe immorale che, nel
negoziare un possibile investimento in Iraq, lEni
approfitti di queste condizioni di miglior favore. Non
basta aver ritirato le nostre truppe dal Paese, e sarebbe
un segnale importante verso la popolazione irachena
sostenerla nel mantenere il controllo sulle sue risorse
energetiche. E stato calcolato, ad esempio, che
in caso di applicazione delle proposte delineate nel
documento Petroleum and Iraq's
Future: Fiscal Options and Challenger
- pubblicato
nellautunno 2004 dall International
Tax and Investment Centre (ITIC) -
di un ipotetico Production Sharing
Agreement (PSA) al giacimento di
Nassiriya, lEni potrebbe trovarsi a lucrare fino a
6 miliardi di euro in più rispetto alle forme
contrattuali utilizzate dallIraq prima della
guerra. Non chiediamo che lEni non investa
in Iraq. LIraq ha bisogno di investimenti esteri e
del know how di
aziende come lEni per poter rilanciare la
produzione petrolifera, principale, se non unica, risorsa
su cui basare la ricostruzione del Paese, distrutto da 13
anni di sanzioni economiche e da tre guerre. Riteniamo
però che dovrebbe investire seguendo principi etici, e
cioè non approfittando di una guerra illegale che la
maggioranza degli italiani non voleva. Riteniamo che lEni dovrebbe
perciò dichiarare la propria disponibilità a negoziare
sulla base delle condizioni che lIraq proponeva
prima della guerra, in ossequio ai Principi stabiliti nel
documento Responsabilità
dimpresa Valori e Comportamenti che lazienda ha adottato,
in particolare in merito a Etica degli
affari, Rispetto degli stakeholders,
Rispetto dei diritti umani, e
Cooperazione. LEni potrebbe intanto rendere esplicita tale volontà uscendo dalla ITIC e prendendo le distanze dalle proposte che questa ha avanzato, e che sembrano essere le idee guida della nuova legge sul petrolio. Comprenderanno che sarebbe inaccettabile che lItalia, da un lato invii aiuti umanitari per qualche decina di milioni di euro, e dallaltro, attraverso una azienda che è anche nostra, sottragga allerario iracheno miliardi di dollari. Chiediamo inoltre un incontro per poter meglio illustrare la situazione e ascoltare la posizione del Ministro e del governo. Primi Firmatari Fabio Alberti - Un Ponte per Raffaella Bolini - ARCI Giulio Marcon Lunaria Antonio Tricarico - Campagna per la Riforma della Banca Mondiale Edo Dominici - A Sud Rosita Viola ICS Riccardo Troisi Rete Lilliput Maurizio Gubbiotti Legambiente Alessandra Mecozzi Responsabile Ufficio Internazionale FIOM-CGIL Luigia Pasi SdL Intercategoriale Claudio Avvisati - Delegato RSU Eni Roma Margherita Paolini - Direttore Responsabile di oltreillimes.net Michele Paolini - Giornalista economico |