PER L'NOREVOLE
MANTOVANO da hamza piccardo In merito all'interrogazione presentata dall'on. Mantovano, Hamza Piccardo ha diramato una nota nella quale precisa quanto segue: La mistificazione contenuta nell'interrogazione di Mantovano è provabile con la visione del filmato del mio intervento a Chianciano durante il quale ho ampiamente argomentato in merito al tema propostomi e, parlando delle comunità immigrate ho esemplificato la loro condizione anche citando la disperazione e la rabbia dei giovani di terza e quarta generazione che, appunto in Francia, nell'autunno 2005, avevano sfogato il loro scontento in una azione distruttiva nei confronti di beni e strutture pubblici e privati. Ho detto con chiarezza che questo è quello che si deve evitare con ogni sforzo possibile e che è necessario "parlare alle loro menti e ai loro cuori senza mai dar loro l'impressione di volerli assimilare o strumentalizzare". Quanto alla convinzione antimperialista essa fa parte del mio patrimonio politico personale che la mia adesione all'islam non poteva che rafforzare dandole al contempo una dimensione spirituale. Il senatore Mantovano, sottosegretario agli Interni durante la reddition di Abu Omar, membro quindi di un governo sorpreso in flagrante reato di complicità con il rapimento compiuto da servizi segreti stranieri sul nostro territorio nazionale, ha una concezione della libertà di espressione molto particolare, forse eredità del suo bagaglio culturale e politico che nonostante le correzioni democratiche ostentate da Fiuggi in poi, rimane evidentemente potente in lui. A proposito del mio pensiero sulla questione vedi anche questo mio articolo pubblicato a suo tempo su www.islam-online.it Nelle banlieux francesi, nei megaquartieri popolari dove la Francia ha confinato i suoi poveri, i nipoti di quelli che hanno massicciamente contribuito a farne uno dei pesi ricchi del mondo lEuropa democratica scopre un nuovo nemico interno e sinterroga preoccupata di fronte alla sua improvvisa, violenta manifestazione. Ancora stanotte, a due settimane dallinizio dei moti, quaranta decreti di coprifuoco sono in vigore in altrettante città della Francia e, nonostante gli oltre 2600 fermi e le 375 condanne, i Vigili del Fuoco sono dovuti intervenire per fronteggiare ben 271 incendi dolosi, automobili per la maggior parte dei casi (la notte scorsa erano stati quasi 400 e dallinizio della rivolta sono oltre 5.000 le auto date alle fiamme), e polizia comunica di aver fermato solo 112 persone contro le 206 della notte tra sabato e domenica. In tutti i comunicati e i commenti si fa notare il decremento della violenza ed emerge la convinzione che leffetto combinato della repressione e della stanchezza dei rivoltosi possa chiudere la vicenda nella prossima settimana, forse già dai primissimi giorni di essa. E ora, a fuochi (quasi) spenti si comincerà a fare il conto dei danni e della spese per il ripristino dei servizi e dei beni (pubblici) danneggiati e distrutti, ché quelli privati sono a carico dei malcapitati, di quelli che non avendo il garage sono costretti a lasciare lauto in strada, e sono molte migliaia in questa condizione. Ma oltre i danni materiali, non si potranno trascurare quelli morali che la vicenda, ancorché conclusa, lascerà sullinsieme della società francese (ed europea), Il modello dintegrazione doltralpe è esploso, anzi, è andato in fumo e rimangono a testimoniarlo le carcasse annerite delle auto bruciate. Il complesso di quello che è forse il paese laboratorio dellEuropa, per quanto riguarda lazione dello Stato nelle dinamiche sociali e culturali, non ha saputo prevenire e tanto meno far fronte alla violenza degli emarginati se non militarizzando le periferie e procedendo a rastrellamenti di massa. Migliaia di fermi e i primi (sommari) processi che non faranno altro che approfondire il senso dingiustizia che affligge una parte non trascurabile dei cittadini francesi. Poiché di questi si parla, danneggiatori e danneggiati, gente che vive in periferie ghetto come quella di Clichy dove il 50% della popolazione ha meno di ventanni e dove la disoccupazione arriva al 25% della forza lavoro, uomini e donne, giovani soprattutto come ci dicono le statistiche che subiscono sulla loro pelle la contraddizione di un paese che dellimposizione dei valeurs repubblicains ha fatto lhead line della sua politica dellintegrazione. Smettete di essere quello che siete e diventate francesi come lo siamo noi e avrete quello che abbiamo noi, quella la promessa talvolta palese e tal altra obliqua che gli immigrati si sentivano fare. Insomma rinunciare allidentità culturale in cambio dei diritti e i vantaggi. Un patto leonino perché da una parte lo Stato più ideologico tra le democrazie occidentali, dallaltro una massa di immigrati la maggioranza dei quali provenienti dal maghreb arabo, dagli ex-protettorati del Marocco e della Tunisia, dallAlgeria già territoire metropolitaine, già Francia in teoria fino al 1962, senza tuttavia essere abitata dai francesi (se non in minima parte). Chinarono la testa i nonni di quelli che Sarkozy con disprezzo e cattiva coscienza ha chiamato voyoux, raccaille (teppisti, plebaglia), sperando che fosse vero, senza tuttavia cederla tutta lanima, nascondendone un pezzo da qualche parte, sotto una montagna di umiliazioni e sofferenze. E pazientarono anche i loro padri convinti che la cittadinanza acquisita e le mutate condizioni economiche gli avrebbe infine permesso di sedersi a tavola con tutti gli altri e che chiamarsi Ahmed, o Amadou non sarebbe più stato un fattore di discriminazione. E intanto avevano tirato fuori lanima, magari un pò asfittica e trascurata e cercavano di curarla nelle salles de prière che cominciavano ad aprirsi un po dappertutto. Sui loro davanzali erano spuntate delle nuove piante, metalliche, rotonde: le parabole che li riconnettevano con il loro mondo culturale, con la lingua quasi dimenticata, con lidentità celata ma mai negata. Nessuno di loro avrebbe mai pensato di bruciare quello che con immensa fatica cercavano di acquisire, nessuno di loro, nonni e padri avrebbe mai pensato di provocare il potere e la polizia dai quali, anzi, cercavano di guardarsi quanto più possibile, perché essere arabi in Francia è comunque sempre sospetto e dalla gente in divisa veniva spesso disprezzo e prevaricazione. Quelli che hanno bruciato sono i ragazzi delle terze o quarte generazioni, ai quali non si raccontano neanche più le bugie dellintegrazione, espulsi dalla scuola e rifiutati dal mondo del lavoro perchè instabili e poco affidabili come dicono le organizzazioni dei datori di lavoro per giustificare il fatto che non assumono nelle banlieux sensibles. Questi ragazzi domani o dopo saranno a centinaia davanti al parquet, il tribunale che li giudicherò invero per quel che sono più che per quello che hanno fatto e la società francese sdegnata e preoccupata crederà che sono stati gli attributi di Sarkozy a risolvere la crisi e scivolerà un altro pò verso il tramonto della democrazia che sembra annunciarsi in tutto loccidente. A conferma di ciò la decisione governativa di chiedere al Parlamento la proroga dello stato demergenza per altri tre mesi... e se la normalità non assicura la giustizia chissà cosa potrà provocare leccezionalità dei poteri... Eppure unaltra Europa è possibile, un Europa che investa in sviluppo ed educazione invece che in polizia, giudici e carceri, che sinterroghi onestamente sulla distribuzione del reddito e la ridisegni, che accompagni i più fragili e li tonifichi con la formazione piuttosto che con lassistenza che paralizza e umilia, che infine accetti le specificità di ognuno come ricchezza comune allinterno di un quadro di legalità e solidarietà.
In questa Europa le notti delle città, inchAllah
non saranno più illuminate dai lampi sinistri delle
molotov e dai roghi delle auto in fiamme e i ragazzi
potranno uscire senza temere le sanzioni a chi viola in
coprifuoco e lunica emergenza potrà e dovrà
essere quella della lotta ad ogni forma di emarginazione
e discriminazione.
se ne parla anche qui http://counterterrorismblog.org
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