Mercificazione
della cultura e fascismi postmoderni Il carattere multidimensionale della globalizzazione è tanto complesso , poliedrico e ambiguo che non consente approcci riduzionisti e semplificatori . Tuttavia , pur riconoscendo la complessità del presente , si possono ricercare nuovi orizzonti di senso per tentare di evitare la definitiva colonizzazione delle menti . Pertanto , constatando che questultima sta generando forme inquietanti di analfabetismo di ritorno , vorrei inizialmente fermare lattenzione sulle tecniche di dominio relative alla fabbrica della conoscenza , alla mercificazione della cultura e dei sistemi formativi . E ciò anche perché le istanze di una politica di civiltà sono intrinsecamente connesse ad una cultura-prassi che sia in grado di decostruire criticamente i meccanismi delle macchine culturali postmoderne . Anche in questo caso , però , ritengo che sia imprescindibile un riferimento alle caratteristiche peculiari del nostro paese . E ciò soprattutto per evidenziare che i tagli alla scuola , alluniversità , alla ricerca , ripropongono , sia pure in guise diverse , un dramma sempre aperto delle nostre istituzioni educative . A questo riguardo basterebbe rileggere Labriola , Villari , Lombardo Radice , Geymonat e via dicendo , per prendere atto che le magagne e i misfatti vengono da lontano. E quasi superfluo aggiungere che ciò è da imputare ad una classe politica dominante che ha sempre esercitato il potere per i suoi fini e per i suoi interessi . Da qui un palese divario tra cultura umanistica e cultura scientifica , tra cultura di massa e aristocrazia culturale , tra trasmissione del sapere e ricerca , tra indottrinamento strumentale e antidogmatismo critico , tra clericalismo confessionale e laicità . Ne consegue che non può suscitare meraviglia che , oggi, lItalia occupi il ventesimo posto per linvestimento alla ricerca nella classifica OCSE . E non è tutto : i leader dellUnione , che peraltro aumentano i fondi destinati alle spese militari , affermano che il nostro paese deve adottare strategie di concorrenza efficaci per assumere un ruolo determinante nel gioco della competitività globale . Sta di fatto che il discorso non regge . Sicché , per evitare fenomeni di allarmante daltonismo , dobbiamo operare un netto distinguo tra menzogne governative e dura realtà fattuale . Altrimenti detto , Prodi e "compagni " omettono un dettaglio non trascurabile , cioè che il capitalismo odierno si basa soprattutto sul paradigma cognitivo , sul capitale immateriale , sulla produzione di conoscenze finalizzate alla valorizzazione del capitale . Ciò significa che , se non viene incentivata la ricerca , allora , inevitabilmente , viene meno la possibilità di una competizione adeguata alle esigenze del mercato . Ma gli osceni giri di valzer del governo Prodi non si fermano qui , basti pensare al decreto Fioroni che, aprendo ai finanziamenti privati, trasforma le scuole pubbliche in vere e proprie Fondazioni . Va da sé che questa riprovevole iniziativa è intrinsecamente connessa sia alle sordide commistioni tra liberalizzazioni e privatizzazioni , sia alla logica totalizzante dellimpresa , sia alle perversioni di un volgare machiavellismo governativo. Inoltre , sempre per cercare di demistificare lo spettacolo farsesco del " governo amico " , ritengo che sarebbe opportuno riflettere ancora una volta sulla benedizione manifestata da Prodi allallargamento della base Usa a Vicenza e , nel contempo , sulle "strategie " ingannevoli relative al rifinanziamento della missione in Afghanistan . Per quanto concerne poi il voltagabbana Bertinotti e il tatticismo nefasto del bertinottismo preferisco stendere un velo pietoso . Dopodiché occorre precisare che alcuni fenomeni non possono essere percepiti come incidenti di percorso . In altre parole , la crisi di governo , il vergognoso mercato dei voti per ottenere la fiducia , il trambusto parlamentare , non discendono nè da una sorta di iperuranio platonico ,né dalle posizioni di presunti "traditori ". In effetti , queste imposture della realpolitik sono da attribuire a un intollerabile gioco delle parti , alle dinamiche di un avventurismo politico decisamente pernicioso e sconcertante , alla togliattiana doppiezza di tutta la sinistra ufficiale , ad una consolidata ipocrisia istituzionale che nel nostro paese assume forme davvero farsesche . Insomma , il blocco attuale di tutti dibattiti politici va contestualizzato nei meccanismi di una politica che , sprovvista delle sue insegne , non riesce più a produrre il far credere . Ciò detto , vorrei focalizzare lattenzione sulla concezione aziendalistica della formazione e sulla privatizzazione dei beni immateriali . Il che rimanda alla riforma-Berlinguer -Moratti , alla logica economicistica dei crediti e dei debiti , allinconsistenza dei master ,alloscenità dellesame di ammissione S.S.I.S. , ad un impianto didattico pressappochistico , frammentario e generico, al sistema 3+2 . Va aggiunto , però , che il virus della ragione strumentale valica i confini del bordello Italia . Basti ricordare a questo proposito che nella seconda metà degli anni 80 , lERT , tavola rotonda degli industriali europei , produce e divulga un documento "Istruzione e competenze in Europa ". Nel suddetto documento si afferma che "listruzione e la formazione sono investimenti vitali per il futuro successo dellimpresa " . Successivamente , dal 1991 al 1996 , il progetto sullistruzione europea prende corpo e giunge a maturazione . Preso atto , dunque , che lazienda formativa è incorporata nella politica attiva del mercato del lavoro , penso che sia opportuno fare alcune considerazioni sulle differenze esistenti tra fabbrica fordista e fabbrica della conoscenza postfordista . Difatti , se è vero che persiste una logica di fondo che accomuna il capitalismo industriale e il capitalismo cognitivo , è anche vero che emergono mutazioni significative . In altri termini , mentre nella fabbrica fordista la produttività era predeterminata e intrinsecamente legata alla catena di montaggio , oggi , invece il capitalismo cognitivo non solo pervade tutta la società , ma si avvale anche della precarizzazione per imporre le pratiche riprovevoli dello sfruttamento , della subordinazione e della schiavitù . Per non indulgere al catastrofismo , va aggiunto che la globalizzazione culturale promuove anche processi cosmopoliti e transculturali assai rilevanti . Ciononostante , bisogna riconoscere che le trasformazioni del capitale generano un diffuso "disincantamento del sapere " , proprio perché tutte le forme di lavoro intellettuale vengono in massima parte sussunte dai meccanismi pervasivi della mercificazione , e quindi condannate allinsignificanza . Inoltre , "la nostra epoca è segnata da unesasperata specializzazione , ma anche da un esasperato dilettantismo , da una fortissima propensione alla genericità " ( S . Catucci ) . Ma gli effetti devastanti della logica aziendalistica non si fermano qui . Difatti , gli studenti-clienti , ormai docili strumenti di un perverso ingranaggio , stanno maturando una concezione utilitaria del mondo , un pensiero vuoto e fittizio , una mentalità da supermercato in cui tutto si scambia allinsegna di una totale mercificazione . Sia chiaro , non intendo stigmatizzare i giovani , anche perché sono fermamente convinta che , come voleva il grande pedagogista sovietico A . S . Makarenko , " la gioventù è sempre bella se viene educata giustamente , se vive rettamente , lavora rettamente gioisce rettamente " . Il che rinvia ancora una volta allorganizzazione sistemica del processo cognitivo , allacculturazione frammentaria , alle microspecializzazioni che sono funzionali per immettere sul mercato forza-lavoro precaria , flessibile , itinerante . E appena il caso di sottolineare che il regime proprietario della conoscenza mercifica anche la produzione letteraria , artistica ,filosofica , scientifica e via dicendo . Insomma , la produzione capitalistica sussume il sistema complessivo , tantè che gli editori , i responsabili delle reti televisive , i giornalisti , gli intellettuali , sono integrati nel fast food culturale planetario . Daltra parte , "la concorrenza , lungi dal diversificare , omogeneizza , poiché inseguire il più vasto pubblico porta i produttori alla ricerca di prodotti omnibus , validi per i pubblici di ogni ambiente e di ogni paese , poco differenziati e poco differenzianti : film hollywoodiani , telenovelas , feuielletons adottati per la televisione , soap operas , serie poliziesche , musica commerciale , teatro dei boulevards o di Broadwai , best sellers prodotti per il mercato mondiale , settimanali per tutti "( P . Bourdieu ) . Oltre ai fattori appena menzionati esiste anche il problema della cronaca giornalistica . Questultima , infatti , lungi dal garantire laccesso alla verità , offre solo "versioni clonate " della realtà fattuale . Ovviamente coloro che non si adeguano alle regole del gioco e non accettano lo stato di cose esistente vengono stigmatizzati o addirittura ammazzati : esemplare a questo proposito è lassassinio della giornalista russa Anna Politkovskaja . Ma le violenze preventive dei fascismi postmoderni non si fermano qui . Difatti , le complicità del biopotere condannano allinvisibilità e al silenzio i cani sciolti , ovvero coloro che non appartengono ad associazioni , a redazioni di giornali , a sindacati , a partiti , a una sinistra avariata e sentenziosa che presume di essere depositaria di verità assolute e incontrovertibili . A ciò va aggiunto che la governabilità attraverso linquietudine consente di alimentare la recrudescenza di elementi arcaici . Basti pensare alle guerre giuste , ai foschi scenari del presunto scontro di civiltà , alle dinamiche di un lavoro servile e coatto , alle violenze integraliste , nazionaliste , razziste . Va da sé che in un contesto siffatto esplodono anche guerriglie metropolitane , violenze familiari , di quartiere , da stadio, di ultrà neofascisti : fenomeni questi che vengono puntualmente repressi dai politicanti delle varie repubbliche delle banane, il Belpaese docet . Intanto , nella terra di frontiera planetaria manca una resistenza che sia allaltezza delle sfide del presente . E ciò è da attribuire anche al fatto che gli aggiustamenti strutturali e i pannicelli caldi della politica ufficiale producono sovente effetti-placebo . Ma cè di più : le nuove relazioni di potere policentriche , la prepotenza camaleontica del biopotere imperiale , lalienazione prodotta dai non-luoghi , il consumismo ideologico , contribuiscono a decomporre la vita associata e a rendere sempre più problematici i rapporti di contiguità . Inoltre , le pratiche di occultamento del fascismo postmoderno generano desideri indotti , una preoccupante psicopatologia sociale , la banalizzazione del male e limpoverimento della vita quotidiana . Da qui la necessità improrogabile di una coscienza globale che sia in grado di promuovere una decostruzione critica e propositiva . A ragion veduta Mario Capanna Afferma : " Solo se conosce la ragnatela , la mosca può evitare la fine che il ragno si attende . La maggior insidia del nostro tempo : stiamo globalizzando tutto , tranne la coscienza . E questa , oggi , la più profonda alienazione . La coscienza globale potrà liberarci . Non è il riparo . E la strada . " ( M . Capanna "Coscienza globale) " . Vero è che il panorama infinitamente frastagliato, frammentario , confuso , non permette di "cogliere il significato delle cose " , tantè che anche leccedenza dei corpi viene attraversata dallodierna ambiguità strutturale e dal groviglio caotico delle simulazioni . Oltre a ciò , sempre per evitare un appiattimento categoriale , dobbiamo considerare che il postfordismo frantuma e segmenta le domande sociali , e così facendo destabilizza la logica di classe . Va da sé che venendo meno la centralità della classe operaia , non è più possibile far coincidere la composizione di classe con la composizione politica o con un partito . Se è vero poi che non esiste più la catena di montaggio taylorista , è parimenti vero che essa è stata in massima parte sostituita da una catena di montaggio linguistica , che mette in opera ogni prestazione di tipo cognitivo e creativo . E non è tutto : mentre nella
fabbrica fordista i meccanismi di comando erano chiari e
distinti , oggi , invece si registra una intricata
commistione tra beni comunicativi , pratiche di
occultamento , sistemi di controllo e forme pervasive di
ineguaglianza strutturale . E vero , però , che il general intellect postfordista produce anche una moltitudine plurale che tenta di mutare lo status quo . Se parlo di tentativi non è casuale , perché di fatto la contingenza del presente ostacola larticolazione e lorganizzazione della molteplicità delle differenze . Insomma , la moltitudine plurale , pur delineando cambiamenti , non riesce a diventare soggettività politica forte . Non senza ragione Augusto Illuminati afferma : " Sarebbe infatti comico , individuata la nuova dimensione della recuperata moltitudine , interpretarla per soggetto a tutto tondo o innocua metafora della società civile , quando invece si sta costituendo come sedimento di pratiche sociali e di procedure di soggettivazione politica , terreno impervio di costruzione di antagonismo sempre insidiato dalla diluizione consumistica , neolavoristica e mediatica e ancor più da un mix di populismo e aggressione frontale "( A . Illuminati- " Del Comune ). Queste argomentazioni dovrebbero ridimensionare lottimismo di coloro che semplicisticamente pensano che lAmerica latina stia indicando la strada di un nuovo inizio . Ciò detto , va aggiunto che le pratiche alternative sono attraversate da processi di soggettivazione frammentari e da meccanismi di sussunzione sempre più capillari . Da qui una diffusa incapacità di proporre un sistema di riferimento che sia in grado di superare linquietante babele di linguaggi e lo stato agghiacciante di dissociazione totale . Sicché , se è vero che non mancano suggestioni e sperimentazioni , è anche vero che esse oscillano tra forme di obsoleto populismo e derive estetizzanti . Ma cè di più : per rimuovere velleitarie utopie , occorre incentrare lattenzione sul problema Europa . Ciò presenta non poche complicazioni , vuoi perché manca una progettualità politica alternativa , vuoi perché i processi decisionali dellUnione europea mostrano un palese deficit democratico , vuoi perché lEuropa è incapace di fronteggiare adeguatamente lesclusione sociale e limmigrazione , vuoi perché campeggia la prassi "funzionalista ", vuoi perché lUnione europea non riesce a risolvere problemi imprescindibili . In tal senso è significativo il vergognoso muro di silenzio di fronte alloffensiva della Russia contro la Cecenia . Inoltre , conviene ricordare che lEuropa non ha ostacolato in nessun modo la guerra civile nellex Iugoslavia . Ma , per evitare di alimentare fuorvianti illusioni giova anche evidenziare che lEuropa non è stata in grado di fermare la condanna a morte dellex dittatore Saddam Hussein . A questo proposito va aggiunto che il processo farsesco ha violato sia la Carta delle Nazioni unite , sia le Convenzioni di Ginevra , sia tutte le norme del diritto internazionale . Per quanto concerne poi la proposta italiana di moratoria della pena di morte , ritengo che liniziativa sia puerile , inconsistente e piuttosto strumentale . Basti pensare che il nuovo segretario generale dellOnu Ban ki Moon ha manifestato la propria comprensione per la brutale impiccagione dellex leader iracheno Saddam Hussein , ricordando che questultimo ha commesso atrocità indicibili contro il popolo iracheno .Vero è che successivamente il segretario generale delle Nazioni unite, facendo una parziale e poco convincente marcia indietro , ha dichiarato che "lOnu deve lavorare per eliminare la pena di morte " . In realtà , le generiche dichiarazioni non possono alimentare velleitarie illusioni , sia perchè lOnu è di fatto unorganizzazione inefficace e fuori tempo, sia perché la pena di morte è in vigore ed è ampiamente accettata in paesi come la Cina , la Russia , gli Stati Uniti e gran parte dei paesi arabi e mediorientali . E non è tutto : il neosegretario dellOnu , è stato console generale a Washington ed è stato anche in qualità di diplomatico sempre vicino agli Stati Uniti . Va poi ricordato che il sistema delle Nazioni Unite è fortemente condizionato dal diritto di veto del Consiglio di Sicurezza . Insomma , dalle considerazioni fatte pare proprio che lEuropa odierna sia una sorta di "Upo", ossia " un oggetto politico non identificato " ( J . Delors ) Eppure ," lEuropa dovrebbe offrire lalternativa che manca " . A tal proposito Z . Bauman , parlando di una vera e propria missione , scrive : " Cè un filo rosso che accomuna tutte le storie : lEuropa non è qualcosa che si scopre , bensì una missione , qualcosa da fare , creare , costruire . E occorrono un sacco di inventiva , senso di determinazione e lavoro sodo per compiere quella missione . Forse un lavoro che non finisce mai , una sfida a cui rispondere in toto , una prospettiva per sempre straordinaria " . Inoltre , lautore citato aggiunge : " Si può sostenere , in modo assolutamente convincente , che mai come oggi lEuropa abbia avuto tanto bisogno di essere avventurosa . E che mai prima dora , questo pianeta - che milioni di europei privilegiati e abbienti condividono assieme a miliardi di poveri senza alcun privilegio abbia avuto bisogno come adesso di unEuropa incline allavventura : unEuropa che guardi oltre le frontiere , unEuropa critica nei confronti della sua stessa ristrettezza mentale e autorefenzialità , unEuropa che si sforzi di uscire dal suo isolamento territoriale , premendo per trascendere la propria condizione così come quella del resto del mondo ; insomma unEuropa con una missione planetaria da eseguire " ( Z . Bauman "LEuropa è unavventura ") . Di fatto , invece , si registra non solo il deperimento dellimmaginazione politica , ma emergono anche contraddizioni di fondo e retaggi culturali che , ovviamente , inficiano la costruzione di unEuropa altra . Che fare dunque ? Come promuovere un modello alternativo di società ? Come negare il totalitarismo delleconomia ? Innanzitutto ritengo che un passaggio imprescindibile sarebbe quello di sottrarre ai sovranisti la gestione dellEuropa . Il che rimanda alla necessità di costruire uno spazio pubblico , politico e sociale , che sia in grado di proporre una radicale trasvalutazione di valori . E ciò dovrebbe includere la "lingua dellEuropa " . " Questultima non è un codice ma un sistema di usi incrociati in costante trasformazione , detto altrimenti , essa è la traduzione . O meglio , è la realtà delle pratiche sociali di traduzione ai differenti livelli a costituire il medium da cui tutti gli altri dipendono , ovvero essa è ciò che pone il problema dellaccesso alla comunicazione tra codici " ( E . Balibar ) . E quasi superfluo aggiungere che essa non può coincidere con linformazione mercificata e standardizzata della globalizzazione , né può essere confusa con un riduttivo e generico poliglottismo . Insomma , essa va intesa come una rivoluzione culturale che capovolge i poteri linguistico comunicativi del capitalismo cognitivo , generando così un autentico plurilinguismo di massa . Sono costretta a ribadire , però , che tra il "dover essere " e "lessere " esiste sovente una netta linea di demarcazione . Lorrore del presente , infatti , mostra un mondo "senza qualità " , pervaso dalla demagogia commerciale , dalla piena decadenza del significante , da un perverso gioco ad incastri , dallindividualismo narcisistico , da dispositivi di dominazione assai complessi . E non è tutto : il fascismo postmoderno , camuffato dal gioco delle parti di una democrazia virtuale , penetra nella quotidianità , producendo una cultura del simulacro , colonizzando le coscienze e generando una caduta di senso davvero devastante . A ciò va aggiunto che il capitalismo contemporaneo , avvalendosi di " formule magiche" , impone la legge del profitto selvaggio , e così facendo diffonde povertà , esclusione , ingiustizie globalizzate . Che fare dunque contro i cannibali del profitto ? Come eliminare il florido commercio di armi ? E soprattutto , come negare lorrore camaleontico dei fascismi postmoderni ? In effetti, per non alimentare illusioni consolatorie , dobbiamo riconoscere che linquietante babele dei linguaggi , i meccanismi onnicomprensivi del bio-potere , la colonizzazione delle menti e dei desideri , il genocidio morbido dellassetto sistemico , rendono sempre più problematica una resistenza efficace e propositiva . A questo punto , constatando che la linea di demarcazione tra democrazia e totalitarismo sta diventando sempre più evanescente , vorrei insistere sulle caratteristiche inedite e subdole del nuovo sistema di dominazione . E ciò per mostrare che la prassi dello sterminio va sempre contestualizzata in precise condizioni storiche . Da qui un interrogativo : la barbarie postmoderna ripropone , sia pure in guise diverse , le dinamiche del nazifascismo ? Di primo acchito questo quesito può sembrare improbabile e paradossale , ma , considerando che talvolta i paradossi contengono elementi veritieri , penso che sia utile affrontare largomento . Partendo da questi presupposti vorrei mettere in relazione il nazifascismo e il totalitarismo odierno , per evidenziare che alcune categorie concettuali si possono ripresentare , anche se le figure della barbarie mutano e assumono sembianze diverse . Ciò premesso , vorrei mettere a confronto lorrore puro del nazifascismo e lorrore soft , morbido e camaleontico dellassetto odierno . Innanzitutto , analizzando il rapporto tra sapere e potere , emergono elementi assai destabilizzanti . Difatti , se è vero che i nazisti decretarono il rogo dei libri , è anche vero che la globalizzazione tecno-economica genera una sorta di genocidio intellettuale , mercificando la cultura e tutti i rapporti sociali . Altrimenti detto , la rete dei poteri globali non ha più bisogno di roghi , perché riesce a penetrare nelle coscienze con altri mezzi . Inoltre , mentre il razzismo hitleriano considerava gli ebrei " gli stranieri per eccellenza ", e quindi minacciosi per lordine costituito , oggi , invece lassetto sistemico si avvale del disordine e della deregulation generalizzata per imporre un definitivo dominio imperiale . Da qui un diffuso razzismo istituzionale , un sistema sicuritario che investe corpi e territori, la capitalizzazione della paura : caratteristiche queste che sono funzionali per espellere le "classi pericolose " , per schiavizzare gli immigrati , per stigmatizzare "i diversi ". Per quanto concerne le problematiche relative al lavoro , giova ricordare che in fronte ai campi di schiavitù era scritto " Il lavoro rende liberi " , oggi , ovviamente , i meccanismi della contraffazione si esplicano in modo più subdolo e sotterraneo , tantè che i fenomeni dellasservimento vengono camuffati da una fallace ideologia progressista che con acrobatici eufemismi impone forme inedite di schiavitù . Difatti , la voce prepotente del mercato e le nuove tecniche di dominio spacciano la precarizzazione , la flessibilità , i lavori servili e coatti , come occasioni preziose per svolgere un lavoro libero e creativo . Di più : mentre il nazismo , in nome di un riprovevole ordine , razionalizzava il controllo dei diversi e costruiva i lager , nel contesto odierno, invece , le dinamiche della violenza preventiva e le politiche repressive trasversali , diffondono disordine , capitalizzano incertezze , e così facendo condannano al "bando " i presunti nemici , ovvero " unintera categoria di soggetti costituzionalmente diversi " . E non è tutto :oltre ai Cpt , ai luoghi di segregazione , non mancano le torture , gli stupri , le quotidiane stragi di innocenti e i centri non ufficiali di detenzione . A tal proposito risultano raccapriccianti le schede informative pubblicate dal ricercatore dei diritti umani Ismaeel Dawood . Questultimo scrive : " Dopo le oscenità di Abu Graib queste schede vogliono tentare di dare un quadro della situazione . Vogliono illustrare , attraverso le testimonianze raccolte , che umiliazioni , violenze ed arroganza erano il comportamento abituale di soldati ed ufficiali . Era un sistema accettato e diffuso non la personale iniziativa di pochi soldati o security private . Così come era diffuso un forte senso di impunità che aleggiava nelle truppe già emerso durante le ricerche di un precedente report che affrontava le morti civili causate dalloccupazione . Anche in questo caso non ci sono mai state inchieste interne e vere indagini sulla morte e il ferimento di tantissimi iracheni innocenti" . Ma la barbarie postmoderna non si ferma qui , basti pensare allabietta e vile impiccagione di Saddam Hussein . Ciò detto , considerando che i venti di guerra continuano a soffiare minacciosi , e constatando che il Medio oriente sta diventando una vera e propria polveriera , conviene ribadire che , oggi , la guerra è un elemento strutturale dellassetto sistemico . A questo punto , sempre per far luce sui fascismi postmoderni , penso che sia imprescindibile un riferimento "allimpresa collettiva del consumismo ". In tal senso ritengo che il romanzo di J. B. Ballard sia illuminante per decostruire i simboli di un nuovo tipo di totalitarismo , caratterizzato " dalla società consumistica che è la versione soft di uno stato di polizia " . Il romanzo suddetto è ambientato a Brooklands , una cittadina come tante tra Londra e laeroporto di Heathrow . " Il consumismo- scrive Ballard dominava la vita dei suoi abitanti , i quali -qualsiasi cosa facessero -sembravano sempre impegnati a comprare . Eppure cerano stati diversi segnali da cui si evinceva la presenza di serpi che avevano scelto quel paradiso commerciale come dimora , Brooklands era una vecchia cittadina di contea , ma in alcune tra le zone più povere della periferia vidi anche negozi asiatici presi dassalto dai teppisti , giornalai con le vetrine sprangate e tappezzate con la croce di san Giorgio . Gli slogan e i graffiti avevano qualcosa di inquietante : cerano troppi simboli del British National Party e del Ku Klux Klan scarabocchiati sulle finestre rotte , troppe bandiere con la croce di san Giorgio che sventolavano davanti alle villette di gente benestante . Nei pressi delle mura cera sempre un tangibile elemento di paranoia , come se quegli abitanti della città - negozio fossero in attesa di qualcosa di violento " . Il fulcro di questa città negozio è il Metro Center , ossia un complesso di negozi , di alberghi , piscine , centri sportivi con una propria televisione via cavo che trasmette dibattiti, partite di calcio e rugby . Proprio questo non-luogo del consumismo diventa lo scenario infernale in cui si scatenano violenze tribali , psicopatologie collettive , intrighi , tendenze sado-masochistiche e forme di razzismo davvero ributtanti . Il Metro-Center assume così le sembianze di una nuova forma di totalitarismo , che non ha più bisogno né di stivaloni militari , né di un Fuhrer delirante , è sufficiente un subdolo dittatore con sede al Metro-Center . A questo proposito Ballard scrive : " La gente accumula capitale emotivo oltre che soldi in banca e ha bisogno di investire quelle emozioni in una figura di leader . Non ha bisogno di fanatici in divisa che delirino affacciati a un balcone . La gente vuole un presentatore televisivo con degli ospiti che parlino con garbo di faccende che la riguardano direttamente. E un nuovo tipo di democrazia , si vota alla cassa invece che alle urne . Il consumismo è lo strumento migliore mai inventato per controllare le persone ..- Per qualche strana ragione chiamano tutto questo shopping . Ma in realtà è la forma più pura di politica "(J. G Ballard " Regno a venire " ) . Il romanzo , dunque , mette a nudo una realtà sconvolgente che fa vacillare le nostre illusioni e che dovrebbe spingere ad una profonda riflessione sul totalitarismo inedito del nostro tempo . Se insisto sulla necessità di una decostruzione critica è perché le dinamiche dei fascismi postmoderni sono particolarmente complesse e subdole . Difatti , mentre lorrore nazifascista era manifesto , e quindi intelligibile , oggi , invece i meccanismi della barbarie sono sotterranei , insidiosi , ingannevoli . Da qui una resistenza sempre più problematica e tortuosa . Sia chiaro , non intendo usare toni apocalittici , ma dobbiamo anche riconoscere che le nuove forme di "fascismo light " indeboliscono lo spirito rivoluzionario che caratterizzava le lotte del Novecento . Difatti , si registra una diffusa incapacità di coagulare le forze antagoniste , anche perché persiste un ideologismo di maniera che spinge a percepire il populismo di sinistra e i nazionalismi antioccidentali come istanze dirompenti di liberazione . A ciò va aggiunto che dilagano principi universali astratti , tantè che si enfatizza anche la possibilità di uno sviluppo sostenibile . In realtà , a mio avviso , questo concetto ambiguo potrebbe favorire aggiustamenti strutturali e correttivi parziali , che di fatto inficiano una radicale rottura paradigmatica . Inoltre , sempre per cercare nuove mappe cognitive , occorre tener presente che la nostra epoca non consente più il compromesso tra capitale e lavoro , né permette , ovviamente , la rivisitazione della regolazione fordista-keynesiana . Ma , per non alimentare immotivate nostalgie , conviene ricordare che la suddetta regolazione condannava la forza-lavoro ad una catena di montaggio alienante e subalterna e , al tempo stesso , produceva miseria e sottosviluppo nel Terzo mondo . Ciò detto , pur non volendo indulgere al catastrofismo , vorrei rimarcare che , oggi , anche le libertà eccedenti del general intellect sono attraversate dalla duttilità e dalla pervasività dei nuovi sistemi di controllo , dai bisogni indotti del consumismo , dalla logica del mercato e dellimpresa , dalla balcanizzazione della forza-lavoro globale . Insomma , lontologia del presente mostra la commistione tra chances alternative e tecniche di mercificazione sempre più affinate . Si può obiettare che la crisi del neoliberismo potrebbe delineare lalba di un nuovo inizio. In effetti , per evitare di ripercorrere liter di un acritico messianismo , dobbiamo prendere atto che alla forte autodeterminazione del capitale finanziario non corrisponde un progetto di civiltà radicalmente alternativo . Daltra parte , le dure lezioni della storia insegnano che la forza del capitalismo risiede anche nella capacità di creare sempre nuovi sistemi di "imbrigliamento ", che poi consentono di rivoluzionare continuamente i rapporti di produzione e i rapporti sociali . In altre parole , il capitalismo si può paragonare ad un fiume travolgente e irresistibile che si ingrossa e si fa più potente con gli ostacoli stessi che incontra e supera . Esso sembra essere ormai inevitabile , insostituibile e ovvio . Ma cè di più , il capitale finanziario odierno si nutre di crisi , e ciò permette di massimizzare il profitto , penetrando nelle imprevedibili fasi di aggiustamento e determinando al tempo stesso le fluttuazioni del mercato . Inoltre , sempre per cercare di decodificare i flussi del capitalismo attuale , occorre fare esplicito riferimento al cosiddetto outsourcing ,ossia alla strategia economica che affida allesterno , a unaltra azienda , il processo "sporco " della produzione tramite subappalto . Il che comporta anche laggiramento delle norme ambientali , sanitarie e via dicendo . Tengo a precisare che se insisto su alcune tematiche è perché sono fermamente convinta che lo stato deccezione non consente né dietrologie , né lassunzione di ideologie consolatorie . Purtroppo , invece , i cosiddetti "comunisti " duri e puri , vittime di una devastante coazione a ripetere , rivisitano le coordinate dellantimperialismo classico , e così facendo percepiscono gli Usa ed Israele come i simboli del male assoluto . Sia chiaro , i neocons statunitensi rappresentano il volto più becero della barbarie , ma sarebbe estremamente semplicistico leggere la complessità dellassetto sistemico in termini univoci e settoriali . A ciò va aggiunto che un persistente e scarnificato marxismo produce anche gratificazioni assai opinabili , come quelle suscitate da Chavez . Ne consegue che confondere lunilateralismo statunitense con limperialismo significa favorire slittamenti di significato . E ciò soprattutto perché si rimuove un dettaglio non trascurabile , ossia che esiste una linea di demarcazione tra moderno e postmoderno . Questultimo , infatti , lungi dal riproporre vecchie categorie , è caratterizzato dallImpero del non-luogo , ovvero da unintricata rete di poteri comunicativi , culturali , economici , militari . Il che , ovviamente , non consente legemonia assoluta degli Usa . E ciò sia perché il capitale globale travolge confini e barriere , sia perché esso supera il sistema degli Stati sovrani , sia perché il capitalismo transnazionale è ormai il modo di produzione dominante in tutte le aree del mondo . Non senza ragione a questo proposito A . Negri afferma : " Lantiamericanismo è uno stato danimo pericoloso , unideologia che mistifica i dati dellanalisi e copre le responsabilità del capitale collettivo . Dovremmo allontanarlo da noi , quanto ormai abbiamo abbandonato lamericanismo dei film di Alberto Sordi . Io non dubito aggiunge Negri che gli Stati Uniti siano un global power , insisto solamente su un altro concetto : lo stesso potere statunitense è sottomesso ( e comunque costretto al dialogo e / o alla contestazione ) a strutture economiche e politiche altre da lui .. A me sembra - sostiene ancora Negri che la leadership americana è profondamente indebolita proprio dalle tendenze imperialiste che essa talora esprime .. Insomma , con tutta probabilità gli Stati Uniti saranno presto costretti a smettere di essere imperialisti e a riconoscersi nellImpero " ( A . Negri " Guide ). E bene precisare , però , che lindebolimento delle vocazioni imperialiste degli Stati Uniti , non può garantire sic et simpliciter la fine della barbarie postmoderna . In altre parole , non è difficile prevedere che lintricata rete dei poteri globali continuerà , sia pure in guise diverse , ad imporre le leggi del capitale . E ciò è anche suffragato dal fatto che le guerre globali stanno assumendo un carattere sempre più multilaterale . Inoltre, sempre per evitare di alimentare un immaginario rivoluzionario acritico , va aggiunto che lodierno antagonismo si avvale sovente di un economicismo irriflessivo che , ovviamente, rischia di reiterare forme riprovevoli di nazionalismo , di statalismo e di populismo . Di più : facendo riferimento alla cosiddetta sinistra radicale , va sottolineato che essa continua a caldeggiare l impianto statualista del Welfare , che di fatto risulta improponibile nel contesto odierno , sia perché emerge un palese collasso delletica del lavoro fordista , sia perché si registra la crisi del sistema pluralistico della rappresentanza , sia perché la gigantesca rete di megamacchine finanziarie non consente più la legittimazione del modello welfarista , sia perché larte del governare è diventata una forma abominevole di consumismo . E appena il caso di sottolineare che il presunto ritorno delle Br non solo si rivela fuori tempo , ma risulta anche controproducente perché consente di rafforzare le macchinazioni oscene dei poteri costituiti e perché agevola la costruzione di teoremi davvero ripugnanti . Occorre ribadire poi che gli specchi deformanti del nostro tempo sussumono differenze e simboli , e così facendo perpetuano la mercificazione dellesistenza . Sicché , se è vero che il corpo femminile incarna un dirompente potenziale liberatorio , è parimenti vero che esso non può prescindere dai gesti , dalle posizioni e dalle eteroposizioni che i corpi assumono nello spazio biopolitico . Insomma , se vogliamo penetrare a fondo nella geografia del dominio , dobbiamo riconoscere che lesaltazione teorica del femminismo odierno sta producendo anche perniciosi fraintendimenti , tantè che il protagonismo delle donne pubbliche viene percepito sovente come lalba di un nuovo inizio . In effetti , queste chiavi di lettura si rivelano assai opinabili , sia perché la politica globale del potere mercifica tutte le relazioni sociali , sia perché il capitalismo globale riduce le differenze a mezzi di scambio e di consumo , sia perché la società dello spettacolo derealizza la corporeità , sia perché le vocazioni misogine del patriarcato tendono a perpetuare la scissione tra corpo e politica , sia perché il cretinismo parlamentare vanifica le valenze autenticamente alternative . Ma cè di più : le nuove donne pubbliche come S . Royal , H . Clinton , A . Merkel , M . Bascelet , pur essendo seduttive e talvolta " materne " e rassicuranti , non solo contribuiscono ad occultare e mascherare le contraddizioni , ma sono anche funzionali allassetto sistemico per coltivare lillusione di una gestione altra del potere . Altrimenti detto , la potenza di mercificazione del capitalismo odierno si avvale anche delle donne per superare le palesi derive della politica ufficiale e per neutralizzare lo stato di sfiducia generale . E significativo a questo proposito il fatto che , durante la campagna elettorale della francese S. Royal , quando si chiedeva ai militanti socialisti per chi avrebbero votato rispondevano : "S. Royal perché è donna " e aggiungevano " abbiamo votato a sinistra anche a destra , ora proviamo con le donne ". Ne consegue che , se la sessualità diventa lunico luogo nel quale si esplica la lotta al potere , allora si corre il rischio di fare il gioco del potere stesso . Per evitare , dunque , fuorvianti e riduttive generalizzazioni , occorre cogliere le differenze allinterno della categoria " donna " , e ciò soprattutto per rafforzare una politica di posizionamento che valichi la cartografia del potere e che neghi lo spettacolare integrato . Da qui la necessità di operare un distinguo tra politiche verticali e pratiche politiche orizzontali ,tra la dimensione politica istituzionale e quella extra-istituzionale , tra le donne della politica ufficiale e le donne piqueteras e zapatiste , tra i partiti di "lotta e di governo " e le forze innovative del corpo sociale : in breve , occorrerebbe percepire chiaramente le differenze esistenti tra le coordinate di una metafisica liberatoria e le istanze di una "virtù " autenticamente rivoluzionaria . Insomma , dal momento che viviamo in un mondo eminentemente profanato e profanatorio che produce bestialità, barbarie , stupidità , corruzione e servitù , dobbiamo opporre un rifiuto chiaro e irriducibile per negare lordine simbolico dato . Altrimenti detto , se è vero che oggi parlare di rivoluzione è come parlare di corda in casa dellimpiccato , è anche vero che dobbiamo analizzare lassetto sistemico allo scopo di trasformarlo . In conclusione , di fronte allinsostenibile miseria del presente , dobbiamo prendere coscienza che "essere contro " è di per sé allorigine di qualcosa di positivo e affermativo , è la capacità di andare contro il dato e perciò di considerare la possibilità di qualcosa di diverso . ( G. Deleuze ) . Wanda Piccinonno |