Mercificazione della cultura e fascismi postmoderni

Il carattere multidimensionale della globalizzazione è tanto complesso , poliedrico e ambiguo che non consente approcci riduzionisti e semplificatori . Tuttavia , pur riconoscendo la complessità del presente , si possono ricercare nuovi orizzonti di senso per tentare di evitare la definitiva colonizzazione delle menti . Pertanto , constatando che quest’ultima sta generando forme inquietanti di analfabetismo di ritorno , vorrei inizialmente fermare l’attenzione sulle tecniche di dominio relative alla fabbrica della conoscenza , alla mercificazione della cultura e dei sistemi formativi . E ciò anche perché le istanze di una politica di civiltà sono intrinsecamente connesse ad una cultura-prassi che sia in grado di decostruire criticamente i meccanismi delle macchine culturali postmoderne .

Anche in questo caso , però , ritengo che sia imprescindibile un riferimento alle caratteristiche peculiari del nostro paese . E ciò soprattutto per evidenziare che i tagli alla scuola , all’università , alla ricerca , ripropongono , sia pure in guise diverse , un dramma sempre aperto delle nostre istituzioni educative . A questo riguardo basterebbe rileggere Labriola , Villari , Lombardo Radice , Geymonat e via dicendo , per prendere atto che le magagne e i misfatti vengono da lontano. E’ quasi superfluo aggiungere che ciò è da imputare ad una classe politica dominante che ha sempre esercitato il potere per i suoi fini e per i suoi interessi .

Da qui un palese divario tra cultura umanistica e cultura scientifica , tra cultura di massa e aristocrazia culturale , tra trasmissione del sapere e ricerca , tra indottrinamento strumentale e antidogmatismo critico , tra clericalismo confessionale e laicità .

Ne consegue che non può suscitare meraviglia che , oggi, l’Italia occupi il ventesimo posto per l’investimento alla ricerca nella classifica OCSE .

E non è tutto : i leader dell’Unione , che peraltro aumentano i fondi destinati alle spese militari , affermano che il nostro paese deve adottare strategie di concorrenza efficaci per assumere un ruolo determinante nel gioco della competitività globale . Sta di fatto che il discorso non regge . Sicché , per evitare fenomeni di allarmante daltonismo , dobbiamo operare un netto distinguo tra menzogne governative e dura realtà fattuale .

Altrimenti detto , Prodi e "compagni " omettono un dettaglio non trascurabile , cioè che il capitalismo odierno si basa soprattutto sul paradigma cognitivo , sul capitale immateriale , sulla produzione di conoscenze finalizzate alla valorizzazione del capitale .

Ciò significa che , se non viene incentivata la ricerca , allora , inevitabilmente , viene meno la possibilità di una competizione adeguata alle esigenze del mercato . Ma gli osceni giri di valzer del governo Prodi non si fermano qui , basti pensare al decreto –Fioroni che, aprendo ai finanziamenti privati, trasforma le scuole pubbliche in vere e proprie Fondazioni . Va da sé che questa riprovevole iniziativa è intrinsecamente connessa sia alle sordide commistioni tra liberalizzazioni e privatizzazioni , sia alla logica totalizzante dell’impresa , sia alle perversioni di un volgare machiavellismo governativo. Inoltre , sempre per cercare di demistificare lo spettacolo farsesco del " governo amico " , ritengo che sarebbe opportuno riflettere ancora una volta sulla benedizione manifestata da Prodi all’allargamento della base Usa a Vicenza e , nel contempo , sulle "strategie " ingannevoli relative al rifinanziamento della missione in Afghanistan . Per quanto concerne poi il voltagabbana Bertinotti e il tatticismo nefasto del bertinottismo preferisco stendere un velo pietoso . Dopodiché occorre precisare che alcuni fenomeni non possono essere percepiti come incidenti di percorso . In altre parole , la crisi di governo , il vergognoso mercato dei voti per ottenere la fiducia , il trambusto parlamentare , non discendono nè da una sorta di iperuranio platonico ,né dalle posizioni di presunti "traditori ". In effetti , queste imposture della realpolitik sono da attribuire a un intollerabile gioco delle parti , alle dinamiche di un avventurismo politico decisamente pernicioso e sconcertante , alla togliattiana doppiezza di tutta la sinistra ufficiale , ad una consolidata ipocrisia istituzionale che nel nostro paese assume forme davvero farsesche . Insomma , il blocco attuale di tutti dibattiti politici va contestualizzato nei meccanismi di una politica che , sprovvista delle sue insegne , non riesce più a produrre il far credere .

Ciò detto , vorrei focalizzare l’attenzione sulla concezione aziendalistica della formazione e sulla privatizzazione dei beni immateriali . Il che rimanda alla riforma-Berlinguer -Moratti , alla logica economicistica dei crediti e dei debiti , all’inconsistenza dei master ,all’oscenità dell’esame di ammissione S.S.I.S. , ad un impianto didattico pressappochistico , frammentario e generico, al sistema 3+2 .

Va aggiunto , però , che il virus della ragione strumentale valica i confini del bordello –Italia .

Basti ricordare a questo proposito che nella seconda metà degli anni 80 , l’ERT , tavola rotonda degli industriali europei , produce e divulga un documento "Istruzione e competenze in Europa ". Nel suddetto documento si afferma che "l’istruzione e la formazione sono investimenti vitali per il futuro successo dell’impresa " .

Successivamente , dal 1991 al 1996 , il progetto sull’istruzione europea prende corpo e giunge a maturazione .

Preso atto , dunque , che l’azienda formativa è incorporata nella politica attiva del mercato del lavoro , penso che sia opportuno fare alcune considerazioni sulle differenze esistenti tra fabbrica fordista e fabbrica della conoscenza postfordista .

Difatti , se è vero che persiste una logica di fondo che accomuna il capitalismo industriale e il capitalismo cognitivo , è anche vero che emergono mutazioni significative .

In altri termini , mentre nella fabbrica fordista la produttività era predeterminata e intrinsecamente legata alla catena di montaggio , oggi , invece il capitalismo cognitivo non solo pervade tutta la società , ma si avvale anche della precarizzazione per imporre le pratiche riprovevoli dello sfruttamento , della subordinazione e della schiavitù .

Per non indulgere al catastrofismo , va aggiunto che la globalizzazione culturale promuove anche processi cosmopoliti e transculturali assai rilevanti .

Ciononostante , bisogna riconoscere che le trasformazioni del capitale generano un diffuso "disincantamento del sapere " , proprio perché tutte le forme di lavoro intellettuale vengono in massima parte sussunte dai meccanismi pervasivi della mercificazione , e quindi condannate all’insignificanza .

Inoltre , "la nostra epoca è segnata da un’esasperata specializzazione , ma anche da un esasperato dilettantismo , da una fortissima propensione alla genericità " ( S . Catucci ) .

Ma gli effetti devastanti della logica aziendalistica non si fermano qui . Difatti , gli studenti-clienti , ormai docili strumenti di un perverso ingranaggio , stanno maturando una concezione utilitaria del mondo , un pensiero vuoto e fittizio , una mentalità da supermercato in cui tutto si scambia all’insegna di una totale mercificazione .

Sia chiaro , non intendo stigmatizzare i giovani , anche perché sono fermamente convinta che , come voleva il grande pedagogista sovietico A . S . Makarenko , " la gioventù è sempre bella se viene educata giustamente , se vive rettamente , lavora rettamente –gioisce rettamente " .

Il che rinvia ancora una volta all’organizzazione sistemica del processo cognitivo , all’acculturazione frammentaria , alle microspecializzazioni che sono funzionali per immettere sul mercato forza-lavoro precaria , flessibile , itinerante .

E’ appena il caso di sottolineare che il regime proprietario della conoscenza mercifica anche la produzione letteraria , artistica ,filosofica , scientifica e via dicendo .

Insomma , la produzione capitalistica sussume il sistema complessivo , tant’è che gli editori , i responsabili delle reti televisive , i giornalisti , gli intellettuali , sono integrati nel fast food culturale planetario .

D’altra parte , "la concorrenza , lungi dal diversificare , omogeneizza , poiché inseguire il più vasto pubblico porta i produttori alla ricerca di prodotti omnibus , validi per i pubblici di ogni ambiente e di ogni paese , poco differenziati e poco differenzianti : film hollywoodiani , telenovelas , feuielletons adottati per la televisione , soap operas , serie poliziesche , musica commerciale , teatro dei boulevards o di Broadwai , best sellers prodotti per il mercato mondiale , settimanali per tutti "( P . Bourdieu ) . Oltre ai fattori appena menzionati esiste anche il problema della cronaca giornalistica . Quest’ultima , infatti , lungi dal garantire l’accesso alla verità , offre solo "versioni clonate " della realtà fattuale .

Ovviamente coloro che non si adeguano alle regole del gioco e non accettano lo stato di cose esistente vengono stigmatizzati o addirittura ammazzati : esemplare a questo proposito è l’assassinio della giornalista russa Anna Politkovskaja .

Ma le violenze preventive dei fascismi postmoderni non si fermano qui . Difatti , le complicità del biopotere condannano all’invisibilità e al silenzio i cani sciolti , ovvero coloro che non appartengono ad associazioni , a redazioni di giornali , a sindacati , a partiti , a una sinistra avariata e sentenziosa che presume di essere depositaria di verità assolute e incontrovertibili .

A ciò va aggiunto che la governabilità attraverso l’inquietudine consente di alimentare la recrudescenza di elementi arcaici . Basti pensare alle guerre giuste , ai foschi scenari del presunto scontro di civiltà , alle dinamiche di un lavoro servile e coatto , alle violenze integraliste , nazionaliste , razziste . Va da sé che in un contesto siffatto esplodono anche guerriglie metropolitane , violenze familiari , di quartiere , da stadio, di ultrà

neofascisti : fenomeni questi che vengono puntualmente repressi dai politicanti delle varie repubbliche delle banane, il Belpaese docet .

Intanto , nella terra di frontiera planetaria manca una resistenza che sia all’altezza delle sfide del presente .

E ciò è da attribuire anche al fatto che gli aggiustamenti strutturali e i pannicelli caldi della politica ufficiale producono sovente effetti-placebo .

Ma c’è di più : le nuove relazioni di potere policentriche , la prepotenza camaleontica del biopotere imperiale , l’alienazione prodotta dai non-luoghi , il consumismo ideologico , contribuiscono a decomporre la vita associata e a rendere sempre più problematici i rapporti di contiguità . Inoltre , le pratiche di occultamento del fascismo postmoderno generano desideri indotti , una preoccupante psicopatologia sociale , la banalizzazione del male e l’impoverimento della vita quotidiana .

Da qui la necessità improrogabile di una coscienza globale che sia in grado di promuovere una decostruzione critica e propositiva .

A ragion veduta Mario Capanna Afferma : " Solo se conosce la ragnatela , la mosca può evitare la fine che il ragno si attende .

La maggior insidia del nostro tempo : stiamo globalizzando tutto , tranne la coscienza .

E’ questa , oggi , la più profonda alienazione .

La coscienza globale potrà liberarci .

Non è il riparo . E’ la strada . " ( M . Capanna – "Coscienza globale) " .

Vero è che il panorama infinitamente frastagliato, frammentario , confuso , non permette di "cogliere il significato delle cose " , tant’è che anche l’eccedenza dei corpi viene attraversata dall’odierna ambiguità strutturale e dal groviglio caotico delle simulazioni .

Oltre a ciò , sempre per evitare un appiattimento categoriale , dobbiamo considerare che il postfordismo frantuma e segmenta le domande sociali , e così facendo destabilizza la logica di classe . Va da sé che venendo meno la centralità della classe operaia , non è più possibile far coincidere la composizione di classe con la composizione politica o con un partito .

Se è vero poi che non esiste più la catena di montaggio taylorista , è parimenti vero che essa è stata in massima parte sostituita da una catena di montaggio linguistica , che mette in opera ogni prestazione di tipo cognitivo e creativo .

E non è tutto : mentre nella fabbrica fordista i meccanismi di comando erano chiari e distinti , oggi , invece si registra una intricata commistione tra beni comunicativi , pratiche di occultamento , sistemi di controllo e forme pervasive di ineguaglianza strutturale .
Il che rende problematico ogni orizzonte propositivo , destruttura la vocazione messianico-rivoluzionaria , sospende il significato delle parole e oscura la significazione sociale . Ma, per non restare intrappolati nel gioco mistificatorio delle parole vuote , va detto che attualmente tutti i concetti sembrano privi di validità sociale e politica , tant’è che anche la linea di demarcazione tra riformismo e massimalismo assume di fatto una valenza riduttiva ed estremamente ambigua . D’altra parte ciò non può stupire dal momento che l’odierno barbarismo semantico consente anche di coniare formule assai opinabili e bizzarre , basti pensare alle liberalizzazioni di sinistra , al riformismo rivoluzionario, al thatcherismo di sinistra e via dicendo .

E’ vero , però , che il general intellect postfordista produce anche una moltitudine plurale che tenta di mutare lo status quo . Se parlo di tentativi non è casuale , perché di fatto la contingenza del presente ostacola l’articolazione e l’organizzazione della molteplicità delle differenze .

Insomma , la moltitudine plurale , pur delineando cambiamenti , non riesce a diventare soggettività politica forte .

Non senza ragione Augusto Illuminati afferma : " Sarebbe infatti comico , individuata la nuova dimensione della recuperata moltitudine , interpretarla per soggetto a tutto tondo o innocua metafora della società civile , quando invece si sta costituendo come sedimento di pratiche sociali e di procedure di soggettivazione politica , terreno impervio di costruzione di antagonismo sempre insidiato dalla diluizione consumistica , neolavoristica e mediatica e ancor più da un mix di populismo e aggressione frontale "( A . Illuminati- " Del Comune ).

Queste argomentazioni dovrebbero ridimensionare l’ottimismo di coloro che semplicisticamente pensano che l’America latina stia indicando la strada di un nuovo inizio .

Ciò detto , va aggiunto che le pratiche alternative sono attraversate da processi di soggettivazione frammentari e da meccanismi di sussunzione sempre più capillari .

Da qui una diffusa incapacità di proporre un sistema di riferimento che sia in grado di superare l’inquietante babele di linguaggi e lo stato agghiacciante di dissociazione totale .

Sicché , se è vero che non mancano suggestioni e sperimentazioni , è anche vero che esse oscillano tra forme di obsoleto populismo e derive estetizzanti .

Ma c’è di più : per rimuovere velleitarie utopie , occorre incentrare l’attenzione sul problema Europa .

Ciò presenta non poche complicazioni , vuoi perché manca una progettualità politica alternativa , vuoi perché i processi decisionali dell’Unione europea mostrano un palese deficit democratico , vuoi perché l’Europa è incapace di fronteggiare adeguatamente l’esclusione sociale e l’immigrazione , vuoi perché campeggia la prassi "funzionalista ", vuoi perché l’Unione europea non riesce a risolvere problemi imprescindibili . In tal senso è significativo il vergognoso muro di silenzio di fronte all’offensiva della Russia contro la Cecenia . Inoltre , conviene ricordare che l’Europa non ha ostacolato in nessun modo la guerra civile nell’ex Iugoslavia . Ma , per evitare di alimentare fuorvianti illusioni giova anche evidenziare che l’Europa non è stata in grado di fermare la condanna a morte dell’ex dittatore Saddam Hussein . A questo proposito va aggiunto che il processo farsesco ha violato sia la Carta delle Nazioni unite , sia le Convenzioni di Ginevra , sia tutte le norme del diritto internazionale . Per quanto concerne poi la proposta italiana di moratoria della pena di morte , ritengo che l’iniziativa sia puerile , inconsistente e piuttosto strumentale . Basti pensare che il nuovo segretario generale dell’Onu Ban ki Moon ha manifestato la propria comprensione per la brutale impiccagione dell’ex leader iracheno Saddam Hussein , ricordando che quest’ultimo ha commesso atrocità indicibili contro il popolo iracheno .Vero è che successivamente il segretario generale delle Nazioni unite, facendo una parziale e poco convincente marcia indietro , ha dichiarato che "l’Onu deve lavorare per eliminare la pena di morte " . In realtà , le generiche dichiarazioni non possono alimentare velleitarie illusioni , sia perchè l’Onu è di fatto un’organizzazione inefficace e fuori tempo, sia perché la pena di morte è in vigore ed è ampiamente accettata in paesi come la Cina , la Russia , gli Stati Uniti e gran parte dei paesi arabi e mediorientali . E non è tutto : il neosegretario dell’Onu , è stato console generale a Washington ed è stato anche in qualità di diplomatico sempre vicino agli Stati Uniti . Va poi ricordato che il sistema delle Nazioni Unite è fortemente condizionato dal diritto di veto del Consiglio di Sicurezza .

Insomma , dalle considerazioni fatte pare proprio che l’Europa odierna sia una sorta di "Upo", ossia " un oggetto politico non identificato " ( J . Delors ) Eppure ," l’Europa dovrebbe offrire l’alternativa che manca " . A tal proposito Z . Bauman , parlando di una vera e propria missione , scrive : " C’è un filo rosso che accomuna tutte le storie : l’Europa non è qualcosa che si scopre , bensì una missione , qualcosa da fare , creare , costruire . E occorrono un sacco di inventiva , senso di determinazione e lavoro sodo per compiere quella missione . Forse un lavoro che non finisce mai , una sfida a cui rispondere in toto , una prospettiva per sempre straordinaria " . Inoltre , l’autore citato aggiunge : " Si può sostenere , in modo assolutamente convincente , che mai come oggi l’Europa abbia avuto tanto bisogno di essere avventurosa . E che mai prima d’ora , questo pianeta - che milioni di europei privilegiati e abbienti condividono assieme a miliardi di poveri senza alcun privilegio – abbia avuto bisogno come adesso di un’Europa incline all’avventura : un’Europa che guardi oltre le frontiere , un’Europa critica nei confronti della sua stessa ristrettezza mentale e autorefenzialità , un’Europa che si sforzi di uscire dal suo isolamento territoriale , premendo per trascendere la propria condizione così come quella del resto del mondo ; insomma un’Europa con una missione planetaria da eseguire " ( Z . Bauman –"L’Europa è un’avventura ") .

Di fatto , invece , si registra non solo il deperimento dell’immaginazione politica , ma emergono anche contraddizioni di fondo e retaggi culturali che , ovviamente , inficiano la costruzione di un’Europa altra .

Che fare dunque ? Come promuovere un modello alternativo di società ? Come negare il totalitarismo dell’economia ? Innanzitutto ritengo che un passaggio imprescindibile sarebbe quello di sottrarre ai sovranisti la gestione dell’Europa .

Il che rimanda alla necessità di costruire uno spazio pubblico , politico e sociale , che sia in grado di proporre una radicale trasvalutazione di valori . E ciò dovrebbe includere la "lingua dell’Europa " . " Quest’ultima non è un codice ma un sistema di usi incrociati in costante trasformazione , detto altrimenti , essa è la traduzione . O meglio , è la realtà delle pratiche sociali di traduzione ai differenti livelli a costituire il medium da cui tutti gli altri dipendono , ovvero essa è ciò che pone il problema dell’accesso alla comunicazione tra codici " ( E . Balibar ) .

E’ quasi superfluo aggiungere che essa non può coincidere con l’informazione mercificata e standardizzata della globalizzazione , né può essere confusa con un riduttivo e generico poliglottismo . Insomma , essa va intesa come una rivoluzione culturale che capovolge i poteri linguistico –comunicativi del capitalismo cognitivo , generando così un autentico plurilinguismo di massa .

Sono costretta a ribadire , però , che tra il "dover essere " e "l’essere " esiste sovente una netta linea di demarcazione .

L’orrore del presente , infatti , mostra un mondo "senza qualità " , pervaso dalla demagogia commerciale , dalla piena decadenza del significante , da un perverso gioco ad incastri , dall’individualismo narcisistico , da dispositivi di dominazione assai complessi .

E non è tutto : il fascismo postmoderno , camuffato dal gioco delle parti di una democrazia virtuale , penetra nella quotidianità , producendo una cultura del simulacro , colonizzando le coscienze e generando una caduta di senso davvero devastante .

A ciò va aggiunto che il capitalismo contemporaneo , avvalendosi di " formule magiche" , impone la legge del profitto selvaggio , e così facendo diffonde povertà , esclusione , ingiustizie globalizzate .

Che fare dunque contro i cannibali del profitto ? Come eliminare il florido commercio di armi ? E soprattutto , come negare l’orrore camaleontico dei fascismi postmoderni ? In effetti, per non alimentare illusioni consolatorie , dobbiamo riconoscere che l’inquietante babele dei linguaggi , i meccanismi onnicomprensivi del bio-potere , la colonizzazione delle menti e dei desideri , il genocidio morbido dell’assetto sistemico , rendono sempre più problematica una resistenza efficace e propositiva .

A questo punto , constatando che la linea di demarcazione tra democrazia e totalitarismo sta diventando sempre più evanescente , vorrei insistere sulle caratteristiche inedite e subdole del nuovo sistema di dominazione . E ciò per mostrare che la prassi dello sterminio va sempre contestualizzata in precise condizioni storiche .

Da qui un interrogativo : la barbarie postmoderna ripropone , sia pure in guise diverse , le dinamiche del nazifascismo ? Di primo acchito questo quesito può sembrare improbabile e paradossale , ma , considerando che talvolta i paradossi contengono elementi veritieri , penso che sia utile affrontare l’argomento .

Partendo da questi presupposti vorrei mettere in relazione il nazifascismo e il totalitarismo odierno , per evidenziare che alcune categorie concettuali si possono ripresentare , anche se le figure della barbarie mutano e assumono sembianze diverse .

Ciò premesso , vorrei mettere a confronto l’orrore puro del nazifascismo e l’orrore soft , morbido e camaleontico dell’assetto odierno .

Innanzitutto , analizzando il rapporto tra sapere e potere , emergono elementi assai destabilizzanti . Difatti , se è vero che i nazisti decretarono il rogo dei libri , è anche vero che la globalizzazione tecno-economica genera una sorta di genocidio intellettuale , mercificando la cultura e tutti i rapporti sociali . Altrimenti detto , la rete dei poteri globali non ha più bisogno di roghi , perché riesce a penetrare nelle coscienze con altri mezzi .

Inoltre , mentre il razzismo hitleriano considerava gli ebrei " gli stranieri per eccellenza ", e quindi minacciosi per l’ordine costituito , oggi , invece l’assetto sistemico si avvale del disordine e della deregulation generalizzata per imporre un definitivo dominio imperiale . Da qui un diffuso razzismo istituzionale , un sistema sicuritario che investe corpi e territori, la capitalizzazione della paura : caratteristiche queste che sono funzionali per espellere le "classi pericolose " , per schiavizzare gli immigrati , per stigmatizzare "i diversi ".

Per quanto concerne le problematiche relative al lavoro , giova ricordare che in fronte ai campi di schiavitù era scritto " Il lavoro rende liberi " , oggi , ovviamente , i meccanismi della contraffazione si esplicano in modo più subdolo e sotterraneo , tant’è che i fenomeni dell’asservimento vengono camuffati da una fallace ideologia progressista che con acrobatici eufemismi impone forme inedite di schiavitù .

Difatti , la voce prepotente del mercato e le nuove tecniche di dominio spacciano la precarizzazione , la flessibilità , i lavori servili e coatti , come occasioni preziose per svolgere un lavoro libero e creativo .

Di più : mentre il nazismo , in nome di un riprovevole ordine , razionalizzava il controllo dei diversi e costruiva i lager , nel contesto odierno, invece , le dinamiche della violenza preventiva e le politiche repressive trasversali , diffondono disordine , capitalizzano incertezze , e così facendo condannano al "bando " i presunti nemici , ovvero " un’intera categoria di soggetti costituzionalmente diversi " .

E non è tutto :oltre ai Cpt , ai luoghi di segregazione , non mancano le torture , gli stupri , le quotidiane stragi di innocenti e i centri non ufficiali di detenzione . A tal proposito risultano raccapriccianti le schede informative pubblicate dal ricercatore dei diritti umani Ismaeel Dawood .

Quest’ultimo scrive : " Dopo le oscenità di Abu Graib queste schede vogliono tentare di dare un quadro della situazione . Vogliono illustrare , attraverso le testimonianze raccolte , che umiliazioni , violenze ed arroganza erano il comportamento abituale di soldati ed ufficiali . Era un sistema accettato e diffuso non la personale iniziativa di pochi soldati o security private . Così come era diffuso un forte senso di impunità che aleggiava nelle truppe già emerso durante le ricerche di un precedente report che affrontava le morti civili causate dall’occupazione . Anche in questo caso non ci sono mai state inchieste interne e vere indagini sulla morte e il ferimento di tantissimi iracheni innocenti" .

Ma la barbarie postmoderna non si ferma qui , basti pensare all’abietta e vile impiccagione di Saddam Hussein .

Ciò detto , considerando che i venti di guerra continuano a soffiare minacciosi , e constatando che il Medio oriente sta diventando una vera e propria polveriera , conviene ribadire che , oggi , la guerra è un elemento strutturale dell’assetto sistemico .

A questo punto , sempre per far luce sui fascismi postmoderni , penso che sia imprescindibile un riferimento "all’impresa collettiva del consumismo ".

In tal senso ritengo che il romanzo di J. B. Ballard sia illuminante per decostruire i simboli di un nuovo tipo di totalitarismo , caratterizzato " dalla società consumistica che è la versione soft di uno stato di polizia " .

Il romanzo suddetto è ambientato a Brooklands , una cittadina come tante tra Londra e l’aeroporto di Heathrow .

" Il consumismo- scrive Ballard – dominava la vita dei suoi abitanti , i quali -qualsiasi cosa facessero -sembravano sempre impegnati a comprare . Eppure c’erano stati diversi segnali da cui si evinceva la presenza di serpi che avevano scelto quel paradiso commerciale come dimora , Brooklands era una vecchia cittadina di contea , ma in alcune tra le zone più povere della periferia vidi anche negozi asiatici presi d’assalto dai teppisti , giornalai con le vetrine sprangate e tappezzate con la croce di san Giorgio . Gli slogan e i graffiti avevano qualcosa di inquietante : c’erano troppi simboli del British National Party e del Ku Klux Klan scarabocchiati sulle finestre rotte , troppe bandiere con la croce di san Giorgio che sventolavano davanti alle villette di gente benestante . Nei pressi delle mura c’era sempre un tangibile elemento di paranoia , come se quegli abitanti della città - negozio fossero in attesa di qualcosa di violento " .

Il fulcro di questa città –negozio è il Metro –Center , ossia un complesso di negozi , di alberghi , piscine , centri sportivi –con una propria televisione via cavo che trasmette dibattiti, partite di calcio e rugby .

Proprio questo non-luogo del consumismo diventa lo scenario infernale in cui si scatenano violenze tribali , psicopatologie collettive , intrighi , tendenze sado-masochistiche e forme di razzismo davvero ributtanti .

Il Metro-Center assume così le sembianze di una nuova forma di totalitarismo , che non ha più bisogno né di stivaloni militari , né di un Fuhrer delirante , è sufficiente un subdolo dittatore con sede al Metro-Center .

A questo proposito Ballard scrive : " La gente accumula capitale emotivo oltre che soldi in banca e ha bisogno di investire quelle emozioni in una figura di leader . Non ha bisogno di fanatici in divisa che delirino affacciati a un balcone . La gente vuole un presentatore televisivo con degli ospiti che parlino con garbo di faccende che la riguardano direttamente. E’ un nuovo tipo di democrazia , si vota alla cassa invece che alle urne . Il consumismo è lo strumento migliore mai inventato per controllare le persone …..- Per qualche strana ragione chiamano tutto questo shopping . Ma in realtà è la forma più pura di politica "(J. G Ballard " Regno a venire " ) .

Il romanzo , dunque , mette a nudo una realtà sconvolgente che fa vacillare le nostre illusioni e che dovrebbe spingere ad una profonda riflessione sul totalitarismo inedito del nostro tempo .

Se insisto sulla necessità di una decostruzione critica è perché le dinamiche dei fascismi postmoderni sono particolarmente complesse e subdole . Difatti , mentre l’orrore nazifascista era manifesto , e quindi intelligibile , oggi , invece i meccanismi della barbarie sono sotterranei , insidiosi , ingannevoli . Da qui una resistenza sempre più problematica e tortuosa .

Sia chiaro , non intendo usare toni apocalittici , ma dobbiamo anche riconoscere che le nuove forme di "fascismo light " indeboliscono lo spirito rivoluzionario che caratterizzava le lotte del Novecento .

Difatti , si registra una diffusa incapacità di coagulare le forze antagoniste , anche perché persiste un ideologismo di maniera che spinge a percepire il populismo di sinistra e i nazionalismi antioccidentali come istanze dirompenti di liberazione .

A ciò va aggiunto che dilagano principi universali astratti , tant’è che si enfatizza anche la possibilità di uno sviluppo sostenibile . In realtà , a mio avviso , questo concetto ambiguo potrebbe favorire aggiustamenti strutturali e correttivi parziali , che di fatto inficiano una radicale rottura paradigmatica .

Inoltre , sempre per cercare nuove mappe cognitive , occorre tener presente che la nostra epoca non consente più il compromesso tra capitale e lavoro , né permette , ovviamente , la rivisitazione della regolazione fordista-keynesiana .

Ma , per non alimentare immotivate nostalgie , conviene ricordare che la suddetta regolazione condannava la forza-lavoro ad una catena di montaggio alienante e subalterna e , al tempo stesso , produceva miseria e sottosviluppo nel Terzo mondo .

Ciò detto , pur non volendo indulgere al catastrofismo , vorrei rimarcare che , oggi , anche le libertà eccedenti del general intellect sono attraversate dalla duttilità e dalla pervasività dei nuovi sistemi di controllo , dai bisogni indotti del consumismo , dalla logica del mercato e dell’impresa , dalla balcanizzazione della forza-lavoro globale .

Insomma , l’ontologia del presente mostra la commistione tra chances alternative e tecniche di mercificazione sempre più affinate .

Si può obiettare che la crisi del neoliberismo potrebbe delineare l’alba di un nuovo inizio. In effetti , per evitare di ripercorrere l’iter di un acritico messianismo , dobbiamo prendere atto che alla forte autodeterminazione del capitale finanziario non corrisponde un progetto di civiltà radicalmente alternativo .

D’altra parte , le dure lezioni della storia insegnano che la forza del capitalismo risiede anche nella capacità di creare sempre nuovi sistemi di "imbrigliamento ", che poi consentono di rivoluzionare continuamente i rapporti di produzione e i rapporti sociali . In altre parole , il capitalismo si può paragonare ad un fiume travolgente e irresistibile che si ingrossa e si fa più potente con gli ostacoli stessi che incontra e supera . Esso sembra essere ormai inevitabile , insostituibile e ovvio . Ma c’è di più , il capitale finanziario odierno si nutre di crisi , e ciò permette di massimizzare il profitto , penetrando nelle imprevedibili fasi di aggiustamento e determinando al tempo stesso le fluttuazioni del mercato . Inoltre , sempre per cercare di decodificare i flussi del capitalismo attuale , occorre fare esplicito riferimento al cosiddetto outsourcing ,ossia alla strategia economica che affida all’esterno , a un’altra azienda , il processo "sporco " della produzione tramite subappalto . Il che comporta anche l’aggiramento delle norme ambientali , sanitarie e via dicendo .

Tengo a precisare che se insisto su alcune tematiche è perché sono fermamente convinta che lo stato d’eccezione non consente né dietrologie , né l’assunzione di ideologie consolatorie .

Purtroppo , invece , i cosiddetti "comunisti " duri e puri , vittime di una devastante coazione a ripetere , rivisitano le coordinate dell’antimperialismo classico , e così facendo percepiscono gli Usa ed Israele come i simboli del male assoluto .

Sia chiaro , i neocons statunitensi rappresentano il volto più becero della barbarie , ma sarebbe estremamente semplicistico leggere la complessità dell’assetto sistemico in termini univoci e settoriali .

A ciò va aggiunto che un persistente e scarnificato marxismo produce anche gratificazioni assai opinabili , come quelle suscitate da Chavez .

Ne consegue che confondere l’unilateralismo statunitense con l’imperialismo significa favorire slittamenti di significato . E ciò soprattutto perché si rimuove un dettaglio non trascurabile , ossia che esiste una linea di demarcazione tra moderno e postmoderno .

Quest’ultimo , infatti , lungi dal riproporre vecchie categorie , è caratterizzato dall’Impero del non-luogo , ovvero da un’intricata rete di poteri comunicativi , culturali , economici , militari .

Il che , ovviamente , non consente l’egemonia assoluta degli Usa . E ciò sia perché il capitale globale travolge confini e barriere , sia perché esso supera il sistema degli Stati sovrani , sia perché il capitalismo transnazionale è ormai il modo di produzione dominante in tutte le aree del mondo .

Non senza ragione a questo proposito A . Negri afferma : " L’antiamericanismo è uno stato d’animo pericoloso , un’ideologia che mistifica i dati dell’analisi e copre le responsabilità del capitale collettivo . Dovremmo allontanarlo da noi , quanto ormai abbiamo abbandonato l’americanismo dei film di Alberto Sordi . Io non dubito – aggiunge Negri – che gli Stati Uniti siano un global power , insisto solamente su un altro concetto : lo stesso potere statunitense è sottomesso ( e comunque costretto al dialogo e / o alla contestazione ) a strutture economiche e politiche altre da lui ….. A me sembra - sostiene ancora Negri – che la leadership americana è profondamente indebolita proprio dalle tendenze imperialiste che essa talora esprime ….. Insomma , con tutta probabilità gli Stati Uniti saranno presto costretti a smettere di essere imperialisti e a riconoscersi nell’Impero " ( A . Negri " Guide ).

E’ bene precisare , però , che l’indebolimento delle vocazioni imperialiste degli Stati Uniti , non può garantire sic et simpliciter la fine della barbarie postmoderna .

In altre parole , non è difficile prevedere che l’intricata rete dei poteri globali continuerà , sia pure in guise diverse , ad imporre le leggi del capitale . E ciò è anche suffragato dal fatto che le guerre globali stanno assumendo un carattere sempre più multilaterale .

Inoltre, sempre per evitare di alimentare un immaginario rivoluzionario acritico , va aggiunto che l’odierno antagonismo si avvale sovente di un economicismo irriflessivo che , ovviamente, rischia di reiterare forme riprovevoli di nazionalismo , di statalismo e di populismo . Di più : facendo riferimento alla cosiddetta sinistra radicale , va sottolineato che essa continua a caldeggiare l’ impianto statualista del Welfare , che di fatto risulta improponibile nel contesto odierno , sia perché emerge un palese collasso dell’etica del lavoro fordista , sia perché si registra la crisi del sistema pluralistico della rappresentanza , sia perché la gigantesca rete di megamacchine finanziarie non consente più la legittimazione del modello welfarista , sia perché l’arte del governare è diventata una forma abominevole di consumismo . E’ appena il caso di sottolineare che il presunto ritorno delle Br non solo si rivela fuori tempo , ma risulta anche controproducente perché consente di rafforzare le macchinazioni oscene dei poteri costituiti e perché agevola la costruzione di teoremi davvero ripugnanti .

Occorre ribadire poi che gli specchi deformanti del nostro tempo sussumono differenze e simboli , e così facendo perpetuano la mercificazione dell’esistenza .

Sicché , se è vero che il corpo femminile incarna un dirompente potenziale liberatorio , è parimenti vero che esso non può prescindere dai gesti , dalle posizioni e dalle eteroposizioni che i corpi assumono nello spazio biopolitico .

Insomma , se vogliamo penetrare a fondo nella geografia del dominio , dobbiamo riconoscere che l’esaltazione teorica del femminismo odierno sta producendo anche perniciosi fraintendimenti , tant’è che il protagonismo delle donne pubbliche viene percepito sovente come l’alba di un nuovo inizio .

In effetti , queste chiavi di lettura si rivelano assai opinabili , sia perché la politica globale del potere mercifica tutte le relazioni sociali , sia perché il capitalismo globale riduce le differenze a mezzi di scambio e di consumo , sia perché la società dello spettacolo derealizza la corporeità , sia perché le vocazioni misogine del patriarcato tendono a perpetuare la scissione tra corpo e politica , sia perché il cretinismo parlamentare vanifica le valenze autenticamente alternative .

Ma c’è di più : le nuove donne pubbliche come S . Royal , H . Clinton , A . Merkel , M . Bascelet , pur essendo seduttive e talvolta " materne " e rassicuranti , non solo contribuiscono ad occultare e mascherare le contraddizioni , ma sono anche funzionali all’assetto sistemico per coltivare l’illusione di una gestione altra del potere .

Altrimenti detto , la potenza di mercificazione del capitalismo odierno si avvale anche delle donne per superare le palesi derive della politica ufficiale e per neutralizzare lo stato di sfiducia generale .

E’ significativo a questo proposito il fatto che , durante la campagna elettorale della francese S. Royal , quando si chiedeva ai militanti socialisti per chi avrebbero votato rispondevano : "S. Royal perché è donna " e aggiungevano " abbiamo votato a sinistra anche a destra , ora proviamo con le donne ".

Ne consegue che , se la sessualità diventa l’unico luogo nel quale si esplica la lotta al potere , allora si corre il rischio di fare il gioco del potere stesso .

Per evitare , dunque , fuorvianti e riduttive generalizzazioni , occorre cogliere le differenze all’interno della categoria " donna " , e ciò soprattutto per rafforzare una politica di posizionamento che valichi la cartografia del potere e che neghi lo spettacolare integrato .

Da qui la necessità di operare un distinguo tra politiche verticali e pratiche politiche orizzontali ,tra la dimensione politica istituzionale e quella extra-istituzionale , tra le donne della politica ufficiale e le donne piqueteras e zapatiste , tra i partiti di "lotta e di governo " e le forze innovative del corpo sociale : in breve , occorrerebbe percepire chiaramente le differenze esistenti tra le coordinate di una metafisica liberatoria e le istanze di una "virtù " autenticamente rivoluzionaria .

Insomma , dal momento che viviamo in un mondo eminentemente profanato e profanatorio che produce bestialità, barbarie , stupidità , corruzione e servitù , dobbiamo opporre un rifiuto chiaro e irriducibile per negare l’ordine simbolico dato . Altrimenti detto , se è vero che oggi parlare di rivoluzione è come parlare di corda in casa dell’impiccato , è anche vero che dobbiamo analizzare l’assetto sistemico allo scopo di trasformarlo .

In conclusione , di fronte all’insostenibile miseria del presente , dobbiamo prendere coscienza che "essere contro " è di per sé all’origine di qualcosa di positivo e affermativo , è la capacità di andare contro il dato e perciò di considerare la possibilità di qualcosa di diverso . ( G. Deleuze ) .

Wanda Piccinonno