L'INCONSCIO
ISTITUZIONALE DELLA CHIESA DI ROMA di paolo tranchina Il dibattito sulle unioni di fatto ha riguardato essenzialmente la laicità dello Stato e i limiti dei diritti della Chiesa a intervenire sulle scelte politiche degli italiani. Dobbiamo però chiederci come mai proprio adesso vengano messi in atto tutti questi affondo e cosa combattano a livello simbolico oltre che politico. Sicuramente la scomparsa della DC ha lasciato un vuoto che la Chiesa si è affrettata ad occupare. Inoltre, l'Europa rappresenta un nuovo fronte poco propenso a cedimenti e piaggerie rispetto alle tanto richieste radici cristiane, su cui ci sarebbe molto da dire. Il mondialismo, il progredire dell'ISLAM, la caduta delle vocazioni, e forse dei finanziamenti, fanno il resto. Il problema però va ben oltre ed è molto più profondo. A mio avviso, il target essenziale di questo massiccio, scomposto interventismo ecclesiastico è principalmente l'omosessualità, ben radicata nell'inconscio istituzionale della Chiesa di Roma. Cerchiamo di capire perchè. Nonostante affermazioni di principio e scuse esplicite per le secolari offese alle donne, inquisizione e roghi compresi, la struttura della Chiesa resta gerarchicamente e irriducibilmente patriarcale. La contraddizione esplosiva consiste però nel fatto che di fronte a una valorizzazione continua della Vergine Maria, del suo culto e alle sue indiscutibili capacità di mediazione con Dio, fino al Dogma della sua assunzione in cielo del 1950, alle donne è negato il potere di transustanziare, cioè di trasformare il pane e il vino nel corpo e nel sangue di Cristo. Maria, che ha portato nel proprio corpo Gesù, non ha il potere di eseguire il rito sacramentale che lo richiama in vita, ricreandolo simbolicamente per nutrire i fedeli, le sue mani non possono trasformare il reale in immaginario, il finito in infinito. Questa negazione crea una pesante ipoteca sui processi di simbolizzazione delle donne, legittimando una immagine di castrazione che a suo tempo la psicoanalisi ha avallato, e sancisce dogmaticamente quanto arbitrariamente la loro inferiorità rispetto al maschio, a differenza di altre religioni che contemplano poteri femminili veramante forti e temuti come, ad esempio, la dea Kali in India. Una istituzione fatta essenzialmente di maschi, per i quali la donna tanto idealizzata come madre, da un lato, da un altro rappresenta la tentazione della carne - e in ultima analisi, il male, il Diavolo, non a caso di recente rievocato proprio da Benedetto XVI - non può aver che un atteggiamento di paura verso il femminile. Da qui un vissuto distorto, compensatorio per il contrario di cìò che viene negato: il maschile. Ecco allora idealizzata una Trinità tutta patriarcale che nei millenni ha sostituito le antiche Trimurti, le Grandi Madri del passato, ecco la religione del Figlio, nella quale alla donna è lasciato solo un ruolo ancillare. Le valenze erotiche e simboliche del patriarcato sono incrementate a dismisura sia nella frequentazione di gruppi solo maschili, sia dalla sistematica denigrazione, svalutazione del femminile. Ossia, detto esplicitamente, la negazione del femminile è la principale responsabile della omosessualità inconscia della Chiesa. Contro questo nemico interno la Chiesa si accanisce fuori di sè perchè altrimenti dovrebbe mettere in questione il proprio maschilismo, la misogina gerarchia verticale che la governa. L'idealizzazione però va ben oltre, e il recentissimo intervento del nuovo presidente della CEI, il Cardinale Bagnasco, ce lo conferma. La smentita, infatti, non fa che confermare il carattere di lapsus inconscio dell'affermazione che sembra far coincidere l'omosessualità addirittura con l'incesto e la pedofilia. Perchè qui c'è l'altro punto focale del problema. L'inconscio istituzionale della Chiesa gronda di pedofilia, come i miliardi spesi per risarcire le vittime dei preti pedofili in tutto il mondo stanno a dimostrare. La predilezione per il Figlio, il bambin Gesù, è carica di aspetti psicologici inflazionati, eccessivamente idealizzati, e di valenze erotiche rimosse. In mancanza di donne, i maschi, adulti o bambini che siano, vivono con particolare vicinanza ai sacerdoti, alla loro solitudine spesso intollerabile, creando facilità di rapporti, di qualsiasi rapporto. Inoltre, a livello profondo, sembra entrare in gioco la compensazione di sentimenti paterni, inattuabili a livello individuale, nel senso che visto che i sacerdoti non possono avere figli carnali, possono guardare con occhio amorevole i bambini come figli negati, per cui lo sguardo può pervertirsi in desiderio pedofilo. In un suo intervento, Slavoj Zizek va molto oltre, sostenendo che sia la diffusione della pedofilia nella Chiesa sia soprattutto la sua tendenza a coprirla, alludono esplicitamente a un inconscio istituzionale pedofilo che, indipendente dagli individui, spinge in questa direzione anche sacerdoti non pedofili. Scrive Zizek: "Questo fenomeno interessa la Chiesa cattolica come tale, è iscritto nel suo stesso funzionamento in quanto istituzione socio-simbolica.....è qualcosa di cui l'istituzione ha bisogno per riprodursi...Un simile inconscio istituzionale designa il rovescio osceno e disconosciuto che proprio perchè disconosciuto, sostiene l'istituzione pubblica. In altre parole, non siamo semplicemente di fronte al fatto che la Chiesa, per ragioni di conformismo, cerca di mettere a tacere gli imbarazzanti scandali sulla pedofilia, nel difendere se stessa essa difende il suo osceno segreto più riposto.....la Chiesa come tale, come istituzione va indagata quanto al modo in cui sistematicamente crea le condizioni perchè tali reati si verifichino" (Slavoj Zizek: A colpi di prozac contro l'antisemitismo, Il Manifesto, domenica 13 agosto 2006, pag.18) Finchè i principi etici della Chiesa di Roma saranno improntati al più rigido patriarcalismo, divieto ai sacerdoti di sposarsi, assoluta svalutazione del potere femminile a cui è negata la transustanziazione, è inarginabile, nonostante le condanne esplicite, formali, una profonda distorsione sia verso l'omosessualità che rispetto alla incoercibile spinta alla pedofilia. L' opposizione della Chiesa ai DICO, non offende pertanto solo gli omosessuali, ma umilia anche il femminile, e menoma il maschile di una appropriata dialettica col suo contrario, con tutti i suoi contrari, complementari, non nemici. In ultima analisi, però, ciò che terrorizza la Chiesa è l'mmagine di una donna sul trono di Pietro, con tutto ciò che questo potrà rappresentare. Ovviamente il discorso è infinitamente complesso e articolato, ma, per aprire un dibatttto, penso che questi pochi paragrafi possano bastare. Cordialmente Paolo Tranchina Psicologo Analista Presidente della Società Italiana di Psicoterapia Concreta |