Giulietto
Chiesa: I record di Bush Tratto da "il
manifesto",. 27 novembre 2002
Ricordo che in altri tempi si
levarono - giustificatamente - alti lai per
l'introduzione della "sovranità limitata". Era
il 1968 e Leonid Brezhnev chiudeva la Primavera. Allora
si gridò - giustamente - contro un impero. Adesso
nessuno grida, nemmeno quelli che gridarono allora.
Silenzio tombale. Perché? All'apparenza tutto avviene in
un clima di consenso. Piccoli paesi, appena liberati da
un dominio che non avevano scelto, si affrettano, uno
dietro l'altro, di corsa, con affanno, a sceglierne un
altro. Ma solo i sepolcri imbiancati possono credere, o
fingere di credere, che si possa scegliere la servitù
con entusiasmo. In realtà tutti sanno che è stata una
scelta obbligata. Troppo piccoli, in questo mondo
imperiale, per poter scegliere altre vie. Aspiranti
membri di un'Europa a sua volta strattonata, irresoluta,
non potevano fare altro che inchinarsi agli Stati Uniti
che regalavano loro l'ingresso nella Nato.
In fila indiana. Romania e Bulgaria: ultimi bocconi del
Patto di Varsavia che fu, deglutiti con disinvoltura come
premio per essere entrati, con i loro aeroporti, nella
guerra afghana. E i primi bocconi dell'ex Unione
Sovietica, Lituania, Lettonia, Estonia, hanno fatto il
loro ingresso reclamando subito un loro ruolo nella
futura guerra contro Saddam. C'è entrato, con lo stesso
entusiasmo, anche un pezzo della ex Jugoslavia, sebbene a
fatica. E sapete perché? Perché spende troppo poco per
la guerra. Lubiana è passata per la cruna dell'ago solo
dopo aver promesso che in tre anni raggiungerà il target
che la Nato gli chiedeva: cioè spenderà in armamenti il
2% del suo prodotto interno lordo.
L'ultimo figliuol prodigo accolto nella grande casa di
Marte è stato la Slovacchia. Ma, per entrare, ha dovuto
eleggere un governo gradito agli Stati Uniti. Come ha
scritto International Herald Tribune
nei giorni di Praga, "gli alleati" hanno
"iniettato" molto denaro nella campagna
elettorale affinchè il nazionalista Meciar non potesse
governare, anche se fosse finito primo - com'è avvenuto
- nella conta dei voti. Il biglietto d'ingresso non lo ha
staccato lui. E la sua carriera politica è finita, è
solo questione di tempo. Viene in mente l'Italia del 1948
e la Jugoslavia del 2000. Tutto si decide ormai nella
capitale dell'Impero. Questa Nato tutta americana è
davvero un record per George Bush. Il cancelliere di
Berlino e il Presidente di Parigi riluttano, ma Londra e
Roma annuiscono. Il premier italiano ha addirittura
cambiato in itinere lo statuto della Nato, per compiacere
l'Imperatore (facente funzione, FF), annunciando che
l'Italia seguirà le decisioni della Nato. Espressione
priva di senso logico in quanto la Nato non vota a
maggioranza e, in essa, fino a cambio ufficiale delle
regole, per ora ogni paese contribuisce alla decisione.
Solo l'Italia, dunque, lascerà decidere gli altri.
George Primo ha accumulato in pochi mesi anche il secondo
record. Il primo era stato il voto unanime con il quale
il Consiglio di Sicurezza ha sanzionato, suicidandosi,
che il governo dell'uso della forza non è più soggetto
alla legge internazionale. Il precedente jugoslavo è
stato consolidato. Allora il Consiglio di Sicurezza non
autorizzò l'uso della forza e la Nato non si curò
neppure di invocare la clausola della legittima difesa
per attaccare. Adesso l'Imperatore (FF) teorizza
addirittura la guerra preventiva, il cui solo concetto
cancella tutti gli Statuti delle Nazioni Unite. La
legalità è stata abolita.
Si ricorda che quando Robin Cook, all'epoca cancelliere
dello scacchiere, disse a Madeleine Albright di avere
"qualche problema con i suoi consiglieri
legali" nel decidere la guerra contro Milosevic, la
signora di Praga gli rispose seccamente: "cambi i
suoi legali".
Furono cambiati sollecitamente. Ma Clinton, che pure
parlava anche lui di "secolo americano", non
era ancora diventato imperatore. C'è voluto l'11
settembre per incoronare un presidente non eletto alla
carica di Imperatore (FF).
Adesso, alla vigilia della guerra, l'ex ministro della
Difesa americana, Caspar Weinberger, che servì con
Ronald Reagan , dice che bisogna andare oltre. L'Onu,
dice, bisogna eliminarla del tutto. E sostituirla con
questa nuova Nato, "sostanzialmente fedele agli
Stati Uniti e ai loro interessi". Dovremmo
ringraziarlo per la franchezza. Più che un'anticipazione
è una fedele descrizione di ciò che sta accadendo.
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