DA UNA IDEA DI
NAMIR Dario Fo: Caro Papa, andiamo insieme a Baghdad Tratto da "il manifesto", 21 marzo 2003 Santità, forse è tardi, forse
è davvero troppo tardi... Ma - assistendo indignati in
televisione agli sghignazzi, agli sberleffi e alle
volgarità di certi parlamentari che hanno accompagnato
la dichiarazione di entrata in guerra dell'Italia e
sentendo tanti giovani intorno a noi che in Lei hanno
immensa fiducia - ho preso coraggio e ho deciso di
proporLe un gesto folle e sacrosanto nello stesso tempo:
l'unica soluzione è che Lei, Santo Padre, raggiunga
Baghdad. Lei è l'unico che potrebbe fermarli. Lei, ora,
è l'Occidente. L'Occidente sano, quello che ancora
ragiona. Lei, ora, è tutti noi. L'unico dei Potenti
della Terra che sembra ricordarsi davvero cosa sia la
guerra. La guerra - e noi due, con tanti anni sulle
spalle, lo sappiamo - è sangue, e fame, e morti, e carne
di tutti noi, che non si fa in tempo a seppellire, e che
ti puzza intorno. E poi, dopo: odio, rancore, vergogna,
vendetta. Tutte piaghe che segneranno - se li si lascia
fare - anche il nostro futuro. Le Sue parole sono l'unico
grido possente di queste ultime settimane, che abbia
risuonato nel mondo intero: forte, chiaro, implacabile
nella sua saggezza. E ora? E ora che i Matti stanno
camminando con i cingoli sopra ai Suoi avvertimenti da
Padre, ora che si fa? Dobbiamo chinare il capo e
impotenti arrenderci? Ci tocca davvero accettare con
rassegnazione che quattro affaristi che puzzano di
petrolio e la loro corte di servi piaggioni ci spacchino
il mondo in due: Cristo di qua, l'Islam di là? Lei,
Santo Padre a Baghdad, può mandare all'aria questo
copione pensato e messo in scena spietatamente da un
gruppo di fanatici mentecatti, convinti di essere guidati
dalla mano di Dio, un Dio fatto apposta per loro, che non
conosce né ragione, né pietà, né amore. |
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