Giulietto Chiesa: Diario pacifista.

Nessuno vuol mostrare le immagini degli iracheni uccisi

Tratto da "La Stampa",

24 marzo 2003 Una manifestazione per la pace va bene, due manifestazioni per la pace vanno benissimo. Ma solo se in città diverse, o in giorni diversi. Domenica, a Roma, non è stato così. Cioè è andata male. Ma oggi è già un altro giorno. Un giorno terribile, come gli altri. Ma che ci apparirà come più terribile, perché abbiamo visto le immagini dei soldati americani morti e quelli dei piloti americani catturati.
Mentre Al Jazeera ce le mostrava, con insistenza, pensavo - provando orrore - che non avevo ancora visto le immagini di soldati iracheni uccisi. Che stranezza? Non trovate? Invece è spiegabile benissimo. I morti iracheni noi non abbiamo alcun interesse a mostrarli, perché ci farebbero venire sensi di colpa (solo in alcuni, i più sensibili, altri non hanno dubbi).
Gli iracheni, avrebbero interessi a mostrarli i loro morti, ma ne fanno un uso moderato per non demoralizzare le truppe. Invece i morti americani hanno interesse a mostrarli, perché pensano di demoralizzare le truppe avversarie e di far calare il "rating" di George Bush. E noi quei morti li vediamo, attraverso i nostri media, che sono vittima della coazione a ripetere. E quei morti ci appaiono "più morti" dei morti nemici. Perché sono nostri, in primo luogo. E, in secondo luogo, perché, in fondo, non pensavamo che ci sarebbero stati. Invece è accaduto.
Penso all’effetto che quelle immagini crude provocheranno negli Stati Uniti. Si credeva che dei morti americani avrebbero potuto esserci, ma li si immaginava colpiti dai gas, dalle armi biologiche. Invece Saddam non ha usato quelle armi. Forse non le ha (non si capisce infatti perché, avendole, non le abbia ancora usate, visto che non ha via d’uscita).
E penso all’effetto che quelle immagini stanno provocando nel mondo arabo. Gli Stati Uniti vinceranno in ogni caso, ma emerge ora, in grande evidenza, che anche loro sono "umani". Cioè fragili. E l’immenso esercito dei perdenti, che è dislocato ben oltre le frontiere dell’Iraq, ne trarrà motivo per sperare in mille rivincite.

 

 

 

 

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