Giulietto
Chiesa: Le divisioni del Papa Tratto da "La
Stampa"; 21 febbraio 2003
C'è una ragione del perché il
movimento italiano contro la guerra è divenuto,
all'improvviso, inequivocabilmente - tanto che nessuno,
proprio nessuno, ha contestato questa valutazione -
maggioranza netta, schiacciante, dell'opinione pubblica
italiana.
Questa ragione si chiama divisioni del Papa. E', cioè,
la svolta operata dalla Chiesa cattolica e la sua entrata
in campo massiccia, a sostegno della pace. Svolta
sostanziale, ben oltre il tradizionale, e minoritario,
pacifismo cattolico di base. Che ha invece coinvolto
settori decisivi delle gerarchie e del clero. Gli uni e
gli altri certo spinti da un movimento inedito per
dimensioni e forza, maturato nelle organizzazioni e
comunità cattoliche di base e di movimento, che ha
finito per contagiare anche i piani superiori.
Ma non si è trattato soltanto di spinte e di pressioni
dal basso. Al contrario è visibile anche, in
parallelo,una scelta strategica, politica ed etica, che
ricolloca la Chiesa rispetto all'intera crisi mondiale.
Tanto evidente che una tale virata - perché non vi
fossero equivoci sulla sua portata epocale - è stata
impersonata direttamente, personalmente, dal Pontefice.
Questa è anche la ragione per cui il movimento italiano
contro la guerra è divenuto il più vasto in assoluto
tra i movimenti europei e, quindi, il più grande del
mondo.
Vi sono alcuni corollari da trarre e da evidenziare
subito. Il primo di questi è che attorno alle parole
d'ordine di pace e contro la guerra, si è creato uno
schieramento tanto possente quanto inedito. Cioè questo
movimento non è più soltanto, o prevalentemente,
"di sinistra". In passato era stato sempre
così, adesso non più. Esso fa breccia, nettamente, in
settori di opinione pubblica che mai, prima d'ora,
avevano osato, o voluto, marciare insieme alla sinistra.
Non solo. Questo movimento esprime spesso, in molte sue
componenti non "di sinistra", posizioni più
intransigenti di quelle espresse da alcuni settori della
sinistra e del centro-sinistra. Non violenza ma anche
intransigenza.
Questo schieramento non costituisce - né c'è da
attendersi possa farlo in futuro - una nuova maggioranza
politica, ma mostra plasticamente il formarsi di una
maggioranza "psicologica", niente affatto
silenziosa, un atteggiamento etico, che scompagina tutte
le precedenti, e prevalenti, rappresentazioni di
un'Italia "conservatrice e di destra".
E' evidente che, da questo dato nuovo non potrà più
prescindere nessuno, né a destra, né a sinistra. A
destra, dove Berlusconi e la sua coalizione non sono più
maggioranza. A sinistra, dove l'attuale opposizione è
oggi, dopo il 15 febbraio, un contenitore del tutto
inadeguato a rappresentare questa nuova realtà.
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