LA GUERRA DELLA STAMPA

Quanti sanno che Napoleone Bonaparte creò un vero e proprio gabinetto di propaganda a sostegno delle sue campagne militari? Già più di un secolo prima dell'avvento di Goebbels, il dirigente nazista che fu l'iniziatore dei moderni sistemi di propaganda, emerge con chiarezza la necessità, in una condizione di analfabetismo diffuso, di iniziative di questo genere volte a persuadere interi popoli dell'utilità e della liceità della guerra.

È evidente quindi che gli organi di informazione, e fra questi la stampa, hanno un ruolo strategico e partecipano attivamente alla costruzione della "fabbrica del consenso" di chomskyana memoria. Ecco perché non poteva mancare in questo dossier sulla guerra nei Balcani un'analisi del modo in cui alcune delle maggiori testate europee, "Le Monde", "Libération", "El Paìs", "The Times", "The Guardian", "la Repubblica" e il "Corriere della sera", hanno affrontato il problema dell'informazione in tempo di guerra, raccontando i fatti, ospitando analisi e commenti, alimentando il dibattito.

Nel teatro dell'Europa, una coalizione di paesi democratici facenti parte della Nato ha autorizzato l'intervento armato in uno stato sovrano senza la ratificazione degli organismi internazionali competenti. La domanda è se e in che modo, di fronte a questa azione, gli organi di stampa hanno analizzato e ridiscusso il ruolo e la funzione dell'Alleanza atlantica, nata cinquanta anni fa come organismo di difesa dalla minaccia sovietica, ormai obsoleta.

Ma soprattutto è importante tentare di capire come l'informazione in stato di guerra rischi di trasformarsi in propaganda, incrinando la credibilità delle fonti ufficiali. A questo proposito, abbiamo scelto di seguire sulla stampa due eventi emblematici. Da un lato, l'incidente del bombardamento da parte della Nato di una colonna di civili kosovari in fuga verso l'Albania, il primo "errore", difficile da riconoscere, di questa "guerra intelligente". Dall'altro, la vicenda del leader moderato kosovaro Ibrahim Rugova. All'inizio del conflitto, secondo voci diffuse dalla Nato e pubblicate sulla stampa, Rugova, «ferito dalle milizie serbe», «è in fuga e si nasconde» (la smentita, "Sano e salvo a Pristina", su "Le Monde", 2 aprile 1999), o addirittura sarebbe stato ucciso insieme ad altri esponenti della Lega democratica del Kosovo. La notizia, poi smentita, della morte dei leader albanesi, è pubblicata su "la Repubblica" con dovizia di particolari: «Li hanno cercati, braccati strada per strada, casa per casa e quando li hanno scovati, li hanno messi spalle al muro e giustiziati. Senza pietà Fehmi Agani, Baton Haxhiu, Alush Gashi e Din Mehmet sono stati passati per le armi domenica.

 

 

 

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