PROTESTA /

Mastella: si dimettano pure i nostri rappresentanti nel Cda Donzelli e Zanda. Ma loro: decideremo noi quando

I leader dell’opposizione ritrovano unità contro la Rai: via Baldassarre e Saccà

ROMA - Ci vuole la comune avversione per la Rai di Baldassarre-Saccà per rivedere un Ulivo capace di esprimere senza liti né fratture lo stesso concetto: questo vertice «deve andarsene da viale Mazzini». Teatro di questa novità politica è la seconda sala del nuovo auditorium di Roma (700 posti) che ospita la manifestazione «Liberiamo il cavallo - salviamo la Rai». Anche l’allestimento richiama la tv: tutti seduti come in un talk-show diretti da da Federico Orlando dell’associazione «Articolo 21». Da sinistra a destra: Antonio Di Pietro, Clemente Mastella, Marco Rizzo, Francesco Rutelli, Alfonso Pecoraro Scanio, Piero Fassino e Fausto Bertinotti. Sorridono, si chiamano «Francesco» e «Fausto», pacche sulle spalle.
Per non sbagliare Orlando li chiama tutti «i leader dell’Ulivo» e introduce il dibattito parlando di «gestione parafascista» della Rai e definendo «ministro del minculpop» Maurizio Gasparri per la lettera spedita a Giovanni Minoli, direttore di Rai Educational, in cui esige più spazio per la cultura del centrodestra. Si becca un’ovazione quando grida: «Il nostro sogno è vedere tutta l’opposizione nella stessa trincea, è una bella fotografia vedervi tutti qui».
Apre Rutelli: «Saluto l’unità dell’opposizione intorno a una battaglia vitale per la nostra democrazia, ed è quello che ci chiedono i cittadini. Questa Rai è meno libera, censura la satira, è in crisi strutturale. Il vertice se ne deve andare, favorisce la concorrenza». Orlando legge due righe di Enzo Biagi: «Auguro a tutti voi una tv più capace di dare speranze, il primo passo è non cancellare le voci diverse».
Poi Fassino: «Questa classe dirigente non punta alla crescita civile nè all’unità del Paese ma introduce solo elementi di lacerazione sociale. Una cultura che traspare nella Rai fatta strumento di parte» E chiude: «Presidente e direttore generale se ne vadano, la loro è una gestione deludente».
Mastella propone che i primi ad andarsene siano «i nostri rappresentanti», Luigi Zanda (Area Margherita) e Carmine Donzelli (area Ds). Ma i due per ora non ci pensano (Zanda: «Mi dimetto quando decido io, non la politica», Donzelli: «La nostra battaglia è combattere chi fa grossi danni al Paese»). Applausi a Bertinotti quando affonda la gestione Zaccaria: «Se Mediaset è arrivata a questi ascolti, uno scivolo glielo ha offerto la Rai del centrosinistra». Pecoraro Scanio annuncia un tavolo comune dell’Ulivo contro il progetto Gasparri di riforma del sistema delle comunicazioni.
In sala tutta la Rai dissidente o assente (suo malgrado) dalla tv: Michele Santoro e i suoi, Enrico Ghezzi, Carlo Freccero (ex Raidue), Renato Parascandolo (ex Rai Educational), Roberta Carlotto (ex Radiotre). Santoro dice solo: «Finalmente l’opposizione è compatta sulla Rai dopo essere stata divisa su altri temi».

liberazione
All'Auditorium di Roma protesta di Ulivo e Prc
«Un'altra Rai? Sfida possibile»
Castalda Musacchio
 
Cambio dei vertici, riaffermazione del ruolo pubblico "smarrito" in questi ultimi anni, tutela del pluralismo e della qualità. «Liberare il cavallo», insomma, per «salvare la Rai». Sono queste le motivazioni da cui nasce la manifestazione di oggi all'Auditorium di Roma (17.30 nella sala piccola, ndr), e che vede insieme i leader del centrosinistra e di Rifondazione.

«Il dato politico da registrare - fa subito notare Paolo Gentiloni della Margherita - è il largo schieramento che si ritrova intorno al comune allarme su viale Mazzini». «Quando si discute di contenuti - precisa Sergio Bellucci di Rifondazione - si può trovare un fronte comune dell'opposizione. Poi, è possibile criticare il "metodo" con cui questo si realizza. Allora occorre dar voce alle diverse ipotesi. Indubbiamente la Rai va salvata dalla deriva commerciale che porta alla "tv delle mutande"».

Anche ieri, ad annunciare l'iniziativa di oggi, erano seduti intorno allo stesso tavolo i principali responsabili della comunicazione dei vari partiti dell'opposizione: oltre a Gentiloni e Bellucci, Fabrizio Morri (Ds) e Loredana De Petris (Verdi), Gianni Montesano (Comunisti italiani), Alberto La Volpe (Sdi) e Gennaro Cerasuolo della Lista Di Pietro. Ma «le porte sono aperte a tutti» auspica Giuseppe Giulietti a nome dell'associazione "Articolo 21".

A portare la solidarietà ai politici vi saranno uomini dello spettacolo, della cultura, del giornalismo, dell'editoria. Da Enrico Ghezzi a Sergio Vauro, dal Cdr di "La7" alla redazione di "Radiotre", da Carla Fracci a Diego Cugia, perché - come affermano tutti - «la crisi in cui versa viale Mazzini sembra senza via d'uscita». Il senso di smarrimento in cui ormai navigano i vertici è evidente. L'ultimo caso è stato sollevato da un Pippo Baudo "sfumato" per far posto a Vespa che ha portato addirittura a un comunicato di direttiva aziendale. «Per programmi in diretta veniva consentita una tolleranza di cinque minuti», si legge in una nota di viale Mazzini. «La possibilità di "sfumare" la trasmissione - continua il comunicato - era stata preannunciata ai responsabili del programma con informative verbali e, nel corso della serata, con ripetute telefonate».

Se si considerano i dati, poi, la "débacle" è lampante. Solo nell'ultimo anno, la Rai avrebbe "dissipato" cinque punti di vantaggio di share in "prime time" su Mediaset all'inizio del periodo di garanzia. In dettaglio, dal 22 settembre al 22 ottobre del 2001, la Rai era al 47,34% in "prime time" e al 46,89% in "day time". Mediaset era assestata sul 42,97% e sul 42,87% rispettivamente. Nello stesso mese di quest'anno, la Rai è al 44,99% in "prime time" (-2,35%) e al 45,96% in "day time" (-0,93%). Mediaset è invece al 44,95% nel "prime time" (+1,98%) e al 43,35% nel "day time" (+0,48%). Paragonando i due periodi, in "prime time" Raiuno fa segnare un -0,30%, Raidue un -2,19% e Raitre un +0, 15%. Eppure, anche il sistema Auditel viene messo sotto accusa. Non a caso, sempre oggi verrà presentata dall'associazione fondata da Giulietto Chiesa "Megachip, democrazia nella comunicazione" la campagna "basta Auditel".

La crisi, dunque, è profonda, anche se «viene da lontano». «Da tanti anni - aveva già detto lo stesso segretario di Rifondazione, Fausto Bertinotti, in un'intervista rilasciata all'associazione "Articolo 21" - anche nell'era Rai gestita dal centrosinistra si è smarrito il senso, l'ispirazione del "fare" servizio pubblico. L'attuale gruppo dirigente è in perfetta continuità con tale deriva». «Per questo - continua Bellucci - l'allarme sull'informazione non è più rinviabile. Si assiste ormai a uno sbandamento che riguarda tutti. La radiotelevisione italiana è un patrimonio prezioso da salvare. Ciampi ha espressamente parlato di "emergenza democratica" e noi crediamo fortemente, in questo senso, che "un'altra Rai sia possibile"».

 

 

 

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