dall'unita'

24.10.2002
L'opposizione unita: «Hanno distrutto la Rai, via Saccà e Baldassarre»
di Natalia Lombardo

Prova di Ulivo allargato: seduti uno accanto all’altro, uniti nella battaglia per «liberare il cavallo» Rai, ieri c’erano tutti i leader dell’opposizione nella sala del nuovo Auditorium di Renzo Piano: da quelli dell’Ulivo a Bertinotti e Di Pietro. Anzi, l’ex pm di Mani Pulite è andato oltre: al centrosinistra ha chiesto per l’Italia dei Valori «di farci partecipare alla definizione del programma e alle candidature». Senza «precondizioni per l’alleanza», qual era stata nel 2001 la questione morale, divenuta oggi «un auspicio».
Il giorno dopo il difficile passaggio per l’Ulivo la fotografia del palco è incoraggiante, con Fausto Bertinotti vicino a Piero Fassino (un’occasione per ricordare le lotte alla Fiat), Antonio Di Pietro vicino a Marco Rizzo, a Francesco Rutelli, Alfonso Pecoraro Scanio, Clemente Mastella. Mancava soltanto Enrico Boselli per lo Sdi, ma per un altro impegno, giurano gli organizzatori di «Articolo21». I buoni propositi di unità di sono tutti, a partire da una proposta comune per dare battaglia in Parlamento al disegno di legge Gasparri sul sistema tv. Su questo, però, le diversità esistono: sia per Rizzo (Pdci) che per il verde Pecoraro Scanio che per Bertinotti la Rai dev’essere pubblica: «Dopo il caso Fiat, fermiamo la privatizzazione», è l’appello del leader di Rifondazione.

L’unità, anche fisica, del centrosinistra è stato il vero successo di questa iniziativa, ideata e organizzata dall’associazione «Articolo21», ma fatta propria dai vari partiti e coordinata ieri da Federico Orlando. Parola d’ordine lanciata da Fassino e Rutelli: «Il presidente della Rai e Baldassarre e il direttore generale Saccà se ne devono andare. Hanno fallito». Voce dissonante, Clemente Mastella, che con un salto a sinistra ma da «democristiano non doroteo» ha chiesto «che si dimettano prima i nostri rappresentanti e poi il presidente e il direttore generale della Rai». I due interessati, Carmine Donzelli e Luigi Zanda sono in platea e rispondono no all’ennesima richiesta: «Finché c’è questo vertice non me ne vado», dice Donzelli, «combattiamo per contrastare le iniziative di chi sta facendo grossi danni all’azienda e al paese». «Mi dimetterò quando io avrò deciso. Questo significa essere indipendenti dalla politica», ribatte Zanda.
La raffinata sala dell’Auditorium è stracolma. Un popolo di centrosinistra, volti «girotondisti», molti dipietristi che accolgono il loro mito con un applauso che interrompe a sorpresa Fassino. In sala ci sono i ds Giovanni Berlinguer, Vincenzo Vita, Giuseppe Giulietti (che fa gli onori di casa), ma anche, fuori dal «correntone» ds, Peppino Caldarola, poi Paolo Gentiloni della Margherita e altri. Molti i personaggi televisivi «in panchina»: Michele Santoro, Carlo Freccero e Renato Parascandolo, Roberta Carlotto, ex direttrice di RadioTre che, al neo direttore Valzania risponde polemicamente: «Di vecchio a RadioTre, ci sono solo io, molti ascoltatori ci mandano e mail di solidarietà indicando l’età: sono tutti giovani». Enzo Biagi ha mandato un messaggio. E ancora Maurizio Mannoni, Enrico Ghezzi, Vauro, Simona Marchini, Paola Pitagora, Sergio Lepri, ma anche redattori del Tg2. Un appello all’unità anche dalla girotondista romana Marina Astrologo che ai leader schierati dice: «Mostrateci che avete capito». Sia lei che Bertinotti e Mastella toccano la ferita per il centrosinistra, la mancata legge sul conflitto d’interessi: «La tv di Berlusconi è pessima (applauso) ma...c’è un ma, è arrivata qui perché il centrosinistra gli ha offerto uno scivolo», attacca Bertinotti.

Rutelli propone «uno stralcio» dalla legge sulle tv del sistema di nomina dei vertici Rai (una proposta simile l’ha fatta lo Sdi); Fassino suggerisce di «partire dalla legge Maccanico come base da integrare per scrivere un testo unico del centrosinistra»; Pecoraro Scanio si impegna: «Da domani un tavolo comune contro il ddl Gasparri». E Di Pietro passa ai fatti, non proporrà una legge dell’Idv. farà una battaglia comune. L’ex Pm è già partito lancia in resta: «Andrò in Canada e lì parlerò a nome di tutto il centrosinistra..». Ecco lo speaker per gli italiani all’estero? deve aver pensato Fassino che accenna a un sorriso, Rutelli sussulta. Proprio il segretario Ds, ieri ha mandato una lettera a Rutelli e a tutti i leader dell’alleanza: per non perdere quella spinta «di rilancio dell’azione del centrosinistra», qual è stata l’assemblea dei parlamentari dell’Ulivo, «è necessaria una rapida convocazione della riunione dei segretari nazionali dei partiti dell’Ulivo, per assumere tutte le iniziative necessarie a riprendere il cammino comune».

Convention dell'opposizione all'Auditorium di Roma
"Il governo sta affossando la televisione pubblica"
Rai, Ulivo all'attacco
"Via Baldasarre e Saccà"

Scadimento della qualità, calo degli ascolti, logica spartitoria
Il Polo: "Non pretendano da noi quel che non hanno fatto loro"

ROMA - Baldassarre e Saccà se ne devono andare. I nuovi venti di guerra che spazzano la tv pubblica soffiano dall'Auditorium di Roma, dove si è svolta la convention "Liberiamo il cavallo, salviamo la Rai" organizzata da Ulivo, Rifondazione comunista e Italia dei valori. A sferrare l'attacco, nell'intervento di apertura, è stato il leader della Margherita, Francesco Rutelli: presidente e direttore generale di viale Mazzini devono "lasciare il campo".

"Al loro posto - ha affermato Rutelli - vada qualcuno che sappia rappresentare tutto il Paese e non il padrone del vapore". "Credo - ha aggiunto - che sia il caso di esaminare e stralciare subito dal progetto di legge per il riordino del sistema televisivo la norma che riguarda l'autonomia del vertice Rai dal governo".

Il leader della Margherita ha snocciolato un rosario di guai. Dalla crisi strutturale all'informazione, dagli appalti esterni alle troppe nomine "fatte seguendo una logica spartitoria". "La Rai - ha incalzato Rutelli - deve avere una guida superpartes e non può essere tenuta al guinzaglio dal governo".

Poi è stata la volta di Piero Fassino, che ha sottolineato lo "scadimento progressivo e continuo di qualità" della tv pubblica e ha motivato il calo di ascolti con "un numero sempre più grande di italiani che si sente estraneo a questa Rai". Infine una stoccata alla "pervasiva e ossessiva presenza del ministro Gasparri e dell'onorevole Mussolini".

Dopo la provocazione di Fausto Bertinotti ("La tv di Berlusconi fa schifo ma è arrivata fin qui perché la tv del centrosinistra gli ha offerto un bello scivolo"), esce dal coro Clemente Mastella: "Prima di chiedere le dimissioni di Baldassarre e Saccà si dimettano i nostri rappresentanti, perché questo sarebbe un modo doroteo ed edulcorato di affrontare il problema".

Il commento della maggioranza non si è fatto attendere. "Siamo noi a voler liberare il cavallo" ha dichiarato Michele Bonatesta, membro della direzione di Alleanza nazionale. "Quello slogan - afferma - non può arrivare da chi, per anni, ha sequestrato il cavallo di viale Mazzini e ha gettato la Rai in una profonda crisi di ruolo, di funzione, di identità".

Per Bonatesta, quella sinistra che ora insorge "è la stessa che, nei lunghi anni in cui ha governato la tv pubblica, l'ha affossata, facendola diventare una clonazione di quella privata". L'opposizione, secondo l'esponente di An, "non ha la patente per chiedere ciò che non ha fatto e che invece l'attuale tv di Stato ha la missione di realizzare".

(24 ottobre 2002)

 

 

 

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