DIALOGO A DISTANZA
CON BERTINOTTI TRATTO dall'intervento del Segretario Nazionale del partito Prc - alla manifestazione - LIBERA IL CAVALLO DAI FANTINI MALDESTRI - LA LIBERTA' DI STAMPA DEVE FARE I CONTI CON LA STRUTTURA NEL QUALE VIVE IL GIORNALISTA. per dirla corta, quanti oggi saranno capaci di scrivere che sono i ceceni a subire le angherie della Russia, dopo l'attacco degli stessi all'interno del teatro ? chi sara' capace di dire che certo i ceceni non sono mai stati di sinistra o totalmente comunisti ? ma andiamo con il confronto. BERTINOTTI - In teoria ci sarebbero tutte le ragioni per una lotta unitaria nei confronti di una iniziativa come quella della comunicazione, ma questa battaglia deve iniziare con lunico obiettivo che e quello di vincere, altrimenti le cose non cambiano e peggioriamo tutti. NAMIR
quanto afferma
BERTINOTTI e condivisibile, una battaglia si
innesca con un progetto, e in questo modo si raggiungono
gli obiettivi, ma e anche vero che spesso il tutto
si puo azionare sullemozione di una richiesta
che nasce per il rispetto del diritto umano. Insomma si
puo anche perdere, ma una battaglia persa e fatta
sul campo, lascera alle generazioni future
lidea di cio che e giusto e cio
che e sbagliato, spesso lottare non equivale ad un
obiettivo raggiunto, ma all'idea che rimane anche se
sconfitta. Tutto questo misero pensiero, non deve venir
meno a chi opera nel campo dellinformazione. BERTINOTTI - Ho fatto un ragionamento. Ci sono le giuste possibilita e potenzialita sociali, visto i numerosi contrasti attuati da questo governo nei confronti del paese. Venendo qui mi dicevo lintero mondo sta attraversando un periodo drammatico e bussa alle porte il rischio di una guerra che potrebbe risultare davvero devastante per tutto noi. E poi ancora , ce la FIAT con tutta la sua drammaticità, che rischia di produrre al sud piu disperazione di quella gia esistente. Ma e possibile ritrovarsi uniti sulla comunicazione, quando ce una quasi guerra, una crisi sociale, una situazione economica pessima nel paese ? e la risposta che mi sono dato e che la battaglia per la comunicazione pluralista e libera e una battaglia giusta per affrontare e per voler conoscere, parlare della crisi della guerra e della crisi sociale in termini chiari e liberi. NAMIR purtroppo si rischia di vincere una battaglia per poter rimettere a posto le cose come stanno o stavano prima della chiusura e censura di Biagi Santoro, eccetera. Raggiunto questo importante obiettivo per una realta pluralista nella comunicazione ce da parlare delle holding pubblicitarie che gestiscono la stessa. Bisogna parlare dei direttori responsabili,dei giornali quotidiani e delle tv, di come fare informazione e cosa significa informare, di stipendi, contratti, potenzialita creative e responsabilita opprimenti, di come dividersi dal potere politico per poterlo criticare senza interferenze, del coraggio e della lealtà giornalistica e della parola. BERTINOTTI - Io penso quindi che possiamo vincere questa battaglia per la comunicazione libera, se noi facciamo quello che hanno fatto i nostri padri per la scuola, parlo dei riformisti rivoluzionari, quelli che hanno ingaggiato la battaglia sulla scuola, con lidea non soltanto di aprire uno spazio, ma di formare un luogo dove si costruiva una coscienza, una coscienza del popolo e per il paese. Sento molto la battaglia per il pluralismo e credo che siamo tutti colpiti quando trasmissioni come quelle di Santoro e radio tre, vengono chiuse. Io penso pero che non possiamo fare solo una battaglia per la libertà dinformazione, ma per uno spazio pubblico, dove poter coniugare il pluralismo con lidea di essere costruttivi per la coscienza civile del paese. Oggi la scuola e il sistema delle comunicazioni devono tornare ad essere per noi il campo di battaglia per la formazione della società civile. NAMIR
ma si deve parlare di
una scuola e di informazione completamente autonoma e
distante dalle strutture del potere, altrimenti dire
STATO O STATALISMO rischia di lasciare in
mano ai nuovi e futuri poteri che ci governeranno la
possibilita di cambiare linformazione e la
cultura , esattamente come stanno facendo e a proprio
vantaggio. Prendiamo ad esempio la scuola. BERLINGUER ha provato a dargli una sistemata, perche le norme in vigore precedentemente per questa risalivano al periodo fascista. Poi abbiamo avuto linsediamento della destra che immediatamente ci ha rimesso le mani, perche quelle di Berlinguer, erano regole troppo di sinistra secondo la loro mentalità. Se domani torna al governo lULIVO, riprendera i temi della scuola e nuovamente cerchera di modificarli riportandone luguaglianza dei diritti. Ma in tutto questo andare e venire cambiare e dirigere, ce il problema che nessuno si occupa delle nuove generazioni. Come cresceranno queste, in una cultura del cambiamento radicale e continuo ? come si adatteranno i giovani a regole che di volta in volta, come cambia il governo, gli vengono cambiate e modificate le radici della cultura dapprendere ? bisogna cominciare a discutere che su questi due grandi temi, quale la comunicazione e lo studio culturale, la politica deve farsi da parte e lasciare grandi intellettuali e creativi a proporre metodi definitivi intelligenti chiari e aperti, per queste strutture che devono essere autogestite. BERTINOTTI - Ragioniamo anche dei nostri errori. Per quanto tempo, noi uomini e donne che si occupano con passione della politica, abbiamo misurato il deficit di democrazia da quanto la nostra forza politica era esclusa dalla comunicazione ? Naturalmente
il problema ce, ma non e quello
principale. Il principale problema della comunicazione da cui si evince il ruolo progressivo e regressivo della comunicazione, non e nella parte propriamente politica, ma nella quotidianità del nostro sistema sociale. NAMIR ed e vero, e nella quotidianità che si cambiano le regole, ma nella quotidianità capitalista e difficile rendersi conto delle situazioni sociali giornaliera che ci colpisce ferendo la coscienza personale. Quindi non basta combattere la quotidianita, passione questa che puo permettersi di attuare chi ha una propria capacita critica. Ma, dove sono passati gli anni ottanta, dove questi hanno piu segnato la loro esistenza e il modo di fare, e proprio nella testa dei giovani, che oramai imitano per colpa della comunicazione un modo di fare che e perfettamente conducibile alle trasmissioni televisive e ai quotidiani o settimanali di Berlusconi. Non solo, se si frequenta la classe dei giornalisti, ci si rende conto che la stessa sottocultura appartiene alla quotidianita dellinformazione ecco perche non ne usciamo. Ce bisogno quindi di recuperare cultura in tutti i campi e chi puo deve per forza di cose tirarsi su le maniche e comunicare alla quotidianita, l'avanguardia di un pensiero. Non dimentichiamoci, che dallorario di lavoro a quello della scuola, dalloccupazione del tempo in genere a quello libero, questo mondo e pieno di regole e ritmi tutti e solo dettati dal capitalismo. BERTINOTTI - Le trasmissioni televisive politiche, spesso sono specchietti per allodole, in cui si concentra la vostra attenzione e intanto passa di tutto a livello sociale. La televisione pubblica e talmente un disastro che se tu metti un osservatore a guardare la tv, e non conosce il nostro sistema dinformazione e gli chiedi quale quella pubblica e quale quella privata, non sa darti una risposta precisa. NAMIR perche in entrambi i casi fa gioco lappiattimento culturale, la prima e parlo di quella statale, lo utilizza per governare, la seconda, quella privata, per vendere. Ma in entrambi i casi il problema e lo stesso il CAPITALISMO e da cambiare, o modificare in alcuni punti quali quello della cultura e della comunicazione. Non e un caso che come ce stata la possibilita, da parte di tutti, di acquistare libri, gli editori hanno smesso di stampare solo cose serie o poco serie, puntando ad una pubblicazione di romanzetti infiniti e creandone il collasso dellinformazione. Chi di voi sa bene quale libro comprare quando va in una libreria ? linformazione deve quindi il piu possibile distaccarsi da qualsiasi forma commerciale della parola e di chi la comunica e per fare questo deve eliminare nelle redazione dei giornali la famosa struttura piramidale che esiste nelle sue regole, creando ambienti di totale collaborazione paritaria ed eliminando una parte della comunicazione troppo legata alla vendita del giornale. BERTINOTTI - Il sistema della comunicazione nella sua interezza, cosi come quello della scuola con i suoi processi formativi deve essere chiaro. E se e vero che bisogna fare la battaglia per lesistenza della libera satira, bisogna fare anche una battaglia per la giusta inchiesta che deve compiere un giornalista, il quale invece spesso si limita a riportare la notizia a scopiazzarla senza approfondirla. NAMIR - e in questo caso BERTINOTTI centra il problema relativo allinchiesta e da tempo riportato anche nelle nostre pagine web. I giornalisti non fanno piu ricerca per comprendere le Rali fonti di una notizia, ne offrono altre notizie che il sistema determina, si limitano cioe' a prendere questa dalle grandi agenzie come lansa. Informarsi comprendere se una notizia nasconde dellaltro nelle sue ombre e il vero senso dellinformazione. Questa ricerca della verita, quasi mai conviene sia alleditore che al giornalista. Oggi viene fuori che il banchiere Calvi e' stato prima ucciso e poi fatto ritrovare impiccato per far sembrare il tutto un suicidio, chi ha scritto allora la verita' lampante per tutti ? Pochi giornalisti non a disposizione, e soprattutto che non hanno lidea di vendere la notizia quando e calda. Questo spinge a fare inchieste. Non dimentichiamoci poi, quando trasmettevano la guerra in diretta e i giornalisti americani facevano finta di stare sul posto mettendosi delle maschere antigas per poi togliersele dai volti quando cessava il collegamento satellitare con la propria tv. Ecco se il giornalista stesso non la smette di giocare per battere sul tempo i suoi amici colleghi, se non desidera conoscere per informare correttamente chi lo legge, si rende caotica e confusa questa categoria che sempre piu vive dinvidie ricatti e pressioni in un sistema redazionale troppo simile alla struttura del capitale. Insomma se conosci i singoli giornalisti ti salvi, ma se riesci a metterli tutti insieme come e accaduto in questa occasione, ci si rende conto che non ce collaborazione e che si usa sempre il vecchio metodo del cappello sopra la notizia senza citarne chi realmente ci ha lavorato e chi la produce. Spesso nelle redazioni un giornalista fa uninchiesta per poi vedersela firmata da un altro che ne evidenzia il risultato ma non ne ha vissuto i passaggi e quindi non potra mai raccontarla successivamente nella sua interezza. Accade anche in web, tanti di noi si offrono a collaborazioni esterne per poi non risultare, sentirsi esclusi moralmente e materialmente e tutto cio' e' incredibilmente sciatto. I stessi siti internet non si linkano pensando di potersi fregare a loro volta il pubblico, in una mancanza di rispetto tutto intenta a raggiungere il seguito, pagato spesso con la vigliaccheria della disinformazione, che la comunicazione. BERTINOTTI - E diciamoci anche che la televisione di berlusconi e pessima, ma se e arrivata fin dove e arrivata, e perche la televisione del centrosinistra gli ha offerto tutto quello che gli poteva offrire. E mi riferisco non solo agli spazi tecnici che questa doveva prendere per poter esistere, ma alla cultura, al vuoto di cultura che cera e che non si e opposta a quanto quelle televisioni trasmettevano. Non possiamo difendere quelle trasmissioni, ma se non ci poniamo il problema della riforma del linguaggio, della cultura, della comunicazione, non salviamo neanche quelle trasmissioni esistenti e che sono state censurate. NAMIR e quindi si torna al problema della cultura individuale, quella del giornalista, che spesso non ce. il giornalista e formale, attento alle virgole, ai punti al direttore, alle esigenze e alle richieste, ma non e mai attento ai contenuti di quanto scrive. Ci sono, oggi come oggi, tanti giornalisti concentrati tutti sulla critica alla televisione e non dicono nulla di nulla, per non parlare di quelli che scrivono sugli attori, sulle commedie, sul teatro, e per la cronaca nera, senza consigliare ad apprendere le forme nuove della comunicazione. Spesso poi i giornalisti bravi, sono quelli che si occupano di politica, ma come si dice nellambiente, basta prenderli sottobraccio nellapparato parlamentare e si diventa immediatamente di quello o dellaltro partito. Questa e la realta del giornalismo, poco ideologico, opportunista, menefreghista, non altruista. In relazione alla chiusura della trasmissione di SANTORO E SCIUSCIA BIAGI E CASE EDITRICI RAI E RADIO, la redazione NAMIR si e sentita in dovere di richiedere uno sciopero da parte della categoria. Ebbene questo non e ancora arrivato, vuoi anche per come e strutturato il sindacato, ma anche perche' nelle redazioni con le quali abbiamo parlato ci sentivamo rispondere rifiuti in merito, perche i giornalisti censurati erano antipatici o politicamente estranei al proprio mondo, dimenticando cioe che la lotta da sostenere era per la liberta di stampa, di comunicazione, e cio appartiene a qualsiasi schieramento politico. E cosa vogliamo dire delle minacce fatte velatamente da parte di molti direttori e capiredattori ai propri giornalisti ai quali si ricordava che i loro stipendi erano tre volte superiori a quelli degli operai, quindi avevano poco da scioperare ? sulla cultura, sullopposizione sul rispetto delle proprie regole e sulla liberta e la storia del giornalismo bisogna comunque lavorare da cima a fondo. BERTINOTTI - Quindi dobbiamo porci alcuni obiettivi : primo dopo la vicenda FIAT, smettiamo di avanzare qualsiasi ipotesi di privatizzazione delle comunicazioni, e torniamo a ragionare sullo spazio pubblico ma in una riforma che non sia un organigramma, ma fatta da contenuti culturali vale per la scuola vale per la televisione e il giornalismo. Le domande principali devono essere : come insegni e che cosa informi e che cosa intendi costruire come cultura etica, in un mondo in cui la gente le notizie le vuole ascoltare ma non solo quelle in favore di alcuni potenti. Secondo io sono per le dimissioni di questo consiglio di amministrazione, ma se e da sostituire con un altro consiglio di amministrazione fatto con lo stesso metodo, lasciamo stare questo che ce. NAMIR ed e giusto che sia cosi, perche e proprio sul metodo che dobbiamo discutere, desideriamo vedere e ascoltare tutte le parti in causa scendere in azione, prendere penna e carta e scrivere di queste censure anche quando non vengono a rappresentarci e a difenderci i politici. Ci chiedevamo proprio oggi, per quale motivo fino a ieri una notizia sulla censura la trovavi pubblicata in alcuni giornali e in altri no, seppur tutte le testate erano di sinistra ? oggi, dopo la scesa in campo dei politici, giusta e sacrosanta, della coalizione futura e passata del centrosinistra che deve ri-formarsi, dellopposizione, tutti, dico tutti i giornali di sinistra piu o meno rossi, hanno parlato della lotta e della censura in atto contro linformazione. Il problema e quindi legato al potere, ma questo, lo ricordiamo a tutti i giornalisti direttori e non, bisogna saperlo affrontare anche individualmente e cio rientra nella cultura dei diritti dellinformazione. BERTINOTTI - Noi dobbiamo sottrarre il sistema televisivo al dominio del potere, certo, ma anche alla formazione dei suoi dirigenti da parte delle forze politiche. Io penso che non debbano essere i Presidenti di Camera e senato a fare le formazioni direttive delle comunicazioni, ma che deve eleggerle gli operatori dipendenti radiotelevisive e dallutente. Se non cambi questo elemento della formazione strutturale della comunicazione, inevitabilmente entrera in questa lelemento politico del potere. Devi pensare e devi scegliere una linea di autogoverno. Va bene unassemblea come questa, ma poi che cosa facciamo ? scegliamo delle forme di boicottaggio di presidi di lotta ? anche la battaglia parlamentare va bene, ma su cosa la facciamo ? penso che bisogna trovare delle soluzioni che cambino definitivamente il sistema in atto. I giornali che siamo costretti a leggere non sono gran che, ma se sono qualche cosa di interessante lo si deve al fatto che coloro che sono stati esclusi da questo sistema hanno fatto altro da quanto si proponeva e lo hanno fatto costruendo con le proprie capacita e i propri risparmi, grosse esperienze reali e importanti per tutti i cittadini. NAMIR per chiudere questo dibattito noi della redazione proponiamo un gruppo di lavoro un gruppo di studio per il giornalismo. Partiremo con la proposta che faremo il 16 Novembre 2002 allUniversita di Roma nellaula uno di Psicologia, nell'incontro organizzato con il professor Vezio Ruggieri, in quelloccasione non solo desideriamo discutere e riflettere sulla liberta di stampa con tutte le forze che abbiamo invitato, questa volta sia giornalisti ( perche soprattutto noi dobbimo avere il coraggio di parlare ) che politici, ma proponiamo una riflessione e un gruppo di lavoro sullargomento cultura dellinformazione e vediamo cosa riusciremo a fare. Naturalmente linvito e rivolto a tutti coloro che desiderano far parte e aiutarci a svolgere questa ricerca riflessiva e propositiva sulla figura del giornalista e la cultura dellinformazione. Per partecipare sia il 16 Novembre a questo dibattito in cui saranno presenti anche numerosi studenti della Facolta di Roma, sia per organizzare un gruppo di lavoro e ricerca sullargomento, scrivi allemail giornale@namir.it inviandoci vostro nome cognome e un recapito telefonico, abbiamo bisogno di tutte le forze intelligenti che hanno il desiderio di scendere in campo, abbiamo bisogno di un nuovo giornalismo. REDAZIONE NAMIR. |
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