Come contribuire, con un acquisto, allo sviluppo dei paesi poveriIL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE Il commercio
è una delle attività più antiche e più importanti
svolte dalluomo. Purtroppo, non sempre ha avuto, ed
ha, una valenza unicamente positiva. Le multinazionali
tendono a monopolizzare il mercato, mettendo fuori gioco
i piccoli produttori, i quali spesso per far fronte alle
spese, in molti casi causate da uragani, alluvioni o
siccità, tendono a svendere i loro terreni per pagare i
debiti, ritrovandosi poi a lavorare a condizioni penose
per le grandi aziende occidentali, spesso privi di
qualsiasi assistenza sanitaria e scolastica per i propri
figli. Tutto ciò non permette a queste famiglie un
minimo di programmazione ed investimento per il futuro. In Africa,
Asia ed America Latina, i produttori si stanno
organizzando, già da tempo, per cercare di sfuggire alle
regole inique del sistema economico che ne causano la
miseria e lo sfruttamento. Allo stesso modo, nel Nord del
mondo, si è da tempo strutturata una rete di
distribuzione e vendita di prodotti provenienti
direttamente da organizzazioni di produttori del
Sud, una rete di organismi, associazioni, di cooperative
e di soggetti di vario genere senza fine di lucro che ha
deciso di dare un nuovo senso al commercio. Si tratta di
un commercio equo e solidale, che tratta i produttori del
Sud in modo paritario, riconoscendoli come soggetti di
una relazione commerciale e soprattutto restituendo loro
il valore di esseri umani. E un commercio umano
perché antepone la giustizia alla redditività, i
diritti agli indici di crescita,la relazione alla
produttività. Non è beneficenza, né tanto meno
carità, è giustizia commerciale e solidarietà
concreta. Questo tipo di commercio è stato riconosciuto
dalla Comunità Europea, come il miglior metodo di
sviluppo per i paesi poveri. La povertà e
la miseria delle popolazioni del Sud del Mondo non sono
casuali, e nemmeno dovute ad incapacità o alla carenza
di senso del lavoro. Sono le attuali regole del commercio
mondiale che aggravano gli squilibri esistenti tra i due
emisferi, anziché favorire unequa distribuzione
delle risorse. I paesi poveri continuano ad essere
considerati, principalmente, fornitori di materie prime
quelli industrializzati. Instabilità dei prezzi delle
materie prime, barriere commerciali e debito estero
contribuiscono a bloccare le possibilità di
miglioramento di quei popoli, ed in particolare di
milioni e milioni di produttori e lavoratori che le
condizioni economiche relegano nello sfruttamento e
nellemarginazione. Il commercio equo è nato per
battersi contro le ingiustizie e le iniquità del sistema
economico mondiale, e vuole costituire
unalternativa concreta per tanti piccoli produttori
del Sud e per altrettanti consumatori del Nord. Il commercio
equo e solidale offre al consumatore la possibilità di
dare senso ad un gesto quotidiano apparentemente poco
importante ma dalle implicazioni profonde: la spesa.
Siamo abituati a fare la spesa valutando solo alcuni
fattori, come il prezzo, la qualità, limmagine.
Oggi questo non basta più, le nostre scelte di consumo
sono da porre in relazione diretta con i problemi sia del
Nord che del Sud del mondo. Sfruttamento, povertà,
inquinamento ed altre problematiche ancora, continuano ad
esistere anche perché qualcuno conta sul fatto che noi
non ne teniamo conto quando facciamo la spesa. Il
commercio equo ti offre la possibilità di confrontarti
con i problemi del commercio internazionale e con quelli
altrettanto pressanti dei piccoli produttori del Sud, e
contemporaneamente ti offre prodotti di cui garantisce
leticità. Molti di questi prodotti vengono da
popolazioni indios o autoctone, che trovano così anche
una maniera di conservare la loro cultura e i loro
costumi, diventando autosufficienti. Prefinanziamento: I piccoli produttori del Sud si
scontrano spesso con il problema di reperire le risorse
per acquistare materie prime ed attrezzature. Il
prefinanziamento, fino ad un massimo del 50%, costituisce
un modo per consentire loro di lavorare con maggiore
tranquillità, non contrarre debiti e non intaccare le
risorse destinate al sostentamento familiare. Criteri di equità: Il commercio equo solidale basa
le sue relazioni commerciali su di una serie di criteri
operativi condivisi a livello internazionale dalle varie
organizzazioni che operano nel settore. Prezzo: I prodotti vengono pagati ad un
prezzo, stabilito dai produttori, superiore a quello
praticato sul mercato dagli intermediari e dalle grosse
imprese tradizionali, garantendogli un tenore di vita
più dignitoso. I prezzi stabiliti per i prodotti
comprendono anche un margine da investire nello sviluppo
dellattività produttiva e in progetti di
solidarietà. Sviluppo sostenibile: I rapporti commerciali che si
instaurano mirano a sostenere e favorire gli sforzi di
sviluppo autonomo ed autogestito, creando nuovi posti di
lavoro effettivo e promuovendo un processo produttivo
adeguato alle condizioni locali, che non crei dipendenza
e che sia rispettoso dellambiente. Rapporto diretto: Il commercio equo evita ogni genere di
intermediario commerciale, privilegiando il rapporto
diretto con le strutture organizzate dei produttori. In
tal modo viene eliminata una causa di sfruttamento e si
contribuisce a spostare unulteriore porzione di
reddito dalla parte del produttore. La continuità del
rapporto è unaltra importante modalità di
sostegno. Trasparenza: Garantire al
consumatore la massima trasparenza su tutte le operazioni
commerciali, dalla formazione del prezzo ai contratti di
acquisto. Questa
operazione coinvolge molti paesi del Sud del mondo, dal
Cile al Nicaragua, dalla Bolivia al Chiapas, dal Nepal
alla Palestina, dal Camerun alla Tanzania, solo per
citarne alcuni. I prodotti, molti dei quali biologici,
sono alimentari, come caffè, thè, miele, cioccolate,
zucchero, cereali, legumi, tisane, o di artigianato.
Alcuni di questi alimenti si trovano anche nelle grosse
catene dei supermercati (tra cui Coop ed Esselunga), in
alternativa ci sono moltissimi negozi specifici. Gli
indirizzi di queste botteghe, presenti ovunque in italia
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