Ultimo discorso
da Fort Quiet
di STEFANO BENNI
AMERICANI.
L'ora delle decisioni irrevocabili E' giunta.
Qualcuno, ultimamente, ha messo in dubbio la mia
salute mentale. Lo smentirò
oggi con questo discorso lucido, scritto di mia
mano. Dio mi ha ispirato e Rumsfeld mi ha spiegato
da che parte tenere la biro.
Non possiamo più aspettare, mettendo a repentaglio
la pace del mondo. Se i nostri avi avessero
aspettato, a quest'ora l'America sarebbe sotto il dominio
pellerossa e al mio posto ci sarebbe un sanguinario
Apache di nome "Piccolo
Cespuglio" o "Bisonte W. Junior".
E' ora che il federalismo americano ritrovi la sua
vera forza, e che lo spirito guerriero texano
spazzi via il centralismo di Manhattan ladrona e i
terroni
californiani.
Non possiamo accettare ulteriormente i veti d'una
diplomazia imbelle.
L'America deve caricarsi sulle spalle il mondo. Se
il mondo cade per terra, pazienza.
Vi comunico, con infinito e preventivo entusiasmo,
che le truppe americane hanno attaccato l'Iraq del
dittatore Saddam. I nostri militari sono i migliori del
mondo e entro
poche settimane riporteremo la pace in quel
tormentato paese.
La moderna tecnologia bellica
Usa, unita al
perfetto addestramento del mio pitbull Tony e alla
geometrica potenza della rete ferroviaria italiana,
si è messa in moto e niente potrà fermarla.
Non abbiamo aspettato l'Onu perché proprio lì si
annidano i complici del raìs e di Osama, in
particolare i francesi. Abbiamo le prove che esiste una
base islamica popolatissima e agguerritissima, in riva al
mare, pronta a accogliere le navi che trasportano
armi chimiche. Il nome della base segreta è Marsiglia. I
nostri bombardieri, che sono i migliori del mondo, stanno
radendo al suolo questo covo di serpi.
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Anche i mollaccioni tedeschi hanno dimostrato la
loro connivenza col terrorismo.
Abbiamo le prove che il mullah Omar scappò
dall'assedio su una moto Bmw.
Esistono piani di guerra batteriologica per farcire
di crauti i nostri
hamburger. I tedeschi hanno cercato di confonderci
le idee fuggendo in vari
paesi, ma li abbiamo individuati e li colpiremo
ovunque. Abbiamo già attaccato
Berlino, Vienna, Berna e Bolzano, lanciando i
nostri
paracadutisti che sono i
migliori del mondo. Il forte vento, probabilmente
alimentato dai pacifisti, ha
fatto sì che metà dei nostri parà atterrasse in
Norvegia. Già che c'eravamo,
abbiamo raso al suolo Oslo. Chi è neutrale oggi
può
essere ostile domani.
Abbiamo anche attaccato il Venezuela la cui
situazione politica e petrolifera
esigeva una pronta risposta. Per un errore di
battitura nella trasmissione degli
ordini, oltre l'obiettivo "Venezuela" è
stato
bombardato anche l'obiettivo
"Venezia". Il premier Berlusconi, nostro
fedele
alleato, ci ha però perdonato.
La sua reazione è stata: "Tanto stava
affondando,
così ha sofferto di meno".
Americani, anche l'Oriente sta per conoscere
la pace
globale! Un aereo con una
delle nostre testate nucleari, le migliori del
mondo, ha sorvolato il cielo
coreano a scopo lievemente deterrente. Ma non
abbiamo usato l'atomica, non siamo
dei pazzi irresponsabili. Purtroppo mentre l'aereo
faceva inversione di rotta,
per la rottura di un elastico, la bomba è caduta
su
Pechino. Pagheremo i danni,
non rompeteci i coglioni.
Ma chi abbiamo colpito con ferma e preventiva
decisione, è stato il Raìs Bianco,
colui che più di tutti ci ostacola: un dittatore
eletto coi voti di un'esigua
élite che pretende di rappresentare milioni di
persone, che straparla di pace
aizzando le masse dal balcone o dalla sua mostruosa
auto blindata. Un uomo che
pretende di rappresentare il Bene (che come è
noto,
è copyright americano) senza
neanche pagarci il diritto d'autore. Costui porta
il
nome vampiresco di Wojtyla.
Stamattina truppe scelte di marines travestiti da
vescovi, coi bazooka
eroicamente dissimulati nella propria anatomia,
hanno attaccato il Vaticano.
Sapevamo che l'esercito mercenario papale disponeva
d'un arma segreta detta
Alabarda, ma noi abbiamo i migliori spadaccini del
mondo e dopo uno spettacolare
duello siamo entrati nel covo cattoterrorista. Il
Raìs Bianco era a colloquio
con un uomo barbuto travestito da francescano,
subito identificato in Osama Bin
Laden. Benché la Cia mi abbia assicurato che Osama
è
morto 14 volte di cui
almeno 7 gravemente, il bastardo ha dato prova
d'inattesa vitalità ribellandosi,
urlando di chiamarsi frate Giuseppe e bestemmiando
in modo indecoroso. Sono in
corso accertamenti.
Americani, non temete: l'operazione Global peace
non
si ferma qui. Truppe di
leoni marini e calamari addestrati, i migliori del
mondo, hanno attaccato con
bombe subacquee la città di San Francisco,
notoriamente covo del pacifismo hippy
e disfattista. Abbiamo anche chirurgicamente
distrutto 5mila ristoranti
orientali. Come dice l'amico Borghezio, non un
granello di cuscous impesterà più
il nostro sacro suolo.
L'operazione Global peace ha comportato,
naturalmente, anche insidie e pericoli,
soprattutto per la mia persona. Un gruppo di
terroristi travestiti da
infermieri, ha circondato il mio appartamento della
Casa Bianca. Io e
Condoleezza li abbiamo respinti a revolverate. Dopo
questo incidente, sono state
prese immediate contromisure. Dieci marines, a loro
volta travestiti da
infermieri e guidati da un colonnello travestito da
psichiatra, mi hanno portato
in salvo in una località segreta dal nome di Fort
Quiet, anche se, per ingannare
i terroristi, fuori c'è scritto "Casa di cura
Villa
Serena".
Vi parlo appunto dalla Sala tv e svaghi di Fort
Quiet, e quelli che vedete
giocare a tombola in pigiama sono in realtà
guardie
del corpo, le migliori del
mondo. Certo è un sacrificio stare chiuso qui, ma
come presidente degli Stati
Uniti sono troppo prezioso per espormi in un
momento
così difficile, e poi ho i
miei soldatini di piombo e il letto ad acqua. Sono
assistito da psicomarines
gentili che mi danno le medicine migliori del
mondo.
Ho conosciuto un simpatico
signore che si chiama Napoleone Bonaparte, un
ex-militare. C'è anche uno che si
crede Berlusconi, ma è fondamentalmente onesto e
questo gli ha causato un
conflitto interiore d'interessi con esito
schizofrenico.
Americani, abbiate fiducia! So che fuori di qui le
operazioni procedono e il
nostro esercito passa di conquista in conquista, il
mappamondo si riempie di
bandierine a stelle e strisce come un gioioso
porcospino. Tutte le notti faccio
il punto con Colin Powell (anche lui è nascosto a
Fort Quiet). Camminiamo nei
corridoi col pigiama e le pantofole mimetiche e
prepariamo l'operazione finale.
Lanceremo in orbita Final Fantasy, un satellite con
un raggio laser precisissimo
in grado di distruggere tutte le terre emerse a
eccezione dell'America. Solo
così potremo garantire una vera sicurezza al
mondo.
Ma quel rompiballe di Powell
insiste a dire: e poi contro chi facciamo la
guerra?
Abbiamo litigato, lui mi ha
forato la padella e io gli ho riempito la flebo di
maionese. Che risate!
I marines medici hanno detto che per il momento non
posso uscire, la situazione
è troppo pericolosa. So che vorreste il vostro
presidente nella zona delle
operazioni col giubbotto da aviatore e la Colt in
pugno. Ma credetemi: come
dicono i miei collaboratori, l'unica vera speranza
per la pace mondiale è che io
stia chiuso per un po' qui dentro. Quando uscirò,
saremo padroni della terra e
poi via, all'attacco del sistema solare!
Cittadini americani, il vostro presidente George W.
Bush vi saluta da Fort Quiet
alias Villa Serena. Dio benedica l'America, e
incenerisca i suoi nemici, e un
accidente a Colin Powell se mi frega ancora la mela
cotta.
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