RIFLESSIONE
APERTA Ci siamo.
La parola alle armi... signori: la guerra è servita!
Antipasto di missili tomahawk, tanto per gradire, che
saranno
seguiti al più presto dalle annunciate "bombe a
manetta".
Per secondo si attende l'invasione via terra e
l'occupazione
della città. Il dessert sarà a base di petrolio
irakeno...
il tutto innaffiato da ottimo sangue "Danni
Collaterali".
E poi l'amaro.
Anzi l'amarezza: di non potere farci niente, di sapere di
pensarla come tre quarti della popolazione mondiale e non
contare un cazzo; di vedere l'Europa, l'occidente, l'ONU
come vassalli degl Stati Uniti.
Stati Uniti nati dallo sterminio di un popolo di cui ha
il
coraggio di prendere i nomi per battezzare le sue
macchine
di morte (missili tomahawk, elicotteri apache..) e che
ora pretende di essere lo sceriffo del mondo, di portare
la pace in terra.
La SUA pace.
Il paese con il maggiore (peggiore) arsenale da guerra,
l'unico che ha sganciato l'atomica sulla popolazione
civile; un paese che è in guerra da un secolo. Non ha
mai
esitato a istituire regimi dittatoriali e sanguinari per
i propri interessi, a calpestare i più elementari
diritti
umani, a coprire (e organizzare) colpi di stato e
massacri.
Uno stato con la pena di morte, uno stato comandato dalle
multinazionali, uno stato canaglia.
La nazione col più alto dislivello tra ricchi e poveri,
che bombarda i nostri cervelli con una propaganda
continua
in stile nazista applicata a qualsiasi cosa che esporta,
per convincerci che loro sono la libertà, la
democrazia...
che lì va tutto bene e può andare ovunque così: basta
piegarsi a novanta gradi e appiattirsi sul loro sistema.
Una libertà fatta di censura e informazione a senso
unico,
un profondo valore basato su potere e denaro,
una democrazia diffusa con le armi.
E'inutile avere paura: questa guerra non sarà diversa
dalle altre. La vedremo alla tivvù tra uno spot e
l'altro,
ci disturberanno quelle immagini, quei suoni che avremo
la fortuna di non sentire dal vivo; un'altra guerra
lontana.
E poi?
Poi si vedrà.
Perchè nel frattempo qualcosa di nuovo e di grande è
successo; una seconda superpotenza sta nascendo, ed è la
prima volta. Non c'erano mai stati prima i mezzi per
ottenere che nello stesso giorno 300 milioni di persone
scendessero in piazza a dire che forse la situazione che
vivono non è quella che vorrebbero, che si sono stufati
di essere rassegnati e di porgere l'altra chiappa.
La globalizzazione è anche di notizie e di idee.
La rete ha contribuito alla diffusione su larga scala
della libera informazione, della controcultura.
Una scelta finalmente ci viene offerta, un'alternativa
è possibile.
Si può anche decidere di richiudere gli occhi, ma sta
solo a noi.
La guerra non l'abbiamo fermata, ma per una volta abbiamo
imparato a rompere i coglioni... e credo sia difficile
sopire le coscienze ormai risvegliate.
Siamo tanti, non c'è più il povero sfigato idealista
incompreso e isolato: si parla dei tre quarti del mondo
che vuole dire NO!
E continua a farlo anche a conflitto iniziato.
Quindi resistiamo, lottiamo con tutti i mezzi a
disposizione;
anche quelli che possono sembrare inutili.
Tipo questa mail.
Difendiamo i nostri valori, il nostro libero pensiero;
ricordiamo che questo mondo è di tutti e che un bambino
che muore è uguale in qualsiasi luogo accada.
L'essere umano non è una merce, la vita non ha niente a
che fare con la Borsa; non esistono uomini (o donne)
che valgono più di altri.
La guerra, come il terrorismo, significa violenza,
distruzione
e morte. E' questo che vogliamo per il nostro futuro?
Non buttiamo al vento quello che abbiamo.
La Rassegnazione è il più atroce nemico della
Rivoluzione!
E se poi è la guerra l'unica cosa che capiscono...
ci stiamo organizzando.
Cesco_
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