ARMAMENTI
Chimica a stelle e strisce
di Paola Coppola
http://www.galileonet.it/Magazine/mag0312/0312_1.html
Davis, California. Poche settimane fa. Un macaco rhesus
si libera da una gabbia nel laboratorio di ricerca medica
dell'Università della California e fugge verso il centro
abitato, dove scorazza indisturbato per almeno una decina
di giorni. Finché le ricerche del personale del
California National Primate Research Center, sempre più
affannose, non fanno scattare il panico tra la gente: il
sospetto è infatti che la scimmia appartenga a un
laboratorio di biosicurezza di livello 4, quelli cioè
dove - ufficialmente - si studiano malattie per le quali
non si conosce una cura, come Ebola o il West Nile virus.
E dove in molti credono che si faccia anche ricerca a
scopi bellici. "Questa notizia è come una finestra
che si apre solo per un attimo lasciando intravedere un
mondo nascosto", spiega Edoardo Magnone, chimico
dell'Università di Genova. Un episodio emblematico
dell'alone di mistero che circonda la ricerca in campo
militare dove le uniche fonti per l'opinione pubblica
restano le indiscrezioni, i casi fortuiti come la fuga di
una scimmia o gli incidenti come quello avvenuto
nell'ottobre scorso nel teatro Dubrovka di Mosca.
Poche ore prima dell'attacco all'Iraq Hans Blix, capo
degli ispettori delle Nazioni Unite, ha dichiarato ai
microfoni della Bbc: "Il paradosso è che se gli Usa
non troveranno nulla in Iraq saranno stati mandati 250
mila uomini inutilmente". Per lui infatti l'arsenale
chimico e batteriologico di Saddam Hussein è solo
presunto. Almeno fino a prova contraria. E per Blix le
illazioni non bastano a giustificare una guerra che farà
vittime inevitabilmente anche tra la popolazione civile.
Chi invece un vero e cospicuo arsenale biologico e
chimico ce l'ha di sicuro sono proprio gli Usa. E per di
più, secondo le stime ufficiali, non riusciranno a
smantellarlo nemmeno entro il 2025, come previsto dalla
Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, produzione,
immagazzinamento e uso di armi chimiche e sulla loro
distruzione siglata (con tutte le postille del caso)
anche dagli Usa nel 1993 ed entrata in vigore nel 1997.
Non solo. La proliferazione di armi chimiche è
tutt'altro che bloccata: sempre gli Stati Uniti infatti
continuano a fare ricerca per realizzare armamenti sempre
più evoluti. E puntano l'attenzione su quelle
incapacitanti: vere e proprie armi chimiche - oggi
escluse dall'elenco di quelle messe al bando dalla
Convenzione - che sono il presente della ricerca bellica.
Una categoria di ordigni che dovrebbe essere
riconsiderata nella prossima riunione dei paesi firmatari
della convenzione prevista per il prossimo aprile.
"L'obiettivo oggi è una guerra non guerreggiata,
con il minor numero di morti possibile", racconta
Magnone, "per questo si cercano composti in grado di
paralizzare temporaneamente il nemico fornendo agli
avversari il vantaggio di agire tempestivamente per
prendere il sopravvento. Le armi incapacitanti sono
sostanze neurofarmacologiche che stimolano in modo
anomalo o bloccano alcune parti (e non completamente come
si verifica per i gas nervini) del sistema nervoso".
Rendendo così inattive le vittime per periodi di tempo
variabili da pochi minuti ad alcune ore (al massimo 48),
producendo allucinazioni, depressione, confusione
mentale.
È incapacitante - perché deprime il sistema nervoso -
il BZ, che blocca l'azione dell'acetilcolina: "Si
tratta di un derivato della Cannabis Indica e si presenta
come una polverina cristallina di color bianco poco
solubile. Si disperde sotto forma di aerosol e può
essere inalato dalla vittima o penetrare attraverso la
pelle", racconta Magnone. Venne usato dagli
statunitensi insieme al noto defoliante agente Orange,
durante la guerra del Vietnam. E' incapacitante anche il
fentalyn, capostipite di una classe di composti di
psicofarmaci, che sulle cavie è risultato circa 300
volte più potente della morfina. Questa sostanza è un
narcotico con proprietà simili all'eroina. Così se per
l'United Nations Office for Drug Control and Crime si
tratta di un'arma chimica tanto da essere inserita nella
lista delle armi di distruzione di massa, per il Centro
per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie degli
Stati Uniti è "solo" un agente chimico
incapacitante e non un armamento. "Un derivato del
fentalyn o una miscela a base di questa sostanza potrebbe
essere stato usato nel teatro moscovita dove si è
verificato un effetto più veloce e meno persistente che
se fosse stata usata questa sostanza da sola",
spiega il chimico genovese. Tra gli agenti stimolanti
"che provocano un eccesso di attività nervosa"
ci sono poi una serie di sostanze psichedeliche: tra cui
la dietilamide dell'acido lisergico (Lsd), la mescalina e
la psilocibina. Ma a oggi non si conoscono circostanze in
cui siano state utilizzate. Sostanze che non fanno fiamme
ma che, come ha dimostrato la vicenda del teatro russo,
possono uccidere come un missile scud.
Molte di loro non si conoscono, si studiano in laboratori
che sono chiusi alle ispezioni multilaterali degli
organismi internazionali, finché un evento fortuito,
come una scimmia che fugge, non le rivela.
Magazine, 28 marzo 2003 ©
Galileo
|